mercoledì 24 gennaio 2018

«“Guerrieri” pronti a rischiare la vita per il Vangelo». La “buona battaglia” di Jim Caviezel






Chi di noi non ha visto The Passion di Mel Gibson? Un bellissimo intervento del protagonista Jim Caviezel ad un raduno di universitari cattolici. Una traduzione e segnalazione dell'amico Maurizio, tratto da Cristianità .

* Traduzione di Passion of the Christ actor: We must be “warriors” ready to risk our lives for the Gospel[link: https://www.lifesitenews.com/news/passion-of-the-christ-actor-we-must-be-warriors-ready-to-risk-our-lives-for], in LifeSiteNews, 4-1-2018




di Lisa Bourne *

I cattolici devono essere pronti a rischiare la vita e la reputazione per sconfiggere il male nel mondo, ha detto Jim Caviezel a un raduno di studenti di college cattolici.

Solo attraverso la fede e la sapienza di Gesù potremo essere salvati – ha detto Caviezel –, ma ci vorranno anche persone pronte a combattere, a sacrificarsi e a soffrire.

Citando san Massimiliano Kolbe (1894-1941), l’attore ha detto che il più grande peccato del secolo XX è stato l’indifferenza, e lo è ancora nel XXI.

«Quest’indifferenza, questa tolleranza devastante del male, dobbiamo scrollarcela di dosso. Ma solo la nostra fede e la sapienza di Cristo possono salvarci», ha detto. «Tuttavia c’è bisogno di guerrieri pronti a mettere a repentaglio la propria reputazione, il proprio nome, persino le nostre stesse vite, per difendere la verità».

«Distinguetevi da questa generazione corrotta», così l’attore ha pungolato l’uditorio. «Siate santi. Non siete stati creati per conformarvi. Siete nati per distinguervi ed emergere».

La star de La passione di Cristo, che ha al proprio attivo numerosi altri film e produzioni televisive, è comparso a sorpresa mercoledì sera, 3 gennaio, al convegno SLS18, lo Student Leadership Summit 2018, promosso dall’organizzazione FOCUS, The Fellowship of Catholic
University Students.

Scopo del convegno, tenutosi a Chicago dal 2 al 6 gennaio, è stato quello di formare gli studenti dei college cattolici, orientandoli ad assumere uno spirito missionario nella vita e, in particolare, nei campus.

Il discorso di Caviezel, ripreso in video e pubblicato su Facebook da don Brian Buettner, direttore per le vocazioni dell’arcidiocesi di Oklahoma City, è stato accolto con entusiasmo.

L’attore ha iniziato l’intervento con un riferimento al film, di prossima uscita, Paul, Apostle of Christ, spiegando come le sue esperienze sui set cinematografici gli abbiano insegnato che per essere grandi agli occhi di Dio si deve anzitutto farsi piccoli e accettarLo integralmente, consentendoGli di guidarci.

Caviezel ha anche parlato del significato della sofferenza, denunciando come sia un malinteso fin troppo diffuso la convinzione che il cristianesimo consista meramente in discorsi melensi.

Non è per un caso fortuito che si sia trovato a fare l’attore, ha aggiunto: i ruoli assunti all’inizio della carriera hanno preparato la strada così che poi venisse chiamato a interpretare Cristo dell’epico film di Mel Gibson sulla Passione e sulla Resurrezione di Cristo.

Al convegno di FOCUS, Caviezel ha spiegato che, in modo del tutto analogo, anche le vite di chi lo stava ascoltando non sono un mero assemblaggio di eventi fortuiti.

«Alcuni tra voi, proprio in questo istante, potrebbero sentirsi infelici, confusi, incerti sul futuro o feriti», ha detto. «Non è questo il tempo per fare marcia indietro o per cedere».

Ha quindi raccontato come l’avere interpretato il ruolo di Cristo fino al termine delle riprese è stato motivo di sofferenze e ha costituito per lui una prova grande, anche per ciò che riguarda i risvolti fisici della flagellazione, l’essere crocifisso, l’essere stato colpito da un fulmine, e aver subito un’operazione a cuore aperto dopo cinque mesi e più in ipotermia.

Durante le riprese, Caviezel si è anche slogato una spalla mentre portava la croce. Ciononostante ha voluto rimanere sul set e finire la pellicola, dicendo che è stato come assolvere una penitenza.

