mercoledì 3 agosto 2011

Pio XII e il 16 ottobre 1943: nuovi documenti



Ricercatori e testimonianze svelano le azioni compiute dietro le quinte da papa Pacelli per cercare di scongiurare il tragico epilogo di quella giornata in cui persero la vita oltre mille ebrei romani


di Marco Tosatti


"Pave the way" la fondazione americana fondata e guidata dall’ebreo Gary Krupp si batte da anni per riportare una verità storica equilibrata sulla figura e sull’opera di papa Pacelli, vittima di una “leggenda nera” nata negli anni ’60, e ancora adesso ben viva, a dispetto degli sforzi di molti storici di entrambe le parti, ebrei e cristiani di dissiparla. Nei giorni scorsi “Pave the Way” ha fornito a Zenit, l’agenzia diretta da Jesus Colina nuovi elementi per ricostruire alcuni aspetti della tragica giornata del 16 ottobre 1943, quella del rastrellamento nazista a Roma, in cui persero la vita – deportati nei campi di concentramento – oltre mille ebrei romani. Alla radice di questa nuova ondata di documenti è lo storico e ricercatore tedesco Michael Hesemann, rappresentante in Germania di “Pave the way”, che ha lavorato negli archivi della chiesa di Santa Maria dell’Anima, dietro piazza Navona. Santa Maria dell’Anima era, ed è ancora, la chiesa della nazione tedesca a Roma, e di conseguenza ha registrato elementi importanti del periodo di occupazione nazista nella capitale.

Gary Krupp, ha annunciato il ritrovamento dei documenti in una sua dichiarazione. “Molti hanno criticato Pio XII per essere rimasto in silenzio durante gli arresti e quando i treni lasciarono Roma con 1.007 ebrei che vennero mandati al campo di concentramento di Auschwitz”, ha dichiarato Krupp. “I critici non riconoscono neanche l'intervento diretto di Pio XII per porre fine agli arresti del 16 ottobre 1943”.

Ma, ha aggiunto Krupp, “nuove scoperte provano che Pio XII agì direttamente dietro le quinte per far terminare gli arresti alle 14.00 dello stesso giorno in cui erano iniziati, ma che non riuscì a fermare il treno dal destino tanto crudele”.

Secondo uno studio recente del ricercatore Dominiek Oversteyns, il 16 ottobre 1943 a Roma c'erano 12.428 ebrei. “L'azione diretta di Papa Pio XII salvò la vita di più di 11.400 ebrei”, ha spiegato Krupp. “La mattina del 16 ottobre 1943, quando il Papa seppe dell'arresto degli ebrei, ordinò immediatamente una protesta ufficiale vaticana all'ambasciatore tedesco, che sapeva che non avrebbe avuto nessun esito”.

“Il Pontefice inviò allora suo nipote, il principe Carlo Pacelli, dal vescovo austriaco Alois Hudal, guida della chiesa nazionale tedesca a Roma, che conosceva bene alcuni dei tedeschi a Roma, ed era in termini abbastanza buoni con i nazisti. Il principe Pacelli disse a Hudal che era stato inviato dal Papa, e che Hudal doveva scrivere una lettera al governatore tedesco di Roma, il Generale Stahel, per chiedere di fermare gli arresti”.

Nella lettera del vescovo Hudal al Generale Stahel si legge: “Proprio ora, un'alta fonte vaticana [...] mi ha riferito che questa mattina è iniziato l'arresto degli ebrei di nazionalità italiana. Nell'interesse di un dialogo pacifico tra il Vaticano e il comando militare tedesco, le chiedo urgentemente di dare ordine di fermare immediatamente questi arresti a Roma e nella zona circostante. Richiedono una misura di questo tipo la reputazione della Germania nei Paesi stranieri, e anche il pericolo che il Papa protesti apertamente”.

La lettera venne poi consegnata a mano al Generale Stahel da una persona di fiducia di papa Pio XII, il sacerdote tedesco Pancratius Pfeiffer, superiore generale della Società del Divin Salvatore, che conosceva personalmente Stahel.
La mattina dopo, il generale rispose al telefono: “Ho girato subito la questione alla Gestapo locale e a Himmler personalmente. Himmler ha ordinato che, considerato lo status speciale di Roma, gli arresti siano fermati immediatamente”.

Questi eventi vengono confermati anche dalla testimonianza ottenuta durante l'indagine della causa di beatificazione di Pio XII, dal relatore, il sacerdote gesuita Peter Gumpel.

Padre Gumpel ha dichiarato di aver parlato personalmente con il Generale Dietrich Beelitz, che era l'ufficiale di collegamento tra l'ufficio di Kesselring e il comando di Hitler. Il Generale Beelitz ascoltò la conversazione telefonica tra Stahel e Himmler e confermò che il Generale Stahel aveva usato con Himmler la minaccia di un fallimento militare se gli arresti fossero continuati.

