sabato 21 luglio 2012

Applausi ai falsi profeti

 

 

By Rai Vaticano

http://raivaticano.blog.rai.it/2012/07/20/chi-sono-i-falsi-profeti/


 

Mi è capitato recentemente di rileggere il famoso passo evangelico: “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete” (Mt 7,15-16). Di solito queste parole ci fanno pensare alle numerose sette pseudo-bibliche che ci si presentano come cristiane, mentre è chiaro che di cristiano non hanno neanche il nome; oppure ai movimenti d’ispirazione New Age, tutti “Peace and Love”, o ai vari gruppi orientaleggianti che nulla hanno a che fare con il vero buddismo o l’autentico induismo. Purtroppo però, sempre più spesso, lo dico con dolore, anche tra gli uomini di Chiesa troviamo molta ignoranza mescolata a egocentrismo e orgoglio; mancanze che li fanno essere disubbidienti non solo verso la gerarchia, cui dovrebbero appunto obbedienza, ma addirittura contro la stessa dottrina, fondamento della Chiesa.

Qualche tempo fa - un esempio tra i tanti - in una trasmissione televisiva del pomeriggio si discuteva della solita minestra riscaldata: perché la Chiesa non si aggiorna, come attirare i giovani, la questione del sesso, quella degli omosessuali ecc.. Fino ad arrivare al tema dei divorziati cattolici che si sono rifatti una nuova famiglia e ciò nonostante vogliono continuare a partecipare alla vita della Chiesa, la quale purtroppo li respinge ”solo per questioni formali”. Nessuno dei presenti, però, usando un minimo di onestà intellettuale ha proposto nella discussione il problema del peccato mortale, argomento completamente ignorato, in cui queste persone vivono, e che rende impossibile dare loro la comunione.

A un certo punto del dibattito, la conduttrice, che si definiva credente, poneva candidamente il suo problema di divorziata e felicemente risposata con il suo nuovo compagno e, infervorandosi come una suffragetta, affermava che la Chiesa non doveva ostinarsi a negarle la comunione cui ha diritto, perché Gesù ha insegnato l’amore e non la durezza di cuore. Insomma secondo il suo ragionamento è Dio che deve venire incontro agli uomini e non viceversa. Un assurdo teologico che, purtroppo, va molto di moda in questi ultimi anni. Per fortuna, aggiungeva ancora la conduttrice, ci sono preti più aperti e più moderni (come se questi due termini fossero automaticamente sinonimo di verità) e raccontava che un notissimo prete, un vero prezzemolino televisivo, durante una Messa, pur conoscendo bene la sua situazione, non aveva esitato a darle ugualmente la comunione.

Alla fine del racconto c’è stato, ovviamente, il solito applauso trionfale del pubblico in studio, che dava il suo assenso alla conduttrice e, soprattutto, alla scelta del prete. Ma per chi vuole fare un cammino serio sulla via della conversione le cose non stanno certo così. Se per un credente laico è gravissimo “autogestirsi” i Comandamenti, pensiamo a quanto sia grave per un sacerdote, per un uomo di Dio, dare un messaggio così contraddittorio e deleterio della legge del Signore. “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e sia gettato in mare”. (Mc. 9, 37-47). I piccoli non sono solo i bambini, ma tutti coloro che cominciano un cammino di vita spirituale, persone alle quali andrebbero comunicati i valori autentici della religione.

Il male che ha fatto questo prete è perciò incalcolabile. Innanzitutto perché, pur conoscendo la dottrina, è andato volontariamente contro la legge di Dio, dando un’idea falsa del matrimonio e dell’adulterio e commettendo così un peccato mortale. Inoltre, ancor peggio, ha indotto la persona in questione a non farsi un sincero esame di coscienza sullo stato della sua anima: essa continuerà anzi a vivere “serenamente” la sua vita lontano dalla Chiesa, e tutto ciò a causa della superbia di un prete convinto di essere superiore alla stessa Legge divina.

Ecco chi sono i falsi profeti. È amaro costatare che, troppo spesso, proprio chi dovrebbe difendere la Chiesa nella sua purezza la disprezza, inducendo all’errore, oltre che sé stesso, anche le anime che a lui si sono rivolte in cerca di Dio. Tra gli applausi.

 

Antonello Cannarozzo

 

 

 

 

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