Luca Volontè, 08-09-2022
Bimbi e adulti affetti dalla Sindrome di Down non possono sorridere, né apparire felici quando lo sono. Ovvero: ecco come l’eugenetica radicale è dottrina dello Stato francese, condivisa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu). Progressivamente da almeno un ventennio, l’intero continente europeo si burla e calpesta la dignità umana e mistifica, solo nell’interesse delle lobby di potere, il concetto di diversità.
Però, ciò che è accaduto in Francia e, successivamente assecondato con un gesto di pavida compiacenza dalla Corte di Strasburgo, supera di gran lunga ogni prevedibile malignità. Il caso su cui la Cedu ha rifiutato di discutere lo scorso 1° settembre e, in questo modo, dato ragione al Governo francese, riguarda un video breve, "Dear Future Mom". Il video prodotto dai sostenitori dei bimbi affetti da sindrome di Down in collaborazione con la Fondazione Jérôme Lejeune, uno dei principali centri mondiali di ricerca e assistenza per le persone con sindrome di Down.
Le immagini incriminate iniziano citando un'e-mail di una madre incinta, in cerca di consigli: "Aspetto un bambino. Ho scoperto che ha la sindrome di Down. Ho paura: che tipo di vita avrà il mio bambino?". Seguono i messaggi di 15 adulti e bambini con sindrome di Down che, in diverse lingue, sereni e sorridenti, rassicurano la madre preoccupata: la vita con la sindrome di Down può essere felice e appagante.
Nel 2014, l'autorità radiotelevisiva francese, sotto il “regno” del presidente socialista François Hollande, aveva emesso un avvertimento di allarme, sostenendo che il video "disturbava la coscienza delle donne che, in conformità con la legge, avevano fatto scelte di vita personali diverse". Ai tre canali televisivi che avevano trasmesso il video era stata inviata una lettera in cui si intimava loro di non trasmetterlo più nelle fasce orarie riservate ai "messaggi di interesse generale", con conseguente ordine di censura effettiva.
Sconcertati, i promotori del video e la Fondazione Lejeune si erano rivolti ai canali televisivi per trasmettere nuovamente il video, senza ottenere risposta positiva. In poche parole, i bimbi Down non dovevano essere felici e se lo erano, e la loro vita lo dimostrava, non avrebbero dovuto comunque farlo sapere alle future mamme che, si presumeva, era preferibile che abortissero. Paradossalmente, il video aveva ottenuto diversi riconoscimenti (2 Leoni d’oro e 2 d’argento) al Festival Internazionale della Creatività di Cannes e dall'Art Directors Club of Europe ed è stato ampiamente condiviso in tutto il mondo dal 2014 ad oggi. Solo su YouTube è stato visualizzato oltre 8,4 milioni di volte.
La Fondazione Lejeune aveva dunque contestato la lettera di censura dell'autorità francese, ma “i tribunali transalpini non avevano riscontrato alcun errore di diritto nel parere dell'autorità", perciò si era deciso di presentare il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, e di farsi rappresentare da ADF International. Nel ritenere irricevibile il ricorso, la Corte non ha riscontrato una violazione del diritto alla libertà di espressione della Fondazione.
Questa sentenza è arrivata nonostante il fatto che lo stesso governo francese avesse riconosciuto, sia nel procedimento nazionale (2014-2017) che davanti alla Corte durante il 2022, che la lettera dell'autorità radiotelevisiva aveva impropriamente "influenzato in modo significativo il comportamento dei canali televisivi, invitandoli a evitare la futura trasmissione del messaggio in questione" (vedi Giudizio dell'1 settembre 2022 e allegati).
Più in particolare, si spiega nella nota dettagliata sul caso di Adf International, la Corte ha stabilito che la Fondazione Lejeune non può affermare di essere una "vittima", ai sensi della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, perché il video sulla sindrome di Down era stato trasmesso più volte prima dell'intervento dell'autorità francese. Inoltre, la Corte non ha trovato prove sufficienti di un legame diretto tra la lettera inviata dall'autorità radiotelevisiva e il successivo rifiuto del canale televisivo di trasmettere il film.
Una minaccia di censura, che ha prodotto l’esito chiaro e univoco dell'autocensura, non è una chiara ‘correlazione’ tra la lettera e il conseguente comportamento? La decisione della Corte, di dichiarare irricevibile la giusta denuncia della Fondazione Lejeune, invia un doppio segnale ai governi europei: in primis, essi possono esercitare pressioni, direttamente o per interposta istituzione, per mettere a tacere le voci delle persone con sindrome di Down nella sfera pubblica. Inoltre, con la marcatamente pavida decisione, la Corte autorizza i governi ad agire, direttamente o indirettamente, con censure nei confronti di chiunque possa in qualche misura indurre gli utenti a riflettere sulle ragioni della vita umana e sulle prospettive di vita felice per i bimbi diversamente abili.
"Questa decisione è deludente, ma anche molto rivelatrice del modo in cui il rispetto per i più vulnerabili viene trattato nei tribunali", ha dichiarato Jean-Marie Le Méné, presidente della Fondazione Lejeune. “Ciò contribuisce a creare una cultura della discriminazione, contro la quale dobbiamo opporci. I bambini e gli adulti con sindrome di Down meritano di essere ascoltati e visti nella società", ha dichiarato Jean-Paul Van De Walle, di Adf international. La decisione ha avuto una vasta eco (Le Figaro) e provocato un grande sconcerto in Francia, non solo tra i mass media cattolici (Famille Chretienne), ma anche sui siti di organizzazioni che si occupano di persone con handicap. Il XXI secolo avanza come il XX, guerra, anticristianesimo, epidemie e molte delle stesse ideologie totalitarie e mortali, in primis l’eugenetica pratica.