Un altro documento ritrovato dagli esperti di “Pave the Way”, intitolato “Le azioni dirette per salvare innumerevoli persone della nazione ebraica”, afferma che il vescovo Hudal riuscì – attraverso i suoi contatti con Stahel e con il colonnello Barone von Veltheim – a ottenere che “550 istituzioni e collegi religiosi fossero esentati da ispezioni e visite della polizia militare tedesca”. In una sola di queste strutture, l'Istituto di San Giuseppe, erano nascosti 80 ebrei. La nota menziona anche il coinvolgimento “per una parte notevole” del principe Carlo Pacelli, nipote di Pio XII. “I soldati tedeschi erano molto disciplinati e rispettavano la firma di un alto ufficiale tedesco... Migliaia di ebrei locali a Roma, Assisi, Loreto, Padova ecc. vennero salvati grazie a questa dichiarazione”.

Ma quello che Pio XII e chi lo aiutava non riuscirono a ottenere fu la liberazione dei 1007 ebrei catturati nel rastrellamento del 16 ottobre. Michael Hesemann afferma che il Papa fu obbligato a tacere, per evitare che i nazisti riprendessero la caccia. Lo studioso sostiene che è ovvio che qualsiasi protesta pubblica da parte del Papa avrebbe provocato la ripresa degli arresti. Oltre a ciò, spiega che la Fondazione Pave the Way ha sul suo sito web il documento originale delle SS con l’ordine di arrestare 8.000 ebrei romani, che dovevano essere inviati al campo di lavoro di Mauthausen – per esservi tenuti come ostaggi – e non al campo di concentramento di Auschwitz. Si può pensare che il Vaticano credesse di poter negoziare il loro rilascio.

Gary Krupp, Direttore generale di Pave the Way, ha commentato che la Fondazione “ha dedicato ampie risorse per ottenere e diffondere pubblicamente tutte queste informazioni per storici e studiosi. Curiosamente, nessuno dei maggiori critici di Papa Pio XII si è disturbato a venire negli Archivi Vaticani aperti (aperti completamente dal 2006 fino al 1939) per compiere uno studio sui documenti di base, o ha chiesto di accedere alla parte “restricted”, ma gratuita del nostro sito web, in base ai registri a Roma e ai nostri”. Krupp ha aggiunto di nutrire la sincera speranza che i rappresentanti degli studiosi della comunità ebraica romana compiano ricerche sul materiale originale che si trova solo a pochi passi da casa loro.
“Credo che scopriranno che la stessa esistenza oggi di quella che Papa Pio XII chiamava 'questa vibrante comunità' è dovuta agli sforzi segreti di questo Papa per salvare ogni vita”, ha detto. “Pio XII ha fatto ciò che ha potuto, mentre era sotto la minaccia di invasione, di morte, circondato da forze ostili e con spie infiltrate”.

Elliot Hershberg, presidente della Pave the Way Foundation, ha aggiunto: “Nel servizio della nostra missione, ci impegniamo a cercare di offrire una soluzione a questa controversia, che interessa più di un miliardo di persone”. “Abbiamo usato i nostri collegamenti internazionali per ottenere e inserire sul nostro sito web, nella parte “restricted” e gratuita, 46mila pagine di documenti originali, articoli originali, testimonianze oculari e interviste a studiosi per fornire una documentazione pronta per essere usata a storici ed esperti”. E ha concluso: “La pubblicità internazionale di questo progetto ha portato quasi ogni settimana a nuova documentazione, che mostra come ci stiamo muovendo per sciogliere il nodo accademico che esiste dal 1963”, da quando cioè nacque la polemica sul ruolo di Pio XII grazie a “Il Vicario”, un’opera teatrale di Rolf Hochuth.

Fino a quel momento Pio XII era stato ampiamente elogiato per il ruolo svolto dalla Chiesa nel cercare di salvare gli ebrei dai nazisti. Nel 2007 Ion Mihai Pacepa, ex dirigente dei servizi segreti rumeni, rivelò che la documentazione per scrivere Il Vicario venne fornita a Hochhuth dal generale del KGB Ivan Agayants, nell'ambito di una più estesa operazione ordita dallo stesso KGB, nei primi anni sessanta per attaccare il Vaticano e così contrastare la posizione anticomunista della Chiesa cattolica. Pacepa fu il più alto ufficiale in grado che abbia mai disertato dall'ex blocco sovietico. Egli è ora un cittadino statunitense, scrittore e opinionista. Egli è ora naturalizzato cittadino statunitense, scrittore e opinionista.


Fonte: Vatican insider

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