di Andrea Zambrano
22-09-2016
Se le cose stanno così tanto vale mettere al bando il Catechismo della Chiesa Cattolica e chi s’è visto s’è visto. Ricominciamo da zero e facciamoci dettare la morale dai singoli Stati, non si sa mai che ci venga una detrazione sull’Irpef se ci scappa la scappatella con la segretaria. Il genere dei vescovi denunciati per aver criticato l’ideologia gender e il matrimonio gay è ormai un dato di fatto assodato, come dimostrano i casi spagnoli e messicani. Bisogna spingere l’asticella più in là, facendo sentire il fiato sul collo ai vescovi in una corsa all’intimidazione che ha davvero del diabolico.
Adesso a finire nel mirino della polizia del pensiero, incarnata da uno di quei tanti dipartimenti governativi dedicati ai diritti umani o alle anti discriminazioni, è un vescovo argentino. Si chiama Hector Aguer ed è arcivescovo di La Plata. Nei giorni scorsi è stato preso di mira dal Dipartimento dei diritti umani del governo argentino. Per la verità il monsignore se l’è andata a cercare. In un articolo pubblicato sul quotidiano E Dia, invece di parlare di temi dal facile annacquamento religioso si è spinto a denunciare lo scandalo della fornicazione in pubblico, ricordando come sia contraria all’insegnamento in materia di morale della Chiesa.
Certo, ha fatto il suo mestiere, ma ha osato denunciare diverse pratiche che oggi devono essere sdoganate come buone e giuste: la masturbazione definita animaloide, i rapporti prematrimoniali, l’invasione di preservativi per gli atleti ai giochi olimpici, la superficialità con la quale i giornali si occupano di tradimenti e scappatelle dei vip dello spettacolo. Ma non solo: ha detto che l’omosessuale deve essere casto perché l’attività sessuale cui si dedica si chiama “fornicazione contro natura” e l’identità di genere permette molte forme di mescolanza antinaturali.
E ancora: banalizzazione del sesso, linguaggio che tende a giustificare il concubinato, Ovviamente il pastore ha contrapposto a questa “cultura fornicatoria”, la retta antropologia sull’atto sessuale che è unitivo e procreativo, invitando a praticare l’antica virtù della temperanza, unita ad una buona dose di castità.
Ma quello che ad un incallito ideologo della rivoluzione sessuale poteva sembrare un pistolotto da sagrestia, dunque in fondo inutile, è diventato un vero e proprio attacco ai diritti umani. Buon segno, si vede che tanto inutile il predicozzo del vescovo non era. Però adesso il povero pastore è stato preso di mira.
Così è intervenuto il dipartimento che ha acceso la spia rossa e ha iniziato a lanciare strali e minacce. Secondo Claudio Avruj, direttore del suddetto ufficio le parole del religioso «meritano il rifiuto di tutti noi per la sua posizione autoritaria e discriminatoria».
Ma ovviamente non basta attaccare con le parole, bisogna spaventare. Così il signore ha deciso di aprire un procedimento contro il vescovo, utilizzando il potere conferitogli dallo Stato argentino di mettere becco su come deve essere la morale. Adesso il vescovo è formalmente indagato a seguito della denuncia presentata dall’esponente politico e non si sa come finirà anche perché Avruj ha già detto che analizzerà paragrafo per paragrafo lo scritto di Aguer per vedere dove e in che modo è stata violata la Costituzione.
Considerato che adesso alla Casa Rosada siede un presidente che partecipa al congresso eucaristico e che ha già dichiarato di non voler rivedere la legge che vieta l’aborto di massa, il monsignore più dormire sonni tranquilli. Ma solo per ora. Che cosa accadrà se in Plaza de Mayo dovesse andare un presidente barricadero e dalla mentalità più “lib” di Mauricio Macri?
Lui non si dà per vinto e ribatte: “Il Catechismo insegna questo, non sono uno scarafaggio raro nella Chiesa, davanti alla Cattedrale di La Plata assisto quotidianamente ad un esibizionismo incontrollato e disdicevole”. E ha ribattuto al censore così: “Se vuole davvero pensare ai diritti umani pensi alla mia libertà di espressione da difendere visto che così viene calpestata”. Che coraggio il presule, finirà male di sicuro, poteva starsene accucciato invece adesso viene additato come nemico del popolo.
In attesa di vedere come andrà a finire non ci resta che prendere atto che adesso citare il Catechismo alla lettera è diventato disdicevole e fonte di guai. Ci toccherà rintanarci nella nostra cameretta e dirci queste cose tra di noi. Ma forse anche in quell’occasione ci saranno delatori e spie a controllarci. O forse, è una speranza certa che ci accompagna in questi giorni di fine impero, le parole inopportune di Aguer non sono altro che una luce che resterà accesa quando l’uomo avrà finito di soddisfare tutti i desideri più bestiali della carne che gli sono rimasti e si guarderà intorno alla ricerca di un po’ di verità sulla sua vita.
http://www.lanuovabq.it
22-09-2016
Se le cose stanno così tanto vale mettere al bando il Catechismo della Chiesa Cattolica e chi s’è visto s’è visto. Ricominciamo da zero e facciamoci dettare la morale dai singoli Stati, non si sa mai che ci venga una detrazione sull’Irpef se ci scappa la scappatella con la segretaria. Il genere dei vescovi denunciati per aver criticato l’ideologia gender e il matrimonio gay è ormai un dato di fatto assodato, come dimostrano i casi spagnoli e messicani. Bisogna spingere l’asticella più in là, facendo sentire il fiato sul collo ai vescovi in una corsa all’intimidazione che ha davvero del diabolico.
