CHIESA E CORONAVIRUS
EDITORIALI
Il Papa a sostegno di Conte; i vescovi di mezza Italia che si ribellano all’accordo della CEI sui funerali e rinunciano alle Messe: il presidente della CEI, Bassetti, che ringrazia Conte annunciando l’accordo sulle Messe ma senza spiegarne il contenuto; le Conferenze episcopali di Marche e Sardegna che rifiutano l’offerta dei rispettivi governatori che davano il via libero immediato alle Messe con popolo. E il colpo di scena finale.... Per la Chiesa italiana quella di ieri è stata proprio una giornata di ordinaria follia, a cui si fa perfino fatica a credere.
Riccardo Cascioli, 03-05-2020
Ha cominciato di buon mattino papa Francesco alla messa delle 7, dando il via a una giornata che per la Chiesa italiana è stata di ordinaria follia. Dopo essere già intervenuto in soccorso del presidente del Consiglio Giuseppe Conte il 28 aprile - sconfessando la CEI che aveva pubblicato domenica 26 un comunicato rabbioso per il prolungarsi del divieto di Messa con popolo -, ieri mattina è stato ancora più esplicito: «Preghiamo oggi per i governanti che hanno la responsabilità di prendersi cura dei loro popoli in questi momenti di crisi – ha detto introducendo la Messa -: capi di Stato, presidenti di governo, legislatori, sindaci, presidenti di regioni … (…) che quando ci siano differenze tra loro, capiscano che, nei momenti di crisi, devono essere molto uniti per il bene del popolo, perché l’unità è superiore al conflitto».
Traduzione: anche se non siete d’accordo con Conte – con cui il Papa peraltro si sente spessissimo al telefono – fate quello che dice. L’intervento blocca subito i tentativi di alcuni governatori di venire incontro ai cattolici concedendo la partecipazione del popolo, per quanto contingentato, alle Messe, aggirando il divieto dle governo. Anzi, per essere più precisi blocca i vescovi. Infatti il vescovo di Pesaro, monsignor Piero Coccia, nonché presidente della Conferenza Episcopale marchigiana, e i vescovi della Sardegna ringraziano i rispettivi governatori ma rifiutano l’offerta di riprendere le Messe con il popolo. Dice ad esempio il comunicato dei vescovi sardi, dopo aver declinato l’offerta del governatore Christian Solinas, che si riservano di «leggere e valutare il testo dell'ordinanza regionale che verrà firmata, tenendo conto che non sono stati consultati precedentemente e che decisioni di questo tipo competono unicamente all'Autorità ecclesiastica».
Cioè, fateci capire: se il governo dice no alle messe, bisogna obbedire al governo; se invece un governatore riapre le chiese, allora si afferma che questo è compito dell’autorità ecclesiastica. Cari vescovi, forse fate prima a dire che siete voi a non volere le Messe, così ci si mette l’anima in pace.
Ma ovviamente non finisce qui. Infatti quello che nei giorni scorsi era un mugugno sempre più rumoroso, ieri è diventata una vera e propria rivolta aperta: nell’imminenza del 4 maggio, quando si potranno ri-celebrare le Messe per i funerali, tante diocesi hanno fatto il punto sulle condizioni assurde poste dalla CEI su indicazione del Comitato tecnico-scientifico del governo. E hanno constatato che, su queste basi, la ripresa delle Messe è impossibile. Termometri, mascherine, guanti, gel igienizzanti, sanificazione continua delle chiese (probabilmente anche da certificare): troppe cose da fare, e anche con il rischio – in mancanza di patti chiari – che le forze dell’ordine entrino in chiesa a controllare se tutto è a norma, disturbando la liturgia.
Venezia, Aosta, Alba, Chioggia, lo annunciano ufficialmente: niente Messe, a queste condizioni è impossibile. Ma molte altre diocesi faranno lo stesso, veloce benedizione delle salme al cimitero e basta. Compresi diversi decanati della diocesi di Milano. È una farsa, come dice chiaramente il vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo: «Allora diciamo alla gente: niente funerale in chiesa, ci hanno gabbato. Abbiano il coraggio di dire alla gente che i loro morti se li portino dritti al cimitero! Non infingimenti! Proibite e basta».
Una vera e propria presa in giro. E nel bel mezzo di queste reazioni senza precedenti, il presidente della CEI che ti fa? Pubblica un bel comunicato in cui fa elogi sperticati di Conte e del suo Comitato tecnico-scientifico – quello delle condizioni capestro per i funerali -, con cui annuncia di aver trovato un accordo per la ripresa delle celebrazioni liturgiche. Si tratta di un «Protocollo di massima», ma non subito, con calma: nel comunicato non si parla di date, ma indiscrezioni dicono che si tratterebbe del 24 o del 31 maggio. Pare che ci sia «la soddisfazione mia, dei vescovi e, più in generale, della comunità ecclesiale», tale che Bassetti non può fare a meno di esprimere “il mio ringraziamento (…) alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con cui in queste settimane c’è stata un’interlocuzione continua e proficua».
