sabato 29 giugno 2019

I primi Cristiani celebravano la Messa così: l'altare della Cripta delle Catacombe di Sant'Antioco (Sardegna)





Abbiamo preso questa foto da una pagina di Facebook (sotto linkata) dove ci sono diversi interessantissimi approfondimenti storico/liturgici sulla celebrazione "ad orientem" frutto dell'ammirevole conoscenza storico/liturgica di
Filiberto Maiori che ringraziamo. Rendendoci purtroppo conto che "chi si occupa di liturgia e di scienza storica liturgica parta sovente da posizioni "progressiste" e, conseguentemente, "legge la storia attraverso i filtri dell'ideologia" auspichiamo che almeno le comunità legate alla liturgia "classica" potrebbero creare quanto prima una sorta di istituto liturgico-tradizionale dove "venga insegnata la scienza liturgica senza pregiudizi ideologici".
AC




Sardegna, Sant'Antioco* : Altare nella Cripta delle Catacombe


Come si vede nella foto, la tomba del santo è divenuta l'altare.
La disposizione ad orientem e l'altare di pietra sono la diretta reminescenza di quando, nei primi secoli, così si celebrava la Santa Messa.
"Una celebrazione "rivolta al popolo" non è mai esistita.


Bisogna premettere che già l'espressione "rivolta al popolo" procede da una visione e considerazione clericale della liturgia.
L'espressione "celebrazione rivolta al popolo" è dunque figlia del clericalismo che vede il sacerdote come il centro di tutta l'azione liturgica che viene quindi definita in base al posto del presbitero e al suo orientamento.
E' dunque una espressione aberrante che nasce da una concezione aberrata della liturgia.


In antico tutti, sacerdote e fedeli laici erano rivolti verso oriente.
Tale direzione era talmente radicata e importante che la si osservava pure nella preghiera privata domestica.

Nella Roma del primo millennio addirittura, in quelle poche basiliche coll'ingresso rivolto ad est (all'incirca tutte del IV secolo) i fedeli, e pure il papa, una volta entrati in chiesa si volgevano verso la porta d'ingresso per un atto d'adorazione a Cristo.

I problemi sono nati più o meno dopo la fine delle persecuzioni, quando si sono costruite le prime chiese e il vescovo coi presbiteri lasciò il posto originario (dalla parte opposta dell'altare, in mezzo ai fedeli) per collocare il proprio seggio e i subsellia dei suoi presbiteri, proprio nell'abside dove i magistrati romani avevano il loro scranno. 

L'orientazione della preghiera è sempre rimasta verso est, ma con tale spostamento delle sedi del clero, l'assemblea liturgica è stata letteralmente spaccata in due: il clero da una parte e il popolo dall'altra.
Questo, però inizialmente continuò a posizionarsi nelle navate laterali e si volgeva alquanto verso est.
Ben presto però il popolo invase la navata centrale e, forse perchè era pure considerato inqualificabile volgersi ad est in quella nuova posizione in quanto avrebbe significato dar le spalle all'altare, finì per non voltarsi più ad est.
Tutto questo riguarda le basiliche coll'entrata ad est. 

Ma l'orientamento verso est si è mantenuto vivo per diversi secoli, e questo spiega perchè nei secoli successivi di norma verso est veniva posizionata l'abside, di modo che tutti, presbitero e fedeli laici, fossero sempre volti ad est e tutti dal medesimo lato dell'altare.

La "celebrazione rivolta al popolo" fu reclamizzata da alcuni esponenti del Movimento liturgico, come il monaco Lambert Beauduin, il quale però, versato com'era nella storia liturgica, non ha mai detto che quella fosse la posizione antica. 

Più semplicemente quella posizione (versus populum N.d.R.) era permessa dal Messale preconciliare e fu ritenuta adatta a restituire alla liturgia una certa nota di calore e familiarità.
Ma così facendo il Beauduin e i suoi amici, non si resero conto che la liturgia veniva ulteriormente clericalizzata in una maniera nauseante e inaccettabile.
Dopo il superconcilio (Concilio Vaticano II N.d.R) , pur non essendo imposta da nessuna norma, una tale forma di celebrazione, si diffuse a macchia d'olio diventando in un attimo come l'icona stessa del rinnovamento. 

Un bel rinnovamento, non c'è che dire: per sclericalizzare la liturgia la si è clericalizzata ancor di più!
E i mille tentativi dei preti di "democratizzare" la nuova liturgia affidando a laici compiti e servizi che non gli competono, non fanno altro che clericalizzare ancora, perchè muovono dall'idea, clericale in sommo grado, che la liturgia sia qualcosa che appartiene al prete il quale, benignamente ne delega alcune parti ai laici.
Solo un prete che si considera padrone della liturgia (come ha saggiamente evidenziato anche il Teologo-Liturgista Joseph Ratzinger N.d.R.) ne dispone a piacimento.
Se si considerasse servo, non lo farebbe."
...


"A parte alcune basiliche del IV secolo circa in seguito raramente si costruirono chiese con l'ingresso a est, perchè una tale sistemazione, per quanto teologicamente molto bella, liturgicamente scombussola l'assemblea. 

Anche la collocazione absidale del seggio episcopale fu presto abbandonata per riportarla "davanti" all'altare, in cornu Evangelii, pur se questa collocazione non era l'originaria; ma in tal modo almeno tutta l'assemblea, dal vescovo fino all'ultimo dei fedeli, si trova dal medesimo lato dell'altare ed è tutta rivolta nella medesima direzione.
E' interessante notare come una collocazione absidale del seggio episcopale l'ha conosciuta pure l'Oriente, e il rito bizantino tuttora la conserva.
Ma, a parte che nel rito bizantino il cosiddetto "trono alto" viene usato solo se il celebrante è vescovo (se non c'è il vescovo i presbiteri neppure si siedono sui loro subsellia) ma il suo uso è limitato alla sola prima parte della liturgia.
In pratica il vescovo e i presbiteri si siedono dietro l'altare solo per le letture e poi non più."

Fonte: Facebook QUI


continua





*Sant'Antioco (Santu Antiogu o Sant'Antiogu in sardo, San Antiòcco in tabarchino) è un comune di 11.152 abitanti della provincia del Sud Sardegna, nel Sulcis-Iglesiente da antichissime origini.
Il comune sorge sui resti di Sulki, una delle città più antiche del Mediterraneo occidentale.
È il principale comune dell'omonima isola. ( Wichipedia)







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