sabato 30 gennaio 2021

LITURGIA. L'occhiolino della pace






EDITORIALI
Riccardo Cascioli, 30-01-2021


Da domenica 14 febbraio in Italia potremo di nuovo scambiare il saluto della pace a Messa, seppure solo con sguardo e inchino. Lo ha deciso la CEI che però ignora i problemi veri della liturgia al tempo del Covid, e soprattutto l'adorazione e riverenza che si deve all'Eucarestia.




Evviva! Da domenica 14 febbraio potremo tornare a scambiarci il segno della pace durante la messa, ma sia ben chiaro: bisognerà «guardarsi negli occhi e augurarsi il dono della pace, accompagnandolo con un semplice inchino del capo». Ci è voluta la riunione del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) per arrivare a questa straordinaria concessione a quasi un anno dall’inizio dell’era dei lockdown. Nel comunicato finale, infatti, si riconosce che la faccenda delle «limitazioni alla prassi celebrativa» in funzione anti-Covid sta andando un po’ per le lunghe. Quindi non «potendo prevedere i tempi necessari per una ripresa completa di tutti i gesti rituali», i vescovi hanno deciso che possiamo almeno cominciare dall’occhiolino della pace. Sguardo e inchino, anche nella liturgia vince il modello cinese. Il che, in questo caso, va anche bene se serve per evitare quella specie di mercato che si generava abitualmente allo scambio della pace e che anche papa Francesco aveva censurato (clicca qui).

Eppure la decisione dei vescovi non può che generare un sorriso amaro. Evidentemente non si sono accorti che in molte parrocchie già si fa così, e comunque che senso ha introdurre adesso un gesto che ad ogni buon conto si poteva già fare fin dall’inizio della pandemia? Se è solo per scambiarsi uno sguardo a distanza di sicurezza ci voleva un anno per concederlo?

Piuttosto, volendo proprio ricominciare da qui, si è persa l’occasione per rispiegare il significato di questo gesto che, nella attuale prassi liturgica, è diventato un incomprensibile “volemose bene” subito prima della comunione. Non si capisce infatti perché nel momento in cui tutto deve essere concentrato sul mistero dell’Eucarestia e ogni fedele deve essere aiutato a entrare in uno spirito di adorazione, si inserisce un intervallo ludico che sembra invece pensato apposta per distrarre. In una intervista alla Bussola di alcuni mesi fa, il liturgista don Enrico Finotti aveva invece spiegato che nella liturgia romana quel segno ha il significato di «un dono di pace che scende dall'alto e che il sacerdote attinge dall'altare e comunica ai ministri e al popolo come dono celeste». Quindi si tratta di un gesto sacro che significa «l'aspetto trascendente della pace, che viene dall'alto e che scaturisce dall'immolazione incruenta del Signore», per questo è localizzato «nel contesto della fractio panis e prima della Comunione».

Nulla di tutto questo leggiamo nel comunicato della CEI, per cui i fedeli adesso saranno invitati a “fare i cinesi” ma sempre in una logica esclusivamente orizzontale come se la pace ce la dessimo da soli, o fosse l’esito di una volontà e di uno sforzo personale.

Non è solo questo: ci sono cose ben più importanti nella liturgia che in questo anno sono state distorte e di cui la CEI non sembra troppo preoccuparsi, al punto da far sospettare che si voglia considerare questo come “il nuovo normale”. Tralasciamo pure il fatto che l’Amuchina abbia ormai soppiantato l’acqua santa all’ingresso della chiesa; ciò che dovrebbe maggiormente preoccupare è l’atteggiamento davanti all’Eucarestia.

