venerdì 11 ottobre 2024

Il manuale della violenza giusta




[Domenica 6 ottobre si è tenuto il primo Incontro di Lonigo sull’attualità politica. Abbiamo ascoltato l’ampia relazione di Giovanni Lazzaretti sul tema “Guerra giusta e pace giusta”. Chi fosse interessato a ricevere il testo completo lo può chiedere qui: info.ossvanthuan@gmail.com. Pubblichiamo qui sotto un secondo estratto (per il primo vedi QUI) dal testo della conferenza].




Di Giovanni Lazzaretti, 11 Ott 2024

Non starò a leggere tutti gli articoli del Catechismo sulla questione della “violenza giusta”. Stanno all’interno del capitolo intitolato “Il quinto comandamento”, dal n. 2258 al n.2330. È importante leggere questo capitolo integralmente, perché ci si dimentica spesso che aborto & guerra sono collocati nella stessa sezione.

Legittima difesa 2263. La legittima difesa delle persone e delle società non costituisce un’eccezione alla proibizione di uccidere l’innocente, uccisione in cui consiste l’omicidio volontario. «Dalla difesa personale possono seguire due effetti, il primo dei quali è la conservazione della propria vita; mentre l’altro è l’uccisione dell’attentatore. Il primo soltanto è intenzionale, l’altro è involontario». Importante! Ricordiamoci che il “non uccidere” significa “non uccidere l’innocente e il giusto”. La vita del colpevole è invece “disponibile”. Se un poliziotto vede il tizio che accoltella Sharon Verzeni e gli spara, non commette omicidio.

2264 L’amore verso se stessi resta un principio fondamentale della moralità. È quindi legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto a infliggere al suo aggressore un colpo mortale. Se uno nel difendere la propria vita usa maggior violenza del necessario, il suo atto è illecito. Se invece reagisce con moderazione, allora la difesa è lecita. E non è necessario per la salvezza dell’anima che uno rinunzi alla legittima difesa per evitare l’uccisione di altri: poiché un uomo è tenuto di più a provvedere alla propria vita che alla vita altrui [,,,].

2265 La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell’autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità. Importante anche questo! “Porgere l’altra guancia” riguarda solo la PROPRIA guancia, non la guancia degli altri. L’ingiusto aggressore va posto in stato di non nuocere, anche con le armi dei legittimi detentori dell’autorità.

Resistenza al tiranno 2243. La resistenza all’oppressione del potere politico non ricorrerà legittimamente alle armi, salvo quando sussistano tutte insieme le seguenti condizioni: [1] in caso di violazioni certe, gravi e prolungate dei diritti fondamentali; [2] dopo che si siano tentate tutte le altre vie; [3] senza che si provochino disordini peggiori; [4] qualora vi sia una fondata speranza di successo; [5] se è impossibile intravedere ragionevolmente soluzioni migliori. Qui si vedono due cose importanti. Innanzitutto, merita la reazione anche violenta solo chi fa violazioni certe, gravi e prolungate del diritto naturale. Ma, anche in questo caso, per la dottrina cattolica non esiste il prolungamento illimitato dell’azione violenta finché non sia fatta giustizia. Devi avere fondate speranze di successo e devi agire solo se hai la ragionevole certezza che non provocherai disordini peggiori. È questo, ad esempio, il pensiero che manca a Israeliani e Palestinesi.

La guerra giusta 2307. Il quinto comandamento proibisce la distruzione volontaria della vita umana. A causa dei mali e delle ingiustizie che ogni guerra provoca, la Chiesa con insistenza esorta tutti a pregare e ad operare perché la Bontà divina ci liberi dall’antica schiavitù della guerra. 2308 Tutti i cittadini e tutti i governanti sono tenuti ad adoperarsi per evitare le guerre. «Fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un’autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa». La legittima difesa lecita per il singolo uomo è lecita anche per gli Stati.

2309 Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente: che il danno causato dall’aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo. Che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci. Che ci siano fondate condizioni di successo. Che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione. Questi sono gli elementi tradizionali elencati nella dottrina detta della “guerra giusta”. La valutazione di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune.

Non si fa la guerra per delle sciocchezze. La si fa solo se ci sono fondate condizioni di successo. La si fa dopo aver esplorato tutto l’esplorabile. La si fa solo se si è convinti che il “dopo” sarà meglio del “prima”. 2312 La Chiesa e la ragione umana dichiarano la permanente validità della legge morale durante i conflitti armati. «Né per il fatto che una guerra è disgraziatamente scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto». 2313 Si devono rispettare e trattare con umanità i non-combattenti, i soldati feriti e i prigionieri.

Le azioni manifestamente contrarie al diritto delle genti e ai suoi principi universali, non diversamente dalle disposizioni che le impongono, sono dei crimini. Non basta un’obbedienza cieca a scusare coloro che vi si sottomettono. Così lo sterminio di un popolo, di una nazione o di una minoranza etnica deve essere condannato come un peccato mortale. Si è moralmente in obbligo di far resistenza agli ordini che comandano un genocidio. 2314 «Ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato». Un rischio della guerra moderna è di offrire l’occasione di commettere tali crimini a chi detiene armi scientifiche, in particolare atomiche, biologiche o chimiche. Mai dimenticare questi passaggi. Se anche avevi i parametri in regola per una guerra giusta, non per questo l’intera nazione avversaria si trasforma in un bersaglio. I civili e le loro città non sono catalogabili tra i colpevoli. La guerra giusta è quindi complessa anche nella realizzazione pratica: non basta che sia giusta nei princìpi, deve esserlo anche nell’esecuzione.








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