lunedì 19 giugno 2023

Michael Shellenberger: «Per controllarci sfruttano la trinità woke»



L'attivista: «Clima, razza, trans: è la nuova religione di una minoranza ricca e senza più scopi, che si impone ai giovani usando eco-ansia, censura e miti apocalittici. Al pianeta serve il progresso tecnologico: le rinnovabili ci fanno regredire all'era contadina»




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di Martina Pastorelli

«Clima, razza e trans formano oggi la "santa tri­nità" della sini­stra, per la quale il woke la nuova religione con cui tiene insie­me lo spauracchio dell'apoca­lisse climatica, il proprio sen­so di superiorità morale e il transumanesimo che im­pianta uteri negli uomini e modifica il genere: è un'agen­da piena di contraddizioni, poiché non fondata sulla veri­tà. L'unico modo per imporla e impedire l'avanzata di un'alternativa politica di destra sa­rà ostacolare- la libertà di espressione»

Attivista ambientale di lun­go corso, proclamato «Eroe dell'ambiente» da Time ma­gazine, vincitore del Green book award 2008 e fondatore di Environmental progress, Michael Shellenberger avreb­be il pedigree perfetto per accodarsi al catastrofismo cli­matico in voga e invece resta, coraggiosamente, voce fuori dal coro che propone un'ana­lisi lucida e profonda della crisi che attraversa l'Occiden­te, arrivando a concludere che «stiamo assistendo al ri­baltamento della cultura illu­minista e giudaico-cristiana che ci vede tutti uguali davan­ti a Dio e alla legge». Giornali­sta d'inchiesta su temi clima­tici ed energetici, autore dei best sellers "L'apocalisse può attendere", "Errori e falsi allar­mi dell'ecologismo radicale" e "San Fransicko: why progressi­ves ruin cities", in questa inter­vista mostra «l'altra storia» che soggiace a quella che defi­nisce «regressione totalita­ria» in atto, individuandone il colpevole in una sinistra «anti crescita, anti natalità e pro­motrice di una infantilizzazione distruttiva della popo­lazione».

In Italia la narrativa dell'emergenza climatica sta prendendo piede e si usano paura e informazioni fuorvianti per smantellare la società con zelo rivoluzionario. Cosa c'è dietro questo ambientali­smo apocalittico?

«Il cambiamento climatico è il mito apocalittico domi­nante da circa, trent'anni, che per la gente ha sostituito quel­lo dell'olocausto nucleare ve­nuto meno con la fine della guerra fredda. Non è mai sta­to molto efficace perché fon­dato su uno scenario - la care­stia - che è stato smentito dai fatti: abbiamo continuato a produrre sempre più cibo no­nostante il riscaldamento cli­matico e le emissioni di car­bonio perfino in zone come l'Africa subsahariana e l'Asia meridionale, grazie a fertiliz­zanti, sistemi irrigazione e altre moderne tecniche agri­cole. Non c'è nessun rischio di un'apocalisse sebbene le pro­vino tutte per farcelo credere, ad esempio collegando le piogge tropicali con le corren­ti del golfo. Sono solo mezzi con cui le élites cercano di controllare le persone per in­teressi economici e per raf­forzare il proprio potere poli­tico sui Paesi in via di svilup­po, dall'America Latina all'A­frica, dove Usa e Ue vogliono dominare la produzione ali­mentare ed energetica».

Lei respinge l'attacco al­l'uomo visto come causa dei malanni climatici e sostiene che il progresso umano è vita­le per quello ambientale. Per­ché?

«La rivoluzione industriale e le transizioni energetiche degli ultimi duecento anni hanno portato ovvi benefici ecologici: sostituendo il legno con il carbone abbiamo salva­to le foreste, producendo pe­trolio abbiamo risparmiato le balene da cui si ricavava olio... sono esempi banali che do­vrebbero essere evidenti a tutti. Le rinnovabili ci fanno regredire alle società contadine: perché mai dovremmo volerlo? Ecologismo e woke so­no ideologie apocalittiche che puntano al potere, al control­lo, al guadagno e si presenta­no come una nuova religio­ne».

Pensa che la cosiddetta «ecoansia» che gira sia conse­guenza dell'angoscia esisten­ziale dell'uomo postmoderno che ha messo da parte Dio?