Tuttora inginocchiarsi durante la Consacrazione è in molti casi sconsigliato o mal tollerato e, anzi, il divieto di inginocchiarsi (per mantenere le distanze di sicurezza) è ancora vigente in molte chiese. Già prima del Covid c’era il malcostume di considerare indifferente inginocchiarsi o stare in piedi durante la Consacrazione, oggi mettersi in ginocchio è ormai l’eccezione anche laddove sarebbe consentito. Eppure inginocchiarsi sarebbe la regola, come segno di adorazione e riverenza per il dono di Cristo che si fa cibo per noi nel Suo Corpo e Sangue. E laddove per motivi di salute o di spazi troppo ristretti non fosse possibile inginocchiarsi, l’Ordinamento Generale del Messale Romano prescrive che i fedeli «facciano un profondo inchino mentre il sacerdote genuflette dopo la consacrazione» (no. 43).

Non è un problema di regole da rispettare, ma di comprendere che cosa avviene durante la liturgia e comportarsi di conseguenza: a questo vorremmo essere educati, a entrare maggiormente nel mistero di Cristo, invece che concentrarci sul mistero delle norme di “Giuseppi” Conte e compagni.

E sempre restando all’Eucarestia, attendiamo anche che ai fedeli sia ridata la libertà di ricevere la comunione in bocca oltre che in mano, stante che - come abbiamo documentato molte volte - non c’è alcun rischio maggiore di contagio. È un fatto che la scusa del Covid sia servita ad alcuni vescovi per imporre la comunione in mano, un vero e proprio abuso di potere stando alle norme della Chiesa; ma è grave che la CEI assecondi questo andazzo non preoccupandosi minimamente del disagio per tanti fedeli e della diseducazione al valore dell’Eucarestia per tanti altri.

L’«occhiolino della pace» sarebbe positivo se almeno segnasse il graduale ritorno alla liturgia corretta o, meglio, se fosse l’occasione per catechizzare i fedeli sul significato della Messa. Ma non pare proprio che la CEI si sia messa su questa strada.











venerdì 29 gennaio 2021

LA CHIESA E LA NUOVA ECUMENE ECOLOGISTA. Intervento di Stefano Fontana al Convegno “Eco-globalismo, nuova religione del secolo”







Intervento al Convegno “Eco-globalismo, nuova religione del secolo”
28 gennaio 2021

[Puoi seguire l’intero convegno: QUI ]



Ogni anno, da dodici anni, l’Osservatorio Cardinale Van Thuân pubblica un Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo. Quest’anno abbiamo dedicato il Rapporto al tema dell’ambientalismo o ecologismo. Perché abbiamo scelto questa problematica per il nostro 12mo Rapporto? Vorrei soffermami brevemente su quanto ritengo essere il motivo principale di questa scelta.

Si sta formando una nuova ecumene globale che fa dell’ecologismo la propria religione civile. Ogni religione civile è a servizio del potere e serve a rendere gli uomini contenti di essere oppressi. Ogni potere ha bisogno di non mostrare il proprio volto di nudo potere e quindi adotta una religione civile che tenga uniti i cittadini per convinzione e che faccia loro credere che il potere abbia un senso. La religione civile non indebolisce il potere, lo rafforza perché lo rende accettabile a accettato.

La Chiesa cattolica ha intrapreso la strada di entrare a far parte di questa nuova ecumene e di collaborare per questa nuova religione civile ecologista globale. Su questo non ci possono essere più dubbi, se ormai i parroci, nel giorno della prima comunione, regalano ai ragazzi comunicandi una pianticella per salvaguardare il pianeta. Il rischio che la Chiesa corre però è molto alto. Rischia di uscirne con le ossa rotte. Questa è la grande preoccupazione che ci ha indotti alla redazione di questo Rapporto dedicato all’ecologismo.

