domenica 1 dicembre 2024

Giubileo ebraico e giubileo cristiano


Giubileo ebraico e giubileo cristiano

Si avvicina il giubileo. Quest'anno è il "Giubileo della Speranza". Ho ascoltato in Tv mons. Fisichella parlarne come di un pellegrinaggio e una sorta di "conosci te stesso" per capire dove stai andando, Insomma, al solito, il peccato non esiste è stato eliminato dal linguaggio ecclesiale. Non ho tempo e forze per fare osservazioni dettagliate e approfondite e me la cavo proponendo un vecchio documento [qui] da me elaborato in occasione di un'esperienza di anni fa nell'ambito del dialogo ebraico-cristiano con alcune chiose più propriamente cattoliche.

 1 dicembre 2024


a cura di Maria Guarini

(Un documento del SIDIC con alcune chiose più propriamente 'cattoliche')

Introduzione

Una conoscenza più rispettosa ed adeguata del patrimonio comune a cristiani ed ebrei "può aiutare a comprendere meglio alcuni aspetti della vita della Chiesa".

Questa affermazione dei "Sussidi per una corretta presentazione degli ebrei e dell'ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica" del 1985 (1,3) vale anche per il Giubileo dell'Anno 2000 indetto da Papa Giovanni Paolo II come "Il Grande Giubileo" (Tertio millennio adveniente, 16) per ricordare i duemila anni dalla nascita di Gesù che i Cristiani riconoscono come il loro Signore e Messia.

Il giubileo così inteso riguarda solo i cristiani di tradizione romana. Tuttavia esso si innesta sul "giubileo ebraico" di cui testimoniano sia la Torah scritta che la Torah orale, E come la Torah orale, attraverso la tradizione rabbinica, ha sviluppato i dati della Torah scritta, adattandoli alle situazioni nuove, così la pratica cristiana dei giubilei "ha inizio nell'Antico Testamento e ritrova la sua continuazione nella storia della Chiesa" (Tertio Millennio Adveniente, 11).

Nel presente documento vengono sottolineati alcuni aspetti del giubileo biblico e, successivamente, il loro sviluppo nella tradizione ebraica e nella tradizione cristiana.
Il Giubileo nella Bibbia

Il testo fondante del giubileo Biblico è Levitico 25,10 "Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia"
È importante sottolineare che la teologia sottesa a questo versetto che fonda l'anno giubilare è legata al sabato e all'anno sabbatico. Quest'ultimo, basato su 25,2 (Quando entrerete nel paese che vi dò, la terra dovrà avere il suo shabbat consacrato al Signore") è nell'arco dei sette anni quello che il giorno sabbatico è nell'arco della settimana. "Esiste un sabato dell'inizio... e un sabato della terra... E come il venerdì sera interrompendo il lavoro quotidiano servendo per un giorno l'Eterno, così in Israele, e solo in Israele, il popolo ebraico ha l'obbligo di restituire la terra a Dio, per significare che, in Israele, la terra appartiene all'Eterno" (Samson Raphael Hirsch, rabbino tedesco del secolo scorso).

Ci sono anche altri testi dell'anno sabbatico (ad es. Esodo 23, 10s e Neemia 10, 32) che, di questa istituzione, mettono in luce soprattutto l'aspetto sociale. Di qui il triplice imperativo dell'anno giubilare: la restituzione delle terre, il condono dei debiti e la liberazione degli schiavi; in una parola si doveva tornare a vivere come fratelli. Questa è la condizione per "abitare la terra" (Levitico 25,18). Diversamente le ingiustizie, le divisioni e le lotte la rendono inabitabile, e la sorte dell'uomo è l'esilio

Nella teologia dell'anno giubilare si concentra una molteplicità di temi biblici e spirituali che da sempre hanno alimentato e continuano ad alimentare la vita del popolo ebraico. Tra i più importanti di questi aspetti sono da ricordare i seguenti:L'impossedibilità della terra: l'affermazione dell'impossibile possesso della terra. Facendo shabbat, la terra si sottrae al possesso dell'uomo, si rifiuta ad un rapporto di sottomissione che sia solo funzionale e contesta la pretesa dell'uomo di ridurla ad oggetto di dominio,
La signoria di Dio: l'affermazione che signore e creatore della terra è Dio che, per questo, non può essere l'uomo. "La terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e pellegrini" (Levitico, 25 23): nella terra l'uomo è "forestiero" e "inquilini" nel senso che ne è ospite in quanto ospitato da Dio che ne è l'unico e legittimo proprietario.

