sabato 30 ottobre 2010

Convegno di bioetica a Pistoia


Ci preme segnalare questa iniziativa, che si terrà
venerdì 5 novembre, ore 21,15
nell'antico Palazzo dei Vescovi a Pistoia.

mercoledì 27 ottobre 2010

Tutti in chiesa per la messa in latino


Pubblichiamo l'articolo apparso sul Tirreno di Pistoia il 27/10/10



Affollata messa festiva nel rito cosiddetto straordinario, ovverosia come la si celebrava prima della riforma introdotta dal Concilio ecumenico Vaticano II.


PISTOIA. Debutto della messa in latino nella chiesa del Carmine. Per disposizione del vescovo di Pistoia, monsignor Mansueto Bianchi, si è svolta la celebrazione regolare di una messa festiva nel rito cosiddetto straordinario, ovverosia come la si celebrava prima della riforma introdotta dal Concilio ecumenico Vaticano II.


Questa messa si svolge secondo il messale di Papa Giovanni XXIII pubblicato nel 1962, mai abolito. Anzi, Papa Benedetto XVI, nel suo motu proprio "Summorum Pontificum" del 7 luglio 2007, ha stabilito che «il Messale Romano promulgato da San Pio V e nuovamente edito da Giovanni XXIII deve essere considerato come espressione straordinaria della stessa "lex orandi" e deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico. Queste due espressioni della "lex orandi" della Chiesa non porteranno in alcun modo a una divisione nella "lex credendi" ("legge della fede") della Chiesa; sono, infatti, due usi dell'unico rito romano».


Questa prima messa nel rito antico ha suscitato interesse e curiosità, tanto che vi hanno partecipato un centinaio di fedeli, come si può vedere dalla foto scattata prima dell'inizio del rito. La celebrazione è stata accompagnata dal canto gregoriano, eseguito da tutta l'assemblea, ed arricchita dal suono del prezioso organo della chiesa, a cui sedeva il maestro Andrea Vannucchi. Sabato prossimo, nuovo appuntamento, alle 18.30, per la celebrazione, secondo l'antico calendario, della festa di Cristo Re.

domenica 24 ottobre 2010

GRANDE PARTECIPAZIONE DI FEDELI ALLA MESSA TRADIZIONALE




Il 23 ottobre 2010, nella bellissima chiesa del Carmine a Pistoia,
il can. don Umberto Pineschi, parroco della parrocchia dello Spirito Santo,
ha celebrato la Santa Messa in rito antico, secondo il Messale del 1962,
con una grande e inaspettata partecipazione di fedeli.
Il rito è stato accompagnato dall’organo e dal canto gregoriano.
La Messa tradizionale si terrà ogni sabato alle ore 18.30.
L’Associazione Madonna dell’Umiltà ringrazia il Vescovo S.E. Rev.ma Mansueto Bianchi,
don Umberto Pineschi e tutti i fedeli che hanno partecipato
e che vorranno continuare a pregare con la liturgia tradizionale.

venerdì 22 ottobre 2010

Sussidio per la Santa Messa in latino

In questo spazio si può trovare la risposta per tutti i dubbi sulla Santa Messa in latino: rubriche, testi, svolgimento, etc.

http://www.maranatha.it/MissaleRomanum/02page.htm

martedì 19 ottobre 2010

Da sabato torna la Messa in latino

Pubblichiamo l'articolo del 19/10/10 de Il Tirreno - Pistoia


La chiesa del Carmine ospiterà le celebrazioni secondo il "rito antico"


A partire da sabato prossimo, anche a Pistoia sarà possibile partecipare ad una messa celebrata in latino. Su richiesta di un gruppo di fedeli, il vescovo Mansueto Bianchi ha autorizzato la celebrazione, che avrà luogo tutti i sabati alle 18,30, nella chiesa del Carmine, che si affaccia sulla piazza omonima. La celebrazione seguirà il messale del 1962, cosiddetto di Giovanni XXIII, che riprende sostanzialmente, sia pure con qualche modifica, il messale voluto da un decreto del concilio di Trento e pubblicato per ordine di papa Pio V nel 1570.

