L'attivista: «Clima, razza, trans: è la nuova religione di una minoranza ricca e senza più scopi, che si impone ai giovani usando eco-ansia, censura e miti apocalittici. Al pianeta serve il progresso tecnologico: le rinnovabili ci fanno regredire all'era contadina»
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di Martina Pastorelli
«Clima, razza e trans formano oggi la "santa trinità" della sinistra, per la quale il woke la nuova religione con cui tiene insieme lo spauracchio dell'apocalisse climatica, il proprio senso di superiorità morale e il transumanesimo che impianta uteri negli uomini e modifica il genere: è un'agenda piena di contraddizioni, poiché non fondata sulla verità. L'unico modo per imporla e impedire l'avanzata di un'alternativa politica di destra sarà ostacolare- la libertà di espressione»
Attivista ambientale di lungo corso, proclamato «Eroe dell'ambiente» da Time magazine, vincitore del Green book award 2008 e fondatore di Environmental progress, Michael Shellenberger avrebbe il pedigree perfetto per accodarsi al catastrofismo climatico in voga e invece resta, coraggiosamente, voce fuori dal coro che propone un'analisi lucida e profonda della crisi che attraversa l'Occidente, arrivando a concludere che «stiamo assistendo al ribaltamento della cultura illuminista e giudaico-cristiana che ci vede tutti uguali davanti a Dio e alla legge». Giornalista d'inchiesta su temi climatici ed energetici, autore dei best sellers "L'apocalisse può attendere", "Errori e falsi allarmi dell'ecologismo radicale" e "San Fransicko: why progressives ruin cities", in questa intervista mostra «l'altra storia» che soggiace a quella che definisce «regressione totalitaria» in atto, individuandone il colpevole in una sinistra «anti crescita, anti natalità e promotrice di una infantilizzazione distruttiva della popolazione».
In Italia la narrativa dell'emergenza climatica sta prendendo piede e si usano paura e informazioni fuorvianti per smantellare la società con zelo rivoluzionario. Cosa c'è dietro questo ambientalismo apocalittico?
«Il cambiamento climatico è il mito apocalittico dominante da circa, trent'anni, che per la gente ha sostituito quello dell'olocausto nucleare venuto meno con la fine della guerra fredda. Non è mai stato molto efficace perché fondato su uno scenario - la carestia - che è stato smentito dai fatti: abbiamo continuato a produrre sempre più cibo nonostante il riscaldamento climatico e le emissioni di carbonio perfino in zone come l'Africa subsahariana e l'Asia meridionale, grazie a fertilizzanti, sistemi irrigazione e altre moderne tecniche agricole. Non c'è nessun rischio di un'apocalisse sebbene le provino tutte per farcelo credere, ad esempio collegando le piogge tropicali con le correnti del golfo. Sono solo mezzi con cui le élites cercano di controllare le persone per interessi economici e per rafforzare il proprio potere politico sui Paesi in via di sviluppo, dall'America Latina all'Africa, dove Usa e Ue vogliono dominare la produzione alimentare ed energetica».
Lei respinge l'attacco all'uomo visto come causa dei malanni climatici e sostiene che il progresso umano è vitale per quello ambientale. Perché?
«La rivoluzione industriale e le transizioni energetiche degli ultimi duecento anni hanno portato ovvi benefici ecologici: sostituendo il legno con il carbone abbiamo salvato le foreste, producendo petrolio abbiamo risparmiato le balene da cui si ricavava olio... sono esempi banali che dovrebbero essere evidenti a tutti. Le rinnovabili ci fanno regredire alle società contadine: perché mai dovremmo volerlo? Ecologismo e woke sono ideologie apocalittiche che puntano al potere, al controllo, al guadagno e si presentano come una nuova religione».
Pensa che la cosiddetta «ecoansia» che gira sia conseguenza dell'angoscia esistenziale dell'uomo postmoderno che ha messo da parte Dio?