L’ecumene ecologista è una nuova chiesa (Kant direbbe una chiesa morale, la le chiese solo morali diventano facilmente immorali) e l’ecologismo ecumenico è una nuova religione. Essa ha il suo dio (la Madre Terra), i suoi dogmi indiscutibili (come il riscaldamento globale prodotto dall’uomo), ha i suoi testi sacri (come i libri di Lovelock), ha i suoi fini ultimi (come gli obiettivi ONU del 2030), ha le sue Inquisizioni (come l’IPCC, il panel intergovernativo dell’ONU sui cambiamenti climatici), ha le sue parole sacre da pronunciare con reverenza come “sostenibilità”, ha i suoi sacerdoti e le sue sacerdotesse (come la giovane Greta), ha i suoi eretici (come per esempio il prof. Molion che nel nostro Rapporto nega i dogmi ambientalisti), ha i suoi strumenti di propaganda come la grande stampa e la grande TV, ha le sue catechesi impartite dagli insegnanti di religione nelle scuole di Stato in ossequio ai nuovi insegnamenti di educazione civica … alla nuova religione mancano solo due cose: i martiri e la croce, infatti essa è gradita al mondo, che per essa non prepara un Calvario, non è proscritta, anzi è essa a stendere le liste di proscrizione.

Ma cosa succede se la Chiesa cattolica entra a collaborare con questa nuova religione? prima di tutto deve rinunciare all’uso della ragione. Deve anch’essa prendere per buono il riscaldamento globale antropico e deve perfino invitare alla vaccinazione come imperativo categorico eticamente assoluto, unico modo per realizzare il Vangelo e collaborare al bene comune, nascondendo che la ragione scientifica stessa sul punto è assolutamente incerta. Su questi temi la Chiesa sta perdendo l’uso della ragione. Prende per veri i dati assolutamente improbabili circa l’esaurimento delle risorse non rinnovabili come mostra, in riferimento al petrolio, il prof. Battisti nel nostro Rapporto, prende per buoni i dati sui morti per Covid forniti dalle istituzioni, non vede che l’inquinamento maggiore è prodotto dalle società arretrate e non da quelle sviluppate, sposa ciecamente le tecnologie per le energie alternative senza considerare i costi di smaltimento, appoggia leader politici funzionali all’ecumene ecologista nonostante siano sostenitori dell’aborto universalizzato.

Come la Chiesa italiana diventa “Chiesa di Stato” e sulla questione Covid ragiona con le ragioni del governo italiano, così la Chiesa universale accetta l’assimilazione in una indistinta ecumene ecologista voluta dall’ONU.

Oltre a perdere la ragione, la Chiesa cattolica che si propone come agenzia di animazione della nuova ecumene ecologista perde anche le proprie ragioni, ossia le ragioni della fede.

Elenco in breve tre ragioni della fede cattolica che oggi sono in pericolo.

La prima è il principio della creazione del mondo di Dio dal nulla. La teologia cattolica accreditata ormai tace su questo punto, oppure lo interpreta in altro modo, come una creazione dall’interno dell’evoluzione. Così la intendono i seguaci di Teihlard de Chardin e di Karl Rahner, che oggi sono la maggior parte dei teologi. Nessun pastore ci ha invitato a pregare affinché Dio faccia terminare la pandemia da Covid, nessuno ciha invitato a riflettere spiritualmente sul suo senso nella provvidenza divina … perché Dio non opera dall’esterno ma solo dall’interno dell’evoluzione della storia. Dio opera solo con le nostre mani, con le mani di tutti.

La seconda ragione della fede è la creazione immediata dell’anima di ogni singolo uomo da parte di Dio. Anche su questo oggi la teologia tace, oppure sostiene che anche l’anima è frutto di una creazione evolutiva interna, sicché dalla materia nascerebbe lo spirito, ciò che richiede di negare il principio secondo cui il più non viene dal meno.

In terzo luogo oggi la teologia rifiuta l’idea di Dio come fine ultimo, alla cui gloria tutto è destinato e soprattutto l’uomo. Dio non si sostituisce – così si dice – ai fini umani e storici ma coincide con essi, vive in essi, si snoda e si fa valere dentro di essi.

