lunedì 11 maggio 2015

MARCIA PER LA VITA: TESTIMONIANZA FERMA E GIOIOSA






di GIUSEPPE RUSCONI

Domenica 10 maggio un lungo serpentone colorato si è snodato per le vie del centro di Roma.
Tanti giovani tra i manifestanti – Voglia di rendere pubblicamente conto della dottrina sociale della Chiesa in materia di vita e famiglia.
Sfila anche il cardinale Burke, mentre sabato pomeriggio, al Convegno internazionale nella sala san Pio X, il cardinale Pell ha ribadito che non prevede ‘deviazioni dottrinali’ al prossimo Sinodo.

“Santa Giovanna d’Arco diceva che a noi è chiesto solo di combattere: sarà poi Dio che darà la vittoria”.
Così domenica pomeriggio 10 maggio Virginia Coda Nunziante ha concluso dal palco in piazzale Bocca della Verità la quinta edizione della Marcia nazionale per la Vita. Tra lo sventolio di bandiere e striscioni sono stati tanti gli applausi convinti con cui le migliaia di partecipanti alla grande testimonianza pubblica di umanità hanno salutato le parole finali, per quest’anno, dell’instancabile portavoce nazionale. Partita due ore prima a pochi metri da san Pietro, la ‘Marcia’ si è snodata attraverso il centro storico dell’Urbe per concludersi appunto nei pressi del Teatro di Marcello, ai piedi del Campidoglio. E’ stata una gioiosa occasione di coraggio civile condivisa anche da tanti giovani: una notazione significativa questa che dà speranza per l’avvenire. Lo rileva con entusiasmo la ventunenne Chiara Chiessi, una tra le portatrici del grande striscione della cappellania dell’Università di Roma Tre, che associa studenti della Comunità di Sant’Egidio, di Comunione e Liberazione, della Fuci, salesiani e di Giurisprudenza: “Noi siamo fieri di aver partecipato per la prima volta a questa marcia. Quello dell’aborto è un problema di cui noi giovani dobbiamo farci carico. Deve essere la nostra generazione a porre fine al genocidio silenzioso che ha causato dal 1988 diversi milioni di morti solo in Italia. E’ un genocidio di cui i grandi media non parlano, eppure continua a esserci. Come donna penso che lo Stato dovrebbe sovvenzionare molto di più i Centri di aiuto alla vita per sostenere le tante donne in difficoltà”.

La ‘Marcia’ non è solo una delle tante coraggiose iniziative che fermentano nel Paese in materia di vita: è diventata con gli anni la maggiore espressione di testimonianza pubblica di massa, quella di grande visibilità mediatica, occasione che è data a tutti gli uomini di buona volontà, in primo luogo ai cattolici, di levare alta la propria voce su temi fondamentali per l’esistenza, rompendo la cappa del pensiero unico che opprime la nostra società occidentale e costringendo i sacerdoti del compromesso e della rassegnazione a un salutare esame di coscienza. Non a caso dalla ‘Marcia’ si è levato più volte un invito giustamente un po’ rude da parte di un gruppo mariano di Schio: “Presidente Renzi, quando ti ricorderai delle tante creature uccise quotidianamente nel grembo materno? Svegliati!” Lo scendere in piazza per un’iniziativa “coraggiosa e profetica” (monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste) implica, come ha evidenziato nel messaggio di adesione monsignor Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola, che “ci si dichiari apertamente e ci si incoraggi a vicenda”. In tal senso il cardinale Raymond Burke anche quest’anno ha voluto sfilare per tutto il percorso, dando un’ulteriore testimonianza significativa di pubblica testimonianza.
Così come sabato pomeriggio era stato il cardinale George Pell a portare la sua parola coerente con la dottrina sociale della Chiesa davanti ai convenuti nella Sala San Pio X per il Convegno internazionale (vedi sotto).

