Lucia Comelli 19 MAG 2023
Il dibattito – a mio parere surreale – che si è svolto tra aprile e maggio sulla sorte dell’orsa che in Trentino ha sbranato un giovane[1] e che ha visto una parte considerevole della popolazione, intellettuali e politici compresi, schierata a sua difesa, mi ha indotto a pensare al cambiamento di mentalità che il processo di radicale secolarizzazione della società occidentale ha portato nell’opinione comune, rendendo possibile il diffondersi negli ultimi decenni di un animalismo e di un ecologismo rovinosi per l’essere umano.
Il messaggio biblico, infatti, rispetto alle civiltà precedenti, aveva apportato in passato alcuni rivoluzionari contributi alla storia del pensiero, come una concezione del mondo fortemente antropocentrica, che non aveva precedenti nelle altre civiltà. Per quanto grandi possano essere stati i riconoscimenti della grandezza dell’uomo operati dagli antichi greci, infatti, essi non ritenevano l’uomo la realtà più elevata nel cosmo. In un testo emblematico, Aristotele sosteneva: Vi sono molte altre cose per natura più divine [cioè perfette] dell’uomo come, per restare alle più visibili, gli astri di cui si compone l’universo[2]. Invece la Bibbia considera l’uomo come una creatura privilegiata, fatta a immagine di Dio stesso, e per questo dominatore e signore di tutte le altre cose create per lui: nella Genesi (1, 26), si legge che Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza e abbia dominio sui pesci del mare sui volatili del cielo, sul bestiame, su tutte le fiere della terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. Il Nuovo Testamento racconta di come Dio si sia persino fatto uomo per salvare l’essere umano: esso assume quindi per la fede cristiana una dignità più grande di quanto la grecità o qualunque altra civiltà avessero mai pensato.
Credo che gli splendidi mosaici della creazione (fine XII sec.), custoditi nella Cattedrale normanna di Monreale, siano un esempio emblematico dell’enorme novità rappresentata dall’umanesimo cristiano: Dio Padre, raffigurato come un giovane uomo, alita sul volto di Adamo, ancora ignudo, il soffio della vita. Colpisce immediatamente la somiglianza tra le due figure, anche nell’ordine della grandezza con cui sono rappresentate: un’analogia che ritorna negli altri mosaici del Duomo dedicati al Ciclo del Paradiso terrestre, in cui è evidente l’originaria familiarità tra Dio e l’essere umano (Adamo ed Eva).
Se l’uomo nella visione cristiana ha un ruolo centrale e positivo nel creato, la visione ambientalista oggi dominante lo considera invece come un nemico da abbattere. Si tratta di due antropologie incompatibili, che implicano anche una diversa concezione della natura. L’ideologia ambientalista pretende di incasellare la realtà in schemi prestabiliti, in cui l’essere umano è comunque considerato un pericoloso intruso; la posizione cristiana, invece, si apre con gratitudine alla realtà tutta (pensate al Cantico dei Cantici di S. Francesco) e valuta l’uomo come un custode della natura. Una visione, quest’ultima, che ha dato nel tempo buona prova di sé, come dimostra – ad esempio – il ruolo centrale che i cistercensi ed altri ordini religiosi legati al rispetto della Regola di S. Benedetto hanno svolto nella rinascita agraria europea dopo il Mille, creando allo stesso tempo complessi conventuali che stupiscono i visitatori per la bellezza delle costruzioni e il rigoglio della natura circostante.
L’ecologismo è invece un’ideologia radicale che, fin dalle sue origini, ha preteso di risolvere i problemi del mondo eliminando l’uomo[3]: essa, infatti, nasce alla fine dell’Ottocento come frutto del darvinismo sociale, attraverso le società eugenetiche. Le persone che le frequentano sono le stesse dei movimenti ambientalisti e del femminismo radicale. Nel 1970, nel corso della prima Giornata Mondiale della Terra, queste correnti si uniscono alla presenza di rappresentanti delle grandi fondazioni americane, che finanziano le politiche antinataliste, lanciando il seguente slogan: la popolazione inquina! La giornata pone le basi per i successivi incontri internazionali a favore del cosiddetto sviluppo sostenibile[4]: che diventa – a partire dagli anni Ottanta – un dogma e un mantra della nostra società. Nel 1987 la Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo produce, infatti, il Rapporto sul nostro futuro comune, fondamento delle successive conferenze internazionali (come quella che metterà a punto il Protocollo di Kyoto[5]). Nel documento si teorizza il legame tra popolazione, ambiente e sviluppo, poi discusso ampiamente negli anni Novanta: la crescita della popolazione rappresenta una minaccia per la tutela dell’ambiente e per lo stesso progresso economico.
