mercoledì 4 dicembre 2024

Ombre sulla nuova cattedrale di Notre-Dame





Chiesa cattolica | CR 1876



di Cristina Siccardi, 4 Dicembre 2024

Il prossimo 7 dicembre, nel tardo pomeriggio, si terrà l’inaugurazione ufficiale della cattedrale di Notre-Dame a Parigi, dopo i lavori di restauro resi necessari all’indomani dell’impressionante incendio del 15 aprile 2019. L’inaugurazione prevede: la consegna di Notre-Dame dallo Stato, che ne è proprietario, all’assegnatario, che è la Chiesa cattolica; la riaccensione dell’organo; una celebrazione liturgica con la benedizione; il Magnificat; il Te Deum e i Vespri.

La riapertura sarà tenuta dall’arcivescovo di Parigi, Laurent Bernard Marie Ulrich e avrà luogo nel tardo pomeriggio del 7 dicembre alla presenza del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. La funzione sarà seguita, a partire dalle ore 21:00, da un evento artistico prodotto da France TV e trasmesso in mondovisione. Non sappiamo che cosa scaturirà da questo evento, ma da ciò che abbiamo assistito dalle recenti Olimpiadi Parigi possiamo aspettarci di tutto.

L’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, alle ore 10:30 è prevista la Messa inaugurale con la consacrazione dell’altare, celebrata dall’arcivescovo. Nei programmi, come accade purtroppo da diversi anni, non c’è scritto celebrata, bensì presieduta, termine laicista, che stride con la fede. Ricordiamo che presiedere, secondo il dizionario di Oxford significa «Stare a capo, sovrintendere. Guidare in qualità di presidente, preside, direttore o responsabile, dirigere: presiedere la giuria; presiedere un comitato, presiedere un’associazione; presiedere un’assemblea; presiedere una scuola, la facoltà d’ingegneria». Celebrare, invece, è attinente al linguaggio religioso; lo stesso vocabolario spiega: «Onorare con lodi, esaltare», mentre il dizionario Treccani riporta come significati: «Lodare, esaltare, glorificare».

Dal 16 dicembre Notre-Dame accoglierà i fedeli con un accesso alla cattedrale gratuito. L’obiettivo è quello di accogliere 14-15 milioni di fedeli e visitatori-turisti previsti ogni anno, con grandi entrate finanziarie per lo Stato francese. Così, mentre Notre-Dame riapre, molte altre chiese continuano a chiudere i battenti per mancanza di preti, ai quali è negata dalla moderna teologia la reale identità sacerdotale, quella di celebrare il Santo Sacrificio dell’altare.

Le chiese che sono architettonicamente e iconograficamente chiese sono vendute e hanno un mercato poiché la bellezza è apprezzata e vengono tutelate dalle Belle Arti, là dove le diocesi non riescono più a prendersene cura. Ma che cosa ne sarà delle chiese brutte, aniconiche e glaciali di fattura moderna?

«Oggi anche i pittori e gli scultori figurativi – ce ne sono tanti e bravi – si trovano in difficoltà. Dopo decenni di emarginazione dei maestri che potevano trasmettere agli allievi l’idealizzazione del corpo umano ed il suo essere manifestazione dell’anima, le radici della stessa arte figurativa affondano in un humus inacidito, avvelenato», così afferma l’Architetto e accademico Ciro Lomonte, esperto di arte sacra, impegnato nel ricambio generazionale dell’artigianato di eccellenza, in un articolo dal titolo Religione. Le chiese restano chiese per sempre. Le moderne no (https://www.giovannipepi.it/aapu2-2/). «Per quanto riguarda l’architettura la questione del sacro è stata affrontata dall’arch. Schloeder, il quale nota giustamente che le chiese del passato hanno qualcosa che le rende inequivocabilmente chiese. Anche quando vengono sconsacrate, mantengono un aspetto che trasmette il senso delle celebrazioni per cui sono state costruite».

Il palermitano Lomonte considera il discorso delle chiese una faccenda seria perché le chiese antiche rimangono chiese per sempre, mentre le chiese moderne non sembrano affatto architetture per la celebrazione dei sacramenti e «se si usassero per altri scopi (sale per conferenze, biblioteche, negozi, garage o piscine), sarebbero molto più convincenti».

