venerdì 8 maggio 2015

Festa dell'apparizione di San Michele Arcangelo nel Gargano







Questa festa odierna, ahimè soppressa nel 1960, ricorda la dedicazione di uno dei più celebri santuari longobardi, quello del santo Arcangelo sul monte Gargano, nei pressi di Siponto, e le cui origini risalgono alla prima metà del VI sec.

Roma, che, dai tempi di san Leone Magno, celebrava il natalis della basilica dell’Arcangelo al VI miglio della via Salaria il 29 o il 30 settembre, s’astenne durante molti secoli dal celebrare anche quella del santuario di Siponto, perché non la concerneva.

Tuttavia, verso l’XI sec., la basilica della via Salaria, essendo già caduta in completo oblio, i due anniversari furono attribuiti al monte Gargano; la festa dell’8 maggio fu dunque considerata come l’anniversario dell’apparizione di san Michele su questa montagna e quella del 29 settembre fu quella della dedicazione dell’oratorio primitivo eretto dal vescovo di Siponto nella grotta in cui l’Arcangelo era apparso.

Nel XII la festa si propagò qualche poco e penetrò nelle basiliche del Laterano e del Vaticano. Essa si presenta sotto diversi titoli a seconda dei manoscritti. Così si rileva come Sancti Michælis archangeli in molti di questi; come Apparitio sancti Michælis in altri; come Dedicatio sancti Michælis in uno così come in uno come Inventio sancti Michælis ed in un altro Revelatio sancti Michælis. Come precisa il martirologio di San Pietro, si tratta della festa di san Michele al Monte Gargano nelle Puglie. Si celebra, in effetti, questo giorno qui l’apparizione di cui san Michele avrebbe onorato il Gargano alla fine del V sec. e la dedicazione della basilica eretta in questo luogo.

Nella Sabina, sul monte Tancia, si trovava un’altra grotta, antico tempio pagano, che, verso il VII sec., fu dedicato – giusto un 8 maggio – a san Michele dai Longobardi, ed ottenne anch’essa una grande celebrità (cfr. M. G. Mara, Michele, arcangelo, in (a cura di) Istituto Giovanni XXIII della Pontificia Università Lateranense, Bibliotheca Sanctorum, tomo 9, Roma 1968 (ora III rist. 1996), col. 421). La sua storia si svolse parallelamente a quella del Gargano, salvo che il santuario sabino era più antico, poiché, come vuole un’antica narrazione di Farfa, lo stesso papa san Silvestro l’avrebbe consacrato. 

La sua dedicazione si festeggiava ugualmente l’8 maggio, e questa ha senza dubbio contribuito a diffondere la festa di questo giorno nella Sabina, nei paesi del reatino e nel Ducato romano, vale a dire dovunque l’abbazia di Farfa, alla quale i duchi longobardi di Spoleto donarono questo santuario, estese la sua influenza. Non pensiamo tuttavia che si sbagli cercare in questa direzione l’origine della festa celebrata a Roma, poiché Farfa era un’abbazia imperiale e, tuttavia, la Città dei Papi non doveva aprirsi volentieri alla sua influenza. La festa non è potuta venire neanche dal Nord, giacché è ignorata da tutti i calendari di Francia e di Germania. I martirologi che derivano da Beda non ne fanno menzione, connettono il culto del Monte Gargano al 29 settembre.

È dunque dall’Italia meridionale che si diffuse la sua festa dell’8 maggio: «Quando si studiano le tracce, in Occidente, del culto di san Michele, lo si vede iniziare al Monte Gargano, in un luogo fortemente ellenizzato, ed è dal sud dell’Italia che risplende verso il Nord e specialmente verso la Lombardia, per l’influenza di Ravenna», scrive H. Leclercq (in D.A.C.L., tomo 11, col. 905, riprendendo il libro di O. Rodjestinsky, Le culte de saint Michel et le Moyen Age latin, Paris 1912, traduzione nostra, ndr.). Dal IX sec., l’apparitio S. Michælis è incisa nel calendario di marmo di Napoli. Essa appartiene anche al calendario di Benevento (Paléographie musicale, tomo XIV, pp. 450-451). Cfr., per riferimenti, Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, p. 237.
La messa è la stessa del 29 settembre.


La presenza dei santi Angeli nel tempio ed all’ora della preghiera deve ispirarci un profondo rispetto per la maestà di Dio e per la santità degli spiriti beati; perciò il Salmista diceva: In conspectu angelorum psallam tibi (Sal. 138 (137), 1). Questo rispetto deve essere unito tuttavia ad un sentimento di grande fiducia, poiché, durante l’orazione, mentre sulla nostra testa si apre il cielo ed il Paraclito, che dimora in noi, c’apre le labbra per la preghiera, i santi Angeli si mettono ai nostri lati per aiutare la nostra insufficienza, per trasportare al cielo i nostri voti e portarci, in seguito, la grazia da parte di Dio. Ascendit precatio (oratio) – diceva sant’Agostino – et descendit Dei miseratio (Pseudo Agostino, Sermo 47 de beato Tobiae). Per questo, la Chiesa, al momento più solenne del divino Sacrificio, invoca l’aiuto degli angeli, affinché presentino loro stessi, in nostro nome, l’offerta sull’altare celeste, e ci riportino la pienezza delle benedizioni.

Quis ut Deus? Queste parole sono un programma di umiltà; questa consiste essenzialmente difatti nel riconoscere i diritti infiniti di Dio su noi, e l’obbligo in cui siamo, noi, creature inutili, di dedicargli le nostre persone e ciò che c’appartiene. L’umiltà è così giustizia e verità.

L’importanza delle funzioni di san Michele verso la Chiesa è giustificata specialmente dalla sacra Scrittura, dove, nella lotta contro il demonio, in ogni tempo, nella Sinagoga come nella Chiesa, è rappresentato sempre come l’invincibile campione di Dio. Secondo ciò che scriveva san Paolo ai Tessalonicesi (2 Tes. 2, 6-7), il mistero di iniquità che si manifesterà impudentemente negli ultimi tempi del mondo avendo cominciato già la sua opera di perversione, trova un ostacolo (katéchon, Κατέχων), che gli impedisce di spiegare tutto il suo potere malefico anche oggi; e ciò, fino al giorno della lotta finale permessa da Dio all’anticristo. Come spiegano numerosi esegeti, questo ostacolo è san Michele. La devozione verso l’arcangelo vincitore di Satana offre qualche cosa di più della devozione agli altri santi. Questi possono intercedere per no i vicino a Dio e possono ricoprire il ruolo di avvocato, mentre san Michele è costituito anche da Dio protettore e difensore della Chiesa. Ciò si spiega perché appartiene non semplicemente all’agiografia, ma alla stessa teologia cristologica, e dopo le funzioni del Padre putativo di Gesù, non esistono sulla terra di più importanti né di più sublimi di quelle sono affidate a san Michele.








Scuola Ecclesia Mater



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