Questi tre nuovi principi che ho elencato hanno una caratteristica comune, pongono Dio stesso, e a maggior ragione l’uomo, dentro l’evoluzione della natura e della storia. La creazione è evoluzione, l’anima è uno sviluppo della materia, il fine ultimo coincide con i fini intermedi.

Come si vede l’ingresso della Chiesa nell’ecumene ecologista globale ha alle spalle una lunga preparazione. Per questo dobbiamo essere molto preoccupati e per questo bisogna sforzarci di impostare bene il problema ecologico, fuori di ogni ecologismo.

Stefano Fontana














giovedì 28 gennaio 2021

Lettera alla legge naturale. Di Don Morselli







EDITORIALI
Don Alfredo Maria Morselli, 28-01-2021


Non permetti di uccidere l’innocente, nemmeno nel grembo della madre. Non permetti il divorzio, l’adulterio, la menzogna, esigi la famiglia formata indissolubilmente da un uomo e una donna, e non chiami genitore uno o due il padre e la madre. Non permetti ciò che tante costituzioni non solo permettono, ma dichiarano “incostituzionale” il contrario. Lettera alla legge naturale, visto che è così trascurata.



Carissima legge naturale,
Il mio caro Vescovo, Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Matteo Maria Zuppi (che saluto filialmente), ha scritto una Lettera alla Costituzione italiana. Seguendo il Suo esempio, ho pensato di scrivere a Te: vedendo che sei così dimenticata, trascurata, e che nessuno ti scrive, ti scrivo io, povero parroco di un paesino di montagna.

Non c'è più pietas per gli anziani e tu hai più anni della Costituzione italiana, che al tuo confronto è meno di una neonata. Tu esisti da quando è stato creato il cuore del primo uomo, e sei come relegata in casa di riposo. L’assemblea costituente che ti ha generato era composta da Tre Persone non elette, ma, a differenza dei non eletti che attualmente governano l’Italia, avevano tutto il diritto di promulgarti.

Erano l’On. Padre, l’On. Figlio, e l’On. Spirito Santo. Pur non conoscendo personalmente gli Autori, anche i pagani ti hanno riconosciuto nel profondo del loro cuore e hanno compreso che ciò che percepivano non era farina del loro sacco, ma opera di qualcuno più grande di loro.

Ad esempio Cicerone aveva già spiegato che «certamente esiste una vera legge: è la retta ragione; essa è conforme alla natura, la si riscontra in tutti gli uomini; è immutabile ed eterna; i suoi precetti richiamano al dovere, i suoi divieti trattengono dall’errore; ma essa però non comanda o vieta inutilmente agli onesti né muove i disonesti col comandare o col vietare. A questa legge non è lecito apportare modifiche né toglierne alcunché né annullarla in blocco, e non possiamo esserne esonerati né dal Senato né dal popolo, né dobbiamo cercare come suo interprete e commentatore Sesto Elio; essa non sarà diversa da Roma ad Atene o dall’oggi al domani, ma come unica, eterna, immutabile legge governerà tutti i popoli ed in ogni tempo, ed un solo dio sarà comune guida e capo di tutti: quegli cioè che elaborò e sanzionò questa legge; e chi non gli obbedirà, fuggirà se stesso e, per aver rinnegato la stessa natura umana, sconterà le più gravi pene» (1).

Tu non permetti all’uomo di decidere ciò che è giusto, ma insegni agli uomini a fare i giusti. Non ti moltiplichi in mille articoli o commi, ma sei di poche parole; in dieci parole dici già tutto a chi vuole intendere.

Non permetti di uccidere l’innocente, nemmeno nel grembo della madre. Non permetti il divorzio, non permetti l’adulterio, non tolleri la menzogna, esigi la famiglia formata indissolubilmente da un uomo e una donna, e non chiami genitore uno o due il padre e la madre. Non permetti in pratica ciò che tante costituzioni non solo permettono, ma dichiarano “incostituzionale” il contrario.

