mercoledì 15 maggio 2013

La Chiesa dei laici

 

 

di P. Giovanni Cavalcoli, OP

Un fenomeno oggi non infrequente nella Chiesa è l’azione di un laicato più preparato, più convinto, più vigile, più fedele alla Chiesa, più coraggioso e più amante della perfezione evangelica e della santità di quanto a volte non s’incontri nei Religiosi, nei Sacerdoti, nel Prelati, che viceversa sembrano a volte tentennanti, incerti, mancare di piena fedeltà al Magistero della Chiesa; essi appaiono in certe circostanze troppo remissivi davanti alle ingiustizie, non difendono la verità, si mostrano di corte vedute, opportunisti e condizionati dal rispetto umano, attaccati al potere o sedotti dall’ambizione.

Non c’è dubbio che con questo tipo di laicato abbiamo uno dei migliori frutti degli insegnamenti del Concilio Vaticano II: la Chiesa come “Popolo di Dio” e la ricca teologia del laicato, che era stata preparata in precedenza da grandi fenomeni come l’Azione Cattolica e dagli studi di Pietro Pavan, di Tullo Goffi, del Maritain, di Yves Congar e di altri.

Ma il Concilio dà anche buone direttive sul ministero dei pastori e del Papa, anche se forse potevamo aspettarci una figura di pastore più incisiva, decisa ed energica. Purtroppo questa carenza è stata accentuata da una cattiva interpretazione del Concilio. E ciò ha fatto sì, a mio modo di vedere, che sia sorta una certa debolezza nei pastori e a volte una certa arroganza nei laici. Ma i buoni laici hanno compreso bene il loro ruolo e, pur affermando la loro identità e la loro autonomia, sono rimasti fedeli alla Gerarchia e al Papa.

Così indubbiamente anche qui come per molte dottrine del Vaticano II c’è da lamentare un grave fraintendimento che si trascina ormai da decenni e che ha preso a pretesto la dignità del battezzato o del semplice cristiano per diffondere un’ecclesiologia e una concezione del laico cattolico che si allontana dal vero intendimento conciliare per assumere influssi di tipo protestante, laicistico, illuministico e secolaristico.

Così quell’alta dignità del laico che è prospettata dal Concilio soprattutto nellaLumen Gentium, nella Gaudium et Spes e nell’Apostolicam Actuositatem, dignità fondata sull’essenza del laico come figlio di Dio mosso dallo Spirito Santo, operante in comunione con i Pastori per l’animazione evangelica delle realtà terrene, è stata deformata da un concezione populista e demagogica della Chiesa, dove la “democrazia” vorrebbe sostituire la Gerarchia, mettere il sacerdozio comune dei fedeli al posto del sacerdote ministeriale, una Chiesa “dal basso” e non “dall’alto”, ossia fondata non da Cristo mediante l’istituzione dei sacramenti e il collegio degli apostoli, ma, secondo una schema che fu già dei modernisti, la Chiesa come movimento spontaneo carismatico sociopolitico finalizzato alla liberazione terrena dell’uomo, dove il riferimento a Cristo non è più inteso come a Colui che ha fondato giuridicamente la Chiesa come istituzione, con la sua dottrina, i suoi sacramenti, i suoi poteri e le sue leggi, ma che semplicemente ha ispirato e avviato un movimento spirituale dottrinalmente fluido[1] e giuridicamente indeterminato, che successivamente per motivi di convenienza e di organizzazione si è dato una struttura giuridica desunta dall’ambiente storico-sociale dell’Impero Romano.

Tale per esempio è anche la tesi dello Schillebeeckx. L’ecclesiologia della teologia della liberazione latinoamericana si trova su questa linea, come lo furono molti delle cosiddette “comunità di base” o “gruppi spontanei” degli anni dell’immediato postconcilio, oggi a volte trasformatisi in “movimenti” strutturati e riconosciuti dalla Chiesa, che senza certo mancare di buone qualità, tuttavia tendono a volte a sottrarsi in vari modi e misure alla guida dottrinale, liturgica e disciplinare della Chiesa.

