lunedì 22 marzo 2021

San Longino, il soldato che squarciò il Sacro Cuore








di Giuliano Zoroddu

15 Marzo 2021 | AgiografiaLiturgiaStoria del Cristianesimo

L’Apostolo san Giovanni nel descrivere nel suo Vangelo la morte di Gesù riferisce: “uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua” (XIX, 34).Versetto di fondamentale importanza per la valenza mistica dello squarciamento del Sacro Cuore e della effusione di sangue ed acqua che ne seguì.

Come si legge il testimone oculare però non riporta il nome di questo efferato miles della legio X Fretensis: a nominarlo ci penserà la Tradizione dei Padri. Secondo questi, san Gregorio Nisseno (335-395) primo fra tutti, seguiti poi dai martirologi, dai menologi e sfruttati da quei testi fantasiosi che sono i vangeli apocrifi, il soldato si chiamava Longino ed era cappadoce.

Tra i soldati di Ponzio Pilato fu lui ad accertare la morte del Nazareno col colpo di lancia; lui a compiere la profezie di Zaccaria “Volgeranno lo sguardo a colui che han trafitto”; lui a far sgorgare dal costato del Redentore il sangue e l’acqua simboleggianti rispettivamente il Sacramento dell’Eucaristia e quello del Battesimo.

E ne ebbe in contraccambio da un lato la guarigione della cecità di un occhio e dall’altro, ben più importante, il dono della fede. Illuminato nel corpo e nello spirito, abbandonò la milizia e, istruito dagli Apostoli nella dottrina della fede, se ne tornò nella natia Cesarea di Cappadocia.
Qui introdusse la religione di quel Gesù che aveva visto spirare e che poi era risorto al terzo giorno, coronando poi l’apostolato con un glorioso martirio.

Le varie tradizioni concordano nel dirlo decapitato, ma discordano su chi lo fece decapitare. Secondo alcuni fu fatto uccidere dal governatore di quella provincia; secondo altri fu il suo antico superiore, Ponzio Pilato, che sobillato dagli Ebrei lo fece raggiungere da due sicari perché gli portassero la testa, la quale gettata fra le immondizie fu miracolosamente recuperata da una vedova.

Mantova lo venera come suo primo predicatore della fede e gli attribuisce il titolo di “protomartire d’Italia”, avendole lasciato in eredità anche alcune reliquie del Preziosissimo Sangue di Gesù.
Roma è però quella che si attribuisce il possesso delle sue reliquie: gran parte del corpo si dice essere conservata nella chiesa di Sant’Agostino; altre reliquie sono possedute dalle chiese di san Marcello, dei santi Sergio e Bacco e di san Giovanni dei Fiorentini.

La reliquia di un braccio è tradizione che faccia parte del tesoro della Basilica Vaticana. E proprio in questo tempio massimo, Urbano VIII per mezzo dell’opera superba del Bernini eresse al santo miles un insigne monumento: la statua di marmo posta in uno dei pilastri che reggono la cupola. Longino con la lancia in mano, la stessa lancia conservata nella cappella soprastante, è sconvolto quasi da un turbine di vento.

Il vento del virtuosismo barocco che traduce da un lato lo sconvolgimento che interessò la balza del Golgota al momento della morte dell’Uomo-Dio; lo sconvolgimento interno di un uomo che, investito dall’onda del sangue divino, da carnefice barbaro e cieco diventa l’illuminato discepolo del Crocifisso, che sigillerà col suo proprio sangue la sacra missione di svelare la verità della fede e della salvezza ai pagani giacenti nel buio della morte.

La festa di san Longino, soldato e martire, è celebrata in diversi giorni dell’anno a seconda dei riti; la Chiesa Latina e il Martirologio Romano lo ricordano il 15 marzo

“Signore Gesù Cristo, tu che hai detto “Se sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”: concedici, per l’intercessione di San Longino Martire, di sperimentare sempre la tua misericordiosa pietà verso di noi. Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen”
(Preghiera dal Proprium Missarum del Patriarcato Latino di Gerusalemme)


Immagine : Gian Lorenzo Bernini, San Longino, 1628-1638, Basilica di san Pietro in Vaticano, Roma / wikimedia.org










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