mercoledì 19 giugno 2019

Le domande grandi dei bambini





Aldo Maria Valli

Le domande grandi dei bambini

“Se Dio ha creato il mondo, chi ha creato Dio?”. “Io ho paura che Dio non esiste! Ma siamo sicuri che la nostra religione è quella vera?”. “Dio sa il mio nome?”. “Se Dio è amore, perché ha mandato a morire suo figlio e non è venuto lui?”.

Io non so se catechisti e genitori se ne rendono conto, ma hanno un grande privilegio. Consiste nel poter ascoltare domande come quelle appena citate. Nelle quali i bambini, come solo loro sanno fare, vanno dritti al cuore delle grandi questioni, senza timori e senza inutili giri di parole.

Le domande alle quali ho fatto riferimento, con molte altre, si trovano proprio all’inizio di tre libri belli e istruttivi. Si tratta della serie Le domande grandi dei bambini. Itinerario di prima Comunione per genitori e figli (Edizioni Itaca), tre volumi a cura di padre Maurizio Botta e don Andrea Lonardo, apprezzati maestri della divulgazione cattolica.

Il cuore della fede, Dal segno della croce alla Confessione e Da Gesù all’Eucaristia sono i titoli dei tre volumi, tutti corredati da illustrazioni e pensati, come spiegano padre Maurizio e don Andrea, “perché ogni bambino li abbia a casa e possa tornare a leggerli quando lo desidera, insieme ai genitori”. (In verità, che i bambini di oggi possano davvero fare qualcosa di simile anziché giocare alla playstation sembra un auspicio un po’ irrealizzabile, ma mai porre limiti alla Provvidenza!).

Per dare un’idea dello stile che caratterizza l’opera, ecco quanto padre Maurizio scrive all’inizio del secondo volume: “Tra tutte le preghiere ce n’è una piccolissima, così piccola che non sembra nemmeno una preghiera. In realtà è molto importante: è il segno della croce. Con i miei bambini dedico tanti incontri al segno della croce, perché questa preghiera è preziosa. Il segno della croce da subito ci dice tutta la nostra fede, ci dice le cose più vere. Farlo bene, con amore e con attenzione, ci rende ogni volta più cristiani”.

Affrontando lo stesso tema, don Andrea, rivolto ai genitori, ricorda che la più antica rappresentazione del crocifisso è un graffito del terzo secolo dopo Cristo nel quale Gesù è disegnato, appeso alla croce, con la testa d’asino. Un Dio che si fa uccidere? Incredibilmente assurdo, qualcosa da sbeffeggiare. “E invece lì si rivela la sapienza dell’amore di Dio, più sapiente della sapienza dei sapienti”.

L’itinerario proposto, spiegano gli autori, vuole essere un aiuto per gli educatori, per trovare le parole giuste in una missione tanto delicata, “ma non dimenticate che della fede non basta parlare, bisogna farne esperienza. I bambini hanno bisogno di respirare l’aria di una comunità che crede, che spera e che ama”.

Profezie dall’Ungheria
Quasi sconosciuta da noi, suor Maria Natalia Magdolna, religiosa ungherese, morta nell’aprile 1992 all’età di novantuno anni, ricevette rivelazioni da Gesù e dalla Vergine Maria sul futuro del mondo. Nel 1990 e l’anno seguente, ormai molto anziana e prossima alla fine della vita terrena, la suora concesse due interviste, nelle quali, dopo aver ribadito che la Vergine Maria chiede incessantemente la conversione, disse fra l’altro: “Quando satana darà quasi per scontata la sua vittoria, quando avrà trascinato a sé la maggior parte delle anime, quando crederà, nella sua superbia e nel suo orgoglio sconfinati, di essere in grado di distruggere il bene e tutta la creazione di Dio, comprese le anime; quando la luce della fede splenderà solo più in qualche anima, perché i deboli sempre sono stati facilmente ingannati dal maligno, è allora che la misericordia e la grazia di Dio trionferanno definitivamente. Sarà la fine della menzogna e l’inizio di un cammino verso una pace divina nel mondo”.