Il messale prevede l'esecuzione in gregoriano di tutte le parti dell'ordinario destinate al canto e con il suono dell'organo nei momenti previsti dal rito. Particolare, questo, che valorizzerà lo strumento esistente nella chiesa, inaugurato nel 2008. Inoltre, ovviamente, la messa viene celebrata in lingua latina, secondo l'uso liturgico diffuso prima del Concilio Vaticano II.

Il vescovo Mansueto Bianchi si è così adeguato a quanto prevede la lettera apostolica Summorum Pontificum di papa Benedetto XVI del 7 luglio 2007.

Prendendo le mosse dalla riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II e concretizzatasi poi nel 1970 con l'approvazione dei libri liturgici riformati (e in parte rinnovati) per la chiesa latina da parte di Paolo VI, Benedetto XVI ricordava che «in talune regioni non pochi fedeli aderirono e continuano ad aderire con tanto amore ed affetto alle antecedenti forme liturgiche, le quali avevano imbevuto così profondamente la loro cultura e il loro spirito».
Di qui la decisione di affiancare al tradizionale messale promulgato da Paolo VI - considerato come strumento ordinario - il messale di San Pio V e Giovanni XXIII, espressione "straordinaria" della liturgia cattolica romana.

La richiesta ufficiale della celebrazione di una messa in latino è stata formulata alcuni mesi fa dall'associazione Madonna dell'Umiltà, nata alcuni mesi fa proprio per appoggiare e promuovere la richiesta. Finora i fedeli pistoiesi che volevano partecipare ad una celebrazione "tradizionale" dovevano recarsi a Prato.

lunedì 18 ottobre 2010

Siamo usciti dai sotterranei

Un simpatico racconto metaforico per sorridere un pò.......

pubblicato da http://blog.messainlatino.it/



Los mineros de la Tradicion


C’era una volta una miniera che da quasi duemila anni produceva, senza mai esaurirsi, i più preziosi tesori. Era la cava di Santa Misa, che un grande minatore del passato, Leonardo de Portomauricios, aveva definito il tesoro nascosto.


I minatori lavoravano ininterrottamente, senza inventarsi nuovi metodi di estrazione, come avevano imparato dai loro antenati; sempre lo stesso fruttuoso sistema di lavorazione per 15 secoli.


Ma un bel giorno, un terribile disastro minerario, chiamato la reforma, si abbatté sulla miniera: il ciclone buñiño soffiava, aumentando le proporzioni della tragedia.


I buoni mineros erano rimasti intrappolati per quarant’anni nel buio della miniera: e lì, senza perdere la speranza, avevano lavorato nell’oscurità, sottoponendosi ad aspre penitenze, mai perdendo la fiducia in Dio, ed elevando continue preghiere, certi che un giorno sarebbero stati esauditi.


Nonostante fossero passati 40 anni, il ministro delle miniere Ratzeriño non si dava per vinto. Alcune Conferencias episcopales - società minerarie che non di rado facevano la fronda al ministro delle miniere - gli suggerivano: “Ormai sono tutti morti, quella miniera è ormai cosa del passato: abbiamo qui una nuova miniera che sostituisce la vecchia”.


Ma Ratzeriño - un po’ perché gli piaceva sempre la vecchia miniera, nella quale aveva lavorato in gioventù - un po’ perché la nuova miniera non produceva quasi niente, nonostante avessero inventato i più strampalati metodi di lavorazione, con danze sciamaniche e urla selvagge al limite del sopportabile – non si arrese.


E così, un giorno, appoggiando l’orecchio per terra, gli sembrò di sentire un Dominus vobiscum.


“Sono vivi, sono vivi! E sento anche delle voci giovani!”, esclamò il buon vegliardo. Per l’emozione, alcuni membri delle Conferencias furono colti da strani malori. Al pronto soccorso fu diagnosticata una indigestione di I grado.
I tecnici delle Conferencias scuotevano la testa, ma l’anziano ministro delle miniere fece ulteriori ricerche, e così, da una sonda, usci un biglietto: SIAMO TUTTI VIVI; firmato los mineros de la Tradicion.


