venerdì 24 novembre 2017

La beata Anna Katharina Emmerick e le anime del Purgatorio








di Don Marcello Stanzione


Per molti cattolici la figura di Anna Katharina Emmerick (1774-1824), beatificata dal papa Giovanni Paolo II nel 2004, è essenzialmente legata al famosissimo film dell’attore e regista australiano Mel Gibson “La Passione di Cristo”, la cui sceneggiatura è in buona parte, per gli aspetti non tratti ovviamente dai Vangeli canonici, basata sulle visioni attribuite alla monaca agostiniana tedesca. 
La beata nacque l’8 settembre 1774 da una famiglia di contadini e non poté frequentare regolarmente la scuola, dovendo lavorare nei campi e aiutare in casa. Sin dalla più tenera età ebbe un profondo desiderio di consacrarsi a Dio nella vita religiosa. Come accadeva a quell’epoca, diverse congregazioni di suore la rifiutarono perché non aveva a disposizione la necessaria dote economica per entrare in monastero. Solo nel 1802 venne finalmente accolta nel monastero delle Agostiniane di Agnetenberg presso Dulmen e l’anno seguente prese i voti religiosi.
Quando nel 1811 il monastero venne soppresso, la Emmerick fu accolta a Dolmen come domestica del sacerdote Lambert, che era fuggito dai terrori della Francia rivoluzionaria. Dopo poco tempo, ella cominciò a sperimentare i dolori della Passione di Cristo e ricevette la stimmate.

Presto si diffuse la voce dei suoi doni soprannaturali: assenza di alimentazione, conoscenza dei cuori umani, riconoscimento delle reliquie dei santi, conoscenza delle erbe medicinali, dei misteri biblici della fede, partecipazione con lo spirito nell’aldilà, comunione con le povere anime del purgatorio e molte persone cominciarono a farle visita, ricevendone insegnamenti e gesti di benevolenza.
Dal 1819 fino al giorno del suo trapasso, nel 1824, le visioni della Emmerick furono dettate da lei stessa al poeta romanticista Clemens Brentano, che poi si convertì sinceramente al Cattolicesimo, il quale sedette quasi interrottamente al capezzale dell’estatica e annotò attentamente in sedicimila grandi fogli i suoi racconti biblici e le contemplazioni mistiche, paragonabili in qualche modo a quelle di Maria De Agreda (1602-1655) o della più recente Teresa Neumann (1898-1962). L’enorme materiale raccolto e poi ordinato dal poeta fu pubblicato, in parte postumo, tra il 1858 e 1860, in tre opere principali. Complessivamente l’opera completa curata dal poeta consta di sei volumi, di cui quattro sulla vita e la passione di Cristo, uno sulla vita della Madonna e uno sull’Antico Testamento.

Fin dalla sua giovinezza, Anna Katharina Emmerick si impegnò con preghiere e penitenze in favore delle anime del Purgatorio. Straordinarie apparizioni e visioni fecero poi crescere immensamente il suo amore e la sua intercessione orante a loro vantaggio. Essa vedeva tali anime in grande tristezza per la loro separazione da Dio; notò tuttavia in esse anche un’espressione di gioia per la beata speranza di arrivare al Paradiso.
La beata Emmerich conobbe anche il motivo perché alcuni dovevano restare a lungo in Purgatorio, mentre altri lo attraversavano solo. La beata affermò:
“Anche il contatto con le povere anime del Purgatorio avviene per mezzo del mio angelo. Egli si occupa di guidare le povere anime nei diversi luoghi del Purgatorio. Mi vidi spesso con lui presso le povere anime, le quali si lamentavano molto perché esse stesse non si potevano aiutare, ed erano aiutate molto poco sulla Terra, specialmente ai nostri tempi. […] Quando il mio angelo mi esortava a pregare ed espiare per le povere anime sentivo la loro felicità, mi ringraziavano e mi erano molto grate. Quando espiavo con i miei dolori esse pregavano per me. La loro nostalgia per la grazia e la misericordia della Chiesa era molto profonda. Tutto quello che noi facciamo per loro, causa una gioia infinita”. 

In un altro passo delle sue visioni ella dichiara:
“ Come è triste vedere le povere anime così poco aiutate, esse hanno veramente bisogno di quest’aiuto, poiché il loro stato è così miserabile che non possono aiutarsi da se stesse. Se qualcuno pregasse per loro e soffrisse un po’, oppure offrisse elemosine alla loro memoria, ne verrebbe profitto alle medesime al punto tale da sentirsi consolate e ristorate come assetati ai quali viene somministrata una fresca bevanda. Purtroppo le povere anime hanno da soffrire così tanto a causa della nostra trascuratezza, comoda devozione, mancanza d’entusiasmo per Dio e per la salvezza del prossimo. Come si può essere a loro meglio d’aiuto se non con un amore sufficiente e con atti di virtù? Cose che invece queste stesse anime trascurarono durante la vita terrena. I santi in cielo non possono compiere per le anime le penitenze che spettano ai discepoli e ai fedeli della Chiesa militante terrena. Ma purtroppo veramente poco viene fatto per loro, nonostante esse lo sperino molto! Basterebbe solo impegnarsi dedicando a queste anime seri pensieri e qualche preghiera. Un Prete che legge il suo breviario con intimo raccoglimento dona tanta consolazione alle poverette, raggiungendole fino alla tristezza del Purgatorio”.

Al decano Resing ella disse:
“ La prego vivamente di esortare la gente nel confessionale a pregare solertemente per le povere anime del Purgatorio, poiché queste per gratitudine pregheranno certamente molto anche per noi. La preghiera per le povere anime è molto gradita a Dio perché le avvicina alla sua immagine”.
















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