giovedì 28 febbraio 2013

Le valutazioni del cardinal Pell (su Bendetto XVI e Bertone)








“…Un’aperta critica alla decisione di Benedetto XVI di dimettersi viene dall’arcivescovo di Sydney cardinale George Pell, l’unico dall’Australia a partecipare al prossimo conclave, secondo cui si è creato un precedente che potrà creare problemi a futuri Pontefici. In un’intervista alla radio nazionale australiana Abc, Pell ha rimproverato la rinuncia «destabilizzante» di Ratzinger e la sua incapacità a realizzare l’unità dei cattolici. «Le persone che ad esempio potranno dissentire da un futuro Papa potranno montare una campagna per indurlo a dimettersi», ha detto Pell, che è da tempo vicino a Ratzinger, da quando ambedue servivano nella Congregazione per la Dottrina della Fede, e ha giocato un ruolo importante nell’elezione di Benedetto XVI nel conclave del 2005.

Ha definito il Papa un brillante educatore, ma ha aggiunto che il governo non è stato il suo punto forte. Il prossimo Papa, ha aggiunto, deve conoscere la teologia, «ma io preferirei qualcuno che possa guidare la Chiesa e inquadrarla un po». Il cardinale australiano ha citato in particolare lo scandalo Vatileaks, che ha visto il maggiordomo del Papa Paolo Gabriele condannato per il furto di documenti del Vaticano, come un fallimento di governance che ha portato discredito alla Curia romana. “Credo che la governance dipenda da persone attorno al Papa e questo non è sempre stato fatto bene”, ha detto. “Un cambiamento di procedure avrebbe reso (lo scandalo) più difficile, ma è facile essere più saggi dopo l’evento, è stata una vicenda totalmente senza precedenti”.

Dietro le critiche alla mancanza di polso, di Benedetto XVI, critiche espresse con simpatia e amicizia (si sa che Ratzinger e Pell si sono sempre stimati), c’è forse una convinzione propria di molti uomini di Chiesa: che il cardinal Bertone abbia svolto molto male il suo ruolo di Segretario di Stato.

Bertone, infatti, in questi anni si è attirato le critiche dei cardinali più tradizionali ed anche di quelli più progressisti, per la sua smania di protagonismo; per molte nomine da lui imposte (ha piazzato salesiani dovunque); per il suo incauto modo di agire in politica (cene con Berlusconi e poi amore folle per un uomo vicino a poteri occulti come Monti); per la sua ingenuità (che ha fatto sì che si avvicinassero a lui personaggi, laici, ambigui, che poi ha appoggiato e seguito senza alcun discernimento, facendosi strumentalizzare); per la gestione del caso Ior (ha depotenziato il ruolo di Gotti Tedeschi, ed ha cercato in tutti i modo di acquisire il san Raffaele, nonostante fosse chiaro che avrebbe significato solo guai); per la volontà di imporre suoi uomini anche lontani dalla mens di Benedetto XVI, come Ravasi…

Staremo così a vedere chi sarà il nuovo papa, e quale il suo Segretario. Perchè senza un segretario accorto, di fede, di polso, intelligente ecc., per un papa, è difficile perseguire un vero rinnovamento e un vero governo.


Libertà e Persona  28 febbraio 2013

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