Non permetti che l’uomo si ponga come centro assoluto, non sei “naturalista”, ma rimandi a un ordine superiore, non creandolo tu stessa, ma quasi aspettando un cenno dall’alto. Ci dici che siamo fratelli, ma ci dici che per esserlo dobbiamo avere lo stesso Padre.

Sei molto discreta, o Legge naturale; non imponi vaccini, non dici di accogliere indiscriminatamente tutti gli immigrati; ma ci dici di amare la vita e di essere solidali, e lasci all’uomo il compito di decidere prudentemente e generosamente come.

Sopra di Te non c'è una corte costituzionale, e neppure un parlamento, perché sei immutabile, come la natura umana. La ragione può leggerti, ma non ti può contraddire.

Accetti di buon grado che il Magistero della Chiesa ti ricordi agli uomini quando questi, feriti dal peccato e attratti un po’ troppo dal male, fanno finta di non sentirti e dimenticano qualche tuo dettame.

Ma anche il Magistero non si mette sopra di Te, ma ti ribadisce inchinandosi alla Tua autorità. O cara legge naturale, così dimenticata e negletta, ma così grande ed eterna, ricevi l’omaggio non di un Cardinale, ma di un povero parroco; a Bologna c'è un proverbio che dice “Piuttosto che niente, meglio… piuttosto”.

Ma quando trionferà il Cuore Immacolato di Maria – e trionferà sicuramente, perché la Madonna a Fatima non era in campagna elettorale e, a differenza di tanti politici che invocano la costituzione, mantiene le promesse – riceverai di nuovo gli onori dovuti, gli onori della fede e della ragione, ovvero – come diceva S. Giovanni Paolo II – delle ali dell’anima umana per volare fino a Dio.

(1) “Est quidem vera lex recta ratio naturae congruens, diffusa in omnis, constans, sempiterna, quae vocet ad officium iubendo, vetando a fraude deterreat; quae tamen neque probos frustra iubet aut vetat nec improbos iubendo aut vetando movet. Huic legi nec obrogari fas est neque derogari aliquid ex hac licet neque tota abrogari potest, nec vero aut per senatum aut per populum solvi hac lege possumus, neque est quaerendus explanator aut interpres Sexus Aelius, nec erit alia lex Romae alia Athenis, alia nunc alia posthac, sed et omnis gentes et omni tempore una lex et sempiterna et immutabilis continebit, unusque erit commune quasi magister et imperator omnium deus: ille legis huius inventor, disceptator, lator; cui qui non parebit, ipse se fugiet ac naturam hominis aspernatus hoc ipso luet maximas poenas”; Cicerone, De Republica, III, 22,33.








mercoledì 27 gennaio 2021

Londra: paziente lasciato morire di fame e di sete, per sentenza della magistratura

 




Angela Napoletano martedì 26 gennaio 2021


Colpito da arresto cardiaco, da tre mesi in stato vegetativo, l'ospedale aveva decretato lo stop ai trattamenti. Ma da Varsavia era partita la mobilitazione a suo favore. Invano




E' morto oggi, dopo 12 giorni senza alimentazione e idratazione, l’uomo di origine polacca, cattolico, da tre mesi in stato vegetativo, condannato dal Tribunale di Protezione britannico alla sospensione dei trattamenti vitali «nel suo miglior interesse». La vita di R.S., queste le iniziali, si è spenta nel pieno di uno scontro tra il Regno Unito, dove l’uomo risiedeva da anni con moglie e figli, e il governo polacco, determinato a rimpatriare il concittadino, come chiesto dalla famiglia di origine, per fornirgli cure e riabilitazione.

Un elicottero polacco era già pronto per il suo trasferimento da Plymouth, dove era ricoverato, a Varsavia.

