Autore: C3S
“Tra i fenomeni veramente assurdi del nostro tempo io annovero il fatto che la croce venga collocata su un lato dell’altare per lasciare libero lo sguardo dei fedeli sul sacerdote. Ma la croce, durante l’Eucaristia, rappresenta un disturbo? Il sacerdote è più importante del Signore? (…) Il Signore è il punto di riferimento. E’ lui il sole nascente della storia. Può trattarsi tanto della croce della passione, che rappresenta Gesù sofferente che lascia trafiggere il suo fianco per noi, da cui scaturiscono sangue e acqua –l’Eucaristia e il Battesimo-, come pure di una croce trionfale, che esprime l’idea del ritorno di Gesù e attira l’attenzione su di esso. Perché è Lui, comunque, l’unico Signore: Cristo ieri, oggi e in eterno.”[1]
Queste parole sono state scritte dall’allora cardinale Ratzinger: la croce sembra aver rappresentato un disturbo e il sacerdote è diventato più importante del Signore. Il futuro Benedetto XVI con queste riflessioni esprime un invito a rimettere la Croce sugli altari.
Ma il problema è a monte. Quando davvero è stata rimossa la Croce? Di fatto con la riforma liturgica allorquando il punto di gravitazione si è spostato da Dio all’assemblea, cioè all’uomo. E infatti, sempre l’allora cardinale Ratzinger, denunciava, nella Messa, un’enfatizzazione della dimensione comunionale a discapito di quella sacrificale:
“La liturgia cristiana –Eucaristia- è per sua natura festa della resurrezione, ‘Mysterium Paschae’. In quanto tale essa porta in sé il mistero della croce che è poi l’intima premessa della risurrezione. Ci troviamo semplicemente di fronte ad un eccessivo deprezzamento quando l’Eucaristia viene spiegata come il pasto della comunità: essa è costata la morte di Cristo e la gioia che essa promette presuppone l’entrata in questo mistero di morte. L’Eucaristia è orientata escatologicamente ed è quindi centrata sulla teologia della croce.”[2]
Ora –chiediamoci- tutto questo che conseguenze ha prodotto nella vita dei fedeli?
Tolta la Croce dalla Messa, tolta la Croce dalla vita.
Molti dicono che oggi la fede è in crisi. Ovviamente si tratta di un’affermazione giusta e anche corretta, perché quando si parla di fede, s’intende la sua realtà complessiva, ciò a cui essa riconduce e ciò di cui essa ha bisogno per essere davvero tale. Ma se volessimo essere precisi, dovremmo dire che non basta parlare di crisi della fede, piuttosto dovremmo parlare di crisi dello “spirito della fede”. Nel senso che c’è ancora chi crede nelle verità della fede, ma sono divenuti pochi, se non pochissimi, coloro che configurano la loro vita alla fede e la modellano su di essa.
Togliere la centralità della Croce dalla liturgia ha significato (relativamente al rapporto indissolubile lex orandi-lex credendi) un togliere la centralità della Croce dalla vita.
Il rifiuto della Croce non cambia di poco la vita cristiana, bensì di molto: anzi la distrugge. Negare la Croce, vuol dire convincersi di una capacità di auto-salvazione. Ciò conduce a respingere la sofferenza e lo spirito di sacrificio; a pensare che tutto sommato ciò che conta siano i propri diritti e basta. Guai a farsi mettere i piedi in faccia. Guai a vivere con santa pazienza. E così si sfascia tutto. E anche i cristiani si adoperano in questo. Si sfascia la famiglia, perché non si sopportano più i coniugi. Non si fanno più figli, perché non ci si vuole sacrificare e non si vuole rinunciare. E -di conseguenza- è sparita la convinzione che il peccato è il problema più grave.
Concludiamo con queste precise parole di un sacerdote contemporaneo che da un certo momento in poi ha deciso di celebrare nel Rito Tradizionale. Si tratta di don Alberto Secci e queste parole sono tratte da una sua omelia:
“Se la Messa non è la Passione di Gesù piano piano diventa una presenza morale quella del Signore! Poi tu sei li che cerchi di stare con Gesù facendo del sentimento e della preghiera per destare delle buone intenzioni e cosi hai compiuto la fine della presenza del Signore e la distruzione della vita cristiana. Ora voglio spezzare una lancia a favore dei preti. Voi dovete avere una grande carità nei confronti dei sacerdoti perché non sono stati loro a cambiare la Messa. Un sacerdote da' la vita per la Messa e se gli cambiano la Messa gli han distrutto la vita. Io ho una grande stima verso i sacerdoti perché è un miracolo se vivono ancora cosi. Gli hanno tolto tutto! Qui vi chiedo di comprendere fino in fondo il dramma. L’hanno fatto il presidente di un’azione di preghiera che dice: Gesù è presente, ci vuol bene, ora dobbiamo voler bene agli altri etc. ma vi immaginate? E’ un training autogeno, un auto convincimento… questa non è la Messa! (…) Voi immaginate i poveri preti: ci hanno tolto questo. Di cosa viviamo? Di cosa vivremo? Ma hanno tolto anche alle anime questo: come fa uno a rimanere fedele tutta la vita al suo matrimonio? Come fa ad accettare le gioie e le sofferenze di una vita? Come fa ad accettare la malattia e la morte se non dentro questa azione di Cristo?”
[1] J.Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, Cinisello Balsamo (Milano) 2001, p.80.
[2] J.Ratzinger, La festa della fede, Milano 1990, p.63.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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