Ratzeriño diede ordine di costruire una speciale cabina per estrarre i minatori: la chiamò Summorum Pontificum.
Le previsioni erano alquanto menagrame: «Ci vorranno molti anni prima di estrarre i minatori e far riprendere la produzione ordinaria della miniera».
«Non dico produzione ordinaria, ma straordinaria!», rispose Ratzeriño.
Ratzeriño dunque non si scoraggio, e andò avanti con i lavori. Condannò l'escavazione della rottura, dicendo che bisognava scavare nella continuità.
Finalmente venne il giorno della liberazione, il 7 luglio 2007.
Al momento di entrare nella capsula Summorum Pontificum i minatori dicevano: “Introibo ad Altare Dei”.


Milioni e milioni di fedeli erano ad attendere i minatori; c’erano i bambini, stanchi dei girotondi della pace, desiderosi dei primi elementi della dottrina cristiana; c’erano giovani che aspettavano seminari senza errori e con una intensa vita spirituale; c’erano folle che aspettavano confessori rimasti fermi ai dieci comandamenti piuttosto che alla raccolta differenziata dei rifiuti e al codice della strada, e sacerdoti adoratori che esponessero loro il SS. Sacramento.


Erano state predisposte delle cure mediche per i minatori, ma questi rinunciarono, perché non c’era tempo da perdere.


La miniera che aveva dato tesori preziosi per secoli era ormai riaperta: e, pur essendo il cielo ancora nuvolosissimo, un raggio di luce illuminava tutta la terra, confortando il cuore dei buoni fedeli.


Visto il felice esito della vicenda in Cile, ho osato tanto: vostro don Alfredo

sabato 16 ottobre 2010

Dominica XXI Post Pentecosten - officium

Dominica XXI Post Pentecosten - officium

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giovedì 14 ottobre 2010

Benedetto XVI e la Comunione in ginocchio

Pubblichiamo un bell'articolo di Magister.


I più bravi allievi di Ratzinger sono in Sri Lanka e Kazakhstan.
Sono i vescovi Ranjith e Schneider. Seguono l'esempio del papa in campo liturgico più e meglio di tanti loro colleghi in Italia e in Europa. Un test rivelatore: il modo di dare la comunione nella messa

di Sandro Magister


ROMA, 14 ottobre 2010 – Nello Sri Lanka i vescovi e i sacerdoti cattolici vestono tutti di bianco, come si può vedere nell'insolita foto qui sopra: con l'intero clero della diocesi di Colombo, la capitale, in diligente ascolto del suo arcivescovo Malcolm Ranjith, probabile nuovo cardinale nel prossimo concistoro.

Nella sua diocesi, l'arcivescovo Ranjith ha indetto uno speciale anno dell'eucaristia. E per prepararlo ha riunito tutti i suoi sacerdoti in tre dense giornate di studio a Colombo, dove ha fatto arrivare da Roma due oratori d'eccezione: il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della congregazione vaticana per il culto divino, e padre Uwe Michael Lang, membro della medesima congregazione e consultore dell'ufficio delle celebrazioni liturgiche pontificie.

Lang, tedesco di nascita, oratoriano, è cresciuto in Gran Bretagna alla scuola del grande Henry Newman, fatto beato da Benedetto XVI lo scorso 19 settembre a Birmingham. È autore di uno dei libri che più hanno fatto discutere negli ultimi anni, in campo liturgico: "Rivolti al Signore", nel quale sostiene che l'orientamento giusto nella preghiera liturgica è verso Cristo, sia da parte dei sacerdoti che dei fedeli. Il libro era introdotto da una prefazione partecipe di Joseph Ratzinger, scritta poco prima della sua elezione a papa.

L'arcivescovo Ranjith, che prima di tornare in Sri Lanka era segretario della congregazione vaticana per il culto divino, è stato ed è un entusiasta estimatore e propagatore della tesi del libro di Lang, oltre che persona di fiducia di Benedetto XVI. Così come lo è il cardinale Cañizares Llovera, non a caso definito in patria "il Ratzinger della Spagna". chiamato a Roma dal papa per far da guida alla Chiesa in materia liturgica, obiettivo centrale di questo pontificato.

