di Franca Giansoldati
03-01-2011
«In barba a tutti gli irenismi e a tutte le ricerche delle moderazioni, il terrorismo islamico ha un obiettivo esplicito: la conquista islamica del mondo e, all’interno di questo obiettivo (che certamente sarà a più lunga scadenza), un altro obiettivo più immediato e cioè la distruzione del cristianesimo in Terra Santa, nel Medio Oriente e poi, più o meno, in tutti i Paesi anche di antica tradizione cristiana».
Monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino, davanti ai fatti di sangue che in questi giorni di festa si sono accavallati accomunando la Nigeria all’Egitto, le Filippine al Pakistan, preferisce avere un approccio diretto e senza fronzoli.
I cristiani sono divenuti facile bersaglio...
«Altroché. L’Islam si è fatto carico di condurre sino in fondo la lotta contro il cristianesimo. E’ un fatto indiscutibile e mi auguro che anche i più aperturisti e irenici tra i cattolici se ne siano accorti. Chi non vede questo pericolo non fa buon uso della ragione. Vi è il tentativo violento, in molte nazioni africane e asiatiche, di imporre l’egemonia islamica».
Perché?
«Una volta eliminata la minoranza cristiana, che è decisamente portatrice di una cultura di pace, hanno davanti una autostrada. Spero che gli esperti in islamologia non vogliano negare questa evidenza. L’Islam è all’assalto per diventare egemone e l’eliminazione delle minoranze cristiane è un tassello fondamentale».
Arriviamo all’antidoto: servono le crociate?
«Ma smettiamola con queste baggianate. Il dialogo con l’Islam è possibile solo se c’è una identità cattolica positiva e forte. Bisogna che i cristiani recuperino la fede, perché da questo dipende la capacità di farne la matrice della nostra cultura e, dunque, il nostro dialogo col mondo».
Colpisce il numero dei cristiani ammazzati a motivo della fede...
«Io prego perché questi martiri sostengano la Chiesa diventando semi di nuovi cristiani. Purtroppo quello che abbiamo davanti è un olocausto che nessuno vuol guardare perchè scompiglia, mette in discussione gli schemi».
Lei sostiene un movimento per il sostegno dei cristiani in Paesi difficili.
«Invito tutti ad una maggiore solidarietà, maggiore attenzione, garantendo loro appoggi concreti non solo parole».
(Tratto da Il Messaggero del 2 gennaio 2011)
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