La discussa Ipotesi Gaia[6], ha diffuso la visione della terra come un organismo vivente che si regola autonomamente, favorendo la convinzione che il riscaldamento globale sia una sorta di fisiologica risposta del pianeta all’attacco del virus uomo[7]. La questione dello sviluppo sostenibile considera quindi la popolazione umana come il problema fondamentale: essa va assolutamente controllata nei Paesi in via di sviluppo, dove sta crescendo, e, ovunque, va diminuita. Nella conferenza del Cairo (1994), l’amministrazione Clinton fece sapere ai partecipanti che il controllo delle nascite era una priorità della politica estera degli USA.
Negli ultimi decenni si è teorizzata la necessità di bloccare, assieme alle nascite, lo stesso sviluppo economico dei Paesi industriali. L’attacco ai combustibili fossili non è in realtà motivato dalla produzione eccessiva di CO2, per gli ambientalisti è lo stesso sviluppo industriale che va contrastato: per questo propongono una transizione ecologica o energetica che costerà in modo da risultare insostenibile per gran parte della popolazione, fornendo oltretutto una quantità di energia inferiore a quella oggi disponibile[8].
Alle spalle di queste proposte, stanno sempre le teorie neomaltusiane. Malgrado le catastrofiche previsioni di queste ideologie antiumane siano state ripetutamente sconfessate dalla realtà, esse vengono pervicacemente sostenute da gran parte delle élites economiche occidentali, che – attraverso gli organismi internazionali, come la Ue – sono in grado di imporre le costosissime ‘scelte green’ alla gente comune, terrorizzandola con scenari apocalittici.
Sorge a questo punto spontanea la domanda: perché l’Ue è disposta a perdere la sua competitività (anche in campo agricolo) nel nome dell’utopia verde? Al di là di tutte le possibili e legittime spiegazioni, credo che l’ultima e più vera risposta si trovi nell’affermazione di mons. Crepaldi[9]: Le ideologie che emarginano l’uomo lo fanno perché intendono emarginare Dio.
Sostituire Dio Padre con la Madre Terra non ci porterà fortuna: almeno noi cristiani (e persone che aspirano a rimanere libere) non lasciamoci ingannare da queste menzogne, per quanto vengano sostenute ad oltranza da gran parte dei mass media!
Lucia Comelli
http://www.sabinopaciolla.com
Note:
[1] L’orsa in questione aveva già ferito seriamente due escursionisti nel 2020 e assalito un ciclista l’anno scorso. Le autorità, giudicandola pericolosa, ne avevano stabilito l’abbattimento già tre anni fa, poi le proteste degli ambientalisti avevano bloccato la decisione.
[2] G. Reale, Le idee bibliche che hanno influito sul pensiero occidentale, in Storia del pensiero filosofico e scientifico, vol.1B, La Scuola 2012, pp. 19, 20.
[3] Una parte importante delle mie considerazioni successive si avvalgono dell’introduzione, reperibile online, che Riccardo Cascioli ha fatto del convegno Custodire l’ambiente, custodendo l’uomo, organizzato da La Nuova Bussola Quotidiana e l’associazione Pro-Vita Onlus, il 25 marzo di quest’anno a Milano.
[4] Un concetto al centro dell’Agenda 2030 dell’Onu.
[5] Il Protocollo combatte i cambiamenti climatici impegnando i Paesi industrializzati, tra i quali quelli della Comunità europea, a ridurre l’emissione dei gas ad effetto serra.
[6] Teoria elaborata in origine dallo scienziato inglese J.E. Lovelock nel libro Gaia: a new look at life on earth (1979).
[7] Come emerso dall’incontro, quella dell’origine antropica del riscaldamento globale – essendo una teoria scientifica e non un articolo di fede – può essere confutata da altri studiosi, tanto più che in passato, come in epoca romana e poi nel Medio Evo, vi sono stati altri riscaldamenti globali, che sicuramente non erano causati da emissioni umane di CO2 e non hanno, con altrettanta certezza, provocato l’estinzione della nostra specie. Cfr. Stefano Magni, Un convegno per respingere i miti antiumani dell’ecologismo, in La Nuova Bussola Quotidiana, 27.03.2023.
[8] I professori Ernesto Pedrocchi e Mario Giaccio hanno mostrato, nel corso del suddetto convegno, come le fonti rinnovabili non sono produttive, né affidabili e la transizione verde, oltre ad essere economicamente controproducente, funziona solo se lautamente finanziata con fondi pubblici, o fondi privati diretti dal pubblico. In questo modo: si crea un’enorme distorsione del mercato e a farne le spese sono soprattutto i ceti più produttivi, a vantaggio invece del settore pubblico e della finanza. Cfr. Un convegno …, op.cit.
[9] Vescovo emerito di Trieste, mons. Gianpaolo Crepaldi ha inviato un videomessaggio al convegno.
Nessun commento:
Posta un commento