Ma quello che è successo più di recente è stato un mutamento nell’atteggiamento di certi laici o gruppi di laici e certi pastori in rapporto al Magistero della Chiesa con particolare riferimento all’autorità del Papa: se nel periodo immediatamente postconciliare ci fu la diffusione di un progressismo modernista e contestatore soprattutto nei giovani, nei laici e nei sacerdoti, mentre l’episcopato restava sostanzialmente in comunione col Papato, ultimamente si sono in qualche modo invertite le parti: è sorto sempre più forte una laicato colto, zelante, agguerrito, di forte fedeltà al Magistero, alla Scrittura ed alla Tradizione da una parte, mentre dall’altra la tendenza modernistica ed antiromana si è spostata tra pastori e vescovi, sicchè adesso non è infrequente vedere laici in difesa del Papa, del dogma o della tradizione conto religiosi, preti, teologi, moralisti, liturgisti e vescovi modernisti, filoprotestanti, liberazionisti ed antipapali, i quali, per il potere di cui dispongono, finiscono per perseguitare i veri fedeli a loro sottomessi, né Roma ha la forza di difenderli, anche perché infiltrazioni moderniste non mancano persino in certi ambienti della S.Sede, cosa questa del tutto recente[2], che sta a testimoniare che la scalata al potere perseguita dai modernisti da quarant’anni, comincia a dare i suoi risultati.

E’ proprio il caso di dire “lo Spirito soffia dove vuole”. Venendo meno in molti casi una buona guida sacerdotale o episcopale in campo dottrinale, liturgico e morale, è apparso, per opera dello Spirito Santo, questo consolante ed incoraggiante fenomeno di compensazione consistente in una laicità che sa il fatto suo, non si lascia imbrogliare da falsi teologi, né scandalizzare dalla condotta di cattivi pastori, mentre nel contempo è ben lungi dall’assumere atteggiamenti laicistici e contestatori nei confronti del Magistero, Magistero che anzi essi seguono e difendono contro certi pastori e teologi ribelli e disobbedienti.

Questo accade nell’ambito della liturgia, della morale e dello stesso dogma, dove non è infrequente che certi laici preparati e coraggiosi sappiano denunciare ingiustizie e deviazioni, laddove i chierici tacciono o per paura o per opportunismo. Questi laici sono più che mai sottomessi, pur nella santa libertà dei figli di Dio, alla guida della Chiesa, ma della vera Chiesa, quella degli apostoli, della Beata Vergine Maria, dei Papi, della Bibbia, della Tradizione, dei dogmi, dei sacramenti, dei santi, del diritto canonico, del catechismo, di S.Tommaso d’Aquino, la Chiesa abitazione della SS.Trinità, comunità dei figli di Dio, Corpo mistico e Sposa di Cristo, la Chiesa della terra e del cielo, la Chiesa comunione d’amore, la Chiesa popolo di Dio, dei piccoli e dei poveri obbedienti al Magistero ed al Papa e non la Chiesa di quelli che tentano di costruirla per conto loro, secolaristica e politicizzante, che ben poco ha a che vedere con la vera Chiesa di Cristo, via alla vita eterna e “sacramento universale di salvezza”.




[1] Schillebeeckx e Rahner parlano di “esperienza atematica” che poi successivamente sarebbe stata inadeguatamente espressa ed “interpretata” in concetti mutevoli e relativi, desunti dal “dualismo greco” evoluti poi nella “Scolastica”, che sarebbero i dogmi e la dottrina della Chiesa nei secoli. Teoria tipicamente modernista.

[2] Vedi per esempio il caso Paolo Gabriele.


http://www.riscossacristiana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2415:la-chiesa-dei-laici-di-p-giovanni-cavalcoli-op&catid=61:vita-della-chiesa&Itemid=123

 

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