A dispetto del sole cocente, con l’asfalto che incominciava a sciogliersi, già prima delle due via della Conciliazione offriva un bel colpo d’occhio di suoni e di colori, con manifestanti provenienti da diversi Paesi. Dopo alcune testimonianze dal palco la ‘Marcia’ si è messa in moto, ha attraversato il ponte sul Tevere e si è immessa in corso Vittorio Emanuele. Un serpentone molto vivace, aperto da un grande striscione sorretto tra gli altri da alcune mamme campane “che hanno detto sì alla vita”, pur provenendo dalla travagliata ‘Terra dei fuochi’, in cui tante gravidanze sono a rischio. Dalle prime file si scandisce anche “Una mamma, un papà/ questa è la vera libertà”, uno degli slogan più conosciuti della ‘Manif pour tous’ mobilitata anche contro quella che Virginia Coda Nunziante, nel discorso conclusivo, ha definito “la follia del gender” che strappa l’anima ai nostri figli.
Passano gli orionini, con il superiore generale don Flavio Peloso; i guanelliani con il lungo striscione della parrocchia di san Giuseppe al Trionfale (con don Wladimiro Bogoni che vi ha creato un Centro per la vita); i tanti della Famiglia religiosa del Verbo Incarnato, tra Rosario e rap cristiano, preceduti da un grande Crocifisso; lo striscione della parrocchia di Trinità dei pellegrini, quello della parrocchia di San Tommaso Moro, ambedue romane. Ecco una quarantina di frati lieti e decisi: sono usciti dalla Congregazione commissariata dei Francescani dell’Immacolata e ora sono diventati Fratelli dell’Immacolata e di san Francesco (già riconosciuti con decreto vescovile).

Sfilano tra gli altri gli allievi della Scuola paritaria “Vincenza Altamura” di Roma, una cinquantina di giovani rumeni di Timisoara con tanto di banda musicale, un centinaio di giovani polacchi con enorme bandiera nazionale e tante ‘solo’ grandi, un gruppo di giovani spagnoli, alcune giovani dell’associazione ‘Evita Peron’, il Cuore di Vandea con un altro grande striscione ‘Dieu le roi’, l'Associazione Famiglia Domani, la Fondazione Lepanto, il ‘Movimento dell’Amore familiare’, 'Notizie pro vita", l'UNITALSI , il trenino dei bambini, il Sovrano Militare Ordine di Malta, l'Istituto Cristo Re di Firenze, Vita Humana International, l’Associazione Famiglie numerose, la Manif pour tous Italia, i Farmacisti cattolici, i Ginecologi cattolici, La Vigna di Rachele, il Cav di Cava dei Tirreni-Salerno, bergamaschi e veronesi, bandiere portoghesi, brasiliane, russe, croate, slovene, ucraine, i gigli gialli sull’azzurro dei Borbone, Droit à naître, l’associazione PER, i ‘Parlamentari per la vita’. Alla Bonino vengono ricordati da uno striscione i 10mila aborti procurati. Con grandi bandiere marciano una ventina di membri di ‘Tradizione, famiglia, proprietà’, preceduti da due cornamuse scozzesi; poi il ‘Popolo della Vita’, ‘Italia reale’, ‘Italia cristiana’, il ‘Comitato Articolo 26’ contro l’ideologia del gender nelle scuole, ‘Ravenna è qui’, ‘Aktion SOS Leben’, la ‘Generazione Voglio vivere’. Insomma una presenza tanto intensa quanto variegata, con tanti stili di
testimonianza sincera.

Alla ‘Marcia’ ha fatto seguito la celebrazione di una santa messa in rito romano straordinario da parte di mons. Marco Agostini, cerimoniere pontificio, nella storica basilica di San Giorgio al Velabro.

CARD. PELL: “NON PREVEDO CHE IL SINODO MODIFICHI LA TRADIZIONE CRISTIANA CONSOLIDATA”