L’architetto Steven Schloeder, laureato cum laude all’Arizona State University, che esercita negli Stati Uniti nell’architettura sacra cattolica romana, ritiene che esista un «linguaggio sacramentale» per l’architettura cattolica, in quanto la chiesa edificio è segno sensibile dei misteri che si celebrano nei sacramenti. Il significato dei sacramenti, infatti, non è più presente nelle chiese di edificazione contemporanea, che seguono una teologia protestantizzata, dunque dissociata dalla tradizione, fortezza indiscutibile della dottrina del Credo cattolico.

Interessante constatare, come ha dichiarato l’architetto Lomonte che le famose avanguardie artistiche dell’inizio del Novecento nacquero ad opera di artisti che aderirono o ebbero contatti diretti con la Società Teosofica, fondata da Mme Blavatsky (1831-1891) e l’antroposofia di Rudolf Steiner (1861-1925). Le teorie artistiche, come l’astrattismo in pittura e la scultura e il razionalismo in architettura, ebbero proprio in quegli ambienti il loro brodo di coltura. «Gli artisti consideravano l’arte la nuova religione, spiritualista, e presumevano di essere i sacerdoti di questa religione. Il loro approccio iconoclasta era una conseguenza coerente di queste premesse» (https://www.giovannipepi.it/religione-nuove-chiese-fuochi-fatui-nella-notte-fonda/).

Nel 2007 – al momento è sospeso – era stato avviato il Master in Architettura, Arti Sacre e Liturgia per iniziativa della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa. Ospitato dall’Università Europea di Roma, il Master è stato frequentato da centinaia di architetti, pittori, scultori, responsabili degli Uffici di Arte Sacra, provenienti da tutto il mondo. Molti si auguravano che potesse fiorire una nuova generazione di esperti di arte sacra cattolica per poter ricominciare a produrre opere belle e idonee al tema affrontato. Tuttavia, un Master di secondo livello è un percorso didattico che avviene quando la formazione universitaria ha già lasciato segni incancellabili. Prosegue l’architetto Lomonte: «Dato il clima ideologico della nuova religione dell’arte che si respira nelle Accademie di Belle Arti e nei corsi di laurea in Architettura, gli allievi vengono indotti sin dal primo anno di corso, quando hanno tra i diciotto e i diciannove anni di età, a smettere di usare il buon senso. Sono costretti ad addentrarsi nel mondo virtuale dei loro docenti e ad adeguarsi al loro modo di creare opere il più possibile avulse dalla realtà» (idem).

Di stampo diverso sono i corsi della Sacred Art School, aperti nel 2013 a Firenze. La Scuola è stata concepita con lo stile della bottega rinascimentale, dove si tengono corsi di pittura, scultura, ebanisteria, oreficeria, tessitura. Da segnalare anche il Master di secondo livello in Storia e Tecnologie dell’Oreficeria, avviato nel 2011 dall’Università di Palermo in collaborazione con Arces, che aveva già istituito una propria Scuola Orafa nel 1995.

Lomonte, architetto di pensiero e d’azione, sostiene che «l’arte sacra rinascerà sulla base di un rinnovato rapporto tra una profonda visione del mondo cristiana e una passione ardente per manualità e impiego scrupoloso delle tecniche, anche quelle innovative» (idem). Dopo le ceneri dell’ecatombe provocata dalle idee volterriane, marxiste, hegeliane, nietzschiane, nonché liberaliste e massoniche, non possiamo che, da buoni militanti e con speranza tutta cristiana, far conto sulle chiese che rimangono tali e quelle che, grazie ad una nuova generazione di architetti dalla libera credenza non condizionata da teorie distruttive, potranno donarci nuovamente altari rivolti verso Dio (orribile, gelido e stonatissimo con il resto della sublime cattedrale il nuovo altare per il Novus Ordo di Notre-Dame, con i relativi arredi, e per i fedeli solo minimaliste sedie – sembrano fabbricate da Ikea – e non banchi con inginocchiatoio), sui quali i sacerdoti possano celebrare in persona Christi il sacramento del Santo Sacrificio e non “presiedano” più per l’“assemblea” il fantomatico banchetto o la luterana memoria eucaristica.







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