Chi fu veramente don Lorenzo Milani, il sacerdote di cui il 27 maggio è stato celebrato, in pompa magna, il centenario della nascita?
Roberto De Mattei, 27 maggio 2023
Le note biografiche sono queste: don Lorenzo Milani nacque a Firenze il 17 maggio 1923, da una famiglia della borghesia agiata, e a Firenze morì il 26 giugno 1967. Dopo una vita piuttosto libera si convertì, entrò in seminario, fu ordinato sacerdote nel 1947. Frutto della sua prima esperienza nella parrocchia di San Donato di Calenzano, fu un libro dal titolo Esperienze pastorali, che suscitò molte polemiche, fu censurato dalla Chiesa e gli costò il trasferimento in una parrocchia di montagna, a Barbiana nel Mugello, dove volle sperimentare una nuova pedagogia scolastica, di cui riassunse le linee in un altro libro dal titolo Lettere a una professoressa, che fu pubblicato nel 1967, ebbe grande successo e fu considerato uno dei testi di riferimento della Rivoluzione studentesca del 1968. Don Milani morì pochi mesi dopo, e subito iniziò la glorificazione della sua figura e della sua pedagogia.
Don Milani era fautore di una scuola a tempo pieno, 365 giorni su 365, radicalmente ugualitaria, in cui ogni differenza di classe fosse abolita. Don Milani era infatti convinto che tutti i mali della scuola italiana derivassero dall’’odio delle classi privilegiate verso i poveri e, incitava i ragazzi alla lotta di classe contro i ricchi. Ha ragione lo scrittore Pucci Cipriani, quando afferma che don Milani è uno dei principali responsabili della distruzione della scuola italiana, per l’influenza che hanno avuto le sue idee, soprattutto negli ambienti cattolici. Eppure don Milani fu condannato da due grandi cardinali di Firenze, Elia Della Costa e Ermenegildo Florit. Tra il cardinale Florit e don Milani ci fu nel 1966 un incontro tempestoso. Florit, che pure si era sempre mostrato sempre paterno e benevolo verso il sacerdote ribelle, dopo quest’incontro definì don Milani un “tipo orgoglioso e squilibrato”, affetto da “mania di persecuzione” e “egocentrismo pazzo”. Don Milani, che odiava Florit, lo definì a sua volta “deficiente” e “indemoniato”. Questi erano i suoi rapporti con le autorità ecclesiastiche, simili a quelli che aveva don Enzo Mazzi, il parroco dell’Isolotto, che quando morì nel 2011 volle i funerali civili e chiese di essere cremato. Ma oggi l’arcidiocesi di Firenze e la Conferenza Episcopale Italianaonorano don Lorenzo Milani come un profeta.
Pucci Cipriani e Pier Luigi Tossani, entrambi profondi conoscitori del “donmilanismo”, sono autori di una lettera aperta scaricabile dal blog Soldati del Re: (https://soldatidelre.it/don-milani-e-stato-veramente-un-maestro/). La missiva che porta il titolo “Circa le imminenti iniziative di commemorazione del priore di Barbiana, raccomandiamo la ricerca della verità”, analizza il progetto educativo di don Milani, la sua visione classista della società, il suo “cuore tenebroso”, le sue pulsioni omosessuali e pedofile. Per chi volesse approfondire la figura e l’ideologia di don Milani dal punto di vista della Chiesa, consiglio anche la lettura del libro Incontri e scontri con Don Milani, del teologo domenicano padre Tito S. Centi (1915-2011), che si può scaricare sull’ottimo blog Totus tuus: https://www.totustuus.cloud/prodotto/p-t-s-centi-o-p-incontri-e-scontri-con-don-milani/
Pucci Cipriani ha più volte mostrato, anche in convegni a cui ha partecipato, il rapporto che lega l’ideologia di don Milani al “Forteto”, la cooperativa agricola nel Mugello, nata per raccogliere bambini in difficoltà, che si è rivelata essere un luogo di stupri e violenze. Il responsabile di questi abusi, Rodolfo Fiesoli, è stato condannato a quattordici anni e dieci mesi con fine pena nel 2033, per violenza sessuale e maltrattamenti, ma dopo meno di tre anni e mezzo passati in carcere, dal mese di marzo 2023 è ai domiciliari. Fiesoli si richiamava a don Milani e nel 2001 era in testa alla Prima marcia di Barbiana, un evento che da allora si ripete ogni anno, accanto a Michele Gesualdi, anch’egli ex allievo di don Milani e all’epoca presidente della Provincia.
A Rodolfo Fiesoli, il violentatore del Forteto, era stata affidata la realizzazione del progetto Barbiana finanziato con fondi europei. Tutti erano esponenti del cattocomunismo toscano, che negli anni del Sessantotto esaltava la disobbedienza religiosa e civile e che secondo Pier Luigi Tossani aveva in sé i germi del “protobrigatismo rosso”.
Ecco questo, in breve, fu don Lorenzo Milani a cui hanno reso omaggio il 27 maggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente della Conferenza Episcopale Matteo Zuppi, recandosi in pellegrinaggio a Barbiana. Il Comitato nazionale delle celebrazioni per il Centenario della nascita di don Milani, è presieduto da Rosy Bindi. Per tutti costoro don Milani è un maestro. Per noi, con tutta la compassione che si può avere per la sua anima, fu un distruttore della scuola italiana e, per le sue idee, un corruttore intellettuale e morale della gioventù.
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