di Stefano Fontana (06/05/2017)
Il 4 maggio scorso il Santo Padre Francesco ha firmato il decreto che riconosce le virtù eroiche del cardinale François-Xavier Nguyên Van Thuân, che ora può essere detto “Venerabile”. Nessuno tra coloro che lo conoscevano, o che almeno ne conoscevano la storia, avevano dubbi sul fatto che egli avesse vissuto le virtù cristiane in modo eroico, soprattutto, ma non solo, nel periodo della lunga e dura prigionia nei lager comunisti del Vietnam militarmente e ideologicamente conquistato. Ma ora che la Chiesa lo ha riconosciuto, tutti sono confermati in queste loro certezze.
Con il riconoscimento delle virtù eroiche, il processo di beatificazione fa un importante passo in avanti. Ora bisogna solo aspettare – e pregare per averlo – il riconoscimento del miracolo. Ci sono già alcuni casi sotto prudente ed attento esame.
La causa di beatificazione aveva preso avvio a cinque anni dalla morte, il 16 settembre 2007 con la cerimonia liturgica a Santa Maria della Scala a Trastevere, di cui il cardinale era titolare, e dove fu poi inumato. In quell’occasione, il cardinale Renato Raffaele Martino ricordò uno dei pensieri più belli del cardinale: "Nei lunghi e duri anni del carcere, meditavo sulla domanda dei discepoli a Gesù, durante la tempesta: "Maestro, non t'importa che moriamo?" (Mc 4,38), finché una notte, dal fondo del cuore una voce mi parlò: "Perché ti tormenti così? Devi distinguere tra Dio e le opere di Dio, tutto ciò che hai compiuto e desideri continuare a fare - visite pastorali, formazione di seminaristi, religiosi, religiose, laici, giovani, costruzioni di scuole, di centri studenteschi, missioni per l'evangelizzazione dei non cristiani... - tutto ciò è un'opera eccellente, sono opere di Dio, ma non sono Dio! Se Dio vuole che tu abbandoni tutte queste opere, mettendole nelle sue mani, fallo subito, e abbi fiducia in lui. Dio lo farà infinitamente meglio di te; egli affiderà le sue opere ad altri, molto più capaci di te. Tu hai scelto Dio solamente, non le sue opere!".
Si può dire però che la causa sia praticamente iniziata con l’udienza concessa il 17 settembre 2007 da Benedetto XVI, il quale, nel suo discorso, aveva ricordato "la luminosa testimonianza di fede che ci ha lasciato questo eroico Pastore", e che abbia concluso la fase diocesana il 23 ottobre 2010. In questa occasione il Cardinale Agostino Vallini, Vicario del Papa per la diocesi di Roma, ne tratteggiò un’ampia biografia, concludendo con le parole “Chi ha avuto la gioia di conoscerlo e di frequentarlo credo che possa convenire che il Servo di Dio è stato un vero discepolo di Gesù, che ha fatto della sequela di Cristo l’unica ragione di vita, che ha ricondotto tutto a Dio, sapendo riconoscere in ogni esperienza la mano provvida del Signore. Nella terribile desolazione degli anni della prigionia egli si è aperto al soffio leggero e rigenerante dello Spirito. Dio si manifestava a lui come il Tutto, e questo gli bastava a ridimensionare il peso e la sofferenza della privazione della libertà e della stessa dignità personale. La sua straordinaria esperienza spirituale resta per noi una preziosa eredità. Il chicco di grano, macerato nella terra, ha portato frutto”.
L’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi, che ha vissuto accanto al cardinale Van Thuân, collaborando con lui per diversi anni come Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace di cui egli è stato Presidente dal 24 giugno 1998 al 16 settembre 2002, alla notizia del riconoscimento delle virtù eroiche a dichiarato: “Posso dire di aver incontrato un cristiano straordinario nella ordinarietà del suo impegno. Ad ogni più piccola cosa egli dava l’importanza di un incontro con il Signore e in ogni attimo era contento di offrirlo a Lui. Aveva offerto a Lui ogni attimo della dura prigionia, dell’isolamento, della solitudine umana e della stanchezza spirituale, come aveva offerto a Lui ogni attimo dopo la liberazione, nel suo impegno per la giustizia e la pace nel servizio alla Santa Sede, nella predicazione e testimonianza della speranza cristiana … ed anche nei lunghi mesi della malattia”.
Alla notizia, anche Benedetto XVI si è detto pieno di gioia, lui che aveva una particolare venerazione per il cardinale Van Thuân, che lo andava a visitare ogni giorno nel periodo della malattia, e che nel paragrafo 32 dell’enciclica Spe salvi del 30 novembre 2007 ha tracciato forse il ritratto più efficace del Cardinale ora Venerabile: “Durante tredici anni di carcere, in una situazione di disperazione apparentemente totale, l’ascolto di Dio, il poter parlargli, divenne per lui una crescente forza di speranza, che dopo il suo rilascio gli consentì di diventare per gli uomini in tutto il mondo un testimone della speranza – di quella grande speranza che anche nelle notti della solitudine non tramonta”.
La causa di beatificazione non finisce qui e ogni sua tappa sarà una nuova occasione nella quale lo Spirito si avvarrà del cardinale per istruirci nella nostra fede. La sua resistenza al comunismo, il suo impegno per i seminari, il suo amore per i giovani, la sua volontà di diffondere la Dottrina sociale della Chiesa che oggi hanno la prevalenza nelle considerazioni sulla sua esistenza terrena, lasceranno sempre più lo spazio alle virtù teologali, specialmente quella della speranza, che in lui trovarono cristiana accoglienza.
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