domenica 1 dicembre 2024

Card. Muller: “L’apparente opposizione tra cristianesimo e modernità ha una delle sue origini nel rifiuto della sintesi di Tommaso tra fede e ragione”


Card. Gerhard L. Muller (CNS photo/Paul Haring)


Di seguito l’articolo scritto da Cardinal Gerhard Ludwig Müller, pubblicato a cura di Maike Hickson su Lifesitenews nella traduzione curata da Sabino Paciolla, 1 Dicembre 2024.



La seguente omelia è stata pronunciata il 24 settembre 2024, nell’ambito della conferenza “L ‘Aquinate a 800 anni – ad multos annos” presso la Notre Dame University di South Bend, Indiana.

Del Cardinal Gerhard Ludwig Müller

Tommaso d’Aquino, maestro della verità cattolica

La missione essenziale della Chiesa è quella di annunciare a tutti gli uomini il “Vangelo di Dio… e del suo Figlio… Gesù Cristo, nostro Signore” (Rm 1,1-4).

Affinché possa svolgere la sua missione divina, “lo Spirito guida [la Chiesa] nella via di tutta la verità e che Egli ha unificato nella comunione e nelle opere di ministero, Egli provvede e dirige con i doni gerarchici e carismatici e adorna con i suoi frutti” (Lumen Gentium 4).

È un’espressione della loro costituzione gerarchico-sacramentale quando gli apostoli e i loro successori episcopali eseguono il comando di Gesù, che disse loro con autorità divina: “Andate dunque, fate discepoli tutti i popoli… e insegnate loro a osservare tutti i comandi che vi ho dato” (Mt 28,19).

Allo stesso tempo, la capacità di insegnare è anche uno dei carismi gratuiti attraverso i quali lo Spirito Santo unisce e costruisce l’unico Corpo di Cristo nella diversità dei suoi membri: “Chi è chiamato a insegnare, insegni” (Rm 12,7), dice l’apostolo Paolo ai cristiani di Roma, affinché ciascuno, con il dono assegnatogli, contribuisca a edificare la Chiesa nella carità.

La teologia cristiana è una funzione essenziale della Chiesa del Logos incarnato, sia essa rappresentata da professori nel sacerdozio o da laici. E la teologia non deve mai dimenticare questo duplice riferimento, ossia che è ancorata alla missione di Cristo e della Chiesa apostolica e che può salvarsi dal freddo razionalismo e dal positivismo senza umanità solo se non dimentica il suo elemento carismatico. Nessuno infatti è in grado di dire “Gesù è il Signore” se non nello Spirito Santo… la manifestazione particolare dello Spirito concessa a ciascuno, deve essere usata per il bene generale… (per esempio) il carisma di parlare esprimendo sapienza o esprimendo conoscenza”. (1 Cor 12:3, 7, 8).

La teologia è la terza forma di insegnamento nella Chiesa, dopo la presentazione ufficiale della fede rivelata da parte del Magistero e la sua mediazione catechistica e omiletica nella vita liturgica e sociale dei fedeli. La teologia utilizza metodi scientifici e argomentazioni logiche. Perché chiunque si interroghi sul “Logos/ragione della nostra speranza” (1 Pietro 3,15) merita una risposta razionale.

Questa risposta non deve però sottomettere le verità della rivelazione al potere limitato della ragione naturale. Ma la ragione della fede (ratio fidei) partecipa, attraverso la luce dello Spirito Santo, al Logos di Dio, che in Gesù Cristo è entrato nell’orizzonte della comprensione dell’uomo, lo ha ampliato ed elevato. “Il Verbo era la luce vera, che dà luce a tutti, che illumina ogni uomo… ma a quelli che l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio.” (Giovanni 1:9,12).

San Tommaso d’Aquino, di cui stiamo celebrando gli 800 anni dalla nascita, unisce in modo unico le tre dimensioni dell’insegnamento cristiano, che sono in definitiva tutte unite nella fede infusa dallo Spirito Santo e nella ragione illuminata dallo stesso Spirito. Questo professore di teologia, riconosciuto dalla Chiesa come Doctor communis, era umilmente consapevole che possiamo riconoscere Dio come verità e salvezza dell’uomo nella fede e accettarlo liberamente solo se la nostra ragione è prima di tutto illuminata dallo Spirito Santo. La verità di Dio viene prima accolta da noi, e poi la ragione illuminata dalla fede è in grado di “illuminare i misteri della salvezza nel modo più completo possibile, [affinché] gli studenti imparino a penetrarli più profondamente con l’aiuto della speculazione, sotto la guida di San Tommaso, e a percepirne le interconnessioni” (Concilio Vaticano II, Optatam totius 16).

Tommaso non si vede come un filosofo autonomo che, alla fine del suo pensiero, postula o afferma Dio come idea necessaria della ragione. Si considera piuttosto un “maestro della verità cattolica” (Summa theologiae I. prol.), che presenta l’autorivelazione di Dio come verità e vita di ogni essere umano, e che è diventata realtà storica in Gesù Cristo.

