di Boni Castellane,
La grande contraddizione alla base della Green
transition la si comprende rifacendosi alla principale legge che governa la
politica: le decisioni importanti non sono oggetto di dibattito. Non c’è stata
alcuna discussione sulla gestione pandemica, hanno fatto quello che hanno
ritenuto giusto. Non ci fu alcuna discussione sulla moneta unica, non c’è
alcuna discussione sull’immigrazione -c’è discussione solo su quanta ce ne
debba essere-, non c’è stata alcuna discussione sull’Ucraina. Nelle democrazie
le cose importanti si riconoscono perché vengono fatte senza discussione.
Ieri cadeva la data che Greta Thumberg “sulla base
di studi scientifici dei massimi esperti", aveva indicato per la fine del
mondo; nel 2007 Al Gore disse che nel 2013 la calotta polare si sarebbe sciolta
e sarebbe finito il mondo, guadagnandosi così con pieno merito il Nobel,
giacché il Nobel non attesta i meriti, ma l’adesione alla Narrazione.
Tutta la Green transition funziona così:
esiste un piano di discussione popolare che è amplissimo, diffuso, basato su
conflitti sociali indotti attraverso l’uso di ragazzi con l’ecoansia che
imbrattano opere d’arte e fermano il traffico – cioè fanno cose odiosissime,
ingiustificabili, inutili e fatte apposta per creare indignazione – e un piano
di discussione alto, delegato al Word Economic Forum, l’agenzia di stampa
ufficiale della Narrazione, dove si afferma che se fa caldo è colpa degli
esseri umani e che per non far finire il mondo tutti devono comprare delle
cose.
L’ecologismo è un tema interessante proprio per il
suo aspetto apocalittico: non si può infatti sostenere che “la fine del mondo”
non sia un tema di una certa importanza, tuttavia, se si tratta della fine del
mondo, perché ne stiamo parlando? Perché decisioni molto meno importanti sono
state prese dalla politica naturaliter, senza alcun dibattito e senza
far rumore, presentate alla gente come fatti compiuti, inevitabili e sui quali
non c’è niente da dire; e invece del problema della fine del mondo se ne occupa
Greta, gli ecovandali con l’ecoansia, Mario Tozzi, i consiglieri comunali, i
libri dei divulgatori e Klaus Schwab?
Il Word Economic Forum ha recentemente scritto in
un documento che è prioritario diminuire del 75% “i proprietari di automobili”,
non le automobili, ma i proprietari, ribadendo così in un colpo solo il
concetto del “non possiederai nulla e sarai felice”; sia il fatto che l’inquinamento
è colpa di quelli che usano la macchina per i loro loschi spostamenti, sia il
fatto che va benissimo che tutti i beni siano di proprietà del 25% delle persone, sia che bisogna affittare tutto per vivere a debito e non avere noiose
e anacronistiche incombenze, come il lasciare disdicevoli eredità ai propri
discendenti.
Come possiamo notare non si tratta di
“decisioni" ma di dibattito, di Narrazione, esattamente come quando Chiara
Saraceno, come fatto notare acutamente ieri da Martino Cervo, ci dice che è
normale che un giovane precario non compri casa ma vada in affitto e poi ci
dice che vivere così è brutto ed è per questo che la gente va via dall’Italia.
Possono tali contraddizioni essere altro che Narrazione? Quando il sindaco di
Bologna annuncia, per il primo Luglio, il limite dei 30 chilometri orari
“perché l’obiettivo sono i morti zero”, non sta realmente parlando di sicurezza
stradale e nemmeno di inquinamento. C’è pieno il mondo di città con il limite
di 30 chilometri orari, i pochi incidenti mortali purtroppo ci sono sempre e le
emissioni, invece di diminuire, aumentano.
L’ex Hotel occupato a Firenze nel quale è
scomparsa una bambina di cinque anni è stato sgomberato in un mattino, dopo
anni di proteste e di Sinistra che diceva che era una cosa impossibile da
realizzare: quando si deve fare qualcosa, non se ne parla, si fa e basta.
C’è però un nuovo rischio in tutto questo: alla
Narrazione non basta più semplicemente polarizzare il dibattito creando
contrapposizioni, la sinistra woke, alla quale guarda Elly Schlein, è convinta
che fare politica significhi sostanzialmente molestare la vita delle persone;
non dicono più soltanto che se fa caldo è colpa tua, vogliono metterti fuori
norma l’auto, vogliono cambiarti la dieta, vogliono modificarti le abitudini
sulla base delle loro peculiarissime convinzioni. E quando Macron, Lula, Biden
e Sumak firmano l’appello affinché nessuno resti indietro nella Green
transition l’obiettivo non è il sostegno ai poveri, l’obiettivo è dire
che la Green transition è un processo inevitabile, necessario e già
approvato da tutti. Ma senza averlo chiesto a nessuno.
da La verità del 22 Giugno 2023
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