Non solo. Per offrire ulteriori lumi ai suoi sacerdoti nelle tre giornate di studio, l'arcivescovo Ranjith ha fatto arrivare dalla Germania uno scrittore cattolico di primo piano, Martin Mosebach, anche lui autore di un libro che ha fatto molto discutere: "Eresia dell'informe. La liturgia romana e il suo nemico". E l'ha chiamato a parlare proprio sugli sbandamenti della Chiesa in campo liturgico.

Tutto questo per quale finalità? Ranjith l'ha spiegato in una lettera pastorale alla diocesi: per ravvivare la fede nella presenza reale di Cristo nell'eucaristia e per educare a esprimere tale fede in segni liturgici adeguati.

Ad esempio col celebrare la messa "rivolti al Signore", col ricevere la comunione nella bocca invece che in mano, e col riceverla in ginocchio. Insomma con quei gesti che sono tratti distintivi delle messe celebrate da papa Ratzinger.

*

Ciò che colpisce, di questa come di altre notizie analoghe, è che l'azione di Benedetto XVI per ridare vitalità e dignità alla liturgia cattolica sembra meglio capita e applicata nella "periferia" della Chiesa che nel suo baricentro europeo.

Non è un mistero, ad esempio, che il canto gregoriano è oggi più vivo e diffuso in taluni paesi dell'Africa e dell'Asia che in Europa.

Tra le indicazioni date dall'arcivescovo Ranjith per l'anno eucaristico nella diocesi di Colombo c'è infatti anche quella di educare i fedeli a cantare in latino, nelle messe, il Gloria, il Credo, il Sanctus, l'Agnus Dei.

Allo stesso modo, la decisione di Benedetto XVI di liberalizzare l'uso del messale antico accanto a quello moderno – per un reciproco arricchimento tra le due forme di celebrazione – pare essere compresa e applicata in Africa e in Asia meglio che in talune regioni d'Europa.

*

Un'ulteriore prova di ciò riguarda il modo con cui la comunione è data ai fedeli: in mano o nella bocca, in piedi o in ginocchio.

L'esempio dato da Benedetto XVI – comunione in bocca e in ginocchio, in tutte le sue messe a partire dal Corpus Domini del 2008 – trova pochissimo seguito soprattutto in Europa, in Italia e nella stessa Roma, dove si continua quasi ovunque a dare la comunione in mano a chiunque si avvicini a chiederla, nonostante le norme liturgiche lo consentano sono in casi eccezionali.

A Palermo, dove il papa si è recato lo scorso 3 ottobre, alcuni sacerdoti del posto hanno rifiutato di mettersi in fila per ricevere la comunione da lui, pur di non sottostare a un gesto che non condividono.

Si è inoltre diffusa la diceria che nelle messe celebrate dal papa ci si inginocchia perché si è davanti a lui, e non per adorare Gesù nel santissimo sacramento. Una diceria che trova ascolto nonostante da qualche tempo diano la comunione in bocca e al fedele inginocchiato anche i cardinali e i vescovi che celebrano su mandato del papa.

Non sorprende che il servizio che www.chiesa ha dedicato a metà settembre al significato dell'inginocchiarsi in adorazione davanti a Dio e all'eucaristia abbia sollevato le proteste di vari lettori, tra i quali dei sacerdoti. L'argomento principe portato contro l'inginocchiarsi alla comunione è che la messa ha come suo modello e origine l'ultima cena, dove gli apostoli stavano seduti e mangiavano e bevevano con le loro mani.

È il medesimo argomento addotto dai neocatecumenali per giustificare il loro modo "conviviale" di celebrare la messa e di fare la comunione, al quale continuano ad attenersi nonostante le autorità della Chiesa – tra cui vantano però dei sostenitori, come il sostituto segretario di stato Fernando Filoni – abbiano loro comandato di rispettare gli ordinamenti liturgici generali.

Anche qui, per trovare le parrocchie, le diocesi, i sacerdoti e i vescovi che agiscono e insegnano in piena sintonia con Benedetto XVI è più facile cercare nella "periferia" della Chiesa: ad esempio nel remoto Kazakhstan, nell'Asia centrale ex sovietica.