Adesso a finire nel mirino della polizia del pensiero, incarnata da uno di quei tanti dipartimenti governativi dedicati ai diritti umani o alle anti discriminazioni, è un vescovo argentino. Si chiama Hector Aguer ed è arcivescovo di La Plata. Nei giorni scorsi è stato preso di mira dal Dipartimento dei diritti umani del governo argentino. Per la verità il monsignore se l’è andata a cercare. In un articolo pubblicato sul quotidiano E Dia, invece di parlare di temi dal facile annacquamento religioso si è spinto a denunciare lo scandalo della fornicazione in pubblico, ricordando come sia contraria all’insegnamento in materia di morale della Chiesa.
Certo, ha fatto il suo mestiere, ma ha osato denunciare diverse pratiche che oggi devono essere sdoganate come buone e giuste: la masturbazione definita animaloide, i rapporti prematrimoniali, l’invasione di preservativi per gli atleti ai giochi olimpici, la superficialità con la quale i giornali si occupano di tradimenti e scappatelle dei vip dello spettacolo. Ma non solo: ha detto che l’omosessuale deve essere casto perché l’attività sessuale cui si dedica si chiama “fornicazione contro natura” e l’identità di genere permette molte forme di mescolanza antinaturali.
E ancora: banalizzazione del sesso, linguaggio che tende a giustificare il concubinato, Ovviamente il pastore ha contrapposto a questa “cultura fornicatoria”, la retta antropologia sull’atto sessuale che è unitivo e procreativo, invitando a praticare l’antica virtù della temperanza, unita ad una buona dose di castità.
Ma quello che ad un incallito ideologo della rivoluzione sessuale poteva sembrare un pistolotto da sagrestia, dunque in fondo inutile, è diventato un vero e proprio attacco ai diritti umani. Buon segno, si vede che tanto inutile il predicozzo del vescovo non era. Però adesso il povero pastore è stato preso di mira.
Così è intervenuto il dipartimento che ha acceso la spia rossa e ha iniziato a lanciare strali e minacce. Secondo Claudio Avruj, direttore del suddetto ufficio le parole del religioso «meritano il rifiuto di tutti noi per la sua posizione autoritaria e discriminatoria».
Ma ovviamente non basta attaccare con le parole, bisogna spaventare. Così il signore ha deciso di aprire un procedimento contro il vescovo, utilizzando il potere conferitogli dallo Stato argentino di mettere becco su come deve essere la morale. Adesso il vescovo è formalmente indagato a seguito della denuncia presentata dall’esponente politico e non si sa come finirà anche perché Avruj ha già detto che analizzerà paragrafo per paragrafo lo scritto di Aguer per vedere dove e in che modo è stata violata la Costituzione.
Considerato che adesso alla Casa Rosada siede un presidente che partecipa al congresso eucaristico e che ha già dichiarato di non voler rivedere la legge che vieta l’aborto di massa, il monsignore più dormire sonni tranquilli. Ma solo per ora. Che cosa accadrà se in Plaza de Mayo dovesse andare un presidente barricadero e dalla mentalità più “lib” di Mauricio Macri?
Lui non si dà per vinto e ribatte: “Il Catechismo insegna questo, non sono uno scarafaggio raro nella Chiesa, davanti alla Cattedrale di La Plata assisto quotidianamente ad un esibizionismo incontrollato e disdicevole”. E ha ribattuto al censore così: “Se vuole davvero pensare ai diritti umani pensi alla mia libertà di espressione da difendere visto che così viene calpestata”. Che coraggio il presule, finirà male di sicuro, poteva starsene accucciato invece adesso viene additato come nemico del popolo.
In attesa di vedere come andrà a finire non ci resta che prendere atto che adesso citare il Catechismo alla lettera è diventato disdicevole e fonte di guai. Ci toccherà rintanarci nella nostra cameretta e dirci queste cose tra di noi. Ma forse anche in quell’occasione ci saranno delatori e spie a controllarci. O forse, è una speranza certa che ci accompagna in questi giorni di fine impero, le parole inopportune di Aguer non sono altro che una luce che resterà accesa quando l’uomo avrà finito di soddisfare tutti i desideri più bestiali della carne che gli sono rimasti e si guarderà intorno alla ricerca di un po’ di verità sulla sua vita.
http://www.lanuovabq.it
Nessun commento:
Posta un commento