domenica 23 dicembre 2018

LETTERA DI UNA DONNA PER DIRE GRAZIE, A NATALE, AI SACERDOTI INTEGRI E FEDELI







Lettera pubblicata sul blog di Marco Tosatti il 23 dicembre 2018.

Cari Stilumcuriali, mi ha scritto una donna che non conosco personalmente, chiedendo se fosse possibile pubblicare una lettera che le era maturata in cuore per dire grazie ai sacerdoti integri e fedeli che in questi tempi di tempesta e confusione cercano di tenere salda la barra della loro barca nella fede a Gesù il Cristo e alla Sua Chiesa. Mi ha colpito per la sincerità degli accenti, e ve la passo volentieri. (M. Tosatti)


Sig. Tosatti,

Le chiedo, qualora sia possibile, di pubblicare la presente lettera quale atto di ringraziamento e riconoscenza per il dono dei Sacerdoti e l’occasione per augurare a tutti loro, un lieto e fecondo Natale.

Mi sono chiesta più volte in questi giorni che ci avvicinano al Santo Natale, costellati di dolorosi dibattiti nel ‘mondo cattolico’ fra contese e confusione dottrinale, se qualcuno avesse trovato il tempo per fermarsi un istante e pensare che i Sacerdoti sono il segno visibile della sacralità del Natale, i Pastori del gregge che adora il “Bambinello”, gli uomini di buona volontà che con il Sacramento dell’Ordine Sacro, hanno accolto la chiamata a conformarsi a quel vincolo di carità con Gesù, divenendo Alter Christus. Al riguardo così leggiamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica all’articolo 1536:“l’Ordine è il Sacramento grazie al quale la missione affidata da Cristo ai suoi Apostoli continua ad essere esercitata nella Chiesa sino alla fine dei tempi: è, dunque, il Sacramento del ministero apostolico […]”.

Alter Christus, il Sacerdote è profondamente unito al Verbo del Padre, che incarnandosi pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò Se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò Se stesso facendosi ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce (Fil.2).

I Sacerdoti sono dunque i Ministri di Dio, i Suoi Ministri! E noi laici battezzati, quante volte li abbiamo ringraziati per il loro servizio di amore e abnegazione? Chiediamocelo…

Questo Sacerdozio, ci insegna il Catechismo al punto 1551, è un ufficio che il Signore ha affidato ai Pastori del Suo popolo, un vero servizio interamente riferito a Cristo e agli uomini che dipende interamente da Cristo e dal Suo unico Sacerdozio, ed è stato istituito in favore degli uomini e della comunità della Chiesa. Il Sacramento dell’Ordine comunica «una potestà sacra», che è precisamente quella di Cristo. L’esercizio di tale autorità deve dunque misurarsi sul modello di Cristo, che per amore si è fatto l’ultimo e il servo di tutti. «Il Signore ha esplicitamente detto che la sollecitudine per il Suo gregge era una prova di amore verso di Lui».

Ma la presenza di Cristo nel Ministro non deve essere intesa come se costui fosse premunito contro ogni debolezza umana, lo spirito di dominio, gli errori, persino il peccato, e infatti esistono molti atti in cui l’impronta umana del Ministro lascia tracce che non sono sempre segno della fedeltà al Vangelo e che, di conseguenza, possono nuocere alla fecondità apostolica della Chiesa (CCC 1550).

Sua Santità Benedetto XVI, nell’udienza generale in piazza San Pietro il 24 giugno 2009,ci ha ricordato che “il santo Curato d’Ars ripeteva spesso con le lacrime agli occhi: “come è spaventoso essere prete!”. Ed aggiungeva: “come è da compiangere un prete quando celebra la Messa come un fatto ordinario! Com’è sventurato un prete senza vita interiore!”. Ed esortava: “possa l’anno Sacerdotale condurre tutti i Sacerdoti ad immedesimarsi totalmente con Gesù crocifisso e risorto, perché, ad imitazione di San Giovanni Battista, siano pronti a “diminuire” perché Lui cresca; perché, seguendo l’esempio del Curato d’Ars, avvertano in maniera costante e profonda la responsabilità della loro missione, che è segno e presenza dell’infinita Misericordia di Dio”. E concludeva affidando alla Madonna, Madre della Chiesa, tutti i Sacerdoti.

