di M.Antonietta Calabrò. ROMA
Il neocardinale Mauro Piacenza nuovo prefetto della Congregazione del clero, sarà il primo cardinale nella storia della Chiesa ad essere titolare della Basilica di San Paolo alle Tre fontane, costruita sul luogo del martirio dell’ apostolo delle genti, Paolo di Tarso. Così come la Basilica di San Pietro è stata costruita sul luogo del martirio di san Pietro. È anche l’ uomo chiamato da Benedetto XVI a prendersi la responsabilità dei preti cattolici in tutto il mondo, dopo lo scoppio dello scandalo della pedofilia.
Proprio mentre il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale William Levada, ha annunciato che l’ ex Sant’ uffizio invierà una circolare a tutte le Conferenze episcopali sulle linee guida per «un programma coordinato ed efficace» nella lotta agli abusi sessuali sui minori commessi da uomini di Chiesa. Con particolare riferimento alla «collaborazione con le autorità civili», alla necessità «di un efficace impegno di protezione dei bambini e dei giovani e di un’ attenta selezione e formazione dei futuri sacerdoti e religiosi». Per superare questa crisi il cardinal Piacenza indica «una sola strada», come scrive anche in un libro che uscirà tra qualche giorno, e il cui titolo è Il Sigillo: la radicalità della vocazione e della missione del prete (editrice Cantagalli, ndc), un uomo su cui, per grazia, Dio ha impresso, appunto, il suo sigillo, pronto alla testimonianza, fino se necessario, al martirio.
«Troppo spesso – spiega Piacenza – noi preti siamo specialisti in economia, in politica o in sociologia, ma occorrono piuttosto molti specialisti in sana dottrina che preferiscano le processioni alle marce, le preghiere alle proteste». Com’ è che questa identità è andata perduta o attenuata? «Questa è la diretta conseguenza della “riduzione” sociologica della Chiesa e, diciamolo, dell’ indebolimento della fede». «Purtroppo sì!», risponde il cardinale alla domanda se nella Chiesa abbia preso il sopravvento la tentazione massmediologica (che si è infiltrata nelle omelie, in alcuni aspetti delle celebrazioni liturgiche, fino alla presenza nei talk show) rispetto alla radicalità identitaria. Parole nette come quest’ altra valutazione: «Chi non ha più chiaro di agire alla Presenza e in Nome di Dio, si riduce a mendicare la visibilità del mondo. A nessuno è lecito utilizzare il Ministero ecclesiale ricevuto per fini diversi da quelli della Chiesa e, laddove i sacerdoti si discostano dal Magistero costante, il loro dire perde di autorevolezza».
E allora cosa dice ai preti il neocardinale? «Ai preti dico: Viene da pensare che proprio a causa della riduzione sociologica denunciata dal porporato, alla fine, il celibato diventa un peso e più predisposto è il terreno anche per la devianza nella pedofilia. Risponde Piacenza: «Pedofilia e celibato non sono mai da mettere in rapporto come effetto e causa: sarebbe un troppo grande errore. Il celibato è una grazia». «Certamente, però – aggiunge -, la confusione dottrinale e la conseguente rilassatezza degli ultimi decenni, diffusa in non pochi ambienti, anche ecclesiali, hanno rappresentato “terreno fertile”, nel quale anche la zizzania ha potuto germinare. Come dice Gesù: certi demoni non si scacciano se non con il digiuno e la preghiera». In ogni caso «Il delitto orribile di alcuni, non può delegittimare tutti, e Dio e la Sua Chiesa sono più grandi del peccato degli uomini». Naturalmente «la Chiesa è doverosamente e pastoralmente vicina, nella sua tenerezza di Madre, a tutte le vittime ed implora, su tutti, la Divina Misericordia», ma «le famiglie, però, ben sanno che l’ unica vera loro alleata, in campo educativo, è la Chiesa». © 2010 Corriere della Sera
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