Sabato 9 maggio la Sala san Pio X a via della Conciliazione ha ospitato il Convegno internazionale che ormai tradizionalmente precede la ‘Marcia per la Vita’. Promosso da Voice of Family e sponsorizzato tra gli altri dall’Associazione Famiglia Domani, l’incontro è stato caratterizzato nel pomeriggio dalle relazioni del card. George Pell e di John-Henry Westen, caporedattore del portale canadese Lifesitenews. Davanti ai circa 200 convenuti (per la maggior parte di realtà anglofone pro life), il prefetto della Segreteria vaticana per l’economia ha parlato dei genitori come educatori per eccellenza. Tratteggiato un quadro realistico della situazione dell’istituto della famiglia in genere nella società occidentale (ci si sposa sempre meno religiosamente e anche civilmente… non solo: ma in Australia più del 70% di chi chiede il battesimo per il figlio è in situazione matrimoniale irregolare!), il porporato ha evidenziato l’importanza di testimoniare la bellezza del matrimonio cristiano, che – per altro – è anch’esso soggetto alle naturali difficoltà dello stare insieme. Per i figli questo è molto importante: “I genitori cattolici non dovrebbero mai dimenticare di indicare ai figli che la vera crescita si esplica attraverso la fedeltà agli insegnamenti di Cristo e della Chiesa”.
Oggi viviamo in una società che esalta la ‘libertà di scelta’, l’autodeterminazione. Tuttavia “l’entusiasmo di molti per tale libertà è limitato agli ambiti della vita, della famiglia, del matrimonio”. Dunque “niente tolleranza in materia di ecologia e femminismo”.

La famiglia dei nostri giorni è fragile, provatissima dai grandi cambiamenti apportati a partire dagli Anni Sessanta anche dalla ‘rivoluzione sessuale’ propagata in grande misura “da canzoni di gruppi come i Beatles e i Rolling Stones”. Per alcuni studiosi, ha rilevato qui il cardinale Pell, la ‘rivoluzione della pillola’ ha avuto un impatto maggiore di quello della rivoluzione comunista in Russia.
Diversi studi anche recenti, ha poi evidenziato il prefetto vaticano, dimostrano che i figli dei divorziati sono più soggetti a patologie psichiche e tendono ad andare peggio a scuola rispetto ai figli di coppie sposate regolarmente, magari anche litigiose. Scientificamente si dimostra errata la convinzione diffusa che i figli dei divorziati vivano più felicemente di quelli di coppie in cui volano i piatti.
Rispondendo ad alcune domande, il cardinale Pell ha rilevato tra l’altro, in relazione al prossimo Sinodo di ottobre, che “Cristo è stato molto chiaro sul divorzio e anche sull’adulterio”. E che nelle decisioni che verranno proposte all’approvazione del Papa “non prevede nessuna discrepanza rispetto alla tradizione cattolica consolidata di san Giovanni Paolo II il Grande, Benedetto XVI, il Concilio di Trento”.

Tra i presenti in sala grande la preoccupazione per gli esiti del Sinodo di ottobre, espressa nella sentita relazione di John Henry Westen, che ha esordito osservando con amarezza come in molte diocesi i pro life cattolici si sentano abbandonati dalle gerarchie locali. Fino a Benedetto XVI compreso, “ci potevamo rivolgere allora a Roma”, ma oggi “dopo il Sinodo regnano poca chiarezza e molta confusione” anche in Vaticano. “Il Sinodo è stato ambiguo” e “solo grazie all’intervento dei fratelli africani e di almeno due dei nostri ospiti c’è stato un ripensamento”. E’ scoppiato qui un applauso molto sostanzioso all’indirizzo sia dell’altro relatore cardinale Pell che del confratello Burke seduto in platea. Westen ha evidenziato la chiarezza e la preveggenza di san Giovanni Paolo II sull’avanzata del ‘pensiero unico’, divenuto effettivamente una “vera e propria tirannia”. Il flagello dell’ideologia gender avanza dappertutto, non trovando adeguata resistenza anche a causa dell’inclinazione al compromesso suicida di non pochi cattolici. Eppure in Canada uno dei capi della locale comunità lgbt, ora al governo, ha richiamato con parole drammatiche la società alla realtà dei fatti: tra gli omosessuali la salute è generalmente precaria, è in forte crescita il cancro anale, le morti aumentano anche se non sempre vengono pubblicizzate, quella lgbt è una comunità che muore più velocemente delle altre. Per Westen ciò è una triste dimostrazione del fatto che certi comportamenti non danneggiano solo l’anima, ma anche – e gravemente – il corpo. Appello finale del relatore ai padri sinodali: “Raccontate la verità al popolo di Dio! Dite la verità anche pensando ai nostri figli! Operate con carità nella verità!”. Applauso lunghissimo, poi … tutti alla ‘Marcia’.









www.rossoporpora.org – 11 maggio 2015




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