lunedì 2 settembre 2013

Ratzinger fa l'elogio delle decisioni che «ci abbassano»


Il Papa emerito












di Gian Guido Vecchi


«Chi, in questo mondo e in questa storia viene forse spinto in avanti e arriva ai primi posti, deve sapere di essere in pericolo. Deve guardare ancora di più al Signore, misurarsi a Lui, deve diventare colui che serve... ». La voce di Benedetto è fragile ma non lo sono le sue parole, gli ex allievi ascoltano sospesi il Papa emerito che ieri mattina ha voluto celebrare messa con loro prima di pronunciare, a braccio, un'omelia molto importante. «Noi ci troviamo sulla via di Cristo, sulla giusta via se in Sua vece e come Lui proviamo a diventare persone che "scendono" per entrare nella vera grandezza, nella grandezza di Dio che è la grandezza dell'amore». Sono parole che sembrano evocare la stessa «rinuncia» al pontificato e in generale il momento di passaggio vissuto dalla Chiesa in questi mesi, proprio all'indomani del cambio della guardia in Segreteria di Stato.

Il Papa emerito ha parlato nella cappella del Governatorato, in Vaticano. Alla messa erano presenti una cinquantina di persone, un evento raro a beneficio del «Ratzinger Schuelerkreis», il circolo degli ex studenti di teologia che anche quest'anno si è riunito a fine agosto a Castel Gandolfo. Benedetto XVI commentava il passo nel Vangelo nel quale i discepoli si disputano i posti migliori accanto a Gesù. Ma «un posto che può sembrare molto buono, può rivelarsi per essere un posto molto brutto», ha detto. Prima di fare riferimento, riporta la Radio Vaticana, a quanto accaduto già in questo mondo, «anche negli ultimi decenni», dove vediamo come «i primi» sono stati rovesciati e improvvisamente sono diventati «ultimi» e quel posto che sembrava buono era invece «sbagliato». Gesù «si presenta invece come Colui che serve», ha aggiunto Ratzinger. E l'apostolo, in quanto inviato di Cristo «è l'ultimo nell'opinione del mondo», e proprio per questo è vicino a Cristo. Scendere per servire: «Gesù è più alto; sì, è all'altezza di Dio perché l'altezza della Croce è l'altezza dell'amore di Dio, l'altezza della rinuncia di se stesso e la dedizione agli altri. Così, questo è il posto divino, e noi vogliamo pregare Dio che ci doni di comprendere questo sempre di più e di accettare con umiltà, ciascuno a modo proprio, questo mistero dell'esaltazione e dell'umiliazione».

 Nelle parole di Benedetto XVI, tra l'altro, c'è la conferma della sintonia con Francesco nel richiamare all'essenziale contro le tentazioni del «carrierismo», anche e soprattutto nella Chiesa. La consapevolezza che si è chiamati a «servire». E anche di ciò che raccontava padre Stephan Otto Horn, ex allievo nonché assistente di Ratzinger all'università di Regensburg, che trovò Benedetto «sereno e felice» quando andò a trovarlo prima dell'estate. Nel motivare la sua rinuncia, Ratzinger aveva detto: «Per governare la barca di Pietro è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell'animo». Nel frattempo aveva visto il successore all'opera. E fu quando ricevette padre Horn, tre mesi più tardi, che Benedetto XVI gli disse: «Sono convinto di aver preso la decisione giusta».


 in “Corriere della Sera” del 2 settembre 2013

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