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by Aldo Maria Valli
Mi scrive da Genova un Alleato dell’Eucaristia.
***
Caro Valli,
verso la metà di febbraio 2023 ho aderito, su consiglio di don Leonardo P., agli Alleati dell’Eucaristia, persuaso della bontà del movimento dopo esserne stato informato da Duc in altum, blog che seguo volentieri. Sono molto grato ai fondatori degli Alleati, in particolare a Veronica Cireneo con la quale ho potuto parlare a voce scambiandoci molti utili pensieri che stanno aiutando il mio cammino di fede.
Nato alla fine degli anni Cinquanta da una famiglia di salde tradizioni cattoliche, grazie al Cielo ho ricevuto insegnamenti che hanno alimentato la mia fede. Con il passare degli anni ho preso coscienza di tutte le mancanze e gli abusi che segnano la Messa uscita dal Vaticano II e oggi, nella Chiesa attuale, specie dopo ciò che abbiamo subito nel corso della “pandemia”, mi sento un pesce fuor d’acqua.
Ho deciso così di scrivere al mio vescovo e ne sono nate due paginette che gli ho consegnato per metterlo a conoscenza del disagio di molte pecorelle.
Sebbene l’iter sia stato sfiancante (sei mesi dalla prima richiesta all’incontro), il colloquio è stato comunque molto cordiale. L’arcivescovo mi ha ascoltato attentamente e ha preso appunti.
Ora attraverso Duc in altum vorrei proporre a tutti di scrivere ai vescovi ponendo alcune domande. Eccole, in ordine sparso.
Perché nessuno ricorda che papa Pio V scrisse la bolla Quo primum tempore in cui lanciava anatema, cioè la scomunica, a chiunque avesse osato, in qualunque tempo modificare l’ordo Missae redatto dal Concilio di Trento?
Perché non ci si chiede come mai prima dei cambiamenti imposti dal Concilio Vaticano II il sacerdote celebrasse rivolto verso l’altare al cui centro vi era il tabernacolo con sopra il Crocifisso?
Perché l’altare su cui si consuma il sacrificio incruento di Gesù Cristo oggi viene degradato al ruolo di semplice mensa?
Perché sopra l’altare non vi è più il tabernacolo e, spesso, nemmeno il Crocifisso?
Perché in molte chiese moderne il tabernacolo è decentrato o addirittura sistemato in posizione defilata rispetto all’altare maggiore?
Perché le omelie, invece di spiegare al popolo la Parola della Sacra Scrittura del giorno, spesso puntano l’accento solo sulla misericordia di Dio, secondo l’idea che Egli perdona tutti ma senza ricordare che Dio oltre che infinitamente misericordioso è anche infinitamente giusto? Perché non si dice che per essere perdonati bisogna pentirsi, confessarsi e adempiere alla penitenza impartita?
Perché i celebranti, prima e dopo l’omelia, non dicono più “sia lodato Gesù Cristo”?
Perché i sacerdoti non parlano più del significato del Sacrificio della Messa, della redenzione dell’uomo da parte di Gesù con lo spargimento del suo sangue, della necessità di confessarsi (sacramento della penitenza sminuito dalla parola riconciliazione) prima di ricevere l’Eucaristia?
Perché tanti fedeli si accostano alla Santa Comunione con superficialità?
Quanti possibili sacrilegi vengono commessi in ogni Messa? I sacerdoti se ne rendono conto? Perché nelle omelie non fanno un po’ di sano catechismo dal pulpito ricordando come ci si deve comportare entrando in chiesa, come prepararsi a ricevere l’Eucaristia, come riceverla e fare il ringraziamento?
Perché nelle chiese sono state abolite le balaustre e i fedeli che lo desiderano non possono più comunicarsi in ginocchio?
Perché i sacerdoti invece di chiamare chiaramente il peccato col suo nome usano termini più blandi come fragilità, debolezze, cadute, miserie?
Perché i bambini che frequentano il catechismo non hanno coscienza del peccato e spesso non sanno cosa dire al confessore?
Perché i volontari laici che si propongono come catechisti non vengono prima sottoposti a un accurato esame da parte dei parroci per accertarne le sane conoscenze in materia ed eventualmente istruirli su come insegnare?
Perché i catechisti insegnano ai bambini che l’ostia consacrata al momento della Comunione si riceve sulla mano, mentre dovrebbero insegnare a riceverla in bocca, con devozione?