Ma rifiuta anche la dialettica della contraddizione tra Dio e il mondo basata su una teologia della croce o su una filosofia del soggetto che, a causa del peccato o dell’autonomia assoluta della ragione finita, considererebbe l’essenza del cristianesimo come un’opposizione inconciliabile tra natura e grazia, o tra conoscenza razionale e fede, o addirittura, in termini post-cristiani, vedrebbe in questo la base dell’inconciliabilità tra rivelazione e ragione. L’apparente opposizione tra cristianesimo e modernità, nella filosofia e nelle scienze empiriche, ha una delle sue origini nel rifiuto della sintesi di Tommaso tra fede e ragione.

Nelle sue 1800 pagine di storia della filosofia, il filosofo tedesco post-metafisico Jürgen Habermas, della Scuola di Francoforte, in forte accordo con l’enciclica “Fides et ratio” di Papa Giovanni Paolo II, descrive il rapporto tra fede e ragione come l’unico tema che definisce la cultura occidentale, e quindi la civiltà mondiale di oggi. Il rapporto tra ragione e fede è quindi più importante per il destino dell’umanità della neutralità climatica e del total wokeness.

La domanda è quale senso abbia l’esistenza, o se il nulla non sia piuttosto l’inizio senza scopo e la fine senza speranza di tutto. Ma allo stesso tempo, la nostra ragione non è solo la considerazione razionale del dato fisico e psicologico e dei principi metafisici dell’essere e della conoscenza, ma anche l’apertura all’ascolto della Parola. Infatti, attraverso la Parola che era in principio ed è Dio, tutto è nato. E lo stesso Verbo attraverso il quale esiste tutta la creazione ci ha parlato in modo umano, nel suo Figlio Gesù Cristo che ha abitato in mezzo a noi (Giovanni 1:1,14).

In sostanza, la colossale opera di San Tommaso è una confutazione e un superamento dello gnosticismo e dell’idealismo antico e moderno, che con il suo dualismo metafisico lacera l’essere in una contraddizione dialettica irrisolvibile, e priva gli uomini di ogni speranza di comunione con Dio nella verità e nell’amore, consegnandoci tutti a un nichilismo esistenzialista o cosmologico. La chiave ermeneutica della comprensione cattolica del cristianesimo è l’analogia tra natura e grazia, ragione e fede, volontà e amore.

La fede si basa sull’autorità di Dio che si rivela nella testimonianza viva degli apostoli e della Chiesa. “Tuttavia, la sacra dottrina si serve anche della ragione umana, non certo per dimostrare la fede, perché ciò distruggerebbe la meritevolezza della fede, ma piuttosto per chiarire alcune altre cose che sono trattate in questa dottrina. Infatti, poiché la grazia perfeziona la natura e non la distrugge, la ragione naturale deve servire la Fede, così come l’inclinazione naturale della volontà serve la carità. È per questo che in 2 Corinzi 10,5 l’Apostolo dice: “ricondurre ogni intelligenza all’obbedienza di Cristo” (Tommaso d’Aquino, Summa theologiae I q. 8 a. 8. ad 2).

Tutte le teologie bibliche, dalla Genesi dell’Antico Testamento a Paolo a Giovanni, partono dalla bontà assoluta della creazione, in cui Dio si rivela come origine e destinazione. Partecipando all’essere e alla vita di Dio, tutto ciò che esiste è in sé unum, verum, et bonum. E nella croce di Gesù, Dio non rivela un dolore dell’alterità che si verificherebbe nell’eterno emergere del Figlio dal Padre e che si manifesterebbe nell’emergere della creazione come una naturale contraddizione tra Dio e il mondo – come insinuerebbe una teologia della croce di stampo gnostico da Lutero a Hegel.

Piuttosto, nella croce di Gesù abbiamo il perdono dei peccati e l’inizio del mondo redento nell’unità nuziale di Cristo e della Chiesa, in attesa della nuova creazione. Nel cristianesimo non c’è spazio per la stanchezza del mondo, il fatalismo e il nichilismo, perché siamo tutti nelle mani di Dio. Come tutti gli uomini e anche i più grandi pensatori, ad eccezione dell’uomo Gesù di Nazareth, il Dio-Logos fatto carne, Tommaso d’Aquino è figlio del suo tempo. Ma nella sua presentazione della verità cattolica e nella sua riflessione sui suoi principi, che si basano sull’intelletto di Dio che si rivela, egli è un eccellente esempio per ogni maestro della fede, sia nell’insegnamento ecclesiastico, sia nell’insegnamento catechistico, sia nella ricerca scientifica, nell’attenzione alle nuove questioni antropologiche e alle progressive scoperte delle scienze empiriche, affinché “si realizzi più profondamente l’armonia della fede e della scienza” nell’unica verità (Concilio Vaticano II, Gravissimum educationis 10).

Ciò che Tommaso intendeva fare con il suo enorme capolavoro, la Summa theologiae, ossia presentare la religione cristiana in modo tale da motivare anche i principianti della scienza sacra, è anche ciò che il Concilio Vaticano II suggerisce agli insegnanti delle università e delle scuole cattoliche. Con Tommaso come maestro e modello, “gli studenti di queste istituzioni vengono plasmati in uomini veramente eccellenti per la loro formazione, pronti ad assumere pesanti responsabilità nella società e a testimoniare la fede nel mondo” (Concilio Vaticano II, Gravissimum educationis 10). Amen.







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