lunedì 6 maggio 2013

Quelle devozioni così tradizionali di Papa Francesco



Il Papa a Santa Maria Maggiore
Il Papa a Santa Maria Maggiore












Già due le visite alla Madonna «Salus populi romani», il ruolo di san Giuseppe e di santa Teresa di Lisieux



ANDREA TORNIELLI 

È un aspetto ancora poco sottolineato del pontificato di Francesco, forse perché non corrisponde a un certo cliché «progressista» ma è invece pienamente inserito nel tessuto profondo della pietà popolare che la Chiesa latinoamericana ha indicato come un tesoro prezioso per la trasmissione della fede. In meno di due mesi Papa Bergoglio ha già visitato due volte la basilica di Santa Maria Maggiore, la più antica chiesa dedicata alla Madonna, dove si è voluto recare all'indomani dell'elezione per chiedere davanti alla «Salus populi romani», l'icona mariana che vi è venerata, protezione per la diocesi di Roma. E vi è tornato il 4 maggio, primo sabato del mese dedicato  a Maria, per recitare il rosario.


«La Madonna custodisce la nostra salute - ha detto il Papa -  Ci aiuta a crescere, ad affrontare la vita, ad essere liberi...». Francesco si conferma dunque un Papa profondamente mariano, che non disdegna affatto di testimoniare il suo attaccamento a forme devozionali che un certa teologia post-conciliare ha guardato a lungo dall'alto in basso considerandole incrostazioni del passato. Una di queste devozioni mariane, che Bergoglio ha contribuito a diffondere in Argentina, è quella per «Maria che scioglie i nodi». Una devozione che ha origine da un’immagine votiva bavarese risalente al 1700 (Maria Knotenlöserin) realizzata del pittore tedesco Johann Melchior Schmidtner, ora conservata come pala d’altare in una cappella della chiesa romanica di San Peter in Perlach, tenuta dai gesuiti nel cuore della città di Augsburg, in Baviera.
 

Qui, ha ricordato Stefania Falasca sul quotidiano «Avvenire», durante i suoi soggiorni di studio a Ingolstadt, padre Bergoglio l'ha scoperta, e tornato in Argentina ha iniziato a divulgarne la conoscenza. Da ausiliare di Buenos Aires ha fatto in modo che a quella effige venisse dedicato un santuario. E da arcivescovo ha continuato a inaugurare cappelle a lei dedicate servendosi anche di quella immagine come suo
personale «biglietto da visita» da inserire nella sua corrispondenza. La Madonna si presenta intenta a sciogliere piccoli e grandi nodi di un nastro che le viene passato dagli angeli.
«Tutti – ha spiegato più volte Bergoglio – abbiamo nodi nel cuore, mancanze, e attraversiamo difficoltà. Il nostro Padre buono, che distribuisce la grazia a tutti i suoi figli, vuole che noi ci fidiamo di Lei, che le affidiamo i nodi dei nostri mali, i grovigli delle nostre miserie che ci impediscono di unirci a Dio, affinché Lei li sciolga e ci avvicini a suo figlio Gesù. Questo è il significato dell’immagine».
 

Nella preghiera che è riportata nel retro dell'immaginetta, diffusa con l’imprimatur dell’allora arcivescovo di Buenos Aires, si legge: «Il maligno mai fu capace di imbrogliarti con le sue confusioni... e intercedendo insieme a tuo Figlio per le nostre difficoltà, con tutta semplicità e pazienza ci desti un esempio di come dipanare la matassa delle nostre vite».


Francesco è poi molto devoto di san Giuseppe, il custode dell'infanzia di Gesù, sotto la cui protezione ha iniziato il suo pontificato con la messa inaugurale celebrata proprio il 19 marzo, festa dello sposo di Maria. Tra i santi con i quali il nuovo Papa ha uno speciale rapporto c'è Teresa di Lisieux, la patrona delle missioni, la cui devozione Bergoglio ha voluto diffondere specialmente nelle «villas miserias», le povere baraccopoli di Buenos Aires. «Quando ho un problema lo affido a lei - aveva raccontato il cardinale a Stefania Falasca - Non le chiedo che lo risolva, solo che lo tenga nelle sue mani e mi aiuti; come segnale ricevo quasi sempre una rosa».
 

La tradizionale pietà popolare, quel fiume carsico di devozioni che anche negli anni della crisi e della secolarizzazione ha tenuto legate tante persone ai santuari, è dunque un elemento importante per la nuova evangelizzazione, espressione di una fede del popolo, di quella fede dei semplici che il magistero - come affermava l'allora cardinale Ratzinger - deve tutelare esercitando proprio in questo modo il suo compito «democratico», dando voce a chi non ha voce, non scrive sui giornali e non va in televisione a esprimere le sue opinioni teologiche.



Vatican Insider  06/05/2013

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