lunedì 12 dicembre 2016

I tre requisiti per agire santamente




"Non basta compiere una buona azione, occorre anche farla bene" (Sant'Alfonso Maria de Liguori, dottore della Chiesa)


Come cristiani dobbiamo imparare a fare ogni cosa per puro amore di Dio. Esso deve essere così perfetto da volersi nascondere agli occhi degli uomini tanto da vivere solo davanti a Lui che tutto vede e che tutto giudica con esattezza estrema.

Il Vangelo non potrebbe essere più chiaro in questo come quando Gesù dice che pregando dobbiamo volere le attenzioni di Dio solo e non quelle degli uomini per ottenere i loro elogi; in caso contrario il nostro premio consisterà solo in quel complimento. Ben misera cosa no?

Allo stesso modo quando compiamo una buona azione per amore di Dio - dice il Signore - dobbiamo evitare di farci vedere affinché il nostro premio non si riduca a un semplice applauso degli uomini.

Non è difficile fare buone azioni, ma è molto difficile farle bene. Per fare bene una buona azione non basta che l'oggetto dell'azione sia buono (una preghiera o un'elemosina etc) ma occorre anche che il fine dell'azione sia buono (fare tutto solo per amore di Dio) e anche che i mezzi siano buoni (evitando appunto di farsi vedere per quanto possibile, senza estremizzare la cosa).

Quindi oggetto buono, nel giusto modo, per il giusto fine. Dio vuole questo da ognuno di noi, il che non è altro che un'applicazione pratica del comandamento dell'amore che dice di amare Dio al di sopra di ogni cosa e persona; amarlo con tutta la mente, il cuore e le forze.

Se dovesse mancare una sola di queste tre condizioni il nostro agire sarebbe quanto meno imperfetto e forse anche peccaminoso.

Può essere peccaminoso quando si compie una buona azione per compiacere gli uomini, per farsi vedere dagli altri. Si tratta in questo caso di peccato di idolatria che, si badi bene, molte volte è un vero e proprio peccato mortale e purtroppo ben pochi sono quelli che lo confessano.

Questo tipo di peccato si attua quando in cuor nostro mettiamo la creatura al posto del Creatore, agendo per compiacere lei al posto di Lui. Tale peccato è definito "abominio" nella Sacra Scrittura ed è una colpa tremenda nel confronti di Colui che ci ha amato di un amore eterno ed esclusivo, potendo invece lasciarci nei nostri peccati a pagare per ognuno di essi.

Facciamo molta attenzione a questo punto ed esaminiamo il nostro agire. Chiediamoci come agiamo, per chi agiamo e come agiamo e verifichiamo se le nostre buone azioni possono dirsi buone veramente secondo i tre criteri sopra esposti. In caso contrario, il confessionale è sempre aperto...






https://gloria.tv



Nessun commento:

Posta un commento