In quanto laici nati dopo la riforma liturgica che ha adottato il nuovo Messale del 1969 non possiamo essere considerati nostalgici di una Chiesa e di una liturgia del passato.
Non abbiamo mai visto la Messa antica, nessuno ce ne aveva mai parlato, sapevamo soltanto che prima la Messa era in latino ed il sacerdote “dava le spalle” ai fedeli. Ci raccontavano anche che nella Chiesa c’era stato un grande evento: il Concilio Vaticano II, che aveva dato un nuovo volto alla Chiesa. Un evento che aveva portato una “nuova primavera”, una “nuova Pentecoste”, un “nuovo inizio” nella Chiesa, che si era finalmente aperta al mondo, per accogliere le sfide della modernità con la medicina del dialogo e della misericordia. Grandi speranze si accendevano nei cuori, con la fiducia di un futuro radioso e progressivo.
I nostri genitori e nonni ci raccontavano delle Chiese piene di fedeli, di devozioni ormai in disuso; le nostre città o paesi ricche di segni di fede testimoniano ancora l’intensa vita spirituale delle generazioni passate.
Anno dopo anno abbiamo visto invece le Chiese sempre più vuote, nonostante le iniziative pastorali sempre più “fantasiose” per attirare i giovani. Ma ci dicevano che siamo “pochi ma buoni”, più maturi e adulti nella fede di quanto non fossero le vecchine di un tempo che “biasciavano” rosari in latino e ascoltavano la Messa senza capire nulla o quasi.
Lo stato della situazione di crisi della fede emerge in modo chiaro quando ci si confronta con le sfide del nostro tempo: non basta definirsi cattolico per condividere le stesse idee, infatti sul piano dell’etica - per limitarsi a questo - non si fatica a trovare nelle parrocchie chi è a favore dell’aborto, dell’eutanasia, dei contraccettivi, dei rapporti prematrimoniali, ecc. in nome della libertà di coscienza. Tutto ciò tra i cattolici praticanti, anzi, anche tra i catechisti e i ministri straordinari dell’Eucarestia (forse anche tra qualche sacerdote!).
Sul piano liturgico, noi laici siamo ormai abituati a tutte le stravaganze, dalla neve sparata in Chiesa nella notte di Natale, ai cartelloni e pecorine di lana portate dai bambini all’offertorio, alla confusione in Chiesa, al movimentato scambio della pace, agli applausi, ai canti sulla Madonna che ripetono “avere un uomo e non averlo” (sic!), insomma a tutto quello che la “creatività” di tanti sacerdoti e laici che, in buona fede, si affannano per rendere piacevole e attrattivo il momento della Messa.
Proprio in questi giorni, durante il viaggio nel Regno Unito, Benedetto XVI ha affermato che “una Chiesa che cerca soprattutto di essere attrattiva sarebbe già su una strada sbagliata. Perché la chiesa non lavora per sé, non lavora per aumentare i propri numeri, così il proprio potere. La Chiesa è al servizio di un Altro, serve non per sé, per essere un corpo forte, ma serve per rendere accessibile l’annuncio di Gesù Cristo, le grandi verità, le grandi forze di amore di riconciliazione che è apparso in questa figura e che viene sempre dalla presenza di Gesù Cristo. In questo senso la Chiesa non cerca la propria attrattività ma deve essere trasparente per Gesù Cristo. E nella misura nella quale non sta per se stesso, come corpo forte e potente nel mondo, ma si fa semplicemente voce di un Altro, diventa realmente trasparenza per la grande figura di Cristo e le grandi verità che ha portato nell’umanità, la forza dell’amore. La chiesa non dovrebbe considerare se stessa ma aiutare a considerare l’Altro, e essa stessa vedere e parlare di un Altro».
La Santa Messa ben celebrata forma, plasma, purifica e santifica il cuore dei fedeli, perché agisce un Altro, che con la Sua grazia previene, suscita e santifica, soprattutto quando trova accoglienza e apertura di cuore. Ecco ciò che è attrattivo.
Anche noi siamo stati attratti dalla Messa antica, che da tre anni, per volontà del Papa - e quindi dello Spirito Santo -, è stata ridonata a tutta la Chiesa, come un tesoro che per quarant’anni era rimasto nascosto e riservato a pochissimi, i cui frutti spirituali nelle anime sono enormi. Non è una Messa per elìtes intellettuali, è una Messa per tutti, per tutti quelli che vi sono attirati dal Padre.
Ciò che stupisce è constatare il pregiudizio che, in qualche caso, sfiora l’avversione verso la forma straordinaria del medesimo Rito Romano, il cui Messale è definito dal Papa “venerabile e antico”, con “pari dignità” rispetto al nuovo Messale, da parte soprattutto dei sacerdoti e anche di molti Vescovi.
Addolora molto vedere che nella Chiesa si dà spazio a tutti i carismi e a tutti i movimenti meno che alla “Messa di sempre”. A chiedere questa Messa sembra di commettere un peccato.
I nostri Pastori non dovrebbero avere cura e sollecitudine per il bene e la salvezza delle anime? Se lo Spirito Santo soffia e muove come vuole, perché ostacolarLo?
Forse la novità della Chiesa di questo nostro tempo è proprio il recupero della Messa “antica”. Forse è uno dei rimedi per uscire dalla crisi, che non deriva soltanto dalla secolarizzazione proveniente dal mondo, ma anche da una crisi interna alla Chiesa. Le vere riforme partono dall’azione della luce di Cristo, che trasforma interiormente, per diventare luce per il mondo, come sono i santi.
Bisogna dunque aprirsi ai segni dei tempi e alla novità dello Spirito!
L.C.
Nessun commento:
Posta un commento