Lì, nella diocesi di Karaganda, i fedeli ricevono tutti la comunione in bocca e in ginocchio. E lì c'è un giovane vescovo, l'ausiliare di Karaganda Athanasius Schneider, che ha scritto sul tema un libretto splendente come una pietra preziosa, dal titolo: "Dominus est. Riflessioni di un vescovo dell'Asia centrale sulla sacra comunione".

Il libretto è in due parti. La prima racconta le vite eroiche di quelle donne cattoliche che negli anni del dominio comunista portavano in segreto la comunione ai fedeli, sfidando le proibizioni. E la seconda spiega la fede che era all'origine di quell'eroismo: una fede così forte nella presenza reale di Gesù nell'eucaristia da offrire per essa la vita.

Ed è su questo sfondo che il vescovo Schneider rivisita i Padri della Chiesa e la storia della liturgia in occidente e in oriente, illuminando il nascere e il consolidarsi del modo adorante di ricevere la comunione in ginocchio e nella bocca.

Quando papa Ratzinger lesse il manoscritto del vescovo Schneider, subito ordinò alla Libreria Editrice Vaticana di pubblicarlo. Il che fu fatto, in italiano e in spagnolo, nel 2008.

L'edizione in lingua inglese del libro ha la prefazione dell'arcivescovo di Colombo, Ranjith.

__________


Il libro:

Athanasius Schneider, "Dominus est. Riflessioni di un vescovo dell'Asia centrale sulla sacra comunione", Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2008.

lunedì 11 ottobre 2010

PRATO: QUARTO CENTENARIO DELLA CONSACRAZIONE DELLA CHIESA DELLO SPIRITO SANTO

Giovedì 28 ottobre 2010, festa dei SS. Simone e Giuda,
celebrazione del quarto centenario della consacrazione della Chiesa, avvenuta il 28 ottobre 1610:

Ore 10,30 S. Messa solenne, nella forma straordinaria, con la partecipazione dei seminaristi dell'istituto Cristo Re di Gricigliano.

Ore 17,00 Vespri solenni e benedizione eucaristica

Parrocchia dello Spirito santo
via Silvestri, 21 (piazza del Collegio)
59100 Prato

PEREGRINATIO MARIAE A PRATO

Sabato 23 ottobre ore 11.00
Santa messa nella forma straordinaria in occasione della
Peregrinatio Mariae
nella chiesa della Sacra Famiglia
V/le Borgo Valsugana (zona ponte petrino) Prato

domenica 10 ottobre 2010

SANTA MESSA IN RITO ANTICO A PISTOIA

Santa Messa in rito antico
nella Diocesi di Pistoia

tutti i sabati ore 18:30
chiesa della Madonna del Carmine

(piazza del Carmine)


A partire dal 23 ottobre 2010, nella Diocesi di Pistoia, tutti i sabati alle 18:30 nella chiesa della Madonna del Carmine, sarà celebrata regolarmente la Santa Messa secondo il Messale antico, nella forma straordinaria del Rito Romano, in applicazione del Motu proprio Summorum Pontificum, con il quale il Papa ha restituito a tutta la Chiesa il grande patrimonio spirituale della liturgia tradizionale.

lunedì 4 ottobre 2010

Il Papa ai presuli del Brasile: la Chiesa non è in competizione con altre esperienze religiose, il suo unico dovere è annunciare il Vangelo

Riscoprire la profonda responsabilità di ogni battezzato ad essere annunciatore del Vangelo, piuttosto che limitarsi a studiare nuove metodologie per rendere “attraente” il messaggio di Cristo. E’ il pensiero di fondo con il quale Benedetto XVI si è congedato questa mattina dal gruppo di presuli brasiliani delle Regioni Norte 1 e Noroeste, ricevuti in Vaticano per la loro visita ad Limina. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Uno sguardo acuto sulle problematiche più attuali dell’evangelizzazione, peraltro condotta nel cuore dell’Amazzonia, dove la responsabilità della diffusione della parola di Cristo riguarda un’area di 2 milioni di Km2. In ogni caso, ha osservato Benedetto XVI, anche se “gli uomini possono essere salvati attraverso altre vie, grazie alla misericordia di Dio”, non è possibile pensare di poterci salvare “se per negligenza, paura, vergogna o per seguire false idee” impedisco l’annuncio del vangelo:

