Indice degli articoli sulle occasioni in cui Joseph Ratzinger, uscendo dal silenzio prefigurato dal 'recinto di Pietro', non ha fatto mancare la sua voce in questo quasi decennio successivo alla sua storica rinuncia.
Il biografo Peter Seewald ha raccontato il recente incontro con il papa emerito in Vaticano. Ed ha svelato la sua sofferenza per la Chiesa
venerdì 4 novembre 2022
Più di nove anni fa, rinunciando all'esercizio del ministero petrino, Benedetto XVI aveva detto che le sue forze non erano più adatte per quel ruolo anche a causa dell'età avanzata. Oggi, novantacinquenne, il papa emerito è fisicamente debolissimo ma, come testimoniano tutti coloro i quali hanno avuto il privilegio di incontrarlo anche recentemente, continua ad avere una mente lucidissima. E continua ad interessarsi della vita della Chiesa perché, come specificò nell'ultima udienza del suo pontificato, con la scelta della rinuncia non ha abbandonato la croce.
Una preziosa testimonianza di ciò che pensa Ratzinger oggi è arrivata questa settimana dalla Spagna e precisamente dall'Università Ceu San Pablo di Madrid dove è stato organizzato un congresso per celebrare il suo 95esimo compleanno. Il papa emerito ha inviato un saluto ed una benedizione per l'evento organizzato dall'Istituto CEU de Humanidades Ángel Ayala e dalla Fondazione Christiana Virtus e elogiando la volontà di "discutere alcune questioni fondamentali che la teologia deve affrontare oggi".
Ma ancora più rilevante del messaggio di Benedetto XVI in sé è la rivelazione fatta su di lui da uno dei relatori, Peter Seewald. Il giornalista tedesco non è una figura qualunque: è, infatti, il biografo per antonomasia di Ratzinger al quale è legato da anni di amicizia e frequentazione e con il quale ha scritto anche più di un libro-intervista. Nel corso del congresso spagnolo, Seewald ha confidato di essere stato ricevuto in udienza dal papa emerito questo mese e di aver avuto l'impressione che l'anziano teologo soffra molto per "l'attuale situazione della Chiesa" al punto da confessargli che "forse Dio lo ha voluto ancora qui per dare una testimonianza al mondo".
Una descrizione che, sebbene non confermata ufficialmente, sembra essere coerente con quanto detto qualche mese fa da monsignor Georg Gänswein, storico segretario personale di Ratzinger, nella celebrazione del 95esimo compleanno tenuta a Monaco, nella Sala Hubertus del Palazzo di Nymphenburg. In quell'occasione, un emozionato prefetto della Casa Pontificia aveva detto che nel 2013 non avrebbe mai pensato che "l’ultimo tratto di strada dal Monastero alle porte del Cielo dove sta Pietro potesse essere così lungo".
Nell'evento di Monaco non era presente, clamorosamente, l'arcivescovo, il cardinale Reinhard Marx pur essendo un successore di Ratzinger su quella cattedra. Il porporato tedesco è il principale artefice del Cammino Sinodale con il quale l'episcopato tedesco sta chiedendo a Roma - e a volte pretendendo - cambiamenti sempre più radicali sulla dottrina. E non è un mistero che proprio la situazione della "sua" Chiesa tedesca sia una delle maggiori preoccupazioni del novantacinquenne papa emerito [qui - qui] .
Una preziosa testimonianza di ciò che pensa Ratzinger oggi è arrivata questa settimana dalla Spagna e precisamente dall'Università Ceu San Pablo di Madrid dove è stato organizzato un congresso per celebrare il suo 95esimo compleanno. Il papa emerito ha inviato un saluto ed una benedizione per l'evento organizzato dall'Istituto CEU de Humanidades Ángel Ayala e dalla Fondazione Christiana Virtus e elogiando la volontà di "discutere alcune questioni fondamentali che la teologia deve affrontare oggi".
Ma ancora più rilevante del messaggio di Benedetto XVI in sé è la rivelazione fatta su di lui da uno dei relatori, Peter Seewald. Il giornalista tedesco non è una figura qualunque: è, infatti, il biografo per antonomasia di Ratzinger al quale è legato da anni di amicizia e frequentazione e con il quale ha scritto anche più di un libro-intervista. Nel corso del congresso spagnolo, Seewald ha confidato di essere stato ricevuto in udienza dal papa emerito questo mese e di aver avuto l'impressione che l'anziano teologo soffra molto per "l'attuale situazione della Chiesa" al punto da confessargli che "forse Dio lo ha voluto ancora qui per dare una testimonianza al mondo".
Una descrizione che, sebbene non confermata ufficialmente, sembra essere coerente con quanto detto qualche mese fa da monsignor Georg Gänswein, storico segretario personale di Ratzinger, nella celebrazione del 95esimo compleanno tenuta a Monaco, nella Sala Hubertus del Palazzo di Nymphenburg. In quell'occasione, un emozionato prefetto della Casa Pontificia aveva detto che nel 2013 non avrebbe mai pensato che "l’ultimo tratto di strada dal Monastero alle porte del Cielo dove sta Pietro potesse essere così lungo".
Nell'evento di Monaco non era presente, clamorosamente, l'arcivescovo, il cardinale Reinhard Marx pur essendo un successore di Ratzinger su quella cattedra. Il porporato tedesco è il principale artefice del Cammino Sinodale con il quale l'episcopato tedesco sta chiedendo a Roma - e a volte pretendendo - cambiamenti sempre più radicali sulla dottrina. E non è un mistero che proprio la situazione della "sua" Chiesa tedesca sia una delle maggiori preoccupazioni del novantacinquenne papa emerito [qui - qui] .
(Nico Spuntoni - Fonte)
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