Perché nessuno ricorda che le uniche persone che possono prendere in mano l’ostia consacrata sono i sacerdoti e i diaconi, poiché sono gli unici che hanno le mani consacrate, mentre tutti gli altri commettono sacrilegio?
Perché in poche chiese ormai c’è l’acqua benedetta nelle acquasantiere nonostante dal 1° maggio 2022 la Cei abbia detto che si possono riempire?
Perché i catechisti e i sacerdoti non insegnano più come ci si deve comportare quando si entra in chiesa (fare il segno di Croce con l’acqua benedetta e genuflessione) e come si deve seguire la Santa Messa (quando si deve stare in piedi, in ginocchio o seduti)?
Perché i confessionali sono poco frequentati, ma alla Messa domenicale la quasi totalità dei presenti si comunica?
Perché tanti fedeli, appena terminata la funzione, si intrattengono in chiesa chiacchierando e disturbando quei pochi che desiderano fare qualche minuto di ringraziamento?
Perché i celebranti non tengono più le mani giunte e pochi fanno la genuflessione di fronte al tabernacolo?
Perché i celebranti all’inizio e al termine della Santa Messa si rivolgono all’assemblea con parole che esulano dalla liturgia tipo “buona domenica”, “buona giornata”, “buon appetito”?
Perché dopo la Messa non si recita più la preghiera a san Michele Arcangelo?
Perché i sacerdoti prima di leggere il Vangelo dicono “dal Vangelo…” mentre la formula latina “Sequéntia Sancti Evangelii…” andrebbe tradotta “dal Santo Vangelo…”?
Perché i sacerdoti dal pulpito non parlano più delle indulgenze? Ormai pochissimi sanno che cosa siano e come sia possibile lucrarle, a che cosa servano e chi le ha istituite. Il compito del sacerdote è salvare le anime, ma non lo esegue se i fedeli non sono a conoscenza di quali sono le grazie che Gesù e la Chiesa ci hanno lasciato nelle indulgenze.
Perché i sacerdoti non vestono più l’abito talare, indossano raramente il clergyman e spesso vestono abiti civili?
Sono domande semplici ma cruciali. Rivolgetele anche voi al vostro vescovo.
Laudetur Jesus Christus e grazie.
Piero
Genova
______________________
Per dire la vostra scrivete a blogducinaltum@gmail.com
Mi scrive da Genova un Alleato dell’Eucaristia.
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Caro Valli,
verso la metà di febbraio 2023 ho aderito, su consiglio di don Leonardo P., agli Alleati dell’Eucaristia, persuaso della bontà del movimento dopo esserne stato informato da Duc in altum, blog che seguo volentieri. Sono molto grato ai fondatori degli Alleati, in particolare a Veronica Cireneo con la quale ho potuto parlare a voce scambiandoci molti utili pensieri che stanno aiutando il mio cammino di fede.
Nato alla fine degli anni Cinquanta da una famiglia di salde tradizioni cattoliche, grazie al Cielo ho ricevuto insegnamenti che hanno alimentato la mia fede. Con il passare degli anni ho preso coscienza di tutte le mancanze e gli abusi che segnano la Messa uscita dal Vaticano II e oggi, nella Chiesa attuale, specie dopo ciò che abbiamo subito nel corso della “pandemia”, mi sento un pesce fuor d’acqua.
Ho deciso così di scrivere al mio vescovo e ne sono nate due paginette che gli ho consegnato per metterlo a conoscenza del disagio di molte pecorelle.
Sebbene l’iter sia stato sfiancante (sei mesi dalla prima richiesta all’incontro), il colloquio è stato comunque molto cordiale. L’arcivescovo mi ha ascoltato attentamente e ha preso appunti.
Ora attraverso Duc in altum vorrei proporre a tutti di scrivere ai vescovi ponendo alcune domande. Eccole, in ordine sparso.
Perché nessuno ricorda che papa Pio V scrisse la bolla Quo primum tempore in cui lanciava anatema, cioè la scomunica, a chiunque avesse osato, in qualunque tempo modificare l’ordo Missae redatto dal Concilio di Trento?
Perché non ci si chiede come mai prima dei cambiamenti imposti dal Concilio Vaticano II il sacerdote celebrasse rivolto verso l’altare al cui centro vi era il tabernacolo con sopra il Crocifisso?
Perché l’altare su cui si consuma il sacrificio incruento di Gesù Cristo oggi viene degradato al ruolo di semplice mensa?