L’uomo era finito in coma lo scorso 6 novembre a causa di un arresto cardiaco che lo ha lasciato senza ossigeno per 45 minuti. La sospensione dei trattamenti vitali era stata disposta dall’ospedale con il consenso della moglie.

L’opposizione dei parenti, in Polonia, passata anche attraverso un ricorso (respinto) alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, è stata sostenuta dalla Conferenza episcopale polacca e, dall’altra parte della Manica, dalla Chiesa cattolica di Galles e Inghilterra. L’ultimo tentativo di ottenere da Londra l’autorizzazione al rimpatrio è stata una sentenza con cui, sabato scorso, il tribunale distrettuale di Varsavia ha decretato per R.S. l’incapacità di intendere e volere, a cui è seguita la concessione di un’immunità diplomatica. Irremovibili le autorità britanniche intervenute a sottolineare l’«indipendenza» del tribunale.






fonte

sabato 23 gennaio 2021

SPOSALIZIO DI GIUSEPPE E MARIA VERGINE






Tutto ciò che sappiamo sulle nozze di Giuseppe e Maria Vergine ci arrivano dai “Vangeli apocrifi” come “Il Protovangelo di Giacomo“ e “La storia di Giuseppe il falegname“, ma qualcosa è stato scritto anche dalla mistica tedesca Anna Katharina Emmerick fino ad ascoltare le pagine di Maria Valtorta
Racconto e riflessioni del Protovangelo di Giacomo
Il Protovangelo di Giacomo dà un adeguato risalto al matrimonio di Maria e Giuseppe, inserendolo in un giusto contesto storico-ambientale. Così rileva che la Vergine fu promessa sposa a Giuseppe per scelta di Dio, con la narrazione della colomba che uscì dalla verga di lui, indicando l’uomo prescelto: episodio che richiama alla mente il bastone di Aronne che verdeggiò, manifestando così che lui era stato scelto da Dio per aiutare il fratello Mosè; e richiama anche l’evento della colomba che, al Battesimo di Gesù nel Giordano, lo indicò come il Figlio di Dio [cfr. Gv 1, 32-34].
“La Storia di Giuseppe il falegname” …

…invece, è un testo apocrifo pervenutoci in copto (boairico e saidico) e arabo ma probabilmente redatto inizialmente in greco, databile in maniera incerta al VI secolo o ai secoli immediatamente successivi. Nella prima parte si tratta di una rielaborazione del materiale presente nel Protovangelo di Giacomo e nel Vangelo dell’infanzia di Tommaso relativamente al matrimonio tra Giuseppe e Maria. In questo testo abbiamo Gesù che predica sul Monte degli Ulivi ai discepoli dicendo: “Vi voglio raccontare la vita di mio padre Giuseppe“. E inizia la narrazione parlando di Giuseppe di Betlemme, sposato con una donna e con 4 figli (Giuda, Joseto, Giacomo e Simeone) e 2 figlie (Lisia e Lidia). Ma ben presto la moglie muore. Nel frattempo Maria cresce nel tempio dove i sacerdoti le cercano un marito. Convocata la tribù di Giuda e la sorte cade su Giuseppe, il quale però deve partire per lavoro e Maria trascorre 2 anni nella sua casa.

E, a proposito della “coabitazione” dei due promessi sposi, viene osservato che, dovendo Giuseppe attendere al suo lavoro di carpentiere, questo lo portava a lunghi giri per il paese che potevano anche durare fino a sei mesi di seguito; quasi a dire che Maria condusse nella casa di Giuseppe una vita “monacale” come quella che aveva fino ad allora vissuto nel Tempio.
AUDIO RACCONTO dello sposalizio della Vergine tratto dall’opera di MARIA VALTORTA
Pagine ‘agiografiche’ suggestive di Anna Katharina Emmerick

