martedì 1 maggio 2018

A petra Petrus





di Giovanni Scalese 30-04-2018

Sono un po’ di anni che si parla di un “ripensamento” del papato. Giovanni Paolo II, nel 1995, auspicava che si potesse trovare «una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova» (enciclica Ut unum sint, n. 95). Papa Francesco, nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium (2013), ha parlato di una vera e propria “conversione del papato” (n. 32). Ai nostri giorni sono sorprendentemente soprattutto i tradizionalisti a interrogarsi sui limiti dell’autorità pontificia. Penso che qualsiasi riflessione su un problema tanto delicato non possa che prendere le mosse dalla tradizione dei Padri, che conserva un carattere normativo per la Chiesa di tutti i tempi.


Ebbene, la Liturgia delle ore odierna, per la memoria liturgica di San Pio V, offre un testo di Sant’Agostino che potremmo considerare in qualche modo parallelo a quello proposto per la solennità dei Santi Pietro e Paolo. Oggi ci viene presentato un brano dei Trattati su Giovanni, mentre il 29 giugno un brano del discorso Nel natale degli apostoli Pietro e Paolo. Vorrei riportare un passaggio da ciascuna di queste due letture. Si tratta di due testi molto simili fra loro, che a mio parere ci possono aiutare a capire quale sia il vero ruolo del Romano Pontefice.


Nella lettura del 29 giugno leggiamo (il passo tra parentesi quadre non è riportato dalla Liturgia delle ore):
Beatus Petrus, primus Apostolorum, vehemens Christi amator, qui meruit audire: Et ego dico tibi quia tu es Petrus. Dixerat enim ipse: Tu es Christus Filius Dei vivi. Christus illi: Et ego dico tibi quia tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam. Super hanc petram aedificabo fidem, quam confiteris. Super hoc quod dixisti: Tu es Christus Filius Dei vivi, aedificabo Ecclesiam meam. Tu enim Petrus. A petra Petrus, non a Petro petra. Sic a petra Petrus, quomodo a Christo Christianus. [Vis nosse de qua petra Petrus dicatur? Paulum audi: Nolo enim vos ignorare, fratres; Apostolus Christi dicit: Nolo vos ignorare, fratres, quia patres nostri omnes sub nube fuerunt, et omnes per mare transierunt, et omnes in Moyse baptizati sunt in nube et in mari, et omnes eumdem cibum spiritalem manducaverunt, et omnes eumdem potum spiritalem biberunt. Bibebant enim de spiritali sequente eos petra: petra autem erat Christus. Ecce unde Petrus] (Sermo 295, In natali apostolorum Petri et Pauli, 1: PL 38, 1348-1349)
Il beato Pietro, il primo degli apostoli, dotato di un ardente amore verso Cristo, ha avuto la grazia di sentirsi dire da lui: «E io ti dico: Tu sei Pietro» (Mt 16:18). Precedentemente Pietro si era rivolto a Gesú dicendo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16:16). E Gesú aveva affermato come risposta: «E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16:18). Su questa pietra stabilirò la fede che tu professi. Fonderò la mia Chiesa sulla tua affermazione: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Tu infatti sei Pietro; “Pietro” deriva da pietra e non “pietra” da Pietro. “Pietro” deriva da pietra, come “cristiano” da Cristo. [Vuoi sapere da quale pietra Pietro prende nome? Ascolta Paolo: «Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una pietra spirituale che li accompagnava, e quella pietra era il Cristo» (1Cor 10:1-4). Ecco da dove deriva Pietro.]
Nella lettura di oggi invece leggiamo (anche qui ci sono alcuni passaggi tralasciati nella Liturgia delle ore):
Hoc agit Ecclesia spe beata in hac vita aerumnosa: cuius Ecclesiae Petrus apostolus, propter Apostolatus sui primatum, gerebat figurata generalitate personam. Quod enim ad ipsum proprie pertinet, natura unus homo erat, gratia unus christianus, abundantiore gratia unus idemque primus apostolus: sed quando ei dictum est: Tibi dabo claves regni coelorum, et quodcumque ligaveris super terram, erit ligatum et in coelis; et quodcumque solveris super terram, erit solutum et in coelis, universam significabat Ecclesiam, quae in hoc saeculo diversis tentationibus velut imbribus, fluminibus, tempestatibus quatitur, et non cadit, quoniam fundata est super petram, unde Petrus nomen accepit. [Non enim a Petro petra, sed Petrus a petra; sicut non Christus a christiano, sed christianus a Christo vocatur.] Ideo quippe ait Dominus: Super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, quia dixerat Petrus: Tu es Christus Filius Dei vivi. Super hanc ergo, inquit, petram quam confessus es, aedificabo Ecclesiam meam. Petra enim erat Christus: super quod fundamentum etiam ipse aedificatus est Petrus. Fundamentum quippe aliud nemo potest ponere praeter id quod positum est, quod est Christus Iesus. Ecclesia ergo quae fundatur in Christo, claves ab eo regni coelorum accepit in Petro, id est potestatem ligandi solvendique peccata. [Quod est enim per proprietatem in Christo Ecclesia, hoc est per significationem Petrus in petra; qua significatione intellegitur Christus petra. Petrus Ecclesia.] Haec igitur Ecclesia [quam significabat Petrus, quamdiu degit in malis,] amando et sequendo Christum liberatur a malis. (In evangelium Ioannis tractatus CXXIV, tract. 124, 5: PL 35, 1973-1974)
In queste parole è enunciata l’opera della Chiesa, guidata sempre, in questa vita di travagli, dalla speranza; è enunciata l’opera della Chiesa che è come impersonata da Pietro, proprio perché primo degli apostoli. Pietro, infatti, a livello di natura era un singolo uomo; a livello di grazia era un singolo cristiano; su di un piano sovrabbondante di grazia egli era ancora un singolo apostolo, anzi il primo; ma quando Cristo gli disse: «A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16:19), in quel momento Pietro rappresentava tutta la Chiesa, quella Chiesa che in questo mondo è sconvolta da ogni genere di tribolazioni ed è come investita da piogge torrenziali, alluvioni, uragani, e tuttavia non crolla mai perché è fondata su quella pietra da cui Pietro ricevette il suo nome. [Non deriva infatti “pietra” da Pietro, ma “Pietro” da pietra; come Cristo non prende il suo nome da “cristiano”, ma il cristiano da Cristo.] Perciò il Signore disse: «Su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16:18). Era la risposta alle affermazioni di Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16:16). Gesú dunque volle dire: Sulla pietra che fu oggetto della tua professione di fede, io edificherò la mia Chiesa. «Quella pietra era Cristo» (1Cor 10:4). Sopra questo fondamento fu edificato anche Pietro. «Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesú Cristo» (1Cor 3:11). Dunque la Chiesa, che è fondata in Cristo, ricevette da lui, nella persona di Pietro, le chiavi del regno dei cieli, cioè la potestà di sciogliere e legare i peccati. [Infatti, ciò che nella realtà (per proprietatem) è la Chiesa (fondata) su Cristo, nella rappresentazione (per significationem) lo è Pietro (che si fonda) sulla pietra; in tale rappresentazione Cristo va inteso come la pietra; Pietro, come la Chiesa.] E questa Chiesa [rappresentata da Pietro, finché vive nei mali,] amando e seguendo Cristo viene liberata dai mali (mi sono permesso di apportare qualche piccola modifica alla traduzione italiana della Liturgia delle ore)
L’interpretazione piú comune del testo di Matteo vede nella pietra su cui Cristo edifica la sua Chiesa o Pietro stesso (interpretazione piú tradizionale) o la sua fede (interpretazione piú recente). Si veda, per esempio, il Catechismo della Chiesa Cattolica:
Cristo, «Pietra viva» [cf 1Pt 2:4], assicura alla sua Chiesa fondata su Pietrola vittoria sulle potenze di morte. Pietro, a causa della fede da lui confessata, resterà la roccia incrollabile della Chiesa (n. 552)
Mossi dalla grazia dello Spirito Santo e attirati dal Padre, noi, riguardo a Gesú, crediamo e confessiamo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16:16). Sulla roccia di questa fede, confessata da San Pietro, Cristo ha fondato la sua Chiesa (n. 424)
Senza volere ora mettere in discussione queste interpretazioni comuni, nei testi che abbiamo riportato Agostino sembrerebbe dire qualcosa di diverso: la pietra su cui è fondata la Chiesa non è né Pietro né la sua fede, ma Cristo. Tanto Pietro quanto la sua fede si fondano, come la Chiesa, su Cristo: «Su questa pietra stabilirò la fede che tu professi»; «Sopra questo fondamento fu edificato anche Pietro».