“Por vezes deparamos com esta objeção...
A volte troviamo questa obiezione: imporre una verità, anche se è la verità del Vangelo, imporre una via, anche se è una via di salvezza, non può che essere una violenza alla libertà religiosa. Sono felice di trascrivere la risposta, pertinente e istruttiva, che ha dato il Papa Paolo VI: ‘Sarebbe certo un errore imporre qualcosa alla coscienza dei nostri fratelli. Ma proporre a questa coscienza la verità evangelica e la salvezza in Gesù Cristo con piena chiarezza e nel rispetto assoluto delle libere opzioni (…) lungi dall'essere un attentato alla libertà religiosa, è un omaggio a questa libertà”.

Del resto, osservava ancora Papa Montini nella Evangelii nuntiandi, “perché solo la menzogna e l'errore, la degradazione e la pornografia avrebbero il diritto di essere proposti e spesso, purtroppo, imposti dalla propaganda distruttiva dei mass media, dalla tolleranza delle leggi, dalla timidezza dei buoni e dalla temerità dei cattivi? Questo modo rispettoso di proporre il Cristo e il suo Regno, più che un diritto, è un dovere dell'evangelizzatore”:

“Conseqüentemente, o chamado à missão...
Di conseguenza, la chiamata alla missione non è rivolta esclusivamente a un gruppo selezionato di membri della Chiesa, ma un imperativo rivolto a tutti i battezzati, un elemento essenziale della loro vocazione”.

Ricordando come “uno degli impegni fondamentali” della Conferenza di Aparecida del 2007, sia stato quello di “risvegliare la coscienza dei cristiani discepoli e missionari”, Benedetto XVI ha proposto come modello di attività apostolica lo stile che caratterizzò l’attività pastorale del Beato José de Anchieta, il quale – ha ricordato – “non senza gravi pericoli” diffuse la Parola di Dio tra gli indigeni e i portoghesi e per questo “alla sua morte ricevette l’appellativo di Apostolo del Brasile”:

“Esta não pode ser limitada...
Tuttavia, le sfide del contesto attuale potrebbero portare ad una visione riduttiva del concetto di missione. Essa non può essere limitata a una semplice ricerca di nuove tecniche e modi per rendere la Chiesa più attraente e in grado di vincere la competizione con altri gruppi religiosi o ideologie relativiste. La Chiesa non funziona per se stessa: è al servizio di Gesù Cristo, esiste per far sì che la Buona Novella sia accessibile a tutte le persone”.

Tutto ciò, ha asserito il Pontefice, "dovrebbe portare a riflettere sul fatto che l’indebolimento dello spirito missionario non è dovuto tanto a limiti o carenze nelle forme esterne dell’azione missionaria tradizionale, quanto al dimenticare che la missione deve nutrirsi di un nucleo più profondo. Questo nucleo è l'Eucaristia". Anche questo ha insegnato il Beato José de Anchieta, ha detto in conclusione il Papa, che ha affidato alla sua intercessione gli obiettivi pastorali dell’episcopato brasiliano, in modo che, ha auspicato, “il nome di Cristo sia sempre presente nel cuore e sulle labbra di ogni brasiliano”.

sabato 2 ottobre 2010

Supplica alla Madonna di Pompei da recitarsi domenica 3 Ottobre alle 12:00

Supplica alla Madonna di Pompei da recitarsi domenica 3 Ottobre alle 12:00


I. - O Augusta Regina delle vittorie, o Vergine sovrana del Paradiso, al cui nome potente si rallegrano i cieli e tremano per terrore gli abissi, o Regina gloriosa del Santissimo Rosario, noi tutti, avventurati figli vostri, che la bontà vostra ha prescelti in questo secolo ad innalzarvi un Tempio in Pompei, qui prostrati ai vostri piedi, in questo giorno solennissimo della festa dei novelli vostri trionfi sulla terra degl'idoli e dei demoni, effondiamo con lacrime gli affetti del nostro cuore, e con la confidenza di figli vi esponiamo le nostre miserie.

