lunedì 10 giugno 2019

Cosa ha rappresentato per tutti il Cardinale Sgreccia che ci ha lasciato








Luca Volontè, 07-06-2019

Un grande, forse il più grande uomo di fede che si è occupato e ha dovuto affrontare le sfide contemporanee che la scienza poneva alla bioetica si è spento. Purtroppo, a pochi mesi dalla morte di un altro grande uomo cristiano e gigante della filosofia mondiale contemporaneo, Robert Speamann, deceduto nel dicembre scorso tra il silenzio del mondo.

Al carissimo Cardinale Elio Sgreccia sono legato per molte vicissitudini e, pur non potendo annoverare un folto numero di incontri personali, la sua compagnia per molti anni ha accompagnato la mia antica attività politica. In particolare, la chiarezza cristallina e ragionevolezza ferma con la quale aveva accompagnato tutti noi, qual manipolo di folli politici cristiani che si erano avventurati, tra minacce e insultanti commenti, a limitare i danni della Legge n. 40 del 2004 in materia di Procreazione medicalmente assistita. Come non ricordare il suo puntuale e chiarissimo scambio di articoli ed interviste con Giuliano Amato sul Corriere della Sera nei primi mesi del 2005? Come non far memoria delle sue lucidissime parole sul ‘carattere disumanizzante’ della procreazione artificiale, proprio perché «la paternità e maternità vengono delegate nel momento generativo: quel figlio viene al mondo per un atto altrui, delegato, perciò non personale»?

Le sfide affrontate 15 anni orsono, gli scritti e le chiare dichiarazioni del Cardinale Sgreccia erano ieri, come oggi stesso, un tesoro reale dal quale trarre insegnamenti sempre veri e sempre nuovi. Oggi che quella legge dello Stato, la cui discussione occupò il Parlamento per un quinquennio a cavallo di due legislature, è stata ‘smantellata’ a colpi di sentenze, nulla di quanto emerse dallo stimolante confronto a distanza tra il Prof. Giuliano Amato e il Card. Sgreccia non deve essere dimenticato, così come non si possono dimenticare la lungimiranza pastorale, scientifica e strategica con la quale Sgreccia fecondò e guidò la Accademia per la Vita. Sulla Legge 40/2004 lo stesso Sgreccia era giustamente critico, non lasciò dormir tranquillo nessuno di noi. Aveva pienamente ragione nel segnalare due gravi errori, così come fece il carissimo Mario Palmaro (da me invitato a un dibattito alla Camera dei Deputati per presentare le sue forti contrarietà).

Sgreccia criticava il fatto che la legge non tutelasse l’integrità di tutti gli embrioni e che permettesse l’accesso alla procreazione medicalmente assistita anche alle coppie di fatto. Aveva ragioni da vendere, la buona battaglia venne fatta senza paura e con chiarezza pubblica, si perse e si difese, infine, il ‘meno peggio’. Le sfide di allora sono ancor più attuali oggi, in un mondo scientifico in drammatica evoluzione e nel quale, proprio recentemente, taluni ‘scienziati’ si sono spinti pubblicamente a vantarsi delle sperimentazioni e creazioni di embrioni umani artificiali. Oggi, ci siano guida le parole del maestro di molti di noi, il carissimo Elio Sgreccia sulla disumanizzazione che «elimina l’azione paterna e materna personalmente espresse»; sulla distinzione tra amore della Chiesa e giudizio del male («Che questo figlio venga cercato e amato, non colma questa offesa alla sua dignità… la Chiesa riceve e ama con rispetto questi figli ed è lieta di esprimere loro l’amore di Cristo e la vita soprannaturale con il Battesimo; tuttavia ciò non permette di ritenere che il concepimento adulterino equivalga a quello legittimo e lecito di due coniugi fedeli tra loro»), sulle sfide giuridiche che l’artificialità umana pone alle dottrine giuridiche («Dal punto di vista giuridico si sa che separare il momento procreativo dal contesto personalistico della generazione, toglie il figlio dalla “custodia” dei genitori: il concepito “tecnologico” viene a trovarsi in balia di una serie di “poteri estranei”, selettivi, sperimentali, eliminatori»).

Oggi che si espande il dibattito sull’aborto e molti Paesi sembrano polarizzarsi, da un lato verso legislazioni più permissive che toccano il polo dell’infanticidio, dall’altro verso norme meno liberali, ma non perciò tutelanti il concepito, non possiamo che ricordare la linea guida affermata sempre dall’uomo e dallo scienziato Sgreccia: il concepito, «processo che comincia dalla penetrazione dello spermatozoo nella membrana pellucida dell’ovulo», ha tutta la dignità umana. Questo mi ricordò durante una breve visita nell’appartamento in cui viveva, dopo aver lasciato la guida della Accademia per la Vita, tra libri, resoconti di scoperte e appunti per successivi interventi pubblici: «Ricordati sempre, la scienza è dalla nostra parte, che a nessuno venga in mente che, poiché l’embrione è piccolo piccolo, allora non è uomo!».

Il Cardinale Elio Sgreccia ci ha lasciato, siamo un po’ più soli, e solo l’aver con noi il suo tesoro di vita e i suoi insegnamenti ci aiuta ad asciugare le lacrime e riprendere la quotidiana battaglia per la dignità umana. Per la sua vita, rendiamo grazie a Dio.

Luca Volontè














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