La gratuità: l'affermazione che, se l'uomo vive in una terra che non è la sua ma di Dio, egli vive in forza di una gratuità o grazia che è l'amore disinteressato di Dio: "La terra produrrà frutti, voi ne mangerete a sazietà e vi abiterete tranquilli. Se dite: Che mangeremo il settimo anno, se non semineremo e non raccoglieremo i nostri prodotti?, io disporrò in vostro favore un raccolto abbondante per il sesto anno ed esso vi darà frutti per tre anni" (Levitico 25, 19-21).

La giustizia: L'affermazione che, se la terra è dono di Dio al bisogno umano, essa è di tutti e per tutti e che ogni volontà umana di accaparramento che neghi o arresti questa destinazione universale è peccato contro Dio e contro il prossimo. La giustizia, cuore del messaggio biblico e soprattutto profetico, è riconoscere l'amore gratuito di Dio nel mondo e assecondarlo facendo di esso il principio del proprio agire e del proprio essere. Per questo, secondo i profeti, è "dalla giustizia", cioè dall'agire giusto, che fiorisce "la pace", la pienezza dei beni per tutta l'umanità (cfr Isaia 32, 15-20).

La fine delle disuguaglianze e delle ingiustizie: l'affermazione che, essendo la terra di Dio, in essa dovranno essere superate tutte le forme di sfruttamento, quelle che riguardano i beni della terra e soprattutto quelle che riguardano l'uomo nei confronti dell'altro uomo.

Il perdono: l'affermazione secondo cui l'anno giubilare richiama ed esige il perdono, coincidendo il suo inizio con la celebrazione di yom kippur, la grande festa della riconciliazione: "Al decimo giorno del settimo mese... nel giorno dell'espiazione, farete squillare la tromba per tutto il paese" (Levitico 25, 9), L'anno giubilare istituisce la possibilità di un nuovo inizio, perché spezza non solo il determinismo delle sperequazioni sociali ma quello della stessa colpa.


La tromba shofar con cui si annunciava questo anno particolare era un corno d'ariete, in ebraico Yobel. Il termine, da cui deriva la parola Giubileo, nel linguaggio scritturistico inizialmente indicava l'ariete o il caprone, poi il corno del caprone e infine la tromba fatta con il corno stesso.
Preghiera del mitzvah recitata ascoltando il suono dello shofar

 

Baruch attah, Adonai elohenu, melech haolam, ahsher kidshanu bemitzvotav vtzevanu lishmoah kol shofar

Benedetto sei Tu, Signore Dio nostro, Re dell'universo,
che ci fai santi con le mitzvot e ci chiami
ad ascoltare il suono dello shofar

La celebrazione di quest'anno comportava, tra l'altro, la restituzione delle terre agli antichi proprietari, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi e il riposo della terra.La reintegrazione del mondo o realizzazione messianica: l'affermazione secondo cui l'anno giubilare richiama l'instaurazione dell'era messianica, in cui cesseranno tutte le sofferenze e le violenze. Se per un verso questa epoca acquista i tratti di un futuro sempre più lontano, scandito sul ritmo dei millenni ai quali seguirà l'anno giubilare del cinquantesimo millennio, per l'altro più propriamente essa coincide con il ritorno alle origini, con il realizzarsi della terra del progetto di Dio.Il Giubileo nella tradizione ebraica

Dall'epoca postbiblica in poi, la tradizione rabbinica ha ripreso e discusso le leggi riguardanti l'anno sabbatico e l'anno giubilare ma, ritenendole un tutt'uno, le ha pensate attuabili non fuori bensì solo nella terra d'Israele. Le istanze etiche e sociali sottostanti ad esse sono rimaste però fondamentali per l'ebraismo della diaspora.

