SOTTILI INSIDIE DI SATANA NEL CAMMINO SPIRITUALE E CONSIGLI SU COME VINCERLE
1) Noi spesso non preghiamo
È un fenomeno psicologico che succede spesso anche a noi: nelle grandi afflizioni ci sentiamo oppressi da un’apatia che toglie ogni vigore alla nostra pietà; ci sembra di non saper più pregare, di non potere più guardare al Cielo.
Appena ritorna la gioia interna o un barlume di speranza, l’anima si espande in Dio, lo loda, lo prega, ed ha l’impressione di riprendere il suo respiro.
È un fatto penoso che noi tanto spesso non preghiamo, proprio quando dovremmo farlo di più; satana che vuol vincerci ad ogni costo, si sforza di toglierci prima di tutto la grande arma della preghiera, e ci getta in una strana apatia, facendoci intendere che è inutile pregare.
In questi momenti, il nostro spirito dev’essere più vigilante, non deve dormire come gli apostoli nel Getsemani, ma deve vegliare e pregare.
Anche quando il cuore è disseccato dall’angoscia, possiamo pregare vocalmente, soprattutto con le preghiere della Chiesa, che sono voci penetranti il Cielo.
Non dobbiamo stancarci, non dobbiamo scoraggiarci addormentandoci nelle tenebre dell’oscura notte dell’anima, dobbiamo insistere nella preghiera, perché così vinceremo le nostre battaglie.
Non siamo facili poi a prendere decisioni quando l’anima è in angustia, ma andiamo ai piedi dell’altare, facciamo offrire il Santo Sacrificio della Messa secondo le nostre intenzioni, e riponiamo nelle mani di Dio ogni nostra iniziativa.
Se non andiamo noi verso Dio con un atto di confidenza filiale, Egli non viene a noi con le sue grazie.
Le vie per le quali il Signore ci conduce non sono sempre vie di luce, perché è necessario a volte la caligine per esercitare la nostra fede e per purificare la nostra coscienza.
Bisogna andare ai piedi di Dio, confidare in Lui solo nonostante le tenebre, tenere fisso lo sguardo in Lui solo per non smarrirci, e rimettere nelle sue mani ogni nostra angustia.
* * *
2) Tutto sta a cominciare
Il segreto della bontà o della perversità non sta in un disegno fatale che forma alcuni buoni ed altri cattivi, ma nell’attività della nostra volontà: un’opera buona anche minima, attrae la grazia, un’opera cattiva anche minima, suscita nell’animo l’appetito del male; il peccato allora è alle porte, l’anima si trova in un agguato ma se vuole, può vincere.
Come nei malanni del corpo una negligenza può produrre una crisi pericolosa, così nelle attività dell’anima le piccole colpe cagionano grandi rovine, perché sono la breccia aperta al peccato grave.
Anche un uomo abituato al male può risorgere se rieduca la sua volontà riportando delle piccole vittorie che la risvegliano al bene.
Egli può fare una piccola elemosina, un atto di rinuncia ad una soddisfazione, un atto d’intima umiliazione.
Un piccolo atto di bene attira una grazia nell’anima, una vittoria ne produce un’altra più grande e prepara l’anima ad una nuova grazia; gradualmente la volontà riprende il dominio di se stessa e si riapre a Dio; la grazia segna maternamente questi movimenti di ricostruzione, riempie a poco a poco l’anima, la rinnova e la rigenera.
Anche quando si è giunti ad uno stato di degradazione che rasenta lo stato dei bruti, anche allora l’anima può ritrovare la salvezza dominando con la volontà l’appetito delle passioni; tutto sta a cominciare con piccoli atti di virtù, con piccoli atti di umiltà e soprattutto con piena fiducia nella misericordia di Dio.
1) Noi spesso non preghiamo
È un fenomeno psicologico che succede spesso anche a noi: nelle grandi afflizioni ci sentiamo oppressi da un’apatia che toglie ogni vigore alla nostra pietà; ci sembra di non saper più pregare, di non potere più guardare al Cielo.
Appena ritorna la gioia interna o un barlume di speranza, l’anima si espande in Dio, lo loda, lo prega, ed ha l’impressione di riprendere il suo respiro.
È un fatto penoso che noi tanto spesso non preghiamo, proprio quando dovremmo farlo di più; satana che vuol vincerci ad ogni costo, si sforza di toglierci prima di tutto la grande arma della preghiera, e ci getta in una strana apatia, facendoci intendere che è inutile pregare.
In questi momenti, il nostro spirito dev’essere più vigilante, non deve dormire come gli apostoli nel Getsemani, ma deve vegliare e pregare.
Anche quando il cuore è disseccato dall’angoscia, possiamo pregare vocalmente, soprattutto con le preghiere della Chiesa, che sono voci penetranti il Cielo.
Non dobbiamo stancarci, non dobbiamo scoraggiarci addormentandoci nelle tenebre dell’oscura notte dell’anima, dobbiamo insistere nella preghiera, perché così vinceremo le nostre battaglie.
Non siamo facili poi a prendere decisioni quando l’anima è in angustia, ma andiamo ai piedi dell’altare, facciamo offrire il Santo Sacrificio della Messa secondo le nostre intenzioni, e riponiamo nelle mani di Dio ogni nostra iniziativa.
Se non andiamo noi verso Dio con un atto di confidenza filiale, Egli non viene a noi con le sue grazie.
Le vie per le quali il Signore ci conduce non sono sempre vie di luce, perché è necessario a volte la caligine per esercitare la nostra fede e per purificare la nostra coscienza.
Bisogna andare ai piedi di Dio, confidare in Lui solo nonostante le tenebre, tenere fisso lo sguardo in Lui solo per non smarrirci, e rimettere nelle sue mani ogni nostra angustia.
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2) Tutto sta a cominciare
Il segreto della bontà o della perversità non sta in un disegno fatale che forma alcuni buoni ed altri cattivi, ma nell’attività della nostra volontà: un’opera buona anche minima, attrae la grazia, un’opera cattiva anche minima, suscita nell’animo l’appetito del male; il peccato allora è alle porte, l’anima si trova in un agguato ma se vuole, può vincere.
Come nei malanni del corpo una negligenza può produrre una crisi pericolosa, così nelle attività dell’anima le piccole colpe cagionano grandi rovine, perché sono la breccia aperta al peccato grave.
Anche un uomo abituato al male può risorgere se rieduca la sua volontà riportando delle piccole vittorie che la risvegliano al bene.
Egli può fare una piccola elemosina, un atto di rinuncia ad una soddisfazione, un atto d’intima umiliazione.
Un piccolo atto di bene attira una grazia nell’anima, una vittoria ne produce un’altra più grande e prepara l’anima ad una nuova grazia; gradualmente la volontà riprende il dominio di se stessa e si riapre a Dio; la grazia segna maternamente questi movimenti di ricostruzione, riempie a poco a poco l’anima, la rinnova e la rigenera.
Anche quando si è giunti ad uno stato di degradazione che rasenta lo stato dei bruti, anche allora l’anima può ritrovare la salvezza dominando con la volontà l’appetito delle passioni; tutto sta a cominciare con piccoli atti di virtù, con piccoli atti di umiltà e soprattutto con piena fiducia nella misericordia di Dio.
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