Pagine molto suggestive, al limite di un’agiografia romanzata, ha dettato a sua volta Anna Katharina Emmerick sul fidanzamento e sullo sposalizio di Maria con Giuseppe [cfr. Vita della Santa Vergine Maria, Ed. San Paolo 2004, pp. 82-87]. Così è narrata dalla mistica tedesca la scelta di Giuseppe come promesso sposo di Maria:

“Viveva dunque la santa Vergine nel Tempio con parecchie altre vergini, sotto la sorveglianza di pie matrone. […] Quando queste fanciulle erano cresciute, si sposavano. I loro genitori, portandole al Tempio, le avevano offerte completamente a Dio e gli Israeliti più osservanti nutrivano da molto tempo la tacita fiducia che uno di questi matrimoni avrebbe portato un giorno alla nascita del Messia promesso. Quando la santa Vergine ebbe quattordici anni e insieme ad altre fanciulle doveva prepararsi al matrimonio, ho visto sua madre Anna andare al Tempio e farle visita […]. Quando alla Vergine fu detto che doveva lasciare il Tempio e sposarsi, rimase turbata e disse ai sacerdoti che non voleva lasciare il Tempio perché si era promessa a Dio e non voleva sposarsi. In seguito ho visto la santa Vergine piangere e pregare Dio nella sua cella […].



“La capigliatura della Vergine era abbondante e di un biondo-oro. Ella aveva le ciglia brune, grandi occhi luminosi, naso ben modellato, bocca nobile e graziosa, mento fine. Indossava una bella veste; il suo incedere era dignitoso“.

Ho visto anche il Sommo Sacerdote inviare messaggeri nel territorio e convocare al Tempio tutti gli uomini non sposati della stirpe di Davide. Quando questi si furono riuniti nel Tempio vestiti dei loro abiti migliori, fu loro presentata la santa Vergine, e tra loro vidi un giovane molto devoto della regione di Betlemme; anche lui aveva sempre pregato con grande zelo per l’adempimento della promessa e io ho riconosciuto nel suo cuore il grande desiderio di diventare lo sposo di Maria. Ella però si ritirò di nuovo nella sua cella, versò sante lacrime e cercò di non pensare al fatto che non doveva rimanere vergine. Poi ho visto il Sacerdote, che aveva avuto un’intuizione interiore, consegnare ad ogni uomo un ramoscello e ordinare ad ognuno di contrassegnarlo col proprio nome e tenerlo in mano durante la preghiera e l’offerta […]. A loro fu spiegato che quello il cui ramoscello fosse fiorito era destinato dal Signore a sposare la Vergine Maria di Nazareth.

[…] Successivamente, altri uomini della stirpe di Davide furono convocati nel Tempio; e tra questi Giuseppe, dal cui ramoscello posto sull’altare uscì un fiore simile a un giglio bianco, e vidi una luce come fosse lo Spirito Santo scendere su di lui. In questo modo Giuseppe fu riconosciuto come lo sposo destinato dal Signore alla Vergine Maria, alla quale fu presentato dai Sacerdoti alla presenza della madre Anna”.



Secondo questa veggente tedesca, i genitori di Giuseppe possedevano una grande casa a Betlemme, dove il patriarca trascorse la fanciullezza insieme a cinque fratelli. Poichè Giuseppe era pio, semplice e di carattere mite, i fratelli lo molestavano e talvolta lo maltrattavano. Giuseppe non reagiva, ma preferiva cercarsi un altro sito dove abbandonarsi alla preghiera. Arrivato all’età di 12 anni cominciò a frequentare la bottega di un falegname e imparò il mestiere, ma poichè i fratelli continuavano a rendergli insopportabile la vita, Giuseppe lasciò Betlemme e visse del suo lavoro presso altri artigiani. All’ età di circa 30 anni lavorava a Tiberiade per un altro padrone, ma abitava da solo in una casetta vicina. Nel frattempo i suoi genitori erano morti e i suoi fratelli si erano dispersi. Da tempo il santo giovane non solo credeva nella venuta del Messia, ma pregava Dio che lo inviasse sulla terra. Un giorno, mentre se ne stava occupato a sistemare un oratorio nei pressi della sua casetta allo scopo di avere un posto riservato dove raccogliersi in preghiera, gli apparve un angelo che gli comandò di recarsi al Tempio di Gerusalemme per diventare sposo di una fanciulla ivi custodita. Prima di questo messaggio Giuseppe non aveva mai pensato al matrimonio e perciò evitava la compagnia delle donne.