Alla religiosa ungherese è dedicato il libro Rivelazioni profetiche di suor Maria Natalia Magdolna mistica del XX secolo, di Claudia Matera (SugarCo, 208 pagine, 18 euro), nel quale le profezie della suora sono collocate nella linea delle grandi apparizioni mariane dei tempi moderni, da Rue de Bac a Parigi fino a Lourdes, a Fatima e alla più recenti.

Ma quale attendibilità hanno le profezie di Maria Natalia, che assegnano un compito tutto particolare all’Ungheria per l’espiazione dei peccati, la penitenza e la vittoria del bene sul male? Il padre Serafino Tognetti, primo successore di don Divo Barsotti come superiore generale della Comunità dei figli di Dio, nella presentazione spiega: “Ci sono tanti messaggi privati in questo momento storico, probabilmente non tutti autentici. Ci vuole saggezza e discernimento per capire ciò che viene dallo Spirito e quanto viene invece da esaltazione umana […] Nel caso di suor Magdolna abbiamo un testimone d’eccezione che promosse e stimò al sommo grado quanto gli veniva riferito dalla suora medesima”.

E il testimone è davvero d’eccezione: è infatti il cardinale József Mindszenty, l’eroico primate d’Ungheria, strenuo difensore della fede e della Chiesa sotto la persecuzione comunista. Proprio Mindszenty infatti ordinò un esame accurato delle esperienze mistiche della suora e ne accolse senza riserve le rivelazioni.

Ma perché una religiosa del calibro di Maria Natalia Magdolna è così poco conosciuta in Occidente? Le cause sono legate principalmente alla clandestinità della suora sotto il comunismo e alla difficoltà nel reperire i testi originali, ma ora questa lacuna viene colmata grazie al libro di Claudia Matera. E così possiamo conoscere anche noi le rivelazioni che Maria Natalia ricevette su come vivere espiazione e penitenza, parole, scrive padre Serafino, che “sono uno scossone per i fedeli di oggi”.

“Malgrado il successo momentaneo del male e del peccato – disse suor Maria Natalia nell’intervista del 1990 all’amico Julius Molnar – alla fine trionferà la purezza, perché il Cielo è superiore all’inferno, l’innocenza è superiore alla cattiveria […] Dobbiamo pregare per ottenere la grazia della consolazione e della fortezza, perché è la grazia che ci fa vivere […] Lenin e Stalin hanno tentato di distruggere l’opera della redenzione e si sono impegnati a creare un paradiso terrestre. Il maligno ha utilizzato l’ateismo, e lo fa ancora, per ingannare e affascinare l’umanità. Che ne è stato del comunismo e presto che ne sarà dell’ateismo? La grazia della vittoria è stata deposta nella mani della Regina Vittoriosa del Mondo”.

Come afferma padre Serafino Tognetti, nel quadro attuale, dominato da ateismo, relativismo, raffreddamento della fede, confusione dottrinale, abbandono della pratica religiosa e crisi delle vocazioni, le profezie trasmesse dalla religiosa ungherese ci donano speranza e al tempo stesso ci dicono che “no, non è più tempo di essere mediocri”.

Civiltà cristiana

“La cultura vera e perfetta si trova solamente nella Chiesa”.

Dite la verità: in tempi di politicamente corretto e di dialogo a ogni costo con gli altri, specie con i “lontani”, un’affermazione del genere fa, come minimo, sobbalzare sulla sedia. Non ci siamo più abituati. E in effetti una voce come quella Plinio Corrêa de Oliveira, autore della frase sopra riportata, sembra arrivare letteralmente da un altro mondo. Invece, tutto sommato, non sono passati molti anni da quando il filosofo e giornalista brasiliano (1908 – 1995), fondatore dell’associazione Tradizione, Famiglia e Proprietà, scriveva che poiché una società umana si trova “nella sua condizione normale” solo quando i suoi membri osservano la legge naturale, “ne consegue che, benché i popoli non cattolici possano avere prodotti culturali mirabili, sono sempre gravemente manchevoli in alcuni punti capitali, il che toglie alla loro cultura carattere integrale e la piena conformità alla regola, presupposto necessario di tutto quanto è eccellente oppure semplicemente normale”.