L’unico fondamento della Chiesa è Cristo («La Chiesa è fondata in Cristo»), e non può essere altro che lui. Agostino porta a riprova di questa sua affermazione i due testi paolini della prima lettera ai Corinzi: «Quella pietra era Cristo» (10:4); «Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesú Cristo» (3:11).


Ma allora perché Gesú ha chiamato Simone “Pietro”? A petra Petrus, non a Petro petra: Pietro prende nome dalla pietra, e non viceversa. Quel nome deve ricordargli su chi è fondato, da chi dipende, quale è il suo unico punto di riferimento. Pietro, senza Cristo, non è nulla; tutto ciò che egli è, lo è solo in riferimento a lui e in dipendenza da lui.


Il secondo brano insiste su un aspetto assente nel primo: il fatto che Pietro rappresenti la Chiesa. Oltre a essere un uomo (come tutti gli altri, aggiungeremo noi); oltre a essere un cristiano; oltre a essere un apostolo (il primo degli apostoli!), Pietro “impersona” la Chiesa (Ecclesiae ... gerebat figurata generalitate personam). Quando Gesú gli dà le chiavi del regno dei cieli, in lui e attraverso di lui, le sta dando a tutta la Chiesa. Naturalmente il fatto che Pietro sia il “rappresentante” della Chiesa non va inteso nel senso che, per agire, egli necessiti di una delega da parte della base; significa semplicemente che un Pietro isolato dal resto della Chiesa non ha alcun senso. Pietro non è un sovrano assoluto, ma colui che tutto ciò che fa, non lo fa a nome proprio, ma a nome di tutta la Chiesa. Questa “rappresentanza” della Chiesa da parte di Pietro deve manifestarsi soprattutto nel suo fondarsi sulla pietra che è Cristo. Un Pietro che, per malaugurata ipotesi, decidesse di cambiare fondamento o di porre in sé stesso il proprio fondamento, cesserebbe ipso facto di essere Pietro.
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Pubblicato da Querculanus 








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