lunedì 8 ottobre 2012

Le danze nella liturgia sono un abuso






Redazione di Cantuale Antonianum

Una lettera della Congregazione per il Culto divino La Santa Sede ribadisce: se non abbiamo dato il permesso (sottinteso: e non l'abbiamo dato) è ora di finirla con balli e teatri durante il Sacrificio eucaristico.

Vi traduco una parte di una interessante lettera di risposta ricevuta dalla Congregazione per il Culto Divino e fatta conoscere dal destinatario. La domanda riguardava la liceità di cosiddette "danze liturgiche" nel contesto del culto cattolico di una diocesi delle Filippine.
Così risponde il Sottosegretario della Congregazione lo scorso 10 settembre, ribadendo quello che già tutti dovrebbero ben sapere, ma con pervicace disobbedienza in alcuni luoghi viene sistematicamente disatteso:

 La legge liturgica del Rito Romano non prevede l'uso di danza o di drammatizzazioni all'interno della Sacra Liturgia, a meno che una legislazione particolare sia stata posta in essere dalla Conferenza Episcopale e confermata dalla Santa Sede. Qualunque altra pratica è da considerarsi un abuso.
Queste attività, comunque, potrebbero essere utili al di fuori della Sacra Liturgia, nell'opera di catechesi ed evangelizzazione, se opportunamente dirette dal Vescovo e dal suo clero.
Si senta incoraggiato a portare tutto questo all'attenzione di quanti sono responsabili nella sua parrocchia. Dovessero persistere pratiche illecite, la questione dovrebbe essere sottoposta al Vescovo diocesano. 


Vi allego l'originale scannerizzato della lettera di risposta, che - evidentemente - incoraggia quanti vedessero abusivi saltimbanchi liturgici o danze del ventre da altare, anche se fatte da religiosi o religiose, prima di tutto a verificare che non si tratti di pratiche autorizzate dalla Santa Sede (controllare è sempre bene, ma siamo 99% sicuri che MAI la Santa Sede ha approvato certi balletti in Chiesa....anche se alcuni vescovi possono aver chiesto una tale recognitio...). In secondo luogo si può protestare con chi di dovere in parrocchia. Se le cose non cambiano si sottopone la questione al Vescovo diocesano, e infine, per disperazione liturgica - ma solo infine - si disturba la Congregazione del Clero, come ha fatto il fedele filippino insofferente di danze e drammi sacri durante la Messa.



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