«Senza dubbio: secolarizzazione e perdita del senso del trascendente stanno generando una crisi spirituale e financo psichiatrica negli Stati Uniti. Credere in Dio e nella vita eterna fa psicologicamente bene, poiché allevia l'ansia dell'uomo davanti alla morte. Prima i totalitarismi novecenteschi, poi nel dopoguerra l'isteria per la presunta sovrappopolazione mondiale, ora l'emergenza climatica: sono le paure con cui le élites controllano le popolazioni. Dovremmo riconoscere che, se non siamo mai stati così bene, lo dobbiamo alle fonti di energia abbondanti e a basso costo. La spinta verso l'austerità capitalizza sull'ansia esistenziale delle persone ed è il fulcro delle pessime politiche odierne».
Le nuove generazioni sono le prime a cascarci: in Italia si susseguono le dimostrazioni di giovani attivisti climatici ai danni di monumenti. Come spiegargli che non c'è motivo di fare le vittime?
«Quando parlo ai miei figli o agli studenti chiedo loro di ricordare com'era la vita dei loro nonni e di confrontarla con la nostra. E gli rammento che nel mondo due miliardi di persone ancora oggi usano la legna come primaria fonte di energia. La battaglia per il clima è il passatempo di una minoranza ricca e secolarizzata rimasta senza scopi, che si crede l'eroina che salverà il mondo dal "male" dei combustibili fossili e ha venduto questa immagine ai giovani. Ma la realtà è ben diversa: rendere costosa l'energia è un errore terribile che condannerà poveri e anziani. Quindi dico: comportatevi da adulti e piantatela: se davvero volete ridurre le emissioni, puntate sul nucleare!
Quanto è pericoloso questo allarmismo se unito all'attacco alla libertà di parola?
«Siamo in presenza di un vero e proprio "apparato industriale censorio": l'Europa sta disciplinando in modo sconcertante il diritto di parola, che da noi è intoccabile per Costituzione e protetto dal primo emendamento. Peraltro, si è scoperto che il governo ha sollecitato restrizioni su Twitter e Facebook (il caso Twitter files, ndr). In Occidente non abbiamo mai sperimentato una così grande tolleranza nei confronti delle minoranze, eppure da Biden a Obama ad altri capi di Stato è tutto un lamentarsi contro un presunto linguaggio d'odio per poi invocare la censura: un segnale preoccupante dell'attacco alla libertà di espressione. Per denunciarlo, il 22 e 23 giugno, a Londra, terremo un incontro internazionale aperto a chi ha a cuore questo valore fondamentale».
Sul caso Twitterfiles, con il giornalista Matt Taibbi, avete testimoniato al Congresso. Come hanno reagito le autorità?
«Mi sono trovato a dover difendere il primo emendamento dai democratici, che ci hanno interrogato come "colpevoli" di aver denunciato la censura in atto. Che a loro non basta: sono convinti che chi, come me, critica l'emergenzialismo climatico debba essere oscurato ancora di più sui social media. Ma senza libertà di parola non c'è democrazia, progresso, scienza! La sinistra, ora ostaggio dell'ideologia woke, è sempre così preoccupata che qualcuno sia offeso o traumatizzato da togliere la facoltà di parlare liberamente: questa è la strada che porta al totalitarismo».
In questo tipo di società, dove cosa è bene o male viene deciso dal potente di turno che stabilisce sempre nuovi criteri, chi può dirsi al sicuro?
«Viviamo un tempo molto difficile perché siamo nelle mani di élites che obbediscono a ideologie antiumane di decrescita e depopolamento, considerano la libertà di espressione una minaccia, mettono a rischio il principio di uguaglianza davanti alla legge, la sacralità dei bambini, i diritti delle donne. Così molte persone, me incluso, che un tempo stavano a sinistra su certi temi si trovano d'accordo con la destra, in una inedita alleanza liberal-conservatrice contro il wokeismo dal grande potenziale, anche elettorale».