Ma non era la stessa presidenza del Consiglio contro cui si era scagliato non più di sei giorni fa? Ah, già, ma il martedì successivo il Papa aveva detto che ci vuole «prudenza» e «obbedienza», e quindi tutti a cuccia. «Questo clima – prosegue il cardinale Bassetti - ha portato un paio di giorni fa a definire le modalità delle celebrazioni delle Esequie, grazie soprattutto alla disponibilità e alla collaborazione del Ministro dell’Interno e del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione». Fantastico, è lo stesso accordo che ha mandato fuori dai gangheri tutti i vescovi, la dimostrazione che la presidenza della CEI vive chiaramente in un mondo separato dalla comunità ecclesiale che intende rappresentare.
Ma il presidente della CEi non vuole dimenticare nessuno: così “un pensiero di sincera gratitudine mi sento in dovere di esprimerlo al Ministro della Salute e all’intero Comitato tecnico-scientifico: questa tempesta, inedita e drammatica, ha posto sulle loro spalle un carico enorme in termini di responsabilità”.
Come sarà venuto in mente a Bassetti di scrivere un tale comunicato mentre la rivolta dei vescovi è diventata pubblica? Semplice, poche ore prima era stato in udienza da papa Francesco, e quindi…. Viva Conte!
Ma i colpi di scena non sono finiti perché in tarda serata esce un altro comunicato della CEI, stavolta firmato dal segretario monsignor Stefano Russo, in cui si annuncia che, dopo tante insistenze, anche i membri del Comitato tecnico-scientifico hanno capito che la faccenda dei termometri non è fattibile (diciamo pure che è ridicola) e che quindi questa incombenza viene abbonata. Basterà questo per far tornare i vescovi sui loro passi e tentare di celebrare i funerali con Messa? Difficile dirlo ora, ma a questo punto è diventato secondario.
Il fatto è che stiamo assistendo a uno spettacolo indecoroso, con i vescovi più preoccupati della politica – civile ed ecclesiale – che non dei sacramenti. Che si genuflettono al governo ignorando la barbarie consumata in questi mesi sulla pelle delle vittime di Covid e dei loro familiari, a cui è stato negato anche un funerale degno. Che si fanno impunemente prendere in giro da presunti “esperti” che rappresentano solo se stessi e li ringraziano pure pubblicamente. Che hanno rinunciato alla libertà della Chiesa e quindi a difendere la libertà di ogni persona. Che accettano di farsi dettare le norme liturgiche dalla politica. Che si sono fatti complici di un disegno tendente a svuotare le Chiese e a svilire la Messa e l’Eucarestia che – come ricorda il cardinale Sarah - «è il cuore della vita della Chiesa».
Così ora aspettiamo con timore e tremore di sapere i termini dell’accordo per le Messe con popolo che riprenderanno a fine maggio (sempre che nel frattempo il governo non ci ripensi). Con questi negoziatori e questa controparte, solo un miracolo potrà renderci una Messa degna del Mistero che riaccade.
Riccardo Cascioli
Traduzione: anche se non siete d’accordo con Conte – con cui il Papa peraltro si sente spessissimo al telefono – fate quello che dice. L’intervento blocca subito i tentativi di alcuni governatori di venire incontro ai cattolici concedendo la partecipazione del popolo, per quanto contingentato, alle Messe, aggirando il divieto dle governo. Anzi, per essere più precisi blocca i vescovi. Infatti il vescovo di Pesaro, monsignor Piero Coccia, nonché presidente della Conferenza Episcopale marchigiana, e i vescovi della Sardegna ringraziano i rispettivi governatori ma rifiutano l’offerta di riprendere le Messe con il popolo. Dice ad esempio il comunicato dei vescovi sardi, dopo aver declinato l’offerta del governatore Christian Solinas, che si riservano di «leggere e valutare il testo dell'ordinanza regionale che verrà firmata, tenendo conto che non sono stati consultati precedentemente e che decisioni di questo tipo competono unicamente all'Autorità ecclesiastica».
Cioè, fateci capire: se il governo dice no alle messe, bisogna obbedire al governo; se invece un governatore riapre le chiese, allora si afferma che questo è compito dell’autorità ecclesiastica. Cari vescovi, forse fate prima a dire che siete voi a non volere le Messe, così ci si mette l’anima in pace.
