venerdì 3 marzo 2023
Nella traduzione di Chiesa e postconcilio da Le salon beige notiamo come la vicenda del trattamento riservato ai fedeli legati alla Tradizione trovi posto anche sugli organi di stampa. Di seguito ne abbiamo la versione da Le Figaro.
Da Christophe Dickès in Le Figaro
La Quaresima per i cattolici tradizionali inizia nel dolore. Il responsabile Vaticano in tema di liturgia, il cardinale Roche, che di fatto non ha mai nascosto la sua contrarietà all'operato di Benedetto XVI, ha appena pubblicato un nuovo testo convalidato da papa Francesco sulla pratica del rito antico [qui]. Il papa, in contraddizione con lo spirito stesso che intendeva dare al suo pontificato, riduce drasticamente la libertà dei vescovi e la loro autonomia in materia. Ma chi sono questi cattolici tradizionalisti? […]
Oggi, queste persone vengono individuate. Ci si potrebbe chiedere perché riempiono le loro chiese quando molte altre sono vuote. Ci si potrebbe anche chiedere se queste persone non facciano parte di quelle che Benedetto XVI ha definito minoranze creative: scuole, gruppi scout, cori, assistenza agli anziani, opere missionarie, media e soprattutto… conversioni e vocazioni. I tradizionalisti fanno fiorire il loro fico, ma ciò non sembra aver importanza.
Innanzitutto, come san Paolo chiamato a Gerusalemme dalle colonne della Chiesa (Galati 2), avremmo potuto cercare di accogliere i responsabili degli istituti e delle comunità interessate per ascoltarli. Avremmo anche potuto chiedere loro di fare uno sforzo lavorando su alcuni punti. Così come la Fraternità San Pio X o gli anglicani si erano impegnati a discutere con Roma per una reintegrazione, sempre sotto il pontificato di Benedetto XVI. Potremmo, in caso di cattiva volontà, fare una correzione fraterna, o anche un rimprovero e anche dare prova di sollecitudine pastorale. Il che, nel diritto canonico (C. 1341), è un'opera di giustizia. Meglio ancora, dato che oggi i laici hanno voce in capitolo, avremmo potuto invitare anche alcuni della base di questi credenti, rappresentativi di questa singolare corrente della Chiesa.
Nulla di tutto questo: è stato ricevuto solo il Superiore della Fraternità San Pietro. Che ne ha tratto giovamento [vedi e link di richiamo]. Quanto ai laici, le madri di sacerdoti dai 50 ai 65 anni, che hanno percorso a piedi 1.500 km da Parigi a Roma per depositare una supplica ai piedi del Vicario di Pietro, sono state accolte per appena tre minuti [qui]. 1500 chilometri per una manciata di secondi... In questo gruppo, una goccia d'acqua di speranza in un oceano di indifferenza, c'era anche una fedele appartenente alla comunità Emmanuel che, mossa a compassione, aveva voluto fare un po' di strada con questo curioso piccolo mondo. Questa donna aveva creato un ponte. Fu accolta con lacrime e amata con le parole di Tertulliano: “Vedi come si amano” (Apologetica, n. 39 § 7).
Oggi a queste tradizioni vengono dati appellativi per meglio squalificarle. Sono nichilisti, ci viene detto, o addirittura restaurazionisti. Un critico inglese li considera addirittura nuovi giansenisti! Viene detto loro di riconoscere il Concilio Vaticano II quando la stragrande maggioranza di loro non ha letto e non leggerà mai il Concilio Vaticano II. Né più né meno della maggior parte dei fedeli che assistono alla Messa di Paolo VI. Vengono criticati per la loro ecclesiologia senza chiedersi se il 96% dei cattolici non praticanti ne abbia una. Alla fine vogliamo rieducarli. Con le buone o con le cattive. Sembra che sia di moda la sinodalità, ma “loro” hanno un solo diritto: quello di soffrire in silenzio
Oggi, queste persone vengono individuate. Ci si potrebbe chiedere perché riempiono le loro chiese quando molte altre sono vuote. Ci si potrebbe anche chiedere se queste persone non facciano parte di quelle che Benedetto XVI ha definito minoranze creative: scuole, gruppi scout, cori, assistenza agli anziani, opere missionarie, media e soprattutto… conversioni e vocazioni. I tradizionalisti fanno fiorire il loro fico, ma ciò non sembra aver importanza.
Innanzitutto, come san Paolo chiamato a Gerusalemme dalle colonne della Chiesa (Galati 2), avremmo potuto cercare di accogliere i responsabili degli istituti e delle comunità interessate per ascoltarli. Avremmo anche potuto chiedere loro di fare uno sforzo lavorando su alcuni punti. Così come la Fraternità San Pio X o gli anglicani si erano impegnati a discutere con Roma per una reintegrazione, sempre sotto il pontificato di Benedetto XVI. Potremmo, in caso di cattiva volontà, fare una correzione fraterna, o anche un rimprovero e anche dare prova di sollecitudine pastorale. Il che, nel diritto canonico (C. 1341), è un'opera di giustizia. Meglio ancora, dato che oggi i laici hanno voce in capitolo, avremmo potuto invitare anche alcuni della base di questi credenti, rappresentativi di questa singolare corrente della Chiesa.
Nulla di tutto questo: è stato ricevuto solo il Superiore della Fraternità San Pietro. Che ne ha tratto giovamento [vedi e link di richiamo]. Quanto ai laici, le madri di sacerdoti dai 50 ai 65 anni, che hanno percorso a piedi 1.500 km da Parigi a Roma per depositare una supplica ai piedi del Vicario di Pietro, sono state accolte per appena tre minuti [qui]. 1500 chilometri per una manciata di secondi... In questo gruppo, una goccia d'acqua di speranza in un oceano di indifferenza, c'era anche una fedele appartenente alla comunità Emmanuel che, mossa a compassione, aveva voluto fare un po' di strada con questo curioso piccolo mondo. Questa donna aveva creato un ponte. Fu accolta con lacrime e amata con le parole di Tertulliano: “Vedi come si amano” (Apologetica, n. 39 § 7).
Oggi a queste tradizioni vengono dati appellativi per meglio squalificarle. Sono nichilisti, ci viene detto, o addirittura restaurazionisti. Un critico inglese li considera addirittura nuovi giansenisti! Viene detto loro di riconoscere il Concilio Vaticano II quando la stragrande maggioranza di loro non ha letto e non leggerà mai il Concilio Vaticano II. Né più né meno della maggior parte dei fedeli che assistono alla Messa di Paolo VI. Vengono criticati per la loro ecclesiologia senza chiedersi se il 96% dei cattolici non praticanti ne abbia una. Alla fine vogliamo rieducarli. Con le buone o con le cattive. Sembra che sia di moda la sinodalità, ma “loro” hanno un solo diritto: quello di soffrire in silenzio
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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