Deh! da quel trono di clemenza ove sedete Regina, volgete, o Maria, lo sguardo vostro pietoso verso di noi, su tutte le nostre famiglie, sull'Italia, sull'Europa, su tutta la Chiesa; e vi prenda compassione degli affanni in cui volgiamo e dei travagli che ne amareggiano la vita. Vedete, o Madre, quanti pericoli nell'anima e nel corpo ne circondano: quante calamità e afflizioni ne costringono! O Madre, trattenete il braccio della giustizia del vostro Figliuolo sdegnato e vincete colla clemenza il cuore dei peccatori: sono pur nostri fratelli e figli vostri, che costarono sangue al dolce Gesù, e trafitture di coltello al vostro sensibilissimo Cuore. Oggi mostratevi a tutti, qual siete, Regina di pace e di perdono.

Salve Regina.

II. - È vero, è vero che noi per primi, benché vostri figliuoli, coi peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù, e trafiggiamo novellamente il vostro Cuore. Sì, lo confessiamo, siamo meritevoli dei più aspri flagelli. Ma Voi ricordatevi che sulla vetta del Golgota raccoglieste le ultime stille di quel sangue divino e l'ultimo testamento del Redentore moribondo. E quel testamento di un Dio, suggellato col sangue di un Uomo-Dio, vi dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Voi, dunque, come nostra Madre, siete la nostra Avvocata, la nostra Speranza. E noi gementi stendiamo a Voi le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!

Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici, e di tanti che si dicono cristiani, e pur dilacerano il Cuore amabile del vostro Figliuolo. Pietà, deh! pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l'Europa, per tutto il mondo, che torni pentito al cuor vostro. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia.

Salve Regina.

III. - Che vi costa, o Maria, l'esaudirci? Che vi costa il salvarci? Non ha Gesù riposto nelle vostre mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie? Voi sedete coronata Regina alla destra del vostro Figliuolo, circondata di gloria immortale su tutti i cori degli Angeli. Voi distendete il vostro dominio per quanto son distesi i cieli, e a Voi la terra e le creature tutte che in essa abitano sono soggette. Il vostro dominio si estende fino all'inferno, e Voi sola ci strappate dalle mani di Satana, o Maria.

Voi siete l'Onnipotente per grazia. Voi dunque potete salvarci. Che se dite di non volerci aiutare, perché figli ingrati ed immeritevoli della vostra protezione, diteci almeno a chi altri mai dobbiamo ricorrere per essere liberati da tanti flagelli.

Ah, no! Il vostro Cuore di Madre non patirà di veder noi, vostri figli, perduti. Il Bambino che noi vediamo sulle vostre ginocchia, e la mistica corona che miriamo nella vostra mano, c'ispirano fiducia che noi saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in Voi, ci gettiamo ai vostri piedi, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, ed oggi stesso, sì, oggi da Voi aspettiamo le sospirate grazie.

Salve Regina.

Chiediamo la benedizione a Maria.

Un'ultima grazia noi ora vi chiediamo, o Regina, che non potete negarci in questo giorno solennissimo. Concedete a tutti noi l'amore vostro costante, e in modo speciale la vostra materna benedizione. No, non ci leveremo dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia, finché non ci avrete benedetti.

Benedite, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Ai prischi allori della vostra Corona, agli antichi trionfi del vostro Rosario, onde siete chiamata Regina delle vittorie, deh! aggiungete ancor questo, o Madre: concedete il trionfo alla Religione e la pace alla umana società. Benedite il nostro Vescovo, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l'onore del vostro Santuario.

Benedite infine tutti gli Associati al vostro novello Tempio di Pompei, e quanti coltivano e promuovono la divozione al vostro Santo Rosario.

O Rosario benedetto di Maria; Catena dolce che ci rannodi a Dio; Vincolo di amore che ci unisci agli Angeli; Torre di salvezza negli assalti d'inferno; Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia; a te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l'ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico Rifugio dei peccatori, o sovrana Consolatrice dei mesti. Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Così sia.

Salve Regina.

(vero testo della Supplica scritta dal beato Bartolo Longo)

venerdì 1 ottobre 2010

Le contestazioni dentro e fuori la Chiesa

Anche se è un articolo di alcuni mesi fa, purtroppo esprime considerazioni sempre attuali.