Ma ovviamente non finisce qui. Infatti quello che nei giorni scorsi era un mugugno sempre più rumoroso, ieri è diventata una vera e propria rivolta aperta: nell’imminenza del 4 maggio, quando si potranno ri-celebrare le Messe per i funerali, tante diocesi hanno fatto il punto sulle condizioni assurde poste dalla CEI su indicazione del Comitato tecnico-scientifico del governo. E hanno constatato che, su queste basi, la ripresa delle Messe è impossibile. Termometri, mascherine, guanti, gel igienizzanti, sanificazione continua delle chiese (probabilmente anche da certificare): troppe cose da fare, e anche con il rischio – in mancanza di patti chiari – che le forze dell’ordine entrino in chiesa a controllare se tutto è a norma, disturbando la liturgia.
Venezia, Aosta, Alba, Chioggia, lo annunciano ufficialmente: niente Messe, a queste condizioni è impossibile. Ma molte altre diocesi faranno lo stesso, veloce benedizione delle salme al cimitero e basta. Compresi diversi decanati della diocesi di Milano. È una farsa, come dice chiaramente il vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo: «Allora diciamo alla gente: niente funerale in chiesa, ci hanno gabbato. Abbiano il coraggio di dire alla gente che i loro morti se li portino dritti al cimitero! Non infingimenti! Proibite e basta».
Una vera e propria presa in giro. E nel bel mezzo di queste reazioni senza precedenti, il presidente della CEI che ti fa? Pubblica un bel comunicato in cui fa elogi sperticati di Conte e del suo Comitato tecnico-scientifico – quello delle condizioni capestro per i funerali -, con cui annuncia di aver trovato un accordo per la ripresa delle celebrazioni liturgiche. Si tratta di un «Protocollo di massima», ma non subito, con calma: nel comunicato non si parla di date, ma indiscrezioni dicono che si tratterebbe del 24 o del 31 maggio. Pare che ci sia «la soddisfazione mia, dei vescovi e, più in generale, della comunità ecclesiale», tale che Bassetti non può fare a meno di esprimere “il mio ringraziamento (…) alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con cui in queste settimane c’è stata un’interlocuzione continua e proficua».
Ma non era la stessa presidenza del Consiglio contro cui si era scagliato non più di sei giorni fa? Ah, già, ma il martedì successivo il Papa aveva detto che ci vuole «prudenza» e «obbedienza», e quindi tutti a cuccia. «Questo clima – prosegue il cardinale Bassetti - ha portato un paio di giorni fa a definire le modalità delle celebrazioni delle Esequie, grazie soprattutto alla disponibilità e alla collaborazione del Ministro dell’Interno e del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione». Fantastico, è lo stesso accordo che ha mandato fuori dai gangheri tutti i vescovi, la dimostrazione che la presidenza della CEI vive chiaramente in un mondo separato dalla comunità ecclesiale che intende rappresentare.
Ma il presidente della CEi non vuole dimenticare nessuno: così “un pensiero di sincera gratitudine mi sento in dovere di esprimerlo al Ministro della Salute e all’intero Comitato tecnico-scientifico: questa tempesta, inedita e drammatica, ha posto sulle loro spalle un carico enorme in termini di responsabilità”.
Come sarà venuto in mente a Bassetti di scrivere un tale comunicato mentre la rivolta dei vescovi è diventata pubblica? Semplice, poche ore prima era stato in udienza da papa Francesco, e quindi…. Viva Conte!
Ma i colpi di scena non sono finiti perché in tarda serata esce un altro comunicato della CEI, stavolta firmato dal segretario monsignor Stefano Russo, in cui si annuncia che, dopo tante insistenze, anche i membri del Comitato tecnico-scientifico hanno capito che la faccenda dei termometri non è fattibile (diciamo pure che è ridicola) e che quindi questa incombenza viene abbonata. Basterà questo per far tornare i vescovi sui loro passi e tentare di celebrare i funerali con Messa? Difficile dirlo ora, ma a questo punto è diventato secondario.
Il fatto è che stiamo assistendo a uno spettacolo indecoroso, con i vescovi più preoccupati della politica – civile ed ecclesiale – che non dei sacramenti. Che si genuflettono al governo ignorando la barbarie consumata in questi mesi sulla pelle delle vittime di Covid e dei loro familiari, a cui è stato negato anche un funerale degno. Che si fanno impunemente prendere in giro da presunti “esperti” che rappresentano solo se stessi e li ringraziano pure pubblicamente. Che hanno rinunciato alla libertà della Chiesa e quindi a difendere la libertà di ogni persona. Che accettano di farsi dettare le norme liturgiche dalla politica. Che si sono fatti complici di un disegno tendente a svuotare le Chiese e a svilire la Messa e l’Eucarestia che – come ricorda il cardinale Sarah - «è il cuore della vita della Chiesa».
Così ora aspettiamo con timore e tremore di sapere i termini dell’accordo per le Messe con popolo che riprenderanno a fine maggio (sempre che nel frattempo il governo non ci ripensi). Con questi negoziatori e questa controparte, solo un miracolo potrà renderci una Messa degna del Mistero che riaccade.
Riccardo Cascioli
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