Arroganza di un tradizionalista impenitente? In realtà, di fronte a una cultura cattolica (se ancora la si può definire così) timorosa di tutto, sottoposta al dominio dei dogmi laicisti, desiderosa di apparire amica del mondo e quanto meno timida nel proclamare le verità divine, la verve di un Corrêa de Oliveira ci appare oggi come un ricostituente, magari non proprio facile da mandare giù ma certamente tonificante.

Benvenuto è dunque il libro Cristianità. Dalla periferia al centro (Chorabooks, 124 pagine) con il quale la casa editrice del maestro Aurelio Porfiri ci propone una serie di scritti in cui l’autore brasiliano, instancabile difensore della civiltà cristiana sottoposta all’attacco rivoluzionario dall’umanesimo fino al Sessantotto e oltre, ci ricorda che il Vangelo non ci chiede di andare d’accordo con il mondo e di mostrarci amabili con tutti. No, l’indicazione è un’altra: “Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro che è nei cieli”.

Proprio cercando questa perfezione si costruisce la civiltà cristiana. Ma oggi è ancora possibile ragionare in questi termini? Come parlare di civiltà cristiana quando tutto è liquido, destrutturato, evanescente, quando l’idea stessa di civiltà, senza aggettivi, è ormai impalpabile?

Inutile nasconderlo: il mondo al quale fa riferimento Plinio Corrêa de Oliveira non esiste più. Eppure gli spunti di riflessione offerti da questo difensore della civiltà cristiana hanno una loro utilità, perché lui ci dice qualcosa che, in fondo, molti di noi ancora pensano, ma oggi, semplicemente, non lo possiamo né pensare né dire.

Per esempio, a proposito dell’anima, scrive a un certo punto l’autore: “Viviamo in un ambiente saturo di materialismo, nel quale ogni momento sentiamo opinioni che sarebbero vere, assistiamo ad azioni che sarebbero legittime, siamo posti di fronte a istituzioni e costumi che sarebbero ragionevoli se solamente l’anima umana non esistesse. Il materialismo è immanente e sottinteso in quasi tutto quanto accade attorno a noi”. E ancora: “Poiché l’uomo è costituito da due principi distinti, corpo e anima, è chiaro che di tutto quanto lo riguarda sarà molto più importante ciò che concerne l’anima di quello che concerne il corpo; quindi ciò che è spirituale e imperituro ha più valore di quanto è materiale e mortale”.

Chissà che cosa avrebbe detto il buon Corrêa de Oliveira di fronte a una Chiesa che tanto spesso, oggi, sembra decisamente più attenta al corpo che all’anima, più propensa a parlare di politica, economia, ecologia e dintorni piuttosto che a indicare la via per la salvezza dell’anima.

In certi momenti, come quando sottolinea la differenza tra il realismo della dottrina cattolica (per la quale gli uomini sono “naturalmente disuguali”) e l’astrattezza del pensiero rivoluzionario (che pretende di imporre l’uguaglianza mediante lo Stato) l’argomentare di Corrêa de Oliveira assume la forza di una rivelazione che spinge ad andare controcorrente.

Ogni pagina di questo libro contiene un piccolo tesoro. Costante è la polemica contro il dogmatismo rivoluzionario, profondamente anti-cristiano e dunque anti-umano, nel quale siamo immersi. E difficile è dare torto all’autore quando, parlando dei dogmi della rivoluzione francese, utilizza il presente e non il passato, visto che, spiega, “oggi vi sono più uomini del 1789 che in pieno Terrore”.

Aldo Maria Valli















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