Nella terra d'Israele si è continuato ad osservare l'anno sabbatico, ma, per la situazione politica e le difficoltà concrete, i rabbini ne hanno semplificato le norme, considerandole di origine non biblica ma talmudica. Nell'ultimo secolo, da quando gli ebrei hanno ripreso a lavorare la terra, si è tornati di nuovo alla pratica dell'anno sabbatico, anche se solo da parte di una piccola minoranza. Per quanto riguarda l'anno giubilare si discute se, dall'epoca del Secondo Tempio in poi, sia stato mai osservato.

Il Giubileo cristiano

La tradizione neotestamentaria sembra riconoscere e accogliere la pratica del giubileo ebraico e vede realizzati di suoi contenuti nelle "parole" e nelle "opere" di Gesù che si presenta come Colui che porta a compimento l'antico Giubileo, essendo venuto a predicare l'anno di grazia del Signore (Isaia). Egli, entrando un giorno nella Sinagoga di Nazareth e richiesto di commentare il brano della Torah che era stato appena proclamato, riferisce a sé le parole di Isaia, presentandosi come l'inviato da Dio nel quale l'ideale giubilare comincia a concretizzarsi: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia nel Signore" (Luca 4, 18-19).

Nel corso del primo millennio, non ci sono tracce, nella chiesa, di pratica giubilare. Il giubileo così come oggi è celebrato risale a Bonifacio VIII nel 1300 e fu incentrato soprattutto intorno alla pratica del pellegrinaggio con cui i cristiani - i cosiddetti romei - si recavano a Roma per visitare la tomba degli apostoli e invocare il perdono dei peccati. Il pellegrinaggio è metafora del vero "cammino dell'uomo", per sua natura viator, in cerca di se stesso, del suo 'dove', della sua casa, che non sempre è dove egli si trova con il corpo, ma dove il desiderio del suo cuore lo attrae e lo conduce.

Possiamo dire che, per analogia, nella Chiesa Cattolica è detto Giubileo l'Anno Santo istituito da Bonifacio VIII con cadenza secolare. Clemente VI stabilì che il Giubileo si celebrasse ogni 50 anni a partire dal 1350. Nel 1470 Paolo II decretò infine che l'Anno Santo ordinario cadesse ogni 25 anni. I Giubilei sinora celebrati sono stati 120: 25 ordinari e 95 straordinari. Quello del Duemila sarà il ventiseiesimo ordinario. Per la Chiesa cattolica il Giubileo è un anno di grazia, legato alla concessione dell'indulgenza plenaria, cioè alla remissione dei peccati e alla liberazione dalle pene. Il Giubileo indica anche gioia, perché la Chiesa gioisce della salvezza che viene concessa da Dio agli uomini che si pentono e che, confessati e comunicati, pregano nelle quattro basiliche maggiori di Roma, secondo le intenzioni del Pontefice. Il Giubileo del Duemila si celebrerà a Roma, nelle chiese locali e a Gerusalemme, la Città Santa per eccellenza.

Dal 1300 il poi questa pratica si è ripetuta con regolarità più o meno costante, differenziandosi e distanziandosi dalla concezione ebraica e privilegiando gli aspetti delle "indulgenze" e del pellegrinaggio. Tra tutti quelli del passato, il "Grande Giubileo" dell'anno 2000 indetto da Giovanni Paolo II riveste particolare importanza, soprattutto per la volontà di conversione e autocritica con cui la chiesa cattolica si prepara a celebrarlo: "Essa non può varcare la soglia del nuovo millennio senza spingere i suoi figli a purificarsi, nel pentimento, da errori, infedeltà, incoerenze, ritardi" (Tertio Millennio Adveniente, 33).
Il Giubileo è fatto per aiutare questa rinascita spirituale, altrimenti potrebbe esaurirsi in un inutile quanto futile turismo religioso. Sta ai credenti viverlo in modo che ciò non accada.