«Mentre ero lì, sulla croce, ho compreso che la Sua sofferenza è stata la nostra redenzione», ha aggiunto. «Ricordate che un servo non è più grande del suo padrone».

«Ognuno di noi deve portare la propria croce», ha continuato. «La nostra fede e le nostre libertà hanno un prezzo».

Ai presenti (1) ha spiegato che la sofferenza ha plasmato la sua professionalità «[…] proprio come plasma le nostre vite».

Ha poi sottolineato che la resurrezione, e quindi la nostra salvezza, non è gratis.

«Alcuni di noi», lo sapete, «abbracciano un cristianesimo posticcio, dove tutto è melenso – io lo chiamo “la religione di Gesù-giocondo” – e gloria».

«Ragazzi, ci sono stati un bel po’ di dolore e di sofferenza… prima della resurrezione», ha affermato Caviezel. «E il vostro cammino non sarà differente. Perciò abbracciate la vostra croce e correte verso i vostri obiettivi».

L’attore ha già sovente parlato della propria fede e delle proprie convinzioni pro-life, confessando pubblicamente come l’avere interpretato Cristo lo abbia segnato spiritualmente. Note sono le campagne a favore dell’adozione di cui è stato protagonista, rendendo pubblica l’esperienza di genitori adottivi propria e della moglie Kerry.

I partecipanti al convegno cattolico di Chicago sono quindi stati esortati a vivere la fede pubblicamente. «Voglio vedervi uscire allo scoperto in questo mondo pagano», ha affermato Caviezel. «Voglio che abbiate il coraggio di entrare in questo mondo pagano esprimendo senza complessi la vostra fede in pubblico». «Il mondo ha bisogno di guerrieri valorosi, animati dalla fede», ha aggiunto. «Guerrieri come san Paolo e come san Luca che hanno rischiato il proprio nome e la propria reputazione per diffondere nel mondo la propria fede e il proprio amore per Gesù».


«Dio chiama ognuno di noi – ognuno di voi – a fare cose grandi», ha detto.


Per Caviezel spesso la gente ignora la chiamata di Dio ed è quindi tempo che questa generazione accetti la chiamata donandosi interamente a Lui e ritornando alla preghiera, al digiuno, alle Scritture e ai sacramenti: «Ma, prima di tutto, prendete l’impegno di iniziare a pregare, a digiunare, a meditare sulle Sacre Scritture e di prendere sul serio i santi sacramenti». Siamo una cultura in declino – ha aggiunto – e l’intero nostro mondo è radicato nel peccato. La licenziosità ha preso il posto della libertà. E questo «poiché oggi nel nostro Paese siamo fin troppo contenti di seguire il flusso della corrente». «Della libertà abbiamo fatto un idolo che mette tutte le scelte sullo stesso piano, qualunque siano le conseguenze. Credete onestamente che sia libertà vera?»

Citando Papa san Giovanni Paolo II il Grande (1978-2005), l’attore ha pure spiegato che una società non può escludere la verità e il ragionamento morali. Ogni nuova generazione americana deve comprendere che la libertà esiste non perché ognuno faccia quel che gli piace, ma per avere il diritto di poter fare ciò che si deve.

«Questa è la libertà che io auspico per voi», ha detto Caviezel al pubblico del convegno. «La libertà dal peccato, dalle debolezze, da questa schiavitù cui il peccato ci costringe. Questa è libertà per cui vale la pena morire».

Ha poi in conclusione ricordato una scena di un altro film di Mel Gibson, Braveheart-Cuore impavido, nel quale William Wallace (1270-1305) rincuora i propri uomini destinati a una sconfitta certa dicendo loro che i nemici avrebbero potuto eventualmente sottrarre loro la vita, ma mai la libertà, scegliendo una battuta specifica di quella scena: «Tutti gli uomini muoiono. Non tutti però vivono veramente». «Tu, tu e tu», ha quindi esclamato indicando alcune persone del pubblico: «dobbiamo tutti combattere per questa libertà e vivere, amici miei». «Per Dio, dobbiamo vivere avendo lo Spirito Santo come scudo e Cristo come spada. Che possiate unirvi a san Michele e a tutti gli angeli per rimandare Lucifero e i suoi accoliti all’inferno, là dove debbono restare!»


(1) Circa 8mila persone. Ndt








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