Sono consapevole che le cronache di tutti i giorni ci parlano di circostanze poco degne che interessano anche i Sacerdoti, dal più efferato e ignobile scandalo della pedofilia, a Ministri che ormai avendo perso lo ‘sguardo soprannaturale’ del proprio servizio, hanno ridotto il loro alto Ministero al più basso compiacimento dello spirito di questo mondo…

Vi sono Sacerdoti che si sono allontanati dalla Verità, che la rinnegano con omissioni, opere e parole che tradiscono il Vangelo; costoro sono diventati increduli, superbi, mondani, apostati! Hanno smarrito la sublime dignità della vocazione, e hanno abbracciato il modernismo in luogo della sacra paternità che genera vita eterna!

Ma oggi voglio ricordare tutti quei degni Ministri di Dio che vivono la propria vocazione Sacerdotale accogliendo la speciale chiamata che Gesù ha riservato per loro, con coraggio e sacrificio, mantenendo viva la fiammella della fedeltà ogni giorno, pur fra mille tribolazioni. Il mio pensiero vuole andare ai Sacerdoti che in questo tempo avverso al nostro Creatore Onnipotente, sono chiamati a proclamare la Parola di Dio in una società che ha mosso guerra a Gesù Cristo, alle Sacre Scritture, al messaggio di salvezza della Chiesa Cattolica.

Cosa significa essere Sacerdoti fedeli al Vangelo oggi? Forse ognuno di noi dovrebbe chiederselo! Dobbiamo chiederci seriamente se sia giusto da parte della società pagana, che sia imposto ogni sorta di bavaglio a chi ha scelto di essere Ministro di Dio, e non di questo mondo! In troppi, solo quando si tratta di cristianesimo, dimenticano le garanzie costituzionali che all’articolo 19 ci ricorda che tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume. Eppure oggi l’Occidente scristianizzato e ideologico, ha deciso che tutti hanno diritti, tutti e tutto, tranne coloro che intendono restare autenticamente cattolici. E’ stato deciso che i Preti possono avere soltanto due possibilità: tacere o parlare, ma “politicamente corretto”! Il motivo è chiaro: la Parola che portano i Sacerdoti fedeli a Cristo è scomoda perché mette tutti innanzi al grande inganno della società odierna, società di cartone direi, l’inganno che si possa fare a meno di quel Bimbo nato a Betlemme.

Si avvicina il Santo Natale, la ricorrenza di un evento unico nella storia dell’umanità; accadde poco più di duemila anni fa, fra gli uomini di questa terra, il Creatore di tutte le cose decise di nascere dal grembo di una Donna Vergine e Immacolata, Sposa del casto Giuseppe, nell’umiltà, senza clamori, quel Bambino nato in una grotta ha scelto di venire ad abitare in mezzo a noi per annunciarci il lieto annuncio del Vangelo! L’evento è descritto nel Vangelo di Luca, ove al capitolo 2 leggiamo della nascita di Gesù e la visita dei pastori: [1]In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. [2]Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. [3]Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. [4]Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, [5]per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. [6]Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. [7]Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. [8]C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. [9]Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, [10]ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: [11]oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore. [12]Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».

Il Natale ci ricorda dunque che è nato il Salvatore, e se c’è un Salvatore, c’è anche una via di salvezza e questa via è Gesù Cristo: via, verità e vitae questa vita ci viene portata dai Suoi Ministri solo se restano saldi nella Verità custodita dalla Dottrina bimillenaria. Al di fuori di essa non c’è salvezza perché regna la menzogna; solo la Verità, come ci ha insegnato Gesù, rende liberi. Nel Vangelo di San Giovanni è infatti scritto: «Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi»(Gv 8,32).

In nome di questa Verità, molti Sacerdoti che hanno esercitato degnamente il loro Ministero, sono stati posti al silenzio, alla gogna, costretti all’isolamento, alla riforma mentale.