Chiosa:
[Purtroppo viviamo in una temperie ecclesiale che sembra aver perso le giuste coordinate perché ricorre il refrain della Misericordia sganciata dalla Giustizia. Dichiara Bergoglio (in un'omelia del 15 marzo 2015):
"l`amore di Gesù è" un «amore che va oltre la giustizia», va "oltre quell’atteggiamento così diffuso tra i dottori della legge, tra certi uomini di religione. Quelli di duemila anni fa e quelli di oggi."…
Ma va chiarito. L'amore di Gesù va oltre la giustizia, come assunto è vero. Perché mentre eravamo peccatori, è morto per noi, per salvarci.

cfr Romani 5,6 "Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. 7 Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. 8 Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi."

Ma dopo averLo incontrato, accolto, accettata in noi la Sua opera di Redenzione, siamo chiamati a camminare nella Giustizia (secondo le dottrine divine). Misericordia e Giustizia vanno insieme.
Romani 6,13 "non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio."

C'è dunque un prima e un dopo nella vita del credente. Ma non esiste che Dio non chiederà conto sia ora sia al Giudizio finale del nostro operato. Infatti lo Stesso che oggi è Salvatore, affinché ci ravvediamo, domani, dopo averci concesso un tempo per ravvederci, crescere nella fede, santificarci e portare frutto, sarà Giudice.

E avremo sempre bisogno del Suo Amore e della Sua Misericordia senza aver presunzione di salvarci per chissà quali meriti propri, questo rimane vero; ma dobbiamo pur far di tutto con l'aiuto di Grazia, Sacramenti e opera dello Spirito Santo nei cuori per uscire dalla vita vecchia di peccato, e mettere a frutto la misericordia ricevuta con una vita santificata.

Piovono bordate fin dal Trono più alto sull’"atteggiamento così diffuso tra i dottori della legge, tra certi uomini di religione. Quelli di duemila anni fa e quelli di oggi", tornano le allusioni ai farisei riferite a chi oggi difende la dottrina a l'aggancio della pressi alla verità. Ma il problema dei farisei non era essere attaccati alle discipline, ma di averne inventate altre diverse da quelle loro comandate: "Invano mi rendono un culto che è un precetto di uomini"; Gesù nei Vangeli cita Isaia, non per condannare la disciplina sacra, ma la falsificazione della dottrina.

Ricordo anche due passi che non negano la Misericordia di Dio, ma fanno luce sulla parte più ingannevole del cuore umano che suppone sempre di ricevere Misericordia comunque all'infinito, anche se calpesta il Sacrificio più grande e se si rende colpevole di tradimenti reiterati con leggerezza, e senza impetrare l'assistenza della grazia per esserne preservato.
Siracide 5,5 Non esser troppo sicuro del perdono tanto da aggiungere peccato a peccato.

Isaia 30,1 Guai a voi, figli ribelli - oracolo del Signore - che fate progetti da me non suggeriti, vi legate con alleanze che io non ho ispirate così da aggiungere peccato a peccato.
La Misericordia, insomma, non si dà sempre e comunque, specie se non c'è vero ravvedimento. La Misericordia, inoltre, è in funzione della santificazione, non è liceità a far come ci pare in eterno, convinti che Dio ci perdona all'infinito. Mi auguro che prima o poi nell'età attuale qualcuno ancora abbia gli attributi per farlo presente, ne va della rovina di milioni di anime. -ndr]

Cosa si può fare insieme

Data la comune radice biblica dell'anno giubilare, è auspicabile che, come cristiani ed ebrei, nonostante le profonde differenze nel modo di intenderlo, collaboriamo insieme in vista di un mondo più giusto. Pertanto, anche se si tratta di una iniziativa cristiana della Chiesa romana, la celebrazione del giubileo può essere arricchita dalla presenza dei fratelli ebrei invitati a parteciparvi come ospiti privilegiati, insieme ai rappresentanti delle altre religioni. Ci si potrà interrogare e confrontare su temi di comune interesse per la fede in Dio e la salvezza degli esseri umani.

