Modificare la dottrina sulla contraccezione? Per monsignor Paglia «verrà il giorno in cui il Papa lo farà, va preso in considerazione». La sconcertante intervista del presidente PAV a The Tablet che si ricollega agli auspici della Civiltà Cattolica su un'enciclica che superi definitivamente Humanae vitae. In un concentrato di risposte patetiche si affastellano confusamente, spacciati per dottrina, sondaggi e dissenso. E ci si inventa pure il neologismo pro-life non ideologico.
Luisella Scrosati, 12-11-2022
A Christopher Lamb, vaticanista di The Tablet, l’idea dev’essere particolarmente piaciuta. E così ha organizzato un incontro tête-à-tête con mons. Vincenzo Paglia (PAV), di cui riferisce, in modo anche piuttosto patetico, in un articolo del 10 novembre. A dire il vero Lamb parla di «rumors crescenti» relativi ad un «nuovo documento che potrebbe attenuare il divieto della Chiesa sulla contraccezione artificiale». Più precisamente, queste voci direbbero che il Papa, «che ha ripetutamente enfatizzato il primato della coscienza formata e il ruolo del discernimento nel processo decisionale morale, potrebbe far evolvere la posizione che le coppie sposate non possono ricorrere alla contraccezione artificiale in nessuna circostanza».
Il suo interlocutore, però, a precisa domanda, risponde così: «Credo che verrà il giorno in cui papa Francesco o il prossimo papa, lo farà. Ma cosa posso dire? Di sicuro, lo dobbiamo prendere in considerazione». In sostanza, Lamb e Paglia stanno preparando il campo, suggerendo già la linea da adottare e persino il titolo dell’enciclica; non è chiaro se abbiano un mandante più in alto di loro, magari vestito di bianco. In effetti, non è un mistero che papa Francesco, di fronte alle aperture del Testo base della PAV, abbia difeso la libertà dei teologi di dibattere a 360 gradi (vedi qui), perché poi il Magistero deciderà, dimenticando il dettaglio che il Magistero, quanto a contraccezione, fecondazione artificiale e fine vita, abbia già deciso.
L’articolo di Lamb è piuttosto banale: Paglia sarebbe l’uomo pacifico dalle ampie vedute, che vuole essere maggiormente «“pro-life” piuttosto che semplicemente riaffermare la tradizionale opposizione della Chiesa ad aborto e contraccezione». Dall’altra parte invece ci sono i cattivi, quelli che vogliono «trascinare la Chiesa nelle guerre culturali», come alcuni vescovi statunitensi che cercano «di impedire a due illustri politici cattolici» di ricevere la Comunione, o come quegli ostinati che sostengono che mettere in discussione l’insegnamento di Humanae Vitae sulla contraccezione, significherebbe «trafficare con l’insegnamento irriformabile della Chiesa».
Ma l’interlocutore di Lamb è Paglia, l’impassibile, per nulla «turbato dal turbolento dibattito che ha visto l’Accademia pesantemente criticata da una parte dei media cattolici», ma determinato a raggiungere il suo obiettivo. «Guarda – dice mons. Paglia –, quello che è importante oggi è essere veramente pro-life in modo non ideologico […]. Ci interessa demolire – per così dire – i pregiudizi ideologici che contaminano la riflessione, che contaminano l’opinione pubblica. E impediscono un ampio coinvolgimento su tutta la linea». Solita zuppa: essere per la vita significa combattere le guerre, occuparsi della fame nel mondo, dei suicidi in crescita, della pena di morte, degli immigrati. Secondo Paglia, l’asse dev’essere spostato su questi temi perché, ribadisce, il dibattito «su aborto e eutanasia è diventato ideologizzato».