Però, ciò che è accaduto in Francia e, successivamente assecondato con un gesto di pavida compiacenza dalla Corte di Strasburgo, supera di gran lunga ogni prevedibile malignità. Il caso su cui la Cedu ha rifiutato di discutere lo scorso 1° settembre e, in questo modo, dato ragione al Governo francese, riguarda un video breve, "Dear Future Mom". Il video prodotto dai sostenitori dei bimbi affetti da sindrome di Down in collaborazione con la Fondazione Jérôme Lejeune, uno dei principali centri mondiali di ricerca e assistenza per le persone con sindrome di Down.
Le immagini incriminate iniziano citando un'e-mail di una madre incinta, in cerca di consigli: "Aspetto un bambino. Ho scoperto che ha la sindrome di Down. Ho paura: che tipo di vita avrà il mio bambino?". Seguono i messaggi di 15 adulti e bambini con sindrome di Down che, in diverse lingue, sereni e sorridenti, rassicurano la madre preoccupata: la vita con la sindrome di Down può essere felice e appagante.
Nel 2014, l'autorità radiotelevisiva francese, sotto il “regno” del presidente socialista François Hollande, aveva emesso un avvertimento di allarme, sostenendo che il video "disturbava la coscienza delle donne che, in conformità con la legge, avevano fatto scelte di vita personali diverse". Ai tre canali televisivi che avevano trasmesso il video era stata inviata una lettera in cui si intimava loro di non trasmetterlo più nelle fasce orarie riservate ai "messaggi di interesse generale", con conseguente ordine di censura effettiva.
Sconcertati, i promotori del video e la Fondazione Lejeune si erano rivolti ai canali televisivi per trasmettere nuovamente il video, senza ottenere risposta positiva. In poche parole, i bimbi Down non dovevano essere felici e se lo erano, e la loro vita lo dimostrava, non avrebbero dovuto comunque farlo sapere alle future mamme che, si presumeva, era preferibile che abortissero. Paradossalmente, il video aveva ottenuto diversi riconoscimenti (2 Leoni d’oro e 2 d’argento) al Festival Internazionale della Creatività di Cannes e dall'Art Directors Club of Europe ed è stato ampiamente condiviso in tutto il mondo dal 2014 ad oggi. Solo su YouTube è stato visualizzato oltre 8,4 milioni di volte.
La Fondazione Lejeune aveva dunque contestato la lettera di censura dell'autorità francese, ma “i tribunali transalpini non avevano riscontrato alcun errore di diritto nel parere dell'autorità", perciò si era deciso di presentare il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, e di farsi rappresentare da ADF International. Nel ritenere irricevibile il ricorso, la Corte non ha riscontrato una violazione del diritto alla libertà di espressione della Fondazione.
Questa sentenza è arrivata nonostante il fatto che lo stesso governo francese avesse riconosciuto, sia nel procedimento nazionale (2014-2017) che davanti alla Corte durante il 2022, che la lettera dell'autorità radiotelevisiva aveva impropriamente "influenzato in modo significativo il comportamento dei canali televisivi, invitandoli a evitare la futura trasmissione del messaggio in questione" (vedi Giudizio dell'1 settembre 2022 e allegati).
Più in particolare, si spiega nella nota dettagliata sul caso di Adf International, la Corte ha stabilito che la Fondazione Lejeune non può affermare di essere una "vittima", ai sensi della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, perché il video sulla sindrome di Down era stato trasmesso più volte prima dell'intervento dell'autorità francese. Inoltre, la Corte non ha trovato prove sufficienti di un legame diretto tra la lettera inviata dall'autorità radiotelevisiva e il successivo rifiuto del canale televisivo di trasmettere il film.
Una minaccia di censura, che ha prodotto l’esito chiaro e univoco dell'autocensura, non è una chiara ‘correlazione’ tra la lettera e il conseguente comportamento? La decisione della Corte, di dichiarare irricevibile la giusta denuncia della Fondazione Lejeune, invia un doppio segnale ai governi europei: in primis, essi possono esercitare pressioni, direttamente o per interposta istituzione, per mettere a tacere le voci delle persone con sindrome di Down nella sfera pubblica. Inoltre, con la marcatamente pavida decisione, la Corte autorizza i governi ad agire, direttamente o indirettamente, con censure nei confronti di chiunque possa in qualche misura indurre gli utenti a riflettere sulle ragioni della vita umana e sulle prospettive di vita felice per i bimbi diversamente abili.
"Questa decisione è deludente, ma anche molto rivelatrice del modo in cui il rispetto per i più vulnerabili viene trattato nei tribunali", ha dichiarato Jean-Marie Le Méné, presidente della Fondazione Lejeune. “Ciò contribuisce a creare una cultura della discriminazione, contro la quale dobbiamo opporci. I bambini e gli adulti con sindrome di Down meritano di essere ascoltati e visti nella società", ha dichiarato Jean-Paul Van De Walle, di Adf international. La decisione ha avuto una vasta eco (Le Figaro) e provocato un grande sconcerto in Francia, non solo tra i mass media cattolici (Famille Chretienne), ma anche sui siti di organizzazioni che si occupano di persone con handicap. Il XXI secolo avanza come il XX, guerra, anticristianesimo, epidemie e molte delle stesse ideologie totalitarie e mortali, in primis l’eugenetica pratica.
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