Chi ha permesso e permette questo scempio? Per ragioni di spazio non posso approfondire un tema così delicato ma voglio concludere con il ricordo della Pia Veronica, la donna che amò la Verità perché la riconobbe nell’Uomo della Croce. Veronica, figura popolare molto cara alla Tradizione, vedendo il Signore salire il Calvario sfinito dalle sofferenze, in uno slancio d’amore, senza curarsi dei nemici di Gesù, volle asciugare il Suo Volto Santo con un panno, offrendoGli così un omaggio di riconoscenza che fu forse anche frutto modesto del proprio lavoro. L’amore forte e devoto di un cuore femminile aiutò il Cristo mentre compiva e realizzava la Sua missione redentrice. Quel cuore, oggi voglio dedicarlo a tutti i Sacerdoti sfiniti da questi tempi di abominio in cui, uomini e donne sempre più lontani da Dio, e superbi, vogliono dettare le proprie leggi persino alle omelie della domenica. Vorrebbero un cattolicesimo silenzioso, che non reca disturbo, che non sia più “segno di contraddizione”, che non sia luce che illumina ma fioco barlume da soppiantare con le tenebre, che non sia sale che dona sapore, ma veleno che ammorba l’anima per condurla alla morte spirituale…

In nome di quel Santo Bambino deposto in una mangiatoia, che ricorda la miseria delle nostre debolezze, voglio esprimere la riconoscenza a Dio per il dono del Sacerdozio e invitare ogni battezzato a pregare per i Ministri di Dio, a riconoscere in essi un dono immenso, spesso ignorato! Del resto ripetendo le parole del Santo Curato d’Ars possiamo affermare:“Oh! Che cosa grande è il Sacerdozio! Non lo si capirà bene che in Cielo… se lo si comprendesse sulla terra, si morirebbe, non di spavento ma di amore!”

Ha scritto Sua Santità Benedetto XVI nella «Lettera per l’indizione dell’anno sacerdotale in occasione del 150° anniversario del ‘dies natalis’ di Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d’Ars»(16 giugno 2009):

“Ci sono, purtroppo, anche situazioni, mai abbastanza deplorate, in cui è la Chiesa stessa a soffrire per l’infedeltà di alcuni suoi Ministri. È il mondo a trarne allora motivo di scandalo e di rifiuto. Ciò che massimamente può giovare in tali casi alla Chiesa non è tanto la puntigliosa rilevazione delle debolezze dei suoi Ministri, quanto una rinnovata e lieta coscienza della grandezza del dono di Dio, concretizzato in splendide figure di generosi Pastori, di Religiosi ardenti di amore per Dio e per le anime, di Direttori spirituali illuminati e pazienti. A questo proposito, gli insegnamenti e gli esempi di San Giovanni Maria Vianney possono offrire a tutti un significativo punto di riferimento: il Curato d’Ars era umilissimo, ma consapevole, in quanto prete, d’essere un dono immenso per la sua gente: “Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il più grande tesoro che il buon Dio possa accordare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della misericordia divina”. Parlava del sacerdozio come se non riuscisse a capacitarsi della grandezza del dono e del compito affidati ad una creatura umana: “Oh come il prete è grande!… Se egli si comprendesse, morirebbe…[…] tolto il sacramento dell’Ordine, noi non avremmo il Signore. Chi lo ha riposto là in quel tabernacolo? Il Sacerdote. Chi ha accolto la vostra anima al primo entrare nella vita? Il Sacerdote […]”.
Riflessioni significative, che non possono lasciarci indifferenti o non interrogarci seriamente.

Infine, concludo con la speranza che San Giovanni Maria Vianney parli ancora oggi al cuore di tutti quei Ministri ormai lontani dal Vangelo, ripiegati su sé stessi, smarriti negli errori dell’eresia, per scuoterli dall’accecamento spirituale che li ottenebra. Possa il Santo Curato d’Ars con le sue mirabili parole, risvegliare in essi lo zelo apostolico senza compromessi, e in tutti noi la sequela a Gesù conformati ai Suoi santi insegnamenti!

E a tutti i Sacerdoti santi, integri, intemerati, rivolgo il mio più sincero ringraziamento per il dono della loro vita e il martirio nella Verità!

Santo Natale a tutti…

Simona











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