Da: La Verità, martedì 6 giugno 2023
di Martina Pastorelli
«Clima, razza e trans formano oggi la "santa trinità" della sinistra, per la quale il woke la nuova religione con cui tiene insieme lo spauracchio dell'apocalisse climatica, il proprio senso di superiorità morale e il transumanesimo che impianta uteri negli uomini e modifica il genere: è un'agenda piena di contraddizioni, poiché non fondata sulla verità. L'unico modo per imporla e impedire l'avanzata di un'alternativa politica di destra sarà ostacolare- la libertà di espressione»
Attivista ambientale di lungo corso, proclamato «Eroe dell'ambiente» da Time magazine, vincitore del Green book award 2008 e fondatore di Environmental progress, Michael Shellenberger avrebbe il pedigree perfetto per accodarsi al catastrofismo climatico in voga e invece resta, coraggiosamente, voce fuori dal coro che propone un'analisi lucida e profonda della crisi che attraversa l'Occidente, arrivando a concludere che «stiamo assistendo al ribaltamento della cultura illuminista e giudaico-cristiana che ci vede tutti uguali davanti a Dio e alla legge». Giornalista d'inchiesta su temi climatici ed energetici, autore dei best sellers "L'apocalisse può attendere", "Errori e falsi allarmi dell'ecologismo radicale" e "San Fransicko: why progressives ruin cities", in questa intervista mostra «l'altra storia» che soggiace a quella che definisce «regressione totalitaria» in atto, individuandone il colpevole in una sinistra «anti crescita, anti natalità e promotrice di una infantilizzazione distruttiva della popolazione».
In Italia la narrativa dell'emergenza climatica sta prendendo piede e si usano paura e informazioni fuorvianti per smantellare la società con zelo rivoluzionario. Cosa c'è dietro questo ambientalismo apocalittico?
«Il cambiamento climatico è il mito apocalittico dominante da circa, trent'anni, che per la gente ha sostituito quello dell'olocausto nucleare venuto meno con la fine della guerra fredda. Non è mai stato molto efficace perché fondato su uno scenario - la carestia - che è stato smentito dai fatti: abbiamo continuato a produrre sempre più cibo nonostante il riscaldamento climatico e le emissioni di carbonio perfino in zone come l'Africa subsahariana e l'Asia meridionale, grazie a fertilizzanti, sistemi irrigazione e altre moderne tecniche agricole. Non c'è nessun rischio di un'apocalisse sebbene le provino tutte per farcelo credere, ad esempio collegando le piogge tropicali con le correnti del golfo. Sono solo mezzi con cui le élites cercano di controllare le persone per interessi economici e per rafforzare il proprio potere politico sui Paesi in via di sviluppo, dall'America Latina all'Africa, dove Usa e Ue vogliono dominare la produzione alimentare ed energetica».
Lei respinge l'attacco all'uomo visto come causa dei malanni climatici e sostiene che il progresso umano è vitale per quello ambientale. Perché?
«La rivoluzione industriale e le transizioni energetiche degli ultimi duecento anni hanno portato ovvi benefici ecologici: sostituendo il legno con il carbone abbiamo salvato le foreste, producendo petrolio abbiamo risparmiato le balene da cui si ricavava olio... sono esempi banali che dovrebbero essere evidenti a tutti. Le rinnovabili ci fanno regredire alle società contadine: perché mai dovremmo volerlo? Ecologismo e woke sono ideologie apocalittiche che puntano al potere, al controllo, al guadagno e si presentano come una nuova religione».
Pensa che la cosiddetta «ecoansia» che gira sia conseguenza dell'angoscia esistenziale dell'uomo postmoderno che ha messo da parte Dio?
