giovedì 28 agosto 2014

Richard Dawkins e varie altre questioni bioetiche


dawkins




Da Renzo Puccetti

Richard Dawkins, guru planetario di ateologia, quella buffa disciplina volta a dimostrare l’indimostrabile, ne ha escogitata un’altra delle sue. Ha cominciato biasimando l’Irlanda per la sua legge “incivile” sull’aborto (nonostante i recenti cedimenti l’Irlanda conserva una tra le leggi più restrittive). Il tweet è poi andato avanti; ad un commento in cui gli si chiedeva conto dei 992 bambini abortiti in Inghilterra e Galles nel 2012 perché diagnosticati della sindrome di Down, Dawkins ha risposto di considerare “civilissima” la legge che consentiva l’aborto di “feti, diagnosticati prima di avere sentimenti umani”, incapaci cioè di soffrire.

Se lo leggesse il mio amico neonatologo Carlo Bellieni, esperto mondiale di dolore prenatale, gli verrebbero i capelli più dritti di un punk moicano. Ma il più deve ancora venire; ad una donna che ha scritto di non sapere che cosa avrebbe fatto se fosse rimasta incinta di un bambino Down, Richard Dawkins ha risposto serafico: “abortisci e riprovaci. Sarebbe immorale farlo venire al mondo se puoi scegliere”. Nella Francia della Liberté, Egalité, Fraternité, il Consiglio superiore per l’audiovisivo, organismo per la sorveglianza dei programmi, ha censurato le emittenti che avevano trasmesso un video realizzato dall’associazione italiana CoorDown Onlus in occasione della giornata mondiale della sindrome di Down. Nel video ad una donna incinta che diceva di avere paura perché al proprio bambino era stata diagnosticata la trisomia 21, 15 ragazzi Down rispondevano in quattro lingue di stare tranquilla, perché un figlio Down può fare tutto quello che fanno gli altri.

La colpa del filmato? Disturbare la coscienza di donne che hanno fatto una scelta differente, hanno sentenziato i censori di regime. Mutatis mutandis ci si aspetterebbe la censura dei filmati storici che ritraggono le efferatezze naziste, possibile fonte di turbamento della coscienza dei nazisti sopravvissuti, autori di scelte allora del tutto legali. Nel 1975 una Corte Costituzionale di un paese democratico dell’Europa occidentale aveva stabilito che non esiste equivalenza fra chi è persona e chi invece lo deve diventare. Chi è persona ha, per quella corte e per la legislazione che è seguita, il diritto a togliere la vita di chi persona non è, per tutelare non solo la propria vita, ma anche la salute, termine subito interpretato in modo da includere persino il più etereo turbamento.

Quel Paese era l’Italia. Poi venne Luis Brown, la prima bambina nata dopo il concepimento in provetta. Mamme-nonne e nonne-mamme cominciarono ad affollare i rotocalchi, quando l’azoto liquido scarseggiava i lavandini si intasavano di embrioni in eccesso, fecondopoli cresceva a ritmo impressionante col sostegno di intellettuali e politici orfani di falce e martello ripiegatisi a cantare provetta e pipetta la trionferà. Alcuni cercarono di metterci una pezza, stretti tra la Scilla della moralità e la Cariddi dei pronunciamenti precedenti della Corte Costituzionale di cui sopra. Picchia e mena l’ingiustizia fu ridotta attraverso la legge 40. Come anticipò teoreticamente nel 2002 dalle colonne dell’Osservatore Romano il professor Ángel Rodríguez Luño, la legge 40 fu l’approdo di uno sforzo lecito e doveroso di riduzione per quanto possibile di un male da porsi a carico di quanti non rendevano possibile la sua totale eliminazione, una legge comunque che rimaneva oggettivamente ingiusta perché consentiva il male della fecondazione artificiale, ma non abbastanza ingiusta per cittadini e maggiorenti di fecondopoli che si appellarono agli elettori con uno spiegamento mediatico con pochi precedenti.

Il popolo della vita seppe mobilitarsi con antica unità ed abilità e vinse la battaglia referendaria. Alla fine, persino il segretario radicale del tempo ammise che il salotto della procreatica aveva preso una “tranvata”. Fallito l’attacco frontale, sono giunti gli abilissimi specialisti della panzer leguleien divizionen che hanno sbaragliato ogni ostacolo sulla loro strada con una strategia semplice ed infallibile: se nei primi tre mesi il concepito-non-persona, Corte Costituzionale dixit, lo si può ammazzare dietro semplice richiesta, se nei secondi tre mesi lo si può fare fuori quando si presume sia difettoso, Corte Costituzionale perinde dixit, perché la stessa Corte Costituzionale non dovrebbe concedere di poterlo congelare, sezionare ed assemblare con componenti d’importazione quando è più piccolo della pupilla dell’uomo vitruviano sulla moneta da un euro? Ci mancherebbe, mai per desiderio, mai per capriccio, ma sempre e soltanto per la salute delle persone.

Che male c’è? Se, come ha detto l’avvocato Filomena Gallo, segretaria dell’associazione radicale Luca Coscioni, gli embrioni sono “proprietà della coppia”, i proprietari avranno o no diritto a controllare che allo sportello della fabbrica abbiano annotato correttamente l’ordinativo? Avranno o no il diritto a sorvegliare le fasi di lavorazione? Avranno o no il diritto ad avvalersi della clausola di recesso? Eugenetica prenatale sì e pre-impiantatoria no? Suvvia, ci sforziamo di essere candidi, mica fessi ed una cosa l’abbiamo capita: per i giudici della Consulta la legge è uguale per tutti tranne che per gli schiavi, classe merceologica costituzionalmente garantita comprendente per ora gli esseri umani prima della nascita, poi si vedrà. Il professor Defanti, membro della Consulta di Bioetica Onlus presieduta dal professor Mori e consulente del padre di Eluana Englaro, in un volume molto dotto ci ha spiegato che non dobbiamo allarmarci perché l’eugenetica è solo un tabù contemporaneo. L’argomento della deriva nazista in tema di eugenetica, scrive Defanti, non tiene conto del fatto che “l’emanazione di leggi eugenetiche di tipo coattivo sarebbe oggi inconcepibile in un regime politico di tipo liberaldemocratico”.

Certo, c’è il piccolo particolare che basta confinare l’eugenetica al prenatale, magari con qualche concessione all’immediato post-natale e all’incoscienza persistente, per potere continuare a concepirsi dei perfetti liberal-democratici, anziché degli incivili pro-life. Richard, posto che puoi stare tranquillo e mettere l’Italia nel tuo elenco delle nazioni “civilissime” per aborto e fecondazione mille gusti, confesso che mi rimane un interrogativo: se l’eugenetica attuale rappresenta l’approdo alla civiltà, non sarà il caso di avvisare i tuoi fans in un prossimo cinguettio che averne interrotto la marcia trionfale sacrificando milioni di vite giovani e forti sui campi di battaglia d’Europa, avere contrastato un’eugenetica colpevole solo di risentire della sensibilità teutonica del tempo, fu un tragico rigurgito d’inciviltà cristiana?





Libertà e persona


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