Chiosa:
[Questo auspicio reca le tracce delle 'storture' conciliari della libertà di religione e del dialogo ad ogni costo. Circa altre fedi, che non conoscono il perdono è un discorso irrealistico e dunque improprio e improponibile.
Riguardo agli ebrei, non è stato mai "rimosso l'ostacolo": il riconoscimento di Gesù Cristo, Salvatore e Redentore nostro. E dunque si realizzerebbe una pseudo-compartecipazione, un ritualismo sterile e una forma di sincretismo; perché la radice è comune ma, a partire dal giudaismo talmudico, le due fedi divaricano. (vedi) -ndr]
Tracce di riflessione
Il futuro delle religioni - o, piuttosto, della fede praticata dalle diverse tradizioni religiose - nel trionfo della secolarizzazione e della tecnologia informatica.Chiosa

[Tuttavia nessun falso ecumenismo e nessun improprio dialogo inter-religioso, che può veder dialogare le culture e non le fedi, potrà farci rinnegare la nostra identità di corpo mistico di Cristo che non fa di noi cristiani "una delle diverse tradizioni religiose", ma ci inserisce nell'universalità de la Catholica, nella quale sono tutti i tesori di grazia per la storia di salvezza nostra e del mondo intero -ndr].
L'ingiusta distribuzione delle risorse nel mondo e la divisione scandalosa tra paesi ricchi e paesi poveri. Nasce da lontano; ma piuttosto che discutere sulle cause, che più o meno tutti conosciamo, da cosa possiamo partire, oggi, per promuovere una maggiore equità, che nasce dall'attenzione agli altri, che non sia animata da motivi utilitaristici?
Il dominio dell'uomo sulla natura e le vie di difesa e salvaguardia del creato, che è la sua "casa" e il 'luogo' del suo vivere, agire, esprimersi: come custode e ordinatore, o come 'colui che si appropria'?
La violenza umana e le tecniche nel senso di progetti concreti e attualizzabili di soluzione dei conflitti con il contributo specifico della tradizione ebraico-cristiana alla costruzione della pace.
I diritti delle minoranze e il loro rapporto con la maggioranza. Identità e rispetto o omologazione, confusione e oblio delle proprie radici?
Il rispetto della vita e i problemi etici riguardanti la bio-ingegneria genetica. Studio, ricerca volte al bene comune o manipolazione profanatrice?

Chiosa:
[A tutte queste domande i cristiani hanno "la risposta": accogliere la Redenzione già operata al Signore che è l'unico Atto divino-umano capace di rimuovere le radici di ogni ingiustizia. Inoltre, recuperando il rapporto autentico col Creatore, tutti gli ambiti del nostro essere nel mondo si articolano di conseguenza. Certo si può collaborare a livello sociale; ma avendo ben presenti le peculiarità che fanno del cristiano un figlio di Dio, nel Figlio diletto che ha inaugurato la Creazione Nuova. -ndr]

Piste operativeLa Bibbia insegna che i beni del mondo non ci appartengono perché ci sono affidati da Dio: quali le conseguenze nel nostro modo di servircene?
Il termine "liberazione" può avere significati diversi: quali le accezioni più significative per noi oggi, sia individualmente che collettivamente, per "liberarci" e "liberare"? Da cosa dobbiamo essere liberati, perché e per chi?
In cosa consiste oggi la giustizia sociale? Dove individuare le forme di ingiustizia sociale nella società, nella Chiesa, nel quartiere, nella parrocchia, nell'ambiente di lavoro e in famiglia, ma - prima di tutto - in quale dei nostri atteggiamenti interiori? Alcune proposte concrete per cui "fare giustizia" almeno ad una persona o con cui calarsi in una situazione specifica.
L'anno giubilare è legato al sabato, al giorno di riposo che ci libera dal lavoro e dal "voler fare" volontaristico, che non nasce da una vero ascolto della Volontà del Padre, ma dalle nostre velleità di attivismo ed efficientismo legate, in fondo, solo all'affermazione della nostra persona e non dall'essere una persona-al-servizio-di-Dio. Come celebrare meglio la domenica e i giorni festivi per essere veramente liberi: per noi, per gli altri e per il Signore?Fonte: SIDIC (Service International Documentation Judeo-Chretienne) - 

Aggiornamenti a cura di Maria Guarini






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