«Senza dubbio: secolarizzazione e perdita del senso del trascendente stanno generando una crisi spirituale e financo psichiatrica negli Stati Uniti. Credere in Dio e nella vita eterna fa psicologicamente bene, poiché allevia l'ansia dell'uomo davanti alla morte. Prima i totalitarismi novecenteschi, poi nel dopoguerra l'isteria per la presunta sovrappopolazione mondiale, ora l'emergenza climatica: sono le paure con cui le élites controllano le popolazioni. Dovremmo riconoscere che, se non siamo mai stati così bene, lo dobbiamo alle fonti di energia abbondanti e a basso costo. La spinta verso l'austerità capitalizza sull'ansia esistenziale delle persone ed è il fulcro delle pessime politiche odierne».
Le nuove generazioni sono le prime a cascarci: in Italia si susseguono le dimostrazioni di giovani attivisti climatici ai danni di monumenti. Come spiegargli che non c'è motivo di fare le vittime?
«Quando parlo ai miei figli o agli studenti chiedo loro di ricordare com'era la vita dei loro nonni e di confrontarla con la nostra. E gli rammento che nel mondo due miliardi di persone ancora oggi usano la legna come primaria fonte di energia. La battaglia per il clima è il passatempo di una minoranza ricca e secolarizzata rimasta senza scopi, che si crede l'eroina che salverà il mondo dal "male" dei combustibili fossili e ha venduto questa immagine ai giovani. Ma la realtà è ben diversa: rendere costosa l'energia è un errore terribile che condannerà poveri e anziani. Quindi dico: comportatevi da adulti e piantatela: se davvero volete ridurre le emissioni, puntate sul nucleare!
Quanto è pericoloso questo allarmismo se unito all'attacco alla libertà di parola?
«Siamo in presenza di un vero e proprio "apparato industriale censorio": l'Europa sta disciplinando in modo sconcertante il diritto di parola, che da noi è intoccabile per Costituzione e protetto dal primo emendamento. Peraltro, si è scoperto che il governo ha sollecitato restrizioni su Twitter e Facebook (il caso Twitter files, ndr). In Occidente non abbiamo mai sperimentato una così grande tolleranza nei confronti delle minoranze, eppure da Biden a Obama ad altri capi di Stato è tutto un lamentarsi contro un presunto linguaggio d'odio per poi invocare la censura: un segnale preoccupante dell'attacco alla libertà di espressione. Per denunciarlo, il 22 e 23 giugno, a Londra, terremo un incontro internazionale aperto a chi ha a cuore questo valore fondamentale».
Sul caso Twitterfiles, con il giornalista Matt Taibbi, avete testimoniato al Congresso. Come hanno reagito le autorità?
«Mi sono trovato a dover difendere il primo emendamento dai democratici, che ci hanno interrogato come "colpevoli" di aver denunciato la censura in atto. Che a loro non basta: sono convinti che chi, come me, critica l'emergenzialismo climatico debba essere oscurato ancora di più sui social media. Ma senza libertà di parola non c'è democrazia, progresso, scienza! La sinistra, ora ostaggio dell'ideologia woke, è sempre così preoccupata che qualcuno sia offeso o traumatizzato da togliere la facoltà di parlare liberamente: questa è la strada che porta al totalitarismo».
In questo tipo di società, dove cosa è bene o male viene deciso dal potente di turno che stabilisce sempre nuovi criteri, chi può dirsi al sicuro?
«Viviamo un tempo molto difficile perché siamo nelle mani di élites che obbediscono a ideologie antiumane di decrescita e depopolamento, considerano la libertà di espressione una minaccia, mettono a rischio il principio di uguaglianza davanti alla legge, la sacralità dei bambini, i diritti delle donne. Così molte persone, me incluso, che un tempo stavano a sinistra su certi temi si trovano d'accordo con la destra, in una inedita alleanza liberal-conservatrice contro il wokeismo dal grande potenziale, anche elettorale».
Da: La Verità, martedì 6 giugno 2023
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