Perché sopra l’altare non vi è più il tabernacolo e, spesso, nemmeno il Crocifisso?
Perché in molte chiese moderne il tabernacolo è decentrato o addirittura sistemato in posizione defilata rispetto all’altare maggiore?
Perché le omelie, invece di spiegare al popolo la Parola della Sacra Scrittura del giorno, spesso puntano l’accento solo sulla misericordia di Dio, secondo l’idea che Egli perdona tutti ma senza ricordare che Dio oltre che infinitamente misericordioso è anche infinitamente giusto? Perché non si dice che per essere perdonati bisogna pentirsi, confessarsi e adempiere alla penitenza impartita?
Perché i celebranti, prima e dopo l’omelia, non dicono più “sia lodato Gesù Cristo”?
Perché i sacerdoti non parlano più del significato del Sacrificio della Messa, della redenzione dell’uomo da parte di Gesù con lo spargimento del suo sangue, della necessità di confessarsi (sacramento della penitenza sminuito dalla parola riconciliazione) prima di ricevere l’Eucaristia?
Perché tanti fedeli si accostano alla Santa Comunione con superficialità?
Quanti possibili sacrilegi vengono commessi in ogni Messa? I sacerdoti se ne rendono conto? Perché nelle omelie non fanno un po’ di sano catechismo dal pulpito ricordando come ci si deve comportare entrando in chiesa, come prepararsi a ricevere l’Eucaristia, come riceverla e fare il ringraziamento?
Perché nelle chiese sono state abolite le balaustre e i fedeli che lo desiderano non possono più comunicarsi in ginocchio?
Perché i sacerdoti invece di chiamare chiaramente il peccato col suo nome usano termini più blandi come fragilità, debolezze, cadute, miserie?
Perché i bambini che frequentano il catechismo non hanno coscienza del peccato e spesso non sanno cosa dire al confessore?
Perché i volontari laici che si propongono come catechisti non vengono prima sottoposti a un accurato esame da parte dei parroci per accertarne le sane conoscenze in materia ed eventualmente istruirli su come insegnare?
Perché i catechisti insegnano ai bambini che l’ostia consacrata al momento della Comunione si riceve sulla mano, mentre dovrebbero insegnare a riceverla in bocca, con devozione?
Perché nessuno ricorda che le uniche persone che possono prendere in mano l’ostia consacrata sono i sacerdoti e i diaconi, poiché sono gli unici che hanno le mani consacrate, mentre tutti gli altri commettono sacrilegio?
Perché in poche chiese ormai c’è l’acqua benedetta nelle acquasantiere nonostante dal 1° maggio 2022 la Cei abbia detto che si possono riempire?
Perché i catechisti e i sacerdoti non insegnano più come ci si deve comportare quando si entra in chiesa (fare il segno di Croce con l’acqua benedetta e genuflessione) e come si deve seguire la Santa Messa (quando si deve stare in piedi, in ginocchio o seduti)?
Perché i confessionali sono poco frequentati, ma alla Messa domenicale la quasi totalità dei presenti si comunica?
Perché tanti fedeli, appena terminata la funzione, si intrattengono in chiesa chiacchierando e disturbando quei pochi che desiderano fare qualche minuto di ringraziamento?
Perché i celebranti non tengono più le mani giunte e pochi fanno la genuflessione di fronte al tabernacolo?
Perché i celebranti all’inizio e al termine della Santa Messa si rivolgono all’assemblea con parole che esulano dalla liturgia tipo “buona domenica”, “buona giornata”, “buon appetito”?
Perché dopo la Messa non si recita più la preghiera a san Michele Arcangelo?
Perché i sacerdoti prima di leggere il Vangelo dicono “dal Vangelo…” mentre la formula latina “Sequéntia Sancti Evangelii…” andrebbe tradotta “dal Santo Vangelo…”?
Perché i sacerdoti dal pulpito non parlano più delle indulgenze? Ormai pochissimi sanno che cosa siano e come sia possibile lucrarle, a che cosa servano e chi le ha istituite. Il compito del sacerdote è salvare le anime, ma non lo esegue se i fedeli non sono a conoscenza di quali sono le grazie che Gesù e la Chiesa ci hanno lasciato nelle indulgenze.
Perché i sacerdoti non vestono più l’abito talare, indossano raramente il clergyman e spesso vestono abiti civili?
Sono domande semplici ma cruciali. Rivolgetele anche voi al vostro vescovo.
Laudetur Jesus Christus e grazie.
Piero
Genova
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