mercoledì 12 maggio 2021

“Pigliare l’affetto di Maria”. L’invito di Santa Caterina alla devozione mariana






7 Maggio 2021 | Cattolicesimo romanoMariologia


Dalla lettera CCCXLII di santa Caterina da Siena a don Roberto da Napoli


Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce,

A voi reverendo e caro padre, per reverenzia di quello dolcissimo sacramento, io Catarina, serva e schiava dei servi di Dio, scrivo e raccomandovi nel prezioso sangue del Figliuolo suo con desiderio di vedervi unito e trasformato nel fuoco della divina carità, il quale fuoco uni Dio coll’uomo e tennelo confitto e chiavellato in croce. Oh inestimabile e dolcissima carità quanto è dolce l’unione che hai fatta coll’uomo! Ben ci hai mostrato lo ineffabile amore tuo per molte grazie e beneficii fatte alle creature e specialmente per lo beneficio della incarnazione del figliuolo tuo, cioè di vedere la somma altezza venire a tanta bassezza quanta è la nostra umanità.

Ben si dee vergognare l’umana superbia di vedere Dio tanto umiliato nel ventre della gloriosa vergine Maria, la quale fu quello campo dolce dove fu seminato il seme della Parola incarnata del Figliuolo di Dio. Veramente, carissimo padre, in questo benedetto e dolce campo di Maria fece questo Verbo innestato nella carne sua come il seme che si gitta nella terra che per lo caldo del sole germina e trae fuore il fiore e il frutto; e il guscio rimane alla terra; così veramente fece per lo caldo e fuoco della divina carità che Dio ebbe all’umana generazione gittando il seme della parola sua nel campo di Maria.

O beata e dolce Maria tu ci hai donato il fiore del dolce Gesù. E quando produsse il frutto questo dolce fiore? quando fu innestato in su il legno della santissima croce, perocché allora ricevemmo vita perfetta. E perché dicemmo che il guscio rimane alla terra, quale fu questo guscio? fu la volontà dell’unigenito Figliuolo di Dio, il quale in quanto uomo era vestito del desiderio dell’onore del Padre e della salute nostra e tanto fu forte questo smisurato desiderio che corse come innamorato, sostenendo pene e vergogne e vituperio, infino all’obbrobriosa morte della croce. Considerando dunque, venerabile padre, che questo medesimo fu in Maria, cioè che ella non poteva desiderare altro che l’onore di Dio e la salute della creatura; però dicono li Dottori, manifestando la smisurata carità di Maria che di sé medesima averebbe fatta scala per ponere in croce il Figliuolo suo, se altro modo non avesse avuto. E tutto questo era perché la volontà del Figliuolo era rimasta in lei.

Tenete a mente, padre, e non v’esca mai dal cuore ne dalla memoria né dall’anima vostra che sete stato offerto e donato a Maria. Pregatela dunque che ella vi rappresenti e doni al dolce Gesù figliuolo suo ed ella come dolce madre e benigna madre di misericordia vi rappresenterà. E non siate ingrato né sconoscente; perocché ella non ha schifata la petizione, anco l’accetta graziosamente. Siate dunque fedele, non ragguardando per neuna illusione di dimonia, né per detto di neuna creatura, ma virilmente correte pigliando quello affetto dolce di Maria cioè che sempre cercate l’onore di Dio e la salute dell’anime.








(Lettere di Santa Caterina da Siena, a cura di N. Tommaseo, vol. IV, pp. 313-315)

Immagine: Antonio del Ceraiolo, Matrimonio mistico di santa Caterina da Siena, 1515-20, Cappella Bombeni, Santa Trinita, Firenze (fonte: wikimedia.org)








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