Aldo Maria Valli, 21-11-2019
Avrete probabilmente letto la notizia riguardante un medico americano, Ulrich George Klopfer, nella cui casa, dopo la sua morte, sono stati rinvenuti i resti di più di duemila feti abortiti.
Klopfer, morto a settantacinque anni, era noto per essere un accanito abortista, esecutore di migliaia di aborti in cliniche dell’Indiana e dell’Illinois, al punto che nel 2016 gli era stata ritirata la licenza per non aver prestato cure ragionevoli alle pazienti e aver violato i requisiti richiesti a proposito della documentazione relativa agli interventi.
Dopo la sua morte, tuttavia, si è venuti a sapere che Klopfer nel corso degli anni aveva stretto una singolare amicizia con un uomo, convinto antiabortista, che era solito protestare davanti alle cliniche nelle quali il medico operava.
È stato padre Dan Scheidt, parroco cattolico di St. Vincent de Paul a Fort Wayne, a raccontare la vicenda, senza però fare il nome del parrocchiano che allacciò il rapporto con il medico.
“Anche dopo che la sua licenza medica fu ritirata dalle autorità – ha spiegato padre Scheidt – George Klopfer si recava nella clinica ormai chiusa e lì incontrava il parrocchiano, un fedele cattolico che si sedeva in macchina con il medico e parlava con lui, e questo succedeva ogni giovedì”.
“Io stesso – dice il parroco – fui presentato al medico dal mio parrocchiano e così per due volte parlai con quell’uomo, responsabile della fine di oltre trentamila vite umane. Ebbene, dalle nostre conversazioni risultò chiaro che Klopfer era un uomo assolutamente solo e che io e il mio parrocchiano eravamo i suoi unici amici”.
Padre Scheidt afferma di aver imparato molto su Klopfer e sulle sue sofferenze. Nato in Germania durante la seconda guerra mondiale, il futuro medico vide gli orrori del conflitto, “il totale abbandono degli esseri umani e il disinteresse dell’uno per l’altro”.
Secondo il parrocchiano, ha riferito padre Scheidt, prima di morire Klopfer ebbe forse un cambiamento nel suo cuore. L’amico antiabortista gli disse: “George, non è troppo tardi. Sei come il ladrone sulla croce, accanto a Gesù. Tu appartieni a Gesù. Accettalo, in quest’ultima ora”.
Non si sa se il medico visse veramente una conversione, ma il parrocchiano, che tante altre volte aveva avuto l’impressione di sbattere contro un muro, tornò dall’ultimo incontro del giovedì con la convinzione che il Signore avesse fatto breccia nel cuore di Klopfer.
Durante l’omelia nella parrocchia di St. Vincent de Paul padre Scheidt ha incoraggiato i fedeli a seguire l’esempio di quel parrocchiano: “Ogni persona è qualcosa di più della somma dei suoi peccati. Siamo tutti figli di Dio. Dobbiamo andare alla ricerca dell’immagine di Gesù che c’è in ogni persona. Io ho avuto la possibilità di vedere in George Klopfer non solo un uomo che ha massacrato migliaia di innocenti, ma una pecora smarrita. Dio possiede la capacità di trasformare e guarire la vita umana. Questa è la nostra storia e Gesù ci ha dato tutto, tutto, perché possiamo essere parte di un lieto fine”.
A.M.V.
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