Traduzione di Messa in latino – la lettera 1132 bis pubblicata da Paix Liturgique il 3 dicembre, in cui don Claude Barthe, eminente liturgista e cappellano del Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum, recensisce una interessante opera collettanea sui sacramenti.
L.V.
Una rubrica di don Claude Barthe
Un’opera collettiva molto interessante – e significativa – Les sacrements en question. Qui peut les recevoir? Pour quels fruits? [I sacramenti in questione. Chi può riceverli? Quali sono i benefici?: N.d.T.] [QUI: N.d.T.] Curato da don Thibaud Guespereau, don Henri Vallançon e Thibaud Collin, filosofo*, il libro descrive la sofferenza dei sacerdoti che «vedono come vengono ricevuti i sacramenti che danno». Essi notano che un gran numero di adulti battezzati non torna a Messa la domenica successiva al battesimo e che le coppie sposate che hanno preparato al sacramento si sciolgono un anno dopo. A questo si aggiunge il fatto che tutti i presenti a tutte le Messe fanno sempre la comunione, mentre un numero esiguo si confessa a volte. Da qui l’eterna domanda pastorale, ma che si pone in modo scottante all’interno di un mondo cattolico malato, i cui confini sono molto porosi con la società indifferente che lo circonda: «Il Parroco deve discernere e rifiutare i candidati che non hanno la fede e/o vivono in modo disordinato? Non rischia allora di creare una Chiesa di puri? O al contrario, se accetta troppo, non rischia di offendere Dio e di danneggiare la Chiesa e i richiedenti stessi?».
Questo libro contiene alcune considerazioni molto attuali sulla crisi della predicazione degli ultimi fini, sull’alterazione della nozione di peccato mortale nella teologia contemporanea, e anche l’esempio di una Parrocchia del sud della Francia dove si applica un serio discernimento alle richieste di sacramenti. Applicato alle richieste di matrimonio e di battesimo per sé o per un figlio: almeno, questo è ciò che si suppone, dato che il libro rimane spesso allusivo. Tuttavia, è facile comprendere la necessità di cautela in un’opera destinata al grande pubblico. Così com’è, nel mondo cattolico di oggi, è una specie di bomba, perché scuote l’atteggiamento del laissez faire, del laissez passer pastorale. Ma lo è soprattutto per quello che rivela questo fatto enorme: non c’è un solo Vescovo tra gli autori o i prefatori di questo libro, che spiega semplicemente cos’è lo stato di grazia e il peccato mortale che lo toglie.
È qui che fa veramente male: c’è un abisso di incomprensione tra i Vescovi e gran parte di coloro che formano le giovani generazioni di sacerdoti. È noto che i fedeli appartenenti alle cosiddette «forze vive» rimaste si sentono come pecore senza pastore. Ma è anche vero che un numero significativo di sacerdoti diocesani si trova in una situazione simile. Da qui il profondo malessere di questi chierici che vengono definiti «classici» o «nuovi preti», abbandonati o addirittura sospettati dai loro superiori.
* Pascal Ide, mons. Christophe J. Kruijen, don Guillaume de Menthière, Gabrielle Vialla (Artège, 2024).
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