«Senza dubbio: secolariz­zazione e perdita del senso del trascendente stanno generando una crisi spirituale e financo psichiatrica negli Stati Uniti. Credere in Dio e nella vita eterna fa psicologi­camente bene, poiché allevia l'ansia dell'uomo davanti alla morte. Prima i totalitarismi novecenteschi, poi nel dopo­guerra l'isteria per la presun­ta sovrappopolazione mon­diale, ora l'emergenza clima­tica: sono le paure con cui le élites controllano le popola­zioni. Dovremmo riconoscere che, se non siamo mai stati così bene, lo dobbiamo alle fonti di energia abbondanti e a basso costo. La spinta verso l'austerità capitalizza sull'an­sia esistenziale delle persone ed è il fulcro delle pessime po­litiche odierne».

Le nuove generazioni sono le prime a cascarci: in Italia si susseguono le dimostrazioni di giovani attivisti climatici ai danni di monumenti. Come spiegargli che non c'è motivo di fare le vittime?

«Quando parlo ai miei figli o agli studenti chiedo loro di ricordare com'era la vita dei loro nonni e di confrontarla con la nostra. E gli rammento che nel mondo due miliardi di persone ancora oggi usano la legna come primaria fonte di energia. La battaglia per il cli­ma è il passatempo di una mi­noranza ricca e secolarizzata rimasta senza scopi, che si crede l'eroina che salverà il mondo dal "male" dei combu­stibili fossili e ha venduto questa immagine ai giovani. Ma la realtà è ben diversa: rendere costosa l'energia è un errore terribile che condan­nerà poveri e anziani. Quindi dico: comportatevi da adulti e piantatela: se davvero volete ridurre le emissioni, puntate sul nucleare!

Quanto è pericoloso questo allarmismo se unito all'attac­co alla libertà di parola?

«Siamo in presenza di un vero e proprio "apparato in­dustriale censorio": l'Europa sta disciplinando in modo sconcertante il diritto di pa­rola, che da noi è intoccabile per Costituzione e protetto dal primo emendamento. Pe­raltro, si è scoperto che il go­verno ha sollecitato restrizio­ni su Twitter e Facebook (il caso Twitter files, ndr). In Oc­cidente non abbiamo mai spe­rimentato una così grande tolleranza nei confronti delle minoranze, eppure da Biden a Obama ad altri capi di Stato è tutto un lamentarsi contro un presunto linguaggio d'odio per poi invocare la censura: un segnale preoccupante del­l'attacco alla libertà di espres­sione. Per denunciarlo, il 22 e 23 giugno, a Londra, terremo un incontro internazionale aperto a chi ha a cuore questo valore fondamentale».

Sul caso Twitterfiles, con il giornalista Matt Taibbi, ave­te testimoniato al Congresso. Come hanno reagito le auto­rità?

«Mi sono trovato a dover di­fendere il primo emenda­mento dai democratici, che ci hanno interrogato come "col­pevoli" di aver denunciato la censura in atto. Che a loro non basta: sono convinti che chi, come me, critica l'emergenzialismo climatico debba es­sere oscurato ancora di più sui social media. Ma senza li­bertà di parola non c'è demo­crazia, progresso, scienza! La sinistra, ora ostaggio dell'i­deologia woke, è sempre così preoccupata che qualcuno sia offeso o traumatizzato da to­gliere la facoltà di parlare li­beramente: questa è la strada che porta al totalitarismo».

In questo tipo di società, dove cosa è bene o male viene deciso dal potente di turno che stabilisce sempre nuovi criteri, chi può dirsi al sicu­ro?

«Viviamo un tempo molto difficile perché siamo nelle mani di élites che obbedisco­no a ideologie antiumane di decrescita e depopolamento, considerano la libertà di espressione una minaccia, mettono a rischio il principio di uguaglianza davanti alla legge, la sacralità dei bambi­ni, i diritti delle donne. Così molte persone, me incluso, che un tempo stavano a sini­stra su certi temi si trovano d'accordo con la destra, in una inedita alleanza liberal-conservatrice contro il wokeismo dal grande potenziale, anche elettorale».

Da: La Verità, martedì 6 giugno 2023



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