domenica 5 aprile 2020

Per Maria, e solo per Maria, si arriva a Gesù









05-04-2020

"La Madonna non ha voluto togliere a Gesù alcun titolo; ha ricevuto il dono di essere Madre di Lui e il dovere di accompagnare noi come Madre, di essere nostra Madre. Non ha chiesto per sé di essere una quasi-redentrice o una co-redentrice: no. Il Redentore è uno solo e questo titolo non si raddoppia. Soltanto discepola e Madre. E così, come Madre noi dobbiamo pensarla, dobbiamo cercarla, dobbiamo pregarla. È la Madre. Nella Chiesa Madre. Nella maternità della Madonna vediamo la maternità della Chiesa che riceve tutti, buoni e cattivi: tutti" .

Vorrei partire da questo stralcio dell'omelia del Santo Padre Francesco del 3 aprile us per svolgere alcune riflessioni che muovono dall'ostinata denegazione dell'opera di corredenzione svolta dalla Santa Vergine.

Non è chi non veda, invero, come nell'omelia richiamata il Santo Padre intenda precipuamente negare che la Madonna sia corredentrice dell'umanità.

Del resto, ha cura di precisare il Santo Padre, la Santa Vergine non lo avrebbe chiesto per sé (il titolo di Corredentrice) (sic!) essendo il Redentore uno solo e “… questo titolo non si raddoppia ...” (sic!).

Valga una prima riflessione di carattere quasi poetico.

In tempi in cui sembra che l'Annuario Pontificio derubrichi a titolo storico quello di “Vicario di Cristo” pare del tutto inopportuno per il Felicemente regnante, e venerato, Santo Padre Bergoglio parlar di mero titolo quanto a quello che qualifica la sublime opera di Cristo sul genere umano mediante il Suo sacrificio di croce.

Ché la Redenzione, lungi dall'esser un mito su cui fondare un mero predicato è al contrario un fatto, e di importanza primaria, visto che riapre a noi mortali le porte, sino allora sigillate, della Gerusalemme Celeste, ed essendo altresì detto fatto, per importanza, secondo solo all'espiazione della colpa d'Adamo operata dalla seconda Persona della divina Monotriade in fronte al Padre attraverso il legno della croce.

Redentore, ordunque, non è una formula onorifica, ma mirabile precipitato semantico di un'opera per descriver la quale unus non sufficit orbis (come avrebbero detto i Gesuiti d'un tempo): l'opera della Redenzione del Genere Umano.

Sed transeat.

Fatti si diceva.

E la Santa Chiesa Cattolica Apostolica e Romana, unica vera chiesa di Cristo per l'incontestabile fatto che così Cristo volle, quando riteneva, ad esito d'estenuanti e secolari scrutini, che un determinato fatto fosse moralmente certo lo cristallizzava nel domma.

Ché i dommi altro non sono che ricognizioni di fatti, potremmo anche aggiungere “storici” da intender detto aggettivo nel senso di realmente accaduti e rilevanti ai fini della “storia della salvezza” (recte morale) non nel senso, preteso dai novatori, di “obsoleto”.

Se ripercorriamo appunto la storia della salvezza la vediamo costellata di fatti, realmente accaduti e dei quali peraltro si apprezza una caratteristica che li divisa tutti, quella della loro “necessità”.

Dopo la creazione Adamo peccò mancando verso la divina Maestà così che la relativa stirpe non poteva più stare con Dio e venne cacciata dall'Eden.

Ma codesta separazione mal si conciliava (parlo alla maniera umana, sia chiaro) coi disegni di Dio ed ecco dunque la necessità dell'espiazione del peccato d'origine e della Redenzione.

Espiazione che poteva essere operata solo mediante la punizione del colpevole ossia l'uomo.

Ma l'uomo non pareggiava con Dio e dunque qualunque pena fosse comminata alla creatura essa non sarebbe stata mai in grado di colmare l'infinità della colpa commessa in dipendenza del peccato d'origine.

Ed ecco che quindi la necessità dell'incarnazione comincia ad affacciarsi.