La pedofilia è solo l'ultimo ingiustificato attacco al magistero di Papa Benedetto.

di Mons. Giampaolo Crepaldi

Il tentativo della stampa di coinvolgere Benedetto XVI nella questione pedofilia è solo il più recente tra i segni di avversione che tanti nutrono per il Papa.Bisogna chiedersi come mai questo pontefice, nonostante la sua mitezza evangelica e l’onestà, la chiarezza delle sue parole unitamente alla profondità del suo pensiero e dei suoi insegnamenti, susciti da alcune parti sentimenti di astio e forme di anticlericalismo che si pensavano superate. E questo, è bene dirlo, suscita ancora maggiore stupore e addirittura dolore, quando a non seguire il Papa e a denunciarne presunti errori sono uomini di Chiesa, siano essi teologi, sacerdoti o laici.Le inusitate e palesemente forzate accuse del teologo Hans Küng contro la persona di Jopeph Ratzinger teologo, vescovo, Prefetto della Congregazione della Fede e ora Pontefice per aver causato, a suo dire, la pedofilia di alcuni ecclesiastici mediante la sua teologia e il suo magistero sul celibato ci amareggiano nel profondo. Non era forse mai accaduto che la Chiesa fosse attaccata in questo modo. Alle persecuzioni nei confronti di tanti cristiani, crocefissi in senso letterale in varie parti del mondo, ai molteplici tentativi per sradicare il cristianesimo nelle società un tempo cristiane con una violenza devastatrice sul piano legislativo, educativo e del costume che non può trovare spiegazioni nel normale buon senso si aggiunge ormai da tempo un accanimento contro questo Papa, la cui grandezza provvidenziale è davanti agli occhi di tutti.A questi attacchi fanno tristemente eco quanti non ascoltano il Papa, anche tra ecclesiastici, professori di teologia nei seminari, sacerdoti e laici. Quanti non accusano apertamente il Pontefice, ma mettono la sordina ai suoi insegnamenti, non leggono i documenti del suo magistero, scrivono e parlano sostenendo esattamente il contrario di quanto egli dice, danno vita ad iniziative pastorali e culturali, per esempio sul terreno delle bioetica oppure del dialogo ecumenico, in aperta divergenza con quanto egli insegna. Il fenomeno è molto grave in quanto anche molto diffuso.Benedetto XVI ha dato degli insegnamenti sul Vaticano II che moltissimi cattolici apertamente contrastano, promuovendo forme di controformazione e di sistematico magistero parallelo guidati da molti “antipapi”; ha dato degli insegnamenti sui “valori non negoziabili” che moltissimi cattolici minimizzano o reinterpretano e questo avviene anche da parte di teologi e commentatori di fama ospitati sulla stampa cattolica oltre che in quella laica; ha dato degli insegnamenti sul primato della fede apostolica nella lettura sapienziale degli avvenimenti e moltissimi continuano a parlare di primato della situazione, o della prassi o dei dati delle scienze umane; ha dato degli insegnamenti sulla coscienza o sulla dittatura del relativismo ma moltissimi antepongono la democrazia o la Costituzione al Vangelo.Per molti la Dominus Jesus, la Nota sui cattolici in politica del 2002, il discorso di Regensburg del 2006, la Caritas in veritate è come se non fossero mai state scritte. La situazione è grave, perché questa divaricazione tra i fedeli che ascoltano il papa e quelli che non lo ascoltano si diffonde ovunque, fino ai settimanali diocesani e agli Istituti di scienze religiose e anima due pastorali molto diverse tra loro, che non si comprendono ormai quasi più, come se fossero espressione di due Chiese diverse e procurando incertezza e smarrimento in molti fedeli.In questi momenti molto difficili, il nostro Osservatorio si sente di esprimere la nostra filiale vicinanza a Benedetto XVI. Preghiamo per lui e restiamo fedelmente al suo seguito.
S.E. Mons.Giampaolo Crepaldi è Arcivescovo di Trieste e Presidente dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân.


© Copyright L'Occidentale 20 marzo 2010