Dopo il fidanzamento Giuseppe si recò a Betlemme per motivi di famiglia, poi si trasferì a Nazareth. In questa cittadina S. Anna possedeva una casa e la preparò per Maria e per Giuseppe. Essa era situata dove attualmente sorge la basilica dell’Annunciazione e, secondo la Emmerich, è proprio quella che si venera a Loreto, ivi trasportata dagli Angeli. Secondo la tradizione Giuseppe aveva, oppure acquistò per la circostanza del matrimonio, una casetta poco distante da quella di Maria. Quivi, al suo ritorno da Betlemme, stabilì la sua bottega di falegname.

PROTOVANGELO DI GIACOMO

Ma riportiamo i passi testuali del Protovangelo di Giacomo, che narrano l’affidamento di Maria a Giuseppe [cap. IX]

Maria è affidata a Giuseppe – “Giuseppe, gettata l’ascia, uscì incontro [agli araldi di tutta la regione della Giudea]. Quindi, adunatisi [tutti i vedovi del popolo] e prese le verghe, si portarono dal Gran Sacerdote. Questi entrò con le verghe di tutti nel Santuario e pregò. Terminata la preghiera, uscì con le verghe e le diede loro. Ma in esse non c’era alcun prodigio. Giuseppe ricevette l’ultima verga; ed ecco che una colomba uscì dalla verga e volò sulla testa di Giuseppe. Allora il Sacerdote disse: ‘Giuseppe, Giuseppe, tu sei stato eletto dalla sorte a prendere la Vergine del Signore in custodia per te’.

Ma Giuseppe rifiutò, dicendo: ‘Ho già figli e son vecchio; ella invece è giovane; temo di diventar lo scherno dei figli d’Israele’. Ma il Sacerdote replicò a Giuseppe: ‘Temi il Signore Dio tuo e ricordati ciò che Iddio fece a Datan, Abiron e Core: la terra si aprì e furono inghiottiti per la loro ribellione. Ed ora, Giuseppe, temi che una cosa del genere non accada in casa tua’. Giuseppe, intimorito, prese la Vergine [Maria] in custodia per sé e le disse: ‘Ecco, io ti ho ricevuta dal Tempio del Signore; ora ti lascio a casa mia perché io devo andare fuori per le mie costruzioni. Tornerò poi da te; nel frattempo il Signore veglierà su di te’ ” [cap. IX, 1-3].

MARIA VALTORTA

Nel primo volume dell‘Evangelo di Maria Valtorta Maria Santissima le fa questa rivelazione:


Dio m’aveva chiesto d’esser vergine. Ho ubbidito. … d’essere sposa. Ho ubbidito, riportando il matrimonio a quel grado di purezza che era nel pensiero di Dio quando aveva creato i due Primi. … mi chiedeva d’esser Madre. Ho ubbidito. Ho creduto che ciò fosse possibile e che quella parola venisse da Dio, perché la pace si diffondeva in me nell’udirla. … Eva volle il godimento, il trionfo, la libertà. Io accettai il dolore, l’annichilimento, la schiavitù. Quel “si” ha annullato il “no” di Eva al comando di Dio.

Fonti: http://www.stpauls.it/madre/0701md/0701md20.htm; http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/maria%20la%20vita%20e%20i%20suoi%20prodigi.htm; 1° volume dell’Evangelo di Maria Valtorta