Sarebbe stato Dio medesimo incarnato, mirabile soluzione, ad assumere su di Sé la colpa dell'uomo, così che la punizione inflitta a “Dio-Fatto-Uomo” avrebbe retribuito perfettamente l'infinità della colpa originaria.

Ma per realizzare tutto questo, per entrare nel mondo, era necessario varcare una soglia e quella soglia era costituita da una donna anzi dalla Donna al cui “fiat” sarebbe stata dunque incondizionatamente subordinata non solo l'opera della Redenzione, ma – a questo punto – anche quella della Creazione, perché il “no” della Donna avrebbe pregiudicato anche l'essenza stessa della Creazione, il progetto di “Dio-con-l'uomo” che a quel punto non avrebbe più potuto realizzarsi.

Davanti a tutto questo, senza tema di volgersi in miscredenti irrispettosi, potremmo quasi dire che, giunta – per l'Arcangelo – alle soglie della Vergine Santissima – Colei che aveva ineluttabilmente e necessariamente in mano non solo la possibilità della Redenzione, ma ribadisco, la ragione stessa della Creazione – la Divina Monotriade ebbe un sussulto: “accetterà Ella di portarCi in grembo?”.

Fiat”.

Il seguito è noto, per il legno della Croce la Creazione venne riallineata al suo fine proprio e la Gerusalemme celeste venne riaperta alla stirpe d'Adamo.

Verrebbe da chiosare: “… e tutti vissero felici e contenti ...”, ma non lo si può fare sia perché quella sopra dettagliata non è una fiaba essendo bensì storia vera, fatti veri e – si ripete – apprezzabili nella loro necessità, ma anche perché da alcuni anni a questa parte dense tenebre sono calate sulla storia della salvezza.

Tenebre che ora pretendono di oscurare l'imprescindibile efficacia causale del “sì” di Maria nell'opera della Redenzione.

Essere corredentrice invero non è un titolo, ma il necessario riconoscimento che senza il “fiat” della Santa Vergine la Redenzione non sarebbe stata possibile.

Senza il “sì” della Vergine il Preziosissimo Sangue non avrebbe potuto effondersi: niente espiazione, niente Redenzione.

E ciò è ancor più vero alla luce di quell'evento tanto poco considerato in ambito Cattolico quanto fondamentale.

Mi riferisco all'Annunciazione.

Ed invero la Divina Maternità venne annunziata da Dio alla Vergine, che era libera di sottrarsi a tale gravoso incombente.

Quindi il “sì” di Maria, in quest'ottica, non è un semplice “si” naturale come quello di una madre che, ritrovandosi gravida, accetta di buon grado il figlio o la figlia attesa, senza badare a che sia biondo, castana, rosso, alta o basso.

No. Il “sì” di Maria ha un valore morale che trascende il mero fatto naturale.

Non è solo l'accettazione di un figlio, peraltro per nulla scontata - verrebbe da dire- alla luce anche dei tristi tempi moderni che vedono madri che abortiscono il frutto del loro stesso seno, ma è anche e soprattutto l'accettazione della Volontà di Dio.

Sotto questa luce, non è possibile sostenere che la Santa Vergine sia solo madre del Salvatore riducendola infine a mera “discepola”.

La maternità di Maria è presupposto necessario per riallineare la Creazione al suo fine proprio e per operare l'espiazione della colpa d'Adamo e dunque la Redenzione.

Tale presupposto venne preannunziato alla Santa Vergine e da Ella pienamente divisato.

Con il suo “sì” Maria non accetta semplicemente di diventare madre del Salvatore, ma consente (e partecipa)  attraverso la Divina Maternità, a ché Dio compia la sua opera di salvataggio degli uomini.

E' l'adesione incondizionata alla volontà di Dio, manifestata dall'Arcangelo, che innalza Maria sopra le altre donne e fa di Lei non semplicemente la madre di Gesù, ma Regina e Signora del Paradiso.

Ciò è tanto più vero alla luce del fatto che Ella era promessa a Giuseppe e la notizia di quella maternità fuori dal matrimonio avrebbe nociuto non poco a Maria.

La necessità di obbedire a Dio è però più forte del timore della lapidazione, ma Maria non può farcela da sola e Dio le affianca Giuseppe, che avrà cura del Salvatore per tutto il tempo della Sua giovinezza.

È del tutto ovvio che la Redenzione è opera di Cristo, ma è altrettanto ovvio che senza la volontà adesiva della Vergine al piano di Dio, la Redenzione non avrebbe potuto darsi.

Pertanto, il “titolo” per usare un'espressione cara al felicemente regnante, e venerato, Santo Padre Francesco di corredentrice è affatto acconcio per la Santissima Vergine e descrive proprio la volontà e azione adesiva di Maria al piano di Dio, ad Essa previamente annunziato dall'Arcangelo e che senza di Essa, si ripete, non avrebbe potuto realizzarsi.

La Chiesa, nella sua antica sapienza, ha sempre mirabilmente sunteggiato quanto sopra col motto che segue: per Mariam ad Iesum.

Per Maria, e solo per Maria, si arriva a Gesù, chi non ha compreso questo non ha compreso niente, ma proprio niente, dell'opera di Dio.

Chi non venera la Santa Vergine non può adorare il Redentore, chi diminuisce la Santa Vergine non avrà mai il Signore e se il Signore è la fonte della Grazia Maria ne è l'eletta guardiana.

Fermo quanto sopra non pare irrilevante concludere queste prime riflessioni avendo cura di precisare che, in conformità con la Vera Fede Cattolica, si ritiene che l'opera della Redenzione sia stata realizzata e portata a termine da Cristo, ma il “fiat” della Santa Vergine ne costituisce antecedente logico imprescindibile e necessario.

E questa necessità si predica precipuamente nell'efficacia causale del “sì” di Maria, tolto il quale noi saremmo ancora nei nostri peccati.

Maria Corredentrice è dunque un fatto, l'ennesimo fatto vero di questa storia meravigliosa densa di fatti veri e necessari che culmina nella Redenzione operata da Cristo sulla Croce.

Si badi, affermare un tale fatto non comporta assolutamente “sdoppiare il titolo”, per dirla col prezioso eloquio del Santo Padre, e venerato, Francesco.

Tutt’altro.

Affermare il fatto della corredenzione operata da Maria altro non significa che confermare la cattolica verità sulla Redenzione.

Negare che Maria sia corredentrice significa, in ultima istanza, denegare la possibilità dell'incarnazione e della Redenzione operata dal Signore, ennesimo vilipendio al Padre che, nel suo desiderio di salvare l'umanità, manda il Figlio, a tale scopo offertosi.

Ma v'è di più, subordinando la Redenzione al “fiat” della Vergine, è come se Dio avesse chiesto il permesso all'uomo per operare la Redenzione.

Ci pensino gli umanisti di ogni ordine, grado e Gerarchia (cattolica) che si riempiono la bocca di umanesimo, ma poi non perdono occasione per ossequiare ogni e qualsiasi moloch statale, che l'uomo opprime, sia esso l'infernale regime cinese, parte recente di un infausto accordo con la Santa Sede di cui non si conosce il contenuto, ma che –  data la resistenza estenuante dei porporati cinesi – non pare favorevole ai fedeli di quelle contrade, siano essi, al contrario, i regimi democratici, apparentemente più tranquillizzanti ma date le diffuse discipline positive su aborto e divorzio non meno infernali del regime che affetta il Celeste Impero.

Glorificare Maria quale imprescindibile presupposto causale della Redenzione è diminuire dunque la gloria del Figlio? Non sembra proprio.

Ma anche se fosse allora si impone un'altra riflessione.

Sono oltre 50 anni, dal Concilio Vaticano II per la precisione,  che la Chiesa Cattolica Apostolica e Romana non fa altro che diminuire la gloria del Signore.

Cosa è la libertà religiosa (recte libertà di aderire all'errore) tanto cara al Concilio, alla Chiesa conciliare ed ai relativi Pontefici (tutti, nessuno escluso) se non la negazione dell'unicità salvifica di Cristo!

Cosa è l'ecumenismo se non l'associazione di immondi idoli al Preziosissimo Sangue!

E l'idea, purtroppo ormai diffusa nella Chiesa (e non certo per colpa dei fedeli) che i Giudei non abbiano bisogno di alcuna conversione, sul presupposto che le promesse di Dio sarebbero irrevocabili, non è vilipendere, ossia tener per vile privo di significato e valore, il sacrificio del Cristo?

Molti amici ci hanno confidato di avere difficoltà a comprendere il perché, negli ultimi 60 anni abbiamo assistito ad un progressivo tentativo di “diminuire” Maria Santissima da parte della Sacra Gerarchia, come a degradarla, come se fosse una donna come le altre.

Il tutto peraltro in perfetta antitesi con il sentire della gente comune, della pietà cristiana dei semplici, che non hanno mai avuto difficoltà a comprendere che se Nostro Signore Gesù Cristo è senza peccato non poteva nascere da una donna come le altre macchiata, come tutti noi, dal peccato originale.

Ma nonostante quanto sopra abbiamo assistito, soprattutto in questi ultimi, anni ad un attacco continuo e perverso nei confronti di Maria Santissima.

Abbiamo addirittura imparato, nostro malgrado, come Ella abbia avuto addirittura dei dubbi e che abbia pensato di essere stata ingannata da Dio.

Oggi Le si nega il titolo di Corredentrice, sul presupposto che ciò oscurerebbe la Gloria del Figlio, nonostante in tempi recenti e tremendissimi l'immondo idolo della Pachamama sia stato, horribili dictu, niente meno che adorato nel cuore della cristianità senza che ciò turbasse i sonni della Gerarchia, pretendendo che ciò non significasse in modo alcuno una diminuzione della gloria del Signore.

Bisogna dunque comprendere il perché di tanto ostracismo nei confronti di Maria Coredentrice.

La risposta è tanto semplice quanto tremenda.

Perchè riconoscere, e magari dommatizzare, tutte le realtà pertinenti alla Vergine Maria, lungi dal diminuire la gloria del Figlio, al contrario la aumenta.

Dire che Maria è corredentrice ossia che partecipa causalmente, col suo “fiat” alla redenzione operata da Cristo, significa affermare in maniera forte ed inequivocabile che solo Cristo salva.

Ed invero, se si afferma che  la Redenzione sia necessaria premessa di salvezza,  allora è del tutto evidente che le Pachamamas non salvano.

Il domma di Maria Corredentrice ribadisce tale indelebile verità, ecco perché non può essere affermato ed anzi va strenuamente combattuto.

Affermare che Maria è corredentrice significa sconfessare 60 anni di menzogne e farneticazioni ecumeniche culminate (per adesso) nella Pachamama in Vaticano, ma che hanno avuto la loro coerente premessa, oltre che nel Concilio Vaticano II anche, ed è ora di riconoscerlo, nel contegno inqualificabile dei vari pontefici postconciliari col loro ecumenismo.

Per chi ha detronizzato Cristo, non è opportuno né ragionevole il culto mariano.

Del resto tuot se tient ed in perfetta coerenza con quanto sopra detto abbiamo assistito in questi anni alla sistematica demolizione di quelle famiglie religiose che avevano fatto del culto mariano il proprio specifico carisma e ci si riferisce ai Francescani dell'Immacolata.

Sembra paradossale, ma la Setta Conciliare fa la guerra a Cristo facendo la guerra a Maria e ciò è paradossalmente, ed a fortiori ratione, l'ulteriore prova dell'intima connessione del Cuore Immacolato col Sacratissimo Cuore.

Sì, è ora di riaffermarlo chiaro e forte: per Mariam ad Iesum.

 Maria Corredentrice del mondo ora pro nobis.

5 aprile 2020

Elendil & Malachi





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