martedì 2 agosto 2011

Alessandra Borghese: Felpato, leggero, gioioso: ecco lo stile di Benedetto XVI





Alessandra Borghese ci spiega il senso del suo libro, "Aplomb Vaticano"



di Alfonso Piscitelli



Aplomb Vaticano. L'ultimo libro di Alessandra Borghese è dedicata allo "stile", a quell'aura che avvolge l'istituzione più antica dell'Occidente e che ha il suo centro in Roma, sul colle Vaticano. Perché evidentemente la religione è anche questione di stile, come sanno da secoli artisti, musicisti, cultori del bello, che nella Chiesa Cattolica hanno trovato il più munifico dei mecenati. Il libro di Alessandra Borghese, nasce capitolo dopo capitolo, sulle colonne di Style Magazine, il mensile del Corriere della Sera ed ora viene pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.

All'autrice abbiamo chiesto di tratteggiare lo stile peculiare di Benedetto XVI.


«È sempre difficile parlare dello stile di un Pontefice - ci risponde la principessa Borghese - potrebbe sembrare un argomento futile, accessorio. Chiaramente, la sostanza di un Pontificato è ben altra e nel caso di papa Ratzinger siamo di fronte a un pensiero teologico di eccezionale elevatezza. D'altro canto, Benedetto XVI ha un suo stile immediatamente riconoscibile: è uno stile gioioso e nello stesso tempo leggero, felpato. Benedetto XVI non lo senti arrivare ed è qui…».


È uno stile un po' "felino".

E infatti il Papa è amante dei gatti. Lo stile di Ratzinger è anche profondamente bavarese: è dalla cultura della Mitteleuropa cattolica che gli deriva l'amore per la musica, come strumento privilegiato per lodare Dio e cantare la sua magnificenza. Vi è poi nel suo carattere una attenzione a simboli, che non possono essere considerati dettagli: Ratzinger ha voluto rinnovare gli antichi splendori del cerimoniale, ha rimesso il crocifisso sull'altare centrale, ha recuperato paramenti che erano caduti in disuso e tutto questo non può essere considerato un vezzo estetico. Valorizzare la bellezza della liturgia è per Benedetto XVI il modo per testimoniare la vitalità della tradizione storica della spiritualità cattolica.


C'è stata un po' di ironia sulla sua ricercatezza estetica…

Ben venga l'ironia, e del resto Ratzinger è stato attaccato in modi peggiori. Già prima della sua elezione veniva chiamato il Panzerkardinal... A me personalmente piace e mi piace molto il suo impegno nel rinnovare la bellezza della liturgia. Benedetto XVI non vuole che si applauda durante le messe, a conclusione delle sue omelie. Vuole che in chiesa regnino la concentrazione e il silenzio.


Però ci sono tante messe con i canti che imitano i Pooh…

In una chiesa addirittura ho sentito echeggiare le note di Gianna Nannini, grande cantante, ma poco consona al contesto sacro. In casi come questo la responsabilità è del singolo prete…
Purtroppo, non è solo qualche prete isolato. Questa tendenza liturgica un po' "casual" col passare degli anni si è diffusa e, con l'intenzione di avvicinare il cristianesimo ai giovani, ha finito col distruggere la bellezza del Trascendente.
L'intenzione era appunto buona: rendere più accessibile la religione. Però questo risultato non lo si raggiunge certo abbassando la qualità o spettacolarizzando il rito.


Colpisce poi l'irruzione dell'orrido moderno nell'architettura sacra. Ha suscitato non poche perplessità tra i fedeli anche il mausoleo di Padre Pio costruito da Renzo Piano.

Renzo Piano è un grande architetto italiano, rinomato in tutte il mondo. Le cito però un aneddoto. Quando Piano stava progettando la chiesa andò in Vaticano a spiegare la sua idea dicendo: io voglio creare una chiesa per l'uomo che deve raccogliersi in sé, per l'uomo che deve trovare sé stesso. Qualcuno molto in alto in Vaticano gli rispose: veramente, architetto, noi cattolici andiamo in Chiesa per trovare Dio!
In ambito ortodosso, prima di disegnare un'icona, il pittore - che non è una star dell'arte moderna, ma un devoto e a volte anche un mistico - si immerge in un lungo periodo di ascesi e meditazione…


Altro esempio che suscita perplessità: Richard Meier, grandissimo architetto, famoso per il nuovo rivestimento dell'Ara Pacis, ha realizzato una chiesa nella periferia di Roma. La chiesa non manca di fascino, ma è priva di tabernacolo; evidentemente la sua concezione religiosa, che non concepisce l'Incarnazione di Cristo, gli faceva apparire superflua la presenza di un tabernacolo in Chiesa…

Per fortuna ci sono le oasi di bellezza e di spiritualità: nel suo libro lei accennava ai monasteri benedettini, che oggi tornano a essere punto di riferimento per molti.
Per anni, tanti uomini di cultura europei andavano lontano, ad esempio in India, per sperimentare momenti di meditazione: dimenticavano che vicino a noi ci sono i monasteri benedettini o cistercensi, che trasmettono in forma vivente la grande tradizionale spirituale dell'Europa cristiana.


Vi sono poi luoghi della fede come Lourdes che attraggono milioni di pellegrini, ma vengono considerati con una punta di snobismo da certi "cattolici adulti" come espressioni di una devozione popolare ingenua.

Lei sta parlando con una che è hospitalier a Lourdes e che ha fatto giuramento di servire i malati che si recano al santuario. Considero la devozione popolare come qualcosa di molto importante, perché consente alla fede di esprimersi pubblicamente. A Lourdes vanno peraltro molti mussulmani, induisti, buddhisti. Negli ultimi tempi è divenuta punto di incontro tra i cattolici e quegli anglicani che avvertono forte il richiamo della devozione mariana.
La devozione mariana è anche un grande terreno comune tra cattolici ed ortodossi.
Certo, e se c'è qualcuno che riuscirà a riavvicinare cattolicesimo e mondo ortodosso questo può essere Benedetto.


Perché?


Innanzitutto perché è molto amico dell'attuale patriarca di Mosca Kirill. Tra loro due c'è grande stima teologica. Ha una certa importanza anche l'origine nazionale: questo Papa non è polacco, ma è tedesco. Quindi vengono meno preclusioni che risalivano al periodo della dominazione sovietica e anche a periodi precedenti della storia slava. Ma il dato più importante è la comprensione profonda che Benedetto XVI ha della spiritualità dei fratelli ortodossi. Ci sono tutti i presupposti per un grande riavvicinamento.
E se si riavvicinano i fratelli ortodossi la vedo brutta per le chiese senza tabernacolo e le messe in stile finto-pooh…


Fonte: Il Secolo d'Italia, 30 luglio 2011

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