L’incontro tra Paglia e Lamb si è concentrato su due temi molto caldi. Il primo, è la nomina di Mariana Mazzuccato come membro della PAV (vedi qui). Mons. Paglia non ravvisa nessun problema in questa nomina, dal momento che la Mazzucato, secondo lui, non è in realtà pro-aborto, ma pro-choice. Potere del linguaggio. Inoltre la nomina di un’economista sarebbe giustificata dal fatto che la PAV non può ignorare «gli attacchi alla vita che provengono dalla disuguaglianza». La domanda che avrebbe dovuto porre Lamb era facile facile; del tipo: ma non c’era un’altra economista attenta alle disuguaglianze, ma contraria all’aborto? Ma è pur vero che Lamb non era lì per mettere in difficoltà Paglia, ma per aprire la finestra di Overton per lo sdoganamento della contraccezione.
E per raggiungere questo obiettivo tutto fa brodo. A partire da Paglia che gioca a gettar fumo negli occhi e confondere le carte; prima, infatti, elogia Humanae Vitae per la paternità responsabile, e poi mette in guardia dal rischio di applicare l’enciclica «in un modo strettamente legalistico». Come per esempio fa chi si avvale dei «metodi naturali di contraccezione» per non avere figli; costoro «potrebbero essere molto corretti nell’applicazione dei metodi naturali»; potrebbero dire di «attendersi alla regola», tradendo però la sostanza dell’insegnamento della Chiesa. Qualcuno gli spieghi che il ricorso ai periodi infertili non è contraccettivo e che il problema non è se qualcosa è naturale o artificiale, ma se si tratta di un atto volto a impedire la procreazione. Il coito interrotto non è artificiale, eppure è chiaramente contraccettivo. E’ troppo chiedere le dimissioni di un uomo che è a capo della PAV e non conosce queste distinzioni? O, peggio ancora, fa volutamente finta di non conoscerle?
Poi si tira in ballo rispettivamente: l’oracolo dei sondaggi di tutto il mondo, i quali, ci spiega Lamb, mostrano che la stragrande maggioranza dei cattolici non accetta che l’uso dei contraccettivi sia moralmente sbagliato; Maurizio Chiodi, che pontifica sulla possibilità di dissenso circa l’insegnamento di HV; Benedetto XVI, che, nei sogni agitati di Lamb, avrebbe detto che «la contraccezione artificiale può essere utilizzata quando l’intenzione non è quella di evitare il concepimento ma di fermare la diffusione di una malattia mortale». Su quest’ultimo fatto, ricordiamo che la Nota chiarificatrice della Congregazione per la Dottrina della Fede, aveva chiuso la questione: Benedetto XVI non aveva aperto in alcun modo né alla contraccezione in alcuni casi, né alla prostituzione, né al principio del male minore. Lamb non può non saperlo, ma evidentemente certi sabotatori della dottrina della Chiesa hanno particolarmente bisogno di fingere di avere l’appoggio dell’autorità di Benedetto XVI: lo odiano, ma non ne possono fare a meno.
Viene scomodato persino San John Henry Newman: il suo saggio sullo sviluppo della dottrina è diventato il libro più citato (alla carlona) da chi, ammesso che lo abbia letto, non l’ha minimamente capito, scambiando per sviluppo quello che Newman definiva in realtà corruzione della dottrina (vedi qui). Strano che Lamb si sia dimenticato di San Vincenzo di Lerins e dello “spirito” che armonizza le differenze.
Paglia chiude l’intervista con un messaggio di amorevole disponibilità all’ascolto: «Dico a quanti si oppongono alla discussione di questi temi: penso che ci sia un problema profondo di fedeltà allo Spirito. E cioè che è una patologia, una fede malata. Una fede nella formula e non nello Spirito. Direi che corre il rischio di bloccare lo Spirito». Niente meno. In ogni caso Paglia, l’uomo pacifico dalle ampie vedute, invita gli oppositori “malati” al dibattito, ma senza «cadere nella tentazione di essere il Magistero». Allora lo invitiamo per un’intervista alla Bussola, prima che esca Gaudium vitae. Solo che dall’altra parte non ci sarà il signor Lamb.
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