Articolo scritto da Giorgio Mariano Persico, presidente dell’Associazione delle Confraternite della Diocesi di Bergamo, e pubblicato sull’Eco di Bergamo, quotidiano del gruppo editoriale SESAAB di proprietà della stessa Diocesi.
Triduo dei morti in ricordo di chi è morto in solitudine
È passato quasi un anno dall’inizio delle restrizioni causate da questa pandemia, che ancora adesso non accenna a placarsi, una pandemia che ci ha sconvolti forse più di quanto ci saremmo aspettati e ci ha portato via tantissime persone care e stimate.
È passato quasi un anno dall’inizio delle restrizioni causate da questa pandemia, che ancora adesso non accenna a placarsi, una pandemia che ci ha sconvolti forse più di quanto ci saremmo aspettati e ci ha portato via tantissime persone care e stimate.
Sapendo che in questo periodo dell’anno in molte delle nostre parrocchie si inizia a celebrare il Triduo dei Morti, ho pensato potesse essere interessante riprendere l’origine di queste celebrazioni, purtroppo sconosciute a molti, che si svolgono quasi esclusivamente nelle diocesi di Bergamo, Brescia e in alcune parrocchie sulla sponda del Lago di Garda in diocesi veneta.
Fin dalla loro origine, queste celebrazioni furono volute e stimolate dalle Confraternite, soprattutto le Confraternite del Suffragio, quale ricordo per i morti della peste del 1630: chi moriva di peste veniva seppellito in fretta e senza Funerale, sia per cercare di contenere i contagi sia per la numerosa perdita di sacerdoti che aveva messo in difficoltà molte parrocchie. In questo contesto si inserirono le Confraternite del Suffragio e della Buona Morte, che curavano le sepolture e i suffragi, dei poveri, degli appestati e dei caduti; tale culto per i defunti ebbe poi rapida diffusione anche fra le Confraternite del Santissimo Sacramento, istituite da San Carlo Borromeo, e fra le Discipline titolate a Santi e Madonne.
Tra la fine del XVII secolo e i primi anni del XVIII, proprio sotto la spinta delle Confraternite, si vollero istituire celebrazioni apposite per suffragare i morti della peste e, nel corso di qualche decennio, si delineò quello «schema di suffragio» che divenne comune a moltissime parrocchie; a Nembro, per esempio, la celebrazione del Triduo dei Morti risale al maggio dell’anno 1740 e da allora viene celebrato tutti gli anni.
Tutte le parrocchie bergamasche e bresciane iniziarono così a celebrare questa ricorrenza, strutturandola in un Triduo caratterizzato dall’Adorazione del Santissimo Sacramento, esposto utilizzando la «Macchina del Triduo»: essa è un apparato ligneo dorato che rappresenta, nella maggior parte dei casi, un enorme ostensorio circondato da innumerevoli candele, a rappresentare come tutte le anime dei defunti siano diventate partecipi della luce divina. Di questi apparati ne esistono tanti esempi nelle nostre parrocchie, alcuni più semplici mentre altri letteralmente monumentali: alcuni tra i più conosciuti e pregiati si possono ammirare a Clusone, nella Val Gandino, a Nembro, a Vertova, a Zanica…, tutte parrocchie dove troviamo Confraternite secolari ancora oggi attive e devote tanto nel servizio quanto nel suffragio.
Durante questa pandemia moderna, tante persone sono morte in solitudine e molte sono state sepolte frettolosamente, senza essere funerate: vorrei invitare tutti i parroci della nostra Diocesi a celebrare, e in alcuni casi a ripristinare, il Triduo dei Morti anche a ricordo e in suffragio dei defunti di questa pandemia.
Ora più che mai, dobbiamo riscoprire e tornare a insegnare il rispetto per i morti e l’importanza del suffragio, tanto nelle nostre famiglie quanto a livello di comunità: i ragazzi e i giovani di oggi hanno bisogno di riscoprire il senso della carità del suffragio per i morti, una carità che si sta sempre più spegnendo. L’invito ai sacerdoti, in particolare a quelli responsabili degli oratori o delle scuole, è di educare i ragazzi all’importanza della carità del suffragio: in tutte le famiglie ci sono dei defunti, che anche i ragazzi hanno bisogno di ricordare e suffragare, così come tutte le comunità hanno bisogno di commemorare i propri defunti, non solo durante l’Ottavario dei morti.
Giorgio Mariano Persico
presidente dell’Associazione delle Confraternite della Diocesi di Bergamo
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