mercoledì 22 gennaio 2014

Se i teologi del Papa rispondono agli attacchi laicisti contro la Chiesa, il teologo di Repubblica fa l’offeso






Tempi.it - gennaio 21, 2014 Correttore di bozze


Un documento vaticano risponde al «pregiudizio» che accusa le fedi di intolleranza: il cristianesimo è non-violento per definizione. Reagisce Mancuso: sbagliato, la Chiesa ha imparato dal mondo laico

Forse non tutti sanno che la Commissione teologica internazionale (Cti) della Santa Sede ha aperto il 2014 pubblicando un documento intitolato Dio Trinità, unità degli uomini. Il monoteismo cristiano contro la violenza, nel quale, in estrema sintesi, si sostiene che la violenza per i cristiani è «un’eresia pura e semplice». E se «nel corso dei secoli il popolo di Dio non è sempre stato all’altezza di questa convinzione», ciò è capitato appunto contro il monoteismo cristiano e non a causa sua.

Parrebbe un pensiero incontestabile, no? Ovvio che no. Per il teologo di Repubblica Vito Mancuso, infatti, le conclusioni della Cti «non convincono».

Va detto preventivamente che questa mattina, aprendo il quotidiano in questione e trovandovi pubblicato il Mancuso, al Correttore di bozze è bastato leggere la titolazione dell’articolo per essere sopraffatto dalla sua tuttora ineguagliata faziosità cattolica integralista e reazionaria, la quale gli ha suggerito un vago sospetto: non è che se metti caso lo avesse detto Papa Francesco, che il cristianesimo è non violento, per Repubblica sarebbe stata chissà perché una straordinaria “apertura”, e invece adesso la stessa identica conclusione «non convince» solo perché è tratta da una commissione di studiosi nominati nel 2009 da Benedetto XVI? E per di più presieduti, in quanto sottoposti alla Congregazione per la Dottrina della fede, al prefetto Gerhard Ludwig Müller, già identificato ahilui da Repubblica – chissà perché – come il capo dell’opposizione della malefica “Curia” alla molto presunta – sempre da Repubblica, e di nuovo chissà perché – benefica “svolta” che Papa Francesco vorrebbe tanto imprimere alla Chiesa?

Ciò premesso, comunque, il Correttore di bozze non si accontenta di lanciare simili infamanti accuse nei confronti del teologo repubblicone, ma forte di cotanto pregiudizio e armato di ignoranza belluina, si permette addirittura di sollevare qualche obiezione di merito al commento del teologo di Carate Brianza.
Secondo Mancuso il documento della Cti non è riuscito «nel suo intento principale, cioè rendere convincente la connessione organica tra cristianesimo e non-violenza per quei laici che accusano il cristianesimo di intolleranza». E ciò a motivo del fatto che i teologi del Papa non hanno «preso adeguatamente in considerazione la parte di verità della critica laica», anzi, l’opera degli accademici praticamente snobba «le ragioni delle accuse mosse al cristianesimo»: tanto per fare qualche esempio, «fenomeni quali inquisizione, roghi di eretici e di libri, caccia alle streghe, Index librorum prohibitorum, conversioni forzate di individui e di popoli, neppure sono nominati». E invece i teologi della Cti, ratzingeriani che non sono altro, e con essi quel villano di un Correttore di bozze, avrebbero fatto meglio a cogliere la lezione di pacifismo insita in alcuni tipici fenomeni di critica laica e non-violenta quali, tanto per dirne due, la storica castagnata in Vandea e la gioiosa sagra di Porta Pia.

A dire la verità nel documento si accenna a «ripetuti passaggi attraverso la violenza religiosa» anche nella storia del cristianesimo, e questo Mancuso lo apprezza da parte della Cti. Ma se poi i teologi parlano della necessità di «parresia (ossia la coraggiosa franchezza) della necessaria autocritica», bè, uno si aspetterebbe «tra i 100 paragrafi del documento almeno un esempio di tale parresia». E invece niente. Mai che si citi, chessò, un Giordano Bruno o un Torquemada. Ma scusate, professoroni, allora non vi ha insegnato proprio niente la bella parresia di Repubblica su certe stragette laiche per altro comunque sempre non-violente come il genocidio in Cambogia. O l’aborto di massa.

«Occorre chiedersi – insiste illuminante Mancuso – perché la Chiesa che per secoli praticava e giustificava la violenza ha poi mutato atteggiamento», mentre sarebbe stato assai più facile – insiste ottusamente il Correttore di bozze – chiedere direttamente a grandi esponenti del pensiero laico e non-violento di cui il mondo letteralmente pullulava ai tempi delle crociate. Per non dire delle epoche successive, che ci hanno regalato laicissimi ambasciatori Unicef, tipo Stalin e compagnia pacificante.

E comunque, se la Chiesa in questi secoli ha svoltato verso la non-violenza non è sicuramente merito suo: la svolta gandhiana è avvenuta, ricorda Mancuso, «grazie alle battaglie del mondo laico che, togliendole potere, le hanno permesso di tornare a essere più fedele alla propria essenza». Ma invece di ringraziare Repubblica e Vito Mancuso per la loro provvidenziale battaglia laica e non-violenta a favore di un ritorno dei cristiani «alla propria essenza», e cioè alla sagrestia, cosa fa quel covo di nemici di Bergoglio che è la Cti? «Ripropone la campagna di Benedetto XVI contro il relativismo dimenticando il bene che deriva dal prendere coscienza della relatività delle proprie posizioni. Non è dal relativismo, infatti, ma è dal suo contrario, l’assolutismo, che nascono l’intolleranza e la violenza».

Insomma «su temi tanto delicati la Chiesa di papa Francesco avrebbe meritato un documento diverso, più umile sul passato e più coraggioso sul presente, capace così di vero dialogo con i non cristiani e di smuovere le acque nella Chiesa». Fosse per quei furbetti ratzingeriani incistati nella Commissione teologica, invece, i correttori di bozze passerebbero ancora le notti ad appiccare incendi a Roma. E Nerone dietro a resistere alla minaccia assolutista.





Dal Web: Tempi.it   21 gennaio 2014


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