martedì 20 agosto 2019

Istituto Giovanni Paolo II. La rivolta dei professori ha un maestro, Ratzinger






di Sandro Magister

18 ago

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Ormai è evidente. Il punto di non ritorno è stato segnato il 1 agosto dall’incontro tra Benedetto XVI e Livio Melina, reso pubblico quattro giorni dopo da Catholic News Agency e ACI Stampa con tanto di foto ufficiale e con queste parole pesate ad una ad una nella residenza del papa emerito:

“[Benedetto XVI] ha voluto ricevere il prof. Mons. Livio Melina in udienza privata. Dopo una lunga discussione degli eventi recenti al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, gli ha concesso la sua benedizione, esprimendo la sua personale solidarietà e assicurandolo della sua vicinanza nella preghiera”.

Da quel giorno, la cacciata dall’Istituto di alcuni docenti dei più rappresentativi, a cominciare dall’ex preside Melina, e l’abolizione di alcune cattedre tra le più emblematiche, “in primis” quella di teologia morale fondamentale, non colpiscono più soltanto i professori epurati, ma anche il papa che più s’è impegnato a sostegno dell’Istituto fondato dal suo predecessore, cioè proprio di quegli indirizzi di studi su matrimonio e famiglia che ora sono sottoposti a sconquasso, in ossequio al nuovo corso dell’attuale pontificato, da “Amoris laetitia” in poi.

Da quando Benedetto XVI è sceso apertamente in campo, infatti, è improbabile che il rifacimento dell’Istituto messo in atto questa estate dal suo Gran Cancelliere, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, e più su da papa Francesco in persona, vada a regime in forma indolore.

Perché ora a protestare – come scontato – non sono soltanto alcuni dei professori epurati. Non sono soltanto alcuni tra gli studenti. A queste proteste gli attuali titolari dell’Istituto hanno creduto bastasse replicare con un comunicato stampa del 29 luglio.

A sollevarsi sono ormai decine di studiosi di tutti i continenti, tra i più competenti e stimati, come prova la lettera-appello all’arcivescovo Paglia e all’attuale preside dell’Istituto, PierAngelo Sequeri, resa pubblica il 16 agosto e riprodotta qui di seguito.

Ad accomunare i firmatari è un’impresa editoriale prodotta dall’Istituto prima dell’attuale sconquasso: un imponente “Dizionario su sesso, amore e fecondità”, edito in Italia nel 2019 da Cantagalli e curato principalmente proprio da uno dei docenti epurati, José Noriega.

I firmatari della lettera-appello hanno tutti contribuito alla composizione del dizionario, nelle voci di rispettiva competenza. E nello scorrere i loro nomi compaiono anche personalità che mai finora erano uscite allo scoperto tra i critici di questo pontificato.

C’è, ad esempio, Francesco Botturi, già professore ordinario di filosofia morale all’Università Cattolica di Milano.

C’è il gesuita Kevin L. Flannery, professore ordinario di storia della filosofia antica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma.

C’è Carlos Granados, biblista della Universidad San Dámaso di Madrid, già direttore della Biblioteca de Autores Cristianos.

C’è Harvey C. Mansfield, professore ordinario di filosofia politica alla Harvard University.

C’è John C. McCarthy, decano della School of Philosophy dell’University of America a Washington.

C’è Jean-Charles Nault, abate dell’abbazia benedettina di Saint-Wandrille, Francia.

C’è Paolo Ricca, teologo valdese tra i più insigni, professore emerito della Facoltà valdese di teologia a Roma.

C’è Giovanna Rossi, già professore ordinario di sociologia della famiglia all’università Cattolica di Milano.

C’è Tracy Rowland, professore ordinario di teologia presso la Notre Dame University, Australia, e membro della Commissione teologica internazionale.

C’è Eugenia Scabini, professore emerito di psicologia sociale e presidente del Centro studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica di Milano.

C’è Carlos Alberto Scarpone, professore di etica filosofica fondamentale e di teologia morale fondamentale presso la Pontificia Universidad Católica Argentina di Buenos Aires.

Ma è tutto l’elenco dei firmatari che suscita interesse. E questa è la loro lettera aperta agli attuali gestori dell’Istituto che di Giovanni Paolo II continua a portare il nome.

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Lettera aperta a Sua Eccellenza, Mons. Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere del Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia e a Mons. Pierangelo Sequeri, Preside dell'Istituto

2 agosto 2019

Sua Eccellenza Mons. Paglia,
Rev. Mons. Sequeri,

Negli ultimi tre anni noi sottoscritti, docenti e ricercatori di varie istituzioni accademiche ecclesiastiche e statali di tutto il mondo, abbiamo avuto il privilegio di prendere parte all'ultima grande impresa scientifica del Vostro Istituto: il “Dizionario su sesso, amore e fecondità”, recentemente pubblicato (1102 pagine, Edizioni Cantagalli, Siena 2019).

È stata una collaborazione scientifica molto fruttuosa e professionale che ha messo in rilievo l'altissimo profilo accademico del Vostro Istituto e le grandi competenze scientifiche ed editoriali del principale curatore del “Dizionario”, il professor José Noriega.

Con grande costernazione abbiamo dunque appreso la notizia dell'improvviso
licenziamento di due professori ordinari, José Noriega e Livio Melina, insieme ad altri colleghi: Maria Luisa Di Pietro, Stanisław Grygiel, Monika Grygiel, Przemysław Kwiatkowski, Vittorina Marini, alcuni di essi autori assieme a noi del “Dizionario” e tutti studiosi di ottima reputazione internazionale.

Non vediamo nessun motivo convincente di carattere scientifico-accademico,
tantomeno dottrinale e disciplinare, che giustificherebbe il loro sollevamento dall'incarico.

Se il Vostro Istituto desidera mantenere il suo alto profilo accademico e la sua
reputazione internazionale, vi preghiamo di revocare questi licenziamenti e di reintegrare i summenzionati studiosi nel corpo docente del Vostro Istituto.

Certi che prenderete in considerazione il nostro invito